Cena in casa di Simone il fariseo (Moretto da Brescia)
Moretto da Brescia, Cena in casa di Simone il fariseo (1544), olio su tela | |
Cena in casa di Simone il fariseo | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Veneto |
Regione ecclesiastica | Triveneto |
Provincia | Venezia |
Comune | |
Diocesi | Venezia |
Parrocchia o Ente ecclesiastico | Patriarcato di Venezia |
Ubicazione specifica | Museo Diocesano di Venezia |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Venezia |
Luogo di provenienza | Monastero di San Giacomo Maggiore, refettorio |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Cena in casa di Simone il fariseo |
Datazione | 1544 |
Ambito culturale | scuola bresciana |
Autore |
Moretto da Brescia (Alessandro Bonvicino) |
Altre attribuzioni | Moretto da Brescia |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 303 cm; l. 596 cm |
Iscrizioni | ALEXANDER MORETTVS BRIX. F; MDXLIIII |
Note opera firmata e datata | |
|
La Cena in casa di Simone il fariseo è un dipinto, eseguito nel 1544 circa, ad olio su tela, da Alessandro Bonvicino detto Moretto da Brescia (1498 ca. - 1554), proveniente dal refettorio del Monastero di San Giacomo Maggiore, sull'isola veneziana di San Giorgio in Alga, e ora conservato presso il Museo Diocesano di Venezia.
Descrizione
Ambientazione
La scena, ambientata in una ricca dimora contemporanea, è divisa in tre scomparti inquadrati da due colonne doriche scanalate e chiusi alle estremità da più semplici lesene. Le colonne formano un portico aperto su entrambi i lati minori e in corrispondenza della campata centrale, dove ha inizio un lungo colonnato coperto da una rete di festoni vegetali ad arco a tutto sesto. L'asse visivo termina su un fondale monumentale, del quale si scorge un arco decorato a bugnato. Oltre il muro si apre uno splendido paesaggio, dove si riconosce il colle Cidneo di Brescia sormontato dal castello.
Soggetto
Nel dipinto compaiono:
- a destra:
- Gesù Cristo, tranquillamente seduto, sulla quale convergono gli sguardi di vari commensali, il quale non guarda Maddalena, ma la indica con la mano sinistra a Simone il fariseo mediante il gesto delle braccia con cui mostra l'accoglimento dell'atto di deferenza e della preghiera della penitente. Egli risponde con pacatezza alle perplessità del fariseo, anzi rimproverandogli di non aver prestato quelle attenzioni, dovute all'ospite per mondarlo dalle impurità esterne, premure che invece la donna, con il suo gesto di amore e rispetto, gli sta dedicando meritandosi il perdono divino. Il palmo disteso di Cristo rimarca il momento dell'accoglimento e indica nella Maddalena l'esempio della peccatrice che si redime per mezzo del pentimento.
- Maria Maddalena, abbigliata con una veste rinascimentale di colore rosso e dall'abbondante panneggio il che rende la sagoma piuttosto massiccia lasciando nude solo le mani e le spalle, sulle quali scendono i capelli lasciati liberi. La donna, appena giunta, si prostra ai piedi di Gesù, interrompendo il pasto, come risulta dai cibi sulla tavola già in parte consumati, e compiendo un atto di profonda umiltà; ella, infatti, con un olio profumato, conservato in un vasetto d'alabastro unge i piedi di Cristo, per poi asciugarli con i suoi stessi capelli, in atto d'autentico pentimento. È nello slancio contrito della peccatrice che si prostra ai piedi del Messia, quasi già una prefigurazione dell'adorazione del Cristo deposto dalla croce e deposto sulla pietra dell'unzione, che si comprende il valore del pentimento e della remissione delle colpe.
- a sinistra, Simone il fariseo, riccamente abbigliato e seduto di fronte a Gesù, è scandalizzato per l'irruzione di Maria Maddalena e guarda con disapprovazione il suo ospite, indigliandosi con lui per la benevolenza con cui si lascia accostare da una donna immorale e peccatrice.
- al centro, Oste, con un tovagliolo sulla spalla, ha appena servito il pasto ai commensali.
Inoltre, nella scena sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, come:
- abiti dei commensali e degli inservienti;
- scimmia sulle spalle del ragazzo, in primo piano;
- pollo cotto forse alla spiedo, ricorda Cristo come vittima sacrificale
- stoviglie e le pietanze sul tavolo.
Iscrizioni
Nel dipinto si trova un'iscrizione collocata alla base delle due colonne, dove si legge la firma e la datazione dell'opera:
- a sinistra:
« | ALEXANDER MORETTVS BRIX. F » |
- a destra:
« | MDXLIIII » |
Notizie storico-critiche
Il dipinto fu eseguito per il refettorio del Monastero di San Giacomo Maggiore sull'isola di San Giorgio in Alga, nella laguna di Venezia, su commissione dei Canonici Regolari di San Giorgio in Alga che qui avevano la loro sede.
Nel 1668, con la soppressione della congregazione religiosa, per volontà di papa Clemente IX, il dipinto venne rimosso dalla sua ubicazione originale e trasportato a Venezia.
Nel 1771, il disegnatore veneziano, Anton Maria Zanetti (1706 – 1778), afferma d’averla vista nella Chiesa di Santa Maria della Pietà all'interno del Pio Ospedale della Pietà.[1]
Nel 1820, dopo un restauro finanziato dal governo austriaco venne trasferito alla Scuola Grande di Santa Maria della Carità, passando in seguito alle Gallerie dell'Accademia.
Nella seconda metà del XX secolo è stato collocato nel Museo Diocesano di Venezia.
Note | |
Bibliografia | |
Voci correlate | |
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