Gesù Cristo alla colonna (Diego Velázquez)
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Segui @CathopediaDiego Velázquez, Gesù Cristo alla colonna (1628 – 1629 ca.), olio su tela | |
Gesù Cristo alla colonna | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Nazione | Inghilterra |
Contea | City of London |
Comune | |
Diocesi | Westminster |
Ubicazione specifica | National Gallery, sala 30 |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Gesù Cristo, dopo la flagellazione, legato alla colonna alla presenza dell'Angelo custode |
Datazione | 1628 - 1629 ca. |
Autore |
Diego Velázquez |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 165,1 cm; l. 206,4 cm |
|
Gesù Cristo alla colonna è un dipinto, eseguito tra il 1628 ed il 1629 circa, ad olio su tela dal pittore spagnolo Diego Velázquez (1599 - 1660), conservato presso la National Gallery di Londra (Gran Bretagna).
Descrizione
Soggetto
Nel dipinto, su un fondo completamente nero, compaiono:
- Gesù Cristo, legato ad una colonna con delle corde che gli stringono le mani, è crollato a terra stremato dalla tortura appena inflittagli dai soldati romani. Egli ha indosso solo il perizoma bianco, piuttosto piccolo, che serve a sottolineare la nudità del suo corpo: questo richiama modelli presi dalla statuaria classica.
- Angelo custode presenta a Gesù l'anima cristiana, personificata da un bambino inginocchiato, che contempla la sua sofferenza.
Inoltre, nella scena in primo piano, si notano:
- fruste insanguinate, deposte in terra, sono strumenti della flagellazione che si è appena svolta.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- La composizione iconografica del dipinto risponde alle diverse preoccupazioni della Riforma cattolica, tra cui la convinzione che i sentimenti umani abbiano un ruolo significativo nell'esperienza spirituale dei fedeli: qui il pathos del Cristo sofferente invita chiaramente alla compassione ed alla meditazione.
- Il fanciullo rappresentato da Velázquez, che simboleggia l'anima cristiana contemplante la passione di Gesù, è un concetto iconografico originale che rispecchia l'estatica comunione e mistica immedesimazione che si trova nell'arte sacra di questo periodo, sopratutto nella statuaria di Gian Lorenzo Bernini. Velázquez aveva, infatti, viaggiato in Italia, soggiornando a lungo a Roma, e le evidenti risonanze berniniani e caravaggeschi dell'opera sono dovuti a questa esperienza.
- La colonna raffigurata nel dipinto rimanda a quella conservata, sin dal 1223, nella Basilica di Santa Prassede a Roma e ritenuta la stessa alla quale Cristo venne legato durante la flagellazione; questa reliquia su cui il salvatore avrebbe lasciato sangue e sudore suscitava grande venerazione nei fedeli e l'arte sacra del periodo della Controriforma, in questo modo, ne sottolineava volutamente la storicità.
Notizie storico-critiche
L'opera, nel 1883, venne donata al Museo da John Savile Lumley, che lo aveva acquisito a Madrid nel 1858: prima di questa data non si hanno notizie certe sul dipinto.
Gli studiosi unanimemente attribuiscono la tela al pittore spagnolo Diego Velázquez, anche per la presenza di un disegno preparatorio per la figura dell'Angelo custode, andato disperso nel 1936, nel quale si leggeva l'iscrizione:
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