Basilica di Santa Prassede all'Esquilino (Roma)

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambig-dark.svg
Nota di disambigua - Se stai cercando altri significati del nome Santa Prassede, vedi Santa Prassede (disambigua).
1leftarrow.png Voce principale: Chiese di Roma.
Basilica di Santa Prassede all'Esquilino
Santa Prassede Façade.jpg
Roma, Basilica di Santa Prassede all'Esquilino
Stato bandiera Italia
Regione bandiera Lazio
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Roma
Vicariatus Urbis
Religione Cattolica
Indirizzo Via Santa Prassede 9/A
00184 Roma (RM)
Telefono +39 06 4882456
Fax +39 06 4819059
Proprietà Congregazione Vallombrosana; Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano)
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione basilicale
Dedicazione Santa Prassede di Roma
Sigla Ordine qualificante O.S.B. Vall.
Sigla Ordine reggente O.S.B. Vall.
Data fondazione V secolo, fine
Architetti Martino Longhi il Vecchio (restauro del XVI secolo)
Francesco Ferrari (presbiterio e cripta)
Antonio Muñoz (restauro del XX secolo)
Stile architettonico paleocristiano, barocco
Inizio della costruzione V secolo, fine
Completamento 1937-1938
Pianta basilicale
Coordinate geografiche
41°53′46″N 12°29′55″E / 41.896111, 12.498611 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Basilica di S. Prassede
Basilica di S. Prassede
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Giovanni in Laterano
Basilica di S. Giovanni in Laterano

La Basilica di Santa Prassede all'Esquilino è una chiesa di Roma, situata nel centro storico della città, nel rione Monti.

Storia

Basilica di Santa Prassede all'Esquilino (interno)

Dalle origini al Medioevo

Nell'area della Basilica di Santa Maria Maggiore sorsero molte chiese, tra cui, come attesta un epitaffio del 491, un titulus Praxedis. Questo fa riferimento a santa Prassede (II secolo), sorella di santa Pudenziana e figlia del senatore romano Pudente, membro della potente famiglia degli Acilii Glabriones, convertitosi al cristianesimo. Secondo alcune Passio, composte nel V - VI secolo, le due sorelle sarebbero state uccise perché dedite alla sepoltura dei martiri delle persecuzioni di Antonino Pio (86-161) nei pozzi situati in un ampio terreno, adiacente alla domus paterna,[1] che si estendeva dal Vicus Patricius (oggi Via Urbana) fino alla zona di San Martino ai Monti.

Le fonti storiche attestano che la chiesa fu arricchita e rinnovata da papa Adriano I (772-795), intorno al 780 e successivamente da Leone III (802-806).

Pasquale I (817-824), temendo un crollo dell'edificio originario, riedificò completamente la chiesa affiancandole anche un monastero affidato a monaci greci.

A metà del XII secolo la chiesa fu affidata ai canonici regolari, i quali però trascurarono l'intero complesso, così che papa Celestino III (1191-1198), alla fine del secolo, si vide costretto a togliergli la gestione, e il suo successore, Innocenzo III (1198-1216), ad assegnarla, nel 1198, ai monaci della Congregazione Vallombrosana, che ancora oggi ne hanno la custodia. È in questo periodo che si realizzano i tre arconi trasversali, portati da sei pilastri che inglobano altrettante colonne, per consolidare la struttura.

Nel XIII secolo venne costruito il campanile elevandolo direttamente sui muri perimetrali del braccio sinistro del transetto e chiudendolo con un quarto lato. Per cancellare forse la conseguente dissimmetria, pochi anni dopo fu creata in quello destro la Cappella del Crocifisso.

