San Giuseppe d'Arimatea
San Giuseppe di Arimatea Personaggio del Nuovo Testamento | |
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Santo | |
Membro del Sinedrio, discepolo di Gesù | |
Pietro Perugino, Compianto sul Gesù Cristo morto (part. Giuseppe d'Arimatea), 1495, tempera su tavola; Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina | |
Nascita | Arimatea |
Morte | ? |
Venerato da | Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi |
Ricorrenza | 31 agosto |
Altre ricorrenze | 17 marzo[1] 31 luglio Chiese orientali |
Attributi | chiodi; ampolla |
Patrono di | funerali |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 31 agosto, n. 1:
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San Giuseppe di Arimatea (Arimatea; † ...) è un personaggio del Nuovo Testamento, membro del Sinedrio ebraico. Discepolo di Gesù è coinvolto, in modo particolare, nella deposizione e sepoltura di Gesù; durante il medioevo sorsero alcune leggende che lo collegano alla Britannia e al mito del Santo Graal. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa luterana, dalla Chiesa ortodossa e da alcune Chiese anglicane..
Nei Vangeli
Giuseppe svolge un ruolo di rilievo nei racconti della passione di Gesù . Egli depone Gesù morto dalla Croce e lo colloca nel Sepolcro. Nei Vangeli l'episodio si ripete secondo uno schema ben determinato: presentazione di Giuseppe, richiesta del corpo di Gesù a Pilato da parte di Giuseppe, che poi lo depone dalla croce, lo avvolge in un sudario e lo mette nel Sepolcro, che viene chiuso. Le differenze tra i racconti sono:
- Nel Vangelo secondo Marco, Giuseppe è presentato come membro autorevole del sinedrio, "che aspettava anche lui il regno di Dio"; ricevuta la richiesta di Giuseppe, Pilato, sorpreso che Gesù sia già morto, chiede conferma del decesso ad un centurione, e solo dopo concede il corpo a Giuseppe; la tomba era un sepolcro scavato nella roccia, chiuso rotolandovi davanti una pietra (15,42-46).
- Nel Vangelo secondo Matteo, Giuseppe è un ricco uomo di Arimatea diventato discepolo di Gesù; il Sepolcro era la sua tomba, ed era nuovo (27,57-60).
- Il Vangelo secondo Luca dedica ben due versetti alla presentazione di Giuseppe; oltre a definirlo un membro del sinedrio che attendeva il regno di Dio, nota come fosse una "persona buona e giusta" e che non avesse condiviso la decisione degli altri membri del sinedrio riguardo la condanna di Gesù; della tomba dice che non era mai stata usata (23,50-53).
- Nel Vangelo secondo Giovanni si racconta che Giuseppe era discepolo di Gesù, ma che teneva questo fatto nascosto per timore dei Giudei. Giuseppe chiese il corpo di Gesù a Pilato, che glielo concesse. Giuseppe si recò al patibolo con Nicodemo, che recava mirra e aloe; i due deposero il corpo dalla croce e lo avvolsero in bende e oli aromatici. Nel luogo dell'esecuzione c'era un giardino con all'interno una tomba mai usata; lì deposero Gesù, in quanto era Parascève, cioè la vigilia del sabatoe, la tomba era quella vicina (19,38-42).
Nella letteratura cristiana delle origini
Alcuni particolari sulla vita di Giuseppe non inclusi nel Nuovo Testamento sono tramandati da storici della Chiesa delle origini quali Ireneo di Lione (125 – 189), Ippolito di Roma (170 – 236), Tertulliano (155 – 222), ed Eusebio di Cesarea (260 –340). Ilario di Poitiers (300 – 367) arricchì la leggenda di Giuseppe, mentre San Giovanni Crisostomo (347 – 407), patriarca di Costantinopoli, fu il primo a scrivere che Giuseppe era tra i settanta apostoli di cui si parla nel Vangelo secondo Luca 10,1-24.
Nelle leggende medioevali
Durante il Medioevo, la figura di Giuseppe fu al centro di due gruppi di leggende, quella che lo vedeva come fondatore della cristianità britannica e quella che lo voleva primo custode del Santo Graal.
Queste leggende nacquero nel XII secolo, quando Giuseppe fu messo in relazione al ciclo arturiano come primo custode del Santo Graal; il primo riferimento è presente nel Joseph d'Arimathie di Robert de Boron, in cui Gesù appare a Giuseppe consegnandogli il Graal e questi lo manda con i suoi seguaci in Britannia. Questo tema fu sviluppato nelle opere successive di Boron e del ciclo arturiano, finché, in opere tarde, si affermò che Giuseppe stesso si recò in Britannia diventandone il primo vescovo.
La permanenza in Britannia?
In nessuno dei più antichi racconti dell'arrivo del cristianesimo in Britannia si menziona Giuseppe di Arimatea. È solo nella Vita di Maria Maddalena di Rabano Mauro (780-856), arcivescovo di Magonza, che compare il primo collegamento tra Giuseppe e la Britannia: secondo il racconto di Rabano, Giuseppe fu inviato in Britannia, e fino in Francia fu accompagnato da "le due sorelle di Betania, Maria e Marta, Lazzaro (che fu risorto dai morti),Sant' Eutropio, Santa Salomé, San Cleone, San Saturnino, Santa Maria Maddalena, Marcella (serva delle sorelle di Betania), San Massimino, San Marziale, e San Trofimo ".
In Britannia, sempre secondo i racconti, morì e fu sepolto sull'isoletta di San Patrizio[2] poco distante dall'Isola di Man.
Note | |
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