Deposizione di Gesù Cristo dalla croce (Rosso Fiorentino)
Rosso Fiorentino, Deposizione di Gesù Cristo dalla croce (1521), olio su tavola | |
Deposizione di Gesù Cristo dalla croce | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Pisa |
Comune | |
Diocesi | Volterra |
Ubicazione specifica | Pinacoteca e Museo Civico |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Volterra |
Luogo di provenienza | Cappella della Croce di Giorno |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Deposizione di Gesù Cristo dalla croce |
Datazione | 1521 |
Autore |
Rosso Fiorentino (Giovanni Battista di Jacopo) |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 335 cm; l. 198 cm |
Iscrizioni | RUBEUS FLOR. A.S. MDXXI |
Note opera firmata e datata | |
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La Deposizione di Gesù Cristo dalla croce è un dipinto, realizzato nel 1521, ad olio su tavola, da Giovanni Battista di Jacopo detto Rosso Fiorentino, proveniente dalla Cappella della Croce di Giorno a Volterra (Pisa), attualmente conservato nella Pinacoteca e Museo Civico della stessa città.
Descrizione
Soggetto
La scena della Deposizione di Gesù Cristo dalla croce si svolge sul monte Golgota, dove compaiono:
- Gesù Cristo, non è colto nell'atto di trionfare sulla morte, ma è un cadavere calato dalla croce, individuato da un colore verde che quasi si confonde con il legno della croce. Il suo corpo viene calato in modo quasi maldestro, che sembra quasi sul punto di scivolare dalle mani dei suoi soccorritori, che si affannano concitatamente per evitarne la caduta.
- Quattro personaggi, arrampicati su tre scale a pioli, con pose acrobatiche ed espressioni grottesche, si agitano incongruamente, come in un macabro balletto. Tra i quali si notano:
- Maria Vergine, ferita dal dolore, viene sostenuta da due pie donne e sviene davanti alla tragicità della morte del Figlio di cui assume i medesimi colori, amplificandone il messaggio di cupa disperazione, e che sembra quasi scomparire nelle sue vesti.
- Santa Maria Maddalena, prostrata con una veste rosso acceso che stride con i panneggi della Vergine, resa come una figura tesa e disperata, con un gesto drammatico cinge le ginocchia di Maria.
- San Giovanni apostolo, la cui figura si staglia solitaria, piegata su stessa dal dolore, che piange in modo esasperato, nascondendo il proprio volto tra le mani.
Sullo sfondo, a destra, nel bordo dell'intenso blu, s'intravedono:
- Alcuni armigeri, molto piccoli, simbolo della perfidia e malvagità umana che ha condotto Cristo sulla croce.
Ambientazione
L'ambientazione del dipinto si ispira al racconto di Matteo (Mt 27,45.57 ), in cui la terra viene avvolta da una fitta oscurità. La scena, infatti, è ambientata al crepuscolo, con un delicato trapasso delle luci serali dalla linea dell'orizzonte alla parte alta del dipinto.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Il dipinto è idealmente diviso, dalla Croce, in quattro differenti quadranti, all'interno dei quali si muovono le figure di un dramma.
- L'opera per la forma e per le misure, oltre che per il tema, è simile alla Deposizione (1526 - 1528) del Pontormo, anche ne differisce profondamente per la concezione. Infatti qui, Rosso Fiorentino ottiene drammaticità della scena con le deformazioni dei corpi e dei volti giungono all'estrema esasperazione, con la volumetria angolosa che sfaccetta le figure, con il movimento convulso di alcuni personaggi, con i colori intensi prevalentemente rosseggianti stagliati sulla distesa uniforme del cielo, e con la luce che incide da destra con forza, creando aspri effetti chiaroscurali.
- Nella Deposizione dalla croce, il pittore esprime in modo aperto il proprio dissenso dal classicismo rinascimentale fiorentino, manifestando in quest'opera, fondamentale per la comprensione della imminente svolta manieristica, una volontà di autonomia.
- Nello studio dell'opera, materia di grande discussione fra gli storici dell'arte è rappresentato dall'individuazione delle fonti iconografiche che hanno ispirato l'artista. Alcuni hanno ipotizzato una totale originalità del pittore nell'esecuzione del dipinto, altri sono risaliti fino a fonti medievali, come il gruppo scultoreo ligneo della Deposizione (1228 ca.) nel Duomo di Volterra,[1] e ad alcuni personaggi della Strage degli Innocenti (1410), affresco, di Cenni di Francesco,[2] ubicata nella cappella a cui era destinato questo dipinto. L'opera, però, sicuramente più vicina a quella del Rosso è la Deposizione (1504 - 1507), dipinta per la Basilica della Santissima Annunziata di Firenze, avviata da Filippino Lippi e completata da Pietro Perugino: simile è, infatti, l'impostazione della croce e la presenza delle due scale laterali, una appoggiata sul davanti ed una sul dietro della traversa. Inoltre, il personaggio, che depone Cristo dalla croce, con il perizoma giallo assomiglia ad una figura del perduto cartone della Battaglia di Cascina di Michelangelo, mentre il corpo di Gesù ricorda quello della statua della Pietà (1498 - 1499) nella Basilica di San Pietro in Vaticano. L'accostamento di colori complementari deriva probabilmente dalla conoscenza della volta e delle lunette della Cappella Sistina, viste forse in un viaggio a Roma, tra il 1518 e il 1521, così come la posa di san Giovanni apostolo, con il volto nascosto tra le mani, ricorda quella di Adamo nella Cacciata dei progenitori dal paradiso terrestre (1424 - 1428), affresco di Masaccio.[3]
Iscrizione
Nel dipinto, in basso sul piede della scala, figura la firma del pittore e la data di esecuzione dell'opera:
« | RUBEUS FLOR. A.S. MDXXI » |
Notizie storico-critiche
L'opera fu commissionata al pittore dalla Compagnia della Croce di Notte per la Cappella della Croce di Giorno, adiacente alla Chiesa di San Francesco: in seguito all'acquisto della cappella da parte della famiglia dei conti Guidi, grazie alle leggi di soppressione del 1786, il dipinto nel 1788 fu trasferito nella Cappella di San Carlo nella Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Inoltre, va ricordato che il dipinto non venne completato, poiché presenta ancora l'indicazione delle tinte su alcune parti.
Fortuna dell'opera
La fortuna della Deposizione è confermata anche dal suo esplicito riferimento in due celebri opere:
- il romanzo Forse che sì, forse che no (1910), dove lo scrittore Gabriele D'Annunzio la descrive, facendone il dipinto più famoso della Pinacoteca Civica di Volterra, tanto da diventare agli occhi di turisti italiani e stranieri uno dei motivi per visitare la città laziale;
- il film La ricotta (1963) dove il regista Pier Paolo Pasolini la usa come riferimento iconografico.
Note | |
Bibliografia | |
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