Dal Cinquecento a oggi

Nel secoli successivi, la basilica fu sottoposta a ulteriori lavori di ristrutturazione commissionati dai cardinali titolari che ne alterarono alquanto il carattere originario: il cardinale Antonio Pallavicini Gentili (1441-1507) fece restaurare l'area presbiteriale; san Carlo Borromeo (1538-1584), che tra il 1583 e il 1586, affidò a Martino Longhi il Vecchio (1534-1591) la sistemazione della scalinata d'accesso, del portale centrale, della sacrestia e della copertura a volte delle navate laterali, e l'apertura delle otto grandi finestre della navata mediana; Alessandro de' Medici, il futuro Leone X (1475-1521), commissionò l'apparato decorativo della navata centrale; il cardinale Lodovico Pico della Mirandola (1668-1743) che, tra il 1728 e il 1734, su indicazione del sinodo romano del 1725, fece cercare le reliquie antiche e questo creò l'occasione per una nuova sistemazione della zona presbiteriale e il rifacimento della cripta, progettati da Francesco Ferrari (1703-1744).

Nel 1824 con la bolla Super Universam papa Leone XII (1823-1829), nell'ambito di un piano di riforma delle parrocchie romane, già elaborato al tempo di Pio VII, sopprimeva quella di Santa Prassede.

Nel 1873 la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio del Regno d'Italia,[2] successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).

Infine nel corso del XIX e XX secolo diversi interventi mirarono al recupero delle strutture medievali attraverso la distruzione delle aggiunte successive: nel 1918 Benedetto XV (1914-1922) affidò i lavori ad Antonio Muñoz (1884-1960), al quale si deve anche il pavimento moderno in stile cosmatesco; nel 1937-1938 il medesimo architetto rimosse l'intonaco della facciata per ripristinare l'antico prospetto.

La basilica attualmente è luogo sussidiario di culto della parrocchia di Santa Maria Maggiore in San Vito.

Titolo cardinalizio

La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santa Prassede istituito nel 112 da papa Evaristo: l'attuale titolare è il cardinale Paul Poupard.

Descrizione

Basilica di Santa Prassede all'Esquilino, pianta
Legenda: 1 - Protiro; 2 - Cortile; 3 - Navata centrale; 4 - Cappella di S. Pietro; 5 - Cappella di S. Carlo Borromeo; 6 - Cappella di S. Veronica; 7 - Cappella di S. Giovanni Gualberto; 8 - Sacrestia; 9 - Base del campanile; 10 - Presbiterio; 11 - Cripta; 12 - Cappella del SS. Crocifisso; 13 - Ingresso laterale; 14 - Sacello del card. Alain de Coëtivy; 15 - Monumento funebre di mons. Giovanni Battista Santoni; 16 - Cappella di S. Zenone; 17 - Colonna dell flagellazione; 18 - Cappella di S. Pio X; 19 - Cappella della Madonna del Rosario.

Esterno

Protiro e cortile

L'ingresso principale è preceduto da un protiro romanico (1), composto da una volta a botte impostata su mensole marmoree sostenute da due colonne in granito con capitelli ionici e basi costituite da capitelli tuscanici rovesciati, sormontato da una sobria loggetta realizzata nel XVIII secolo.

Dal protiro, tramite una scala a doppia rampa rielaborata nel 1575, si entra nel cortile quadrangolare (2) delimitato da una serie di edifici residenziali, costruiti nel corso del tempo sull'originario quadriportico paleocristiano.

Facciata

Sul cortile prospetta la facciata a capanna, in laterizi a vista, frutto dei restauri del 1938: nel corso di questo intervento sono state recuperate anche due delle tre finestre celate dall'intonaco. La facciata, che nella parte alta era ornata a mosaico (alcuni frammenti sono visibili nella prima finestra a sinistra), è aperta nella parte superiore da tre monofore a doppia ghiera di mattoni e, in quella inferiore, dal portale barocco con timpano marmoreo e un cornicione riccamente decorato.

