Don Camillo e don Chichì
Don Camillo e don Chichì | |
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Altri titoli | Don Camillo e i giovani d'oggi |
Nazione | Italia |
Lingua originale | Italiano |
Autore | Giovannino Guareschi |
Editore | Rizzoli |
Datazione | 1969 |
Luogo edizione | Milano |
Genere | Romanzo |
Ambientazione | Paesino emiliano della Bassa padana |
Ambientazione Storica | 1966 |
Personaggi principali: | |
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Libro precedente | Il compagno don Camillo |
Adattamento cinematografico | Don Camillo e i giovani d'oggi (1970) di Christian-Jaque Don Camillo e i giovani d'oggi (1972) di Mario Camerini |
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Don Camillo e don Chichì è l'ultimo romanzo della serie di don Camillo, creata dallo scrittore italiano Giovannino Guareschi. Il romanzo, consistente di una raccolta di diciannove racconti, è stato pubblicato per la prima volta in volume nel 1969 con il titolo spurio Don Camillo e i giovani d'oggi.
Trama
Affinché don Camillo si aggiorni secondo le riforme del Concilio Vaticano II, viene mandato nella sua parrocchia il giovane don Francesco, chiamato dai parrocchiani con il ridicolo diminutivo di don Chichì. Questi, diventato prete per scelta meditata e non per vocazione, intende dare alla Chiesa un orientamento sociale e contestatore.
Don Chichì predica l'obiezione di coscienza, elimina in nome della "demistificazione" gli inutili orpelli del passato, come il Cristo dell'altar maggiore, e si schiera nettamente al fianco dei poveri, anche se i suoi protetti rifiutano il suo invadente aiuto, quando non dimostrano di essere dei truffatori.
Come se non bastasse, arriva in casa di don Camillo anche la nipote Elisabetta, da tutti chiamata Cat, diminutivo di caterpillar. Questa è una ragazza sfrontata e ribelle, dotata di un'astuzia diabolica, capo di una banda di teppisti in motocicletta, orfana di padre, mandata dalla madre disperata al fratello don Camillo che, inizialmente convinto di poterla trasformare in una compunta "Figlia di Maria", fallisce miseramente nel suo progetto.
Anche Peppone, che in questo romanzo gioca un ruolo di secondo piano, ha i suoi problemi: appare affaticato dal peso e dall'età e viene accusato di essersi imborghesito perché ha trasformato la sua officina in un negozio di elettrodomestici. Soprattutto, all'interno del partito si è formata una sezione "cinese", ispirata ai principi del maoismo e contestatrice nei confronti di Peppone.
Inoltre suo figlio Michele, detto Veleno, è un capellone che imperversa nel paese scontrandosi con le bande rivali, tra cui in particolare quella di Cat, e procurando guai politici a Peppone. Nonostante questo, però, Veleno dimostra di essere un giovane di buon cuore, rispettoso del padre e delle persone adulte.
Cat con l'inganno sottrae allo zio del denaro, con il quale apre una fiorente attività commerciale: dal momento che la gente del paese è invidiosa di Peppone, finge di essere sua concorrente per sottrargli i clienti, sebbene abbia stretto con lui un accordo sottobanco per la vendita di elettrodomestici.
Si susseguono diverse vicende, con risvolti a volte umoristici e a volte drammatici, nel corso delle quali appare sempre più evidente il reciproco affetto tra Cat e Veleno, che nell'ultimo capitolo si sposano.
Analisi e significato
A differenza dei romanzi precedenti, Peppone ha abbandonato il ruolo di principale antagonista di don Camillo. Questo ruolo è qui ricoperto da don Chichì, come si evince già dal titolo. I caratteri dei due preti si contrappongono sotto ogni aspetto: don Camillo è burbero, combattivo e addirittura manesco, tenacemente attaccato alle tradizioni, ma sempre pronto a trovare un punto d'accordo con l'amato nemico Peppone sulle cose veramente importanti.
