Profeta

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Il termine profeta indica nella Bibbia una persona che parla in nome di Dio.

Il termine deriva dal verbo greco pro-phemi, "parlare al posto di", "parlare in favore di". Il termine ebraico è invece nabi, affine alla parola accadica nabù, e in questa lingua ha un significato più vasto perché include il fatto di "essere chiamato" e "inviato".

Il profeta, dunque, non è un indovino, uno che predice il futuro, come l'uso comune del termine potrebbe portarci a credere. Se "prevede" il futuro è perché, inserito nella sua cultura, attraverso la sua esperienza e storia personale e obbedendo a ciò che gli ha ispirato lo Spirito Santo, osserva il presente prevedendone le conseguenze alla luce della Parola di Dio.

Il profeta è il confidente e il messaggero di Dio e, negli avvenimenti, si preoccupa di mettere in evidenza la presenza di Dio nella storia e, soprattutto, la Sua volontà riguardo alle circostanze morali, politiche e sociali che si trova a vivere.

L'atteggiamento del profeta è duplice:

  • segnala i mali della società, le strutture di peccato che ostacolano un sano sviluppo della persona e della comunità;
  • rivela un'alternativa, una volontà diversa da parte di Dio, per il bene di tutti.

Il profetismo è un fenomeno comune alle tre grandi religioni monoteistiche: quella cristiana, quella ebraica e quella musulmana. Tutte e tre queste religioni, infatti, credono che Dio si sia fatto presente in mezzo agli uomini attraverso degli intermediari: i profeti.

Nella Bibbia troviamo diversi libri profetici, che sono suddivisi tra profeti anteriori (che non lasciarono nulla di scritto) e profeti posteriori o "scrittori". I profeti posteriori, a loro volta, si dividono in maggiori (Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele) e minori (Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia).

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