Certosa di San Girolamo in Parma
Certosa di San Girolamo in Parma | |
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Parma, Certosa di San Girolamo, chiostro maggiore | |
Altre denominazioni | Certosa di Parma |
Stato | Italia |
Regione | Emilia Romagna |
Provincia | Parma |
Comune | Parma |
Diocesi | Parma |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Strada Della Certosa, 20 43122 Parma (PR) |
Telefono | +39 0521 498401 |
Posta elettronica | sfp.parma@giustizia.it |
Oggetto tipo | Certosa |
Dedicazione | San Girolamo |
Sigla Ordine fondatore | O.Cart. |
Fondatore | Rolando Taverna |
Data fondazione | XIII secolo |
Architetti |
Francesco Pescaroli (riedificazione della chiesa e del chiostro) |
Stile architettonico | Barocco, neoclassico |
Inizio della costruzione | 1285-1304 |
Soppressione | 1769 |
Altitudine | 57 m s.l.m. |
Utilizzazione | Istituto di Istruzione della Direzione Generale della Formazione di Parma |
Coordinate geografiche | |
Emilia Romagna | |
La Certosa di San Girolamo in Parma, detta anche Certosa di Schola Dei (in italiano, Scuola di Dio), ma comunemente nota come Certosa di Parma, è un complesso monumentale, situato nell'omonimo comune, che ospitò un monastero certosino; attualmente è la sede dell'Istituto di Istruzione della Direzione Generale della Formazione.
Storia
Il complesso monastico fu edificato fra il 1285 e il 1304 per iniziativa di Rolando Taverna, arcivescovo di Spoleto (1278-1285); l'altare maggiore venne consacrato nel 1287, anche se l'imponente complesso fu completato solo nel XV secolo.
Nel 1551 la Certosa subì una pesante devastazione condotta dalle truppe spagnole-pontificie inviate contro il duca Ottavio Farnese (1524-1586). I lavori di ristrutturazione, che iniziarono solamente nel 1562, si conclusero quasi un secolo dopo, nel 1658, con l'edificazione del muro perimetrale che venne successivamente sostituito dalla cinta esterna odierna.
La costruzione dell'attuale chiesa barocca, che sostituì quella gotica e del nuovo chiostro maggiore, ancora ben conservati, iniziarono nel 1671-1673, su progetto di Francesco Pescaroli (1610-1679), ma la consacrazione dell'aula liturgica avvenne solo nel 1722, senza tuttavia che la facciata e la copertura esterna della cupola fossero ultimate.
Nel 1769 il monastero certosino, insieme ad altri 59 istituti religiosi, fu soppresso da Ferdinando I di Borbone (1751-1802), duca di Parma e Piacenza. Negli anni successivi il complesso fu drasticamente ristrutturato per accogliere una manifattura di tabacchi, la "Fabbrica Ducale dei Tabacchi di Parma", una delle più importanti dell'Italia settentrionale, che iniziò l'attività nel 1805.
Lo stabilimento fu chiuso nel 1891, quando l'antico monastero venne trasformato nel Riformatorio Governativo "Raffaello Lambruschini", che accoglieva giovani criminali o ragazzi con situazioni familiari complicate, che venivano educati alle professioni per essere reinseriti nella società.[1]
In tale occasione la chiesa venne riaperta al culto. Durante questo periodo fu costruita l'attuale facciata neoclassica su progetto dell'architetto Alessandro Abbati.[2] Nel 1910 l'impianto strutturale fu nuovamente modificato, ed è a quest'epoca che risale la distruzione delle celle monastiche.
Dal dicembre 1975 la struttura ospita la "Scuola Militare Agenti di Custodia", poi la "Scuola di Formazione di Polizia Penitenziaria". Oggi è denominata "Istituto di Istruzione della Direzione Generale della Formazione" di Parma.
Descrizione
Del complesso monastico originario rimangono soltanto alcune strutture:
- Chiesa di San Girolamo
- Chiostro maggiore e minore
Chiesa di San Girolamo
La chiesa venne ricostruita nel 1671-1673 su disegno dell'architetto Francesco Pescaroli (1610-1679) e terminata nel 1722.
Esterno
La facciata a salienti, realizzata alla fine del XIX secolo su progetto di Alessandro Abbati, si presenta divisa in due ordini da una cornice marcapiano: l'ordine superiore, incompiuto, è aperto al centro da una finestra a serliana, formata cioè da due aperture laterali architravate e quella centrale con un arco a tutto sesto, mentre l'inferiore è articolato da lesene e aperto da un portale centrale e due finestre laterali rettangolari sormontate da altrettanti oculi.
Sul retro della chiesa si erge il campanile quadrangolare costruito nel 1723 su disegno di Adalberto Della Nave (1681-1742).
Interno
L'interno della chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), che si presenta a pianta a croce greca coperta da una cupola centrale con quattro cupolini agli angoli, è uno dei più suggestivi esempi a Parma di illusionismo decorativo con effetti scenografici delle quadrature eseguite a più riprese da Alessandro Baratta (1639-1714) e Gian Battista Natali (1698-1768).
La sacrestia, riedificata nel XVI secolo, presenta pregevoli dipinti murali ad affresco dell'ambito di Pier Antonio Bernabei (1567-1630), tra le quali si notano:
- sulla volta, Storie dell'infanzia di Gesù.
Chiostro maggiore e minore
Di notevole interesse si presentano, ben conservati:
- Chiostro maggiore, circondato da un portico con archi a tutto sesto che poggiano su colonne corinzie, sul quale si aprivano le celle dei monaci, distinte e distanziate, dove essi si dedicavano nella solitudine alla preghiera e al lavoro manuale.
- Chiostro minore, circondato da un portico con con pilastrini ottagonali, databili al XV secolo, attorno al quale si disponevano gli ambienti della vita in comune, quali la chiesa, la sacrestia, la sala capitolare e il refettorio.
Curiosità
Il nome di questo complesso monumentale evoca il romanzo La Certosa di Parma scritto nel 1838 da Stendhal (1783-1842), che narra l'infelice storia d'amore tra Fabrizio Dongo e Clelia. Lo scrittore francese visitò la città emiliana nel 1814 e ne rimase talmente affascinato da ambientarci la sua celebre opera. Sebbene la certosa ricordata da Stendhal sia una finzione letteraria, sembra che in realtà l'ispirazione gli venne dall'Abbazia cistercense di Valserena, impropriamente nota come Certosa di Paradigna, situata a pochi chilometri da Parma, in quanto all'epoca in cui fu scritto il romanzo, la Certosa di San Girolamo aveva da tempo cessato di essere un monastero certosino.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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