Don Chichì, invece, cerca il "dialogo" vano e inconcludente; egli
« | è un pretino progressista e scalpitante della nouvelle vague in giacchetta e cravatta [...], allevato artificialmente ingozzando formule e slogan, portatore di istanze sociali, fautore di una teologia che si è sbarazzata di tutto il vecchiume, seguace di metodi pastorali avventuristici. [...] Assume, con evidente compiacimento, posizioni d'avanguardia, propugna idee "aperte", adotta uno stile di petulante rottura rispetto a quello tradizionale, segue provocatoriamente una linea "a rischio". [...] Fa di tutto per apparire anticonformista, controcorrente. In realtà, assomiglia ai salmoni che vanno controcorrente perché così fan tutti. Lui segue il branco, volendo far credere di esserne la guida illuminata. » | |
(Pronzato, 1996)
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La contraddizione tra i due appare anche nel modo tenuto nei confronti dei giovani: don Camillo li affronta a muso duro, senza lasciarsi intimorire dai loro atteggiamenti provocatori, né dalle minacce o persino dalle loro percosse. Don Chichì, invece, si pone al loro livello e tenta di blandirli col portare avanti istanze sociali e assumendo pose contestatorie.
In realtà soccombe sotto gli inganni di Cat, che approfitta della sua dabbenaggine per vendergli i suoi elettrodomestici e che, grazie ai propri discorsi ingannevoli, riesce quasi a convincerlo a lasciare il sacerdozio. Alla fine sarà proprio don Camillo a capire le esigenze profonde dei "giovani d'oggi" e a convincerli a indirizzare le loro egoiste velleità rivoluzionarie verso attività umanamente e socialmente proficue.
Il vero nemico di don Camillo è però il falso progresso che fa correre gli uomini e le cose sempre più velocemente ma smarrisce il senso dell'umanità. Contro il benessere e la volgarità dilaganti, l'egoismo crescente, le velleità parolaie degli pseudo-intellettuali, le inconcludenti smanie contestatorie, don Camillo (e con lui l'autore), incapace di operare un'effettiva influenza sulla società, rivendica il ruolo di custode geloso, anche se a volte eccessivamente polemico, dei valori e degli ideali tradizionali[1].
Vicende editoriali
I figli di Guareschi hanno ricostruito le vicende editoriali del romanzo[2]. Questo, inizialmente intitolato Don Camillo e la ragazza yé-yé, apparve in diciannove puntate su Oggi tra il luglio e il dicembre 1966, con notevole successo. I racconti, però, prima della loro pubblicazione, subirono pesanti censure da parte della redazione della rivista.
In seguito l'editore Albert Recher chiese a Guareschi il libro per la Müller Verlag, casa editrice di Zurigo. Guareschi fece in tempo a raccogliere le copie dei dattiloscritti inviati a Oggi e a scrivere sulla copertina il titolo definitivo, Don Camillo e don Chichì, poco prima di morire. Furono i figli a mandare i dattiloscritti a Recher e a Rizzoli, che nel frattempo ne aveva fatto loro richiesta.
La prima edizione in volume, apparsa nel 1969, riportava i racconti nella loro versione originale. Venne però eliminato un capitolo, Don Chichì procede come un Panzer, e cambiato il titolo, diventato Don Camillo e i giovani d'oggi. Il romanzo, che negli anni ha avuto numerose edizioni, è stato ripubblicato in edizione integrale e con il titolo originale nel 1996.
Trasposizioni cinematografiche
Nel 1970, sotto la regia di Christian-Jaque, cominciarono le riprese per il sesto film della serie con Fernandel e Gino Cervi, che si sarebbe dovuto intitolare Don Camillo e i giovani d'oggi. Il film rimase incompiuto a causa della morte di Fernandel, avvenuta l'anno seguente. Non è chiaro quanta parte del film sia già stata girata; finora ne sono circolati solo pochi spezzoni.
Un altro film, con lo stesso titolo, è stato realizzato da Mario Camerini nel 1972, con Gastone Moschin nel ruolo di don Camillo.
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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