23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. 24Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così....
25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. 28Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.
nella metà superiore (celeste), dominata dal cielo blu del cielo, compaiono:
al centro, Gesù Cristocrocifisso con gli occhi chiusi, la testa reclinata sulla spalla destra, il volto sofferente, il corpo accasciato sulla croce appena sostenuto dalle braccia, un fiotto di sangue zampilla da una ferita nel costato e i piedi inchiodati insieme;
Due ladroni, ai lati di Gesù, sono legati alle traverse della proprie croci:
a destra, cattivo ladrone grida con un espressione di grande angoscia e sofferenza.
Angeli, che manifestano tutto il loro dolore, volando intorno alla traversa della croce.
nella metà inferiore (terrestre), si assiepa la folla che assiste alla Crocifissione, fra i quali si riconoscono:
Longino, il centurione comandante dell'esecuzione, con l'aureola e la lancia, che dopo aver ferito Cristo, guarda verso di lui con un espressione di sincero pentimento;
Maria Vergine addolorata, avvolta in un manto blu che ne definisce il volume, sta svenendo mentre le pie donne la sorreggono;
Santa Maria Maddalena, davanti alla Madonna, vestita di rosso, porta le mani al petto esprimendo tutta la sua angoscia;
soldati ed aguzzini, spettatori del supplizio o intenti a varie mansioni, tra i quali si nota un gruppo, sotto la croce del cattivo ladrone, che compiono gesti violenti accentuati dall'uso di linee si forza spezzate.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
Nella Crocifissione, Pietro Lorenzetti, al culmine della sua carriera artistica, arriva a superare tutti i precedenti iconografici su questo episodio evangelico, grazie sia ad un allargamento della scena tale da comprendere le tre croci, sia alla sua abilità nel riuscire a mettere in risalto i turbamenti di coloro che assistevano al martirio e nel dare una certa continuità al moto, cosa del tutto assente nei dipinti di Giotto, il quale, invece, era piuttosto propenso verso l'uso di pause nel suo modo di raccontare gli eventi.
Il pittore, nel dipinto murale, sfruttò l'ambientazione collinosa del Calvario per distribuire i personaggi come se arrivassero gradualmente da più lati, a piedi e a cavallo. Con tali accorgimenti nell'orchestrazione della folla, ogni sottogruppo e ogni personaggio riesce e mantenere una propria individualità. Ad esempio, le teste delle file più lontane, invece di creare una massa scura coperta da chi sta più avanti, sono perfettamente visibili poiché più alte, con un effetto che è stato definito "a ventaglio". Varie sono le pose e gli sguardi, che si intrecciano in colloqui di grande intensità. Perfino i cavalli accostano i musi e si guardano reciprocamente.
Iscrizione
Nel dipinto si trova un'iscrizione, in lettere gotiche, posta sulla terminazione superiore del montante della croce di Gesù, dove si legge il titulus crucis:
Come tutti i dipinti murali della Basilica di San Francesco di Assisi, anche le Storie della passione di Gesù Cristo non sono firmati, né la loro paternità è attestata da documenti o dalle fonti antiche. Anche Giorgio Vasari nelle Vite, non li attribuiva a Pietro Lorenzetti e non ne riconosceva neppure l'unità stilistica, assegnando la Crocifissione a Pietro Cavallini ed il resto del ciclo a Puccio Capanna.[1] Fu solo lo storico dell'arte Giovanni Battista Cavalcaselle (1819 - 1897) che individuò nelle Storie della passione di Gesù Cristo la mano di Pietro Lorenzetti, grazie alle indagini stilistiche e, soprattutto, ad un'accurata analisi del polittico con Madonna con Gesù Bambino e santi per la Pieve di Santa Maria d'Arezzo, commissionato al pittore senese nel 1320,[2] smentendo così efficacemente la tradizione tramandata dal Vasari.
Mentre è merito di studiosi come Carlo Volpe e Luciano Bellosi la loro datazione entro il 1319, in base alle affinità stilistiche con altre opere del pittore senese ed alle vicende di Assisi, investita tra il 1319 ed il 1322 dai moti ghibellini guidati da Muzio di Francesco e colpita in seguito dall'interdetto papale.
L'opera, in basso, venne mutilata nel 1604 per l'addossamento di un altare, demolito nel 1870.
↑Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti (1568), col. "Mammut Gold", Editore Newton Compton, Milano2016, pp. 160, 198-199