Campanile

Lo splendido campanile, che sorge all'estremità meridionale del braccio sinistro del transetto della chiesa, fu costruito tra la fine dell'XII e l'inizio del XIII secolo. La torre campanaria, a pianta rettangolare (9), s'innalza con un solo piano scandito da una coppia di bifore poggianti su colonnine marmoree e capitelli a stampella: all'interno sono inserite due campane del 1621.

Interno

L'interno, a pianta basilicale, era costituito da tre navate divise originariamente da 12 colonne di granito a trabeazione rettilinea; quindi sei di queste furono ridotte a pilastri, ai quali si appoggiano archi trasversali di rinforzo nelle navate minori.

Navata centrale

La navata centrale (3), risistemata tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, è coperta da un pregevole soffitto a cassettoni e presenta al centro del pavimento cosmatesco, rifatto nel 1918, un disco di porfido che copre uno dei pozzi nei quali santa Prassede e la sorella santa Pudenziana raccoglievano i resti dei martiri: si parla di diverse migliaia e proprio per questo la chiesa è una delle più venerate di Roma.

Lungo la navata centrale si conservano:

Navata sinistra

Lungo la navata sinistra si aprono quattro splendide cappelle:

Presbiterio e abside

L'arco trionfale, che separa la navata dal presbiterio, e il catino absidale presentano una splendida decorazione musica raffigurante:

Maestranze romane, Gesù Cristo benedicente tra santi e papa Pasquale I e Agnello di Dio tra dodici pecore convergenti; Agnello di Dio tra i simboli degli evangelisti, Ventiquattro vegliardi dell'Apocalisse; Gerusalemme celeste (817-824), mosaici
  • nell'arco trionfale Gerusalemme celeste (817-824), mosaico di maestranze romane:[6] l'opera, che fa riferimento all'Apocalisse (21,1-27), è articolata su due registri:
    • nel registro superiore, al centro, entro una città stilizzata (Gerusalemme), sono presentati 21 personaggi: Gesù Cristo con tunica rossa, affiancato da due angeli; al di sotto di questi, a sinistra Maria e san Giovanni Battista, a destra santa Prassede. Seguono i dodici apostoli, sei per lato. Alle estremità si trovano: a sinistra Mosè che tiene in mano una tavola con l'iscrizione Lege (legge); a destra il profeta Elia, che tende le braccia verso Cristo, con accanto un angelo, con in mano un libro, simbolo dell'Antico Testamento e una canna. La città ha due porte aperte, a destra e a sinistra, entrambe custodite da un angelo. All'esterno, su due ordini, sono rappresentati gli eletti di cui parla l'Apocalisse (7,4 e 14,1), che suddivisi in due gruppi, a destra e a sinistra, entrambi guidati da un angelo che indica loro l'entrata: si possono riconoscere san Pietro e san Paolo (a destra), vescovi (con casula e pallio), martiri (con la corona), donne riccamente vestite, soldati (con la clamide).
    • nel registro inferiore, Altri eletti con rami di palma: figure parzialmente distrutte dalla costruzione nel 1583-1586 di due edicole per la conservazione dei reliquiari.
Maestranze romane, Papa Pasquale I con il modello della chiesa (part. da Gesù Cristo benedicente tra santi e pontefice), 817-824, mosaico
(LA) (IT)
« EMICAT AULA PIAE VARIIS DECORATA METALLIS / PRAXEDIS D(omi)NO SUPER AETHRA PLACENTIS HONORE / PONTIFICIS SUMMI STUDIO PASCHALIS ALUMNI / SEDIS APOSTOLICAE PASSIM QUI CORPORA CONDENS / PLURIMA S(an)C(t)ORUM SUBTER HAEC MOENIA PONIT / FRETUS UT HIS LIMEN MEREATUR ADIRE POLORUM. » « Sfavilla decorata con vari metalli (preziosi) l'aula della santa / Prassede che piacque al signore nel cielo / per lo zelo del sommo pontefice Pasquale / innalzato al seggio apostolico, che ha raccolto ovunque i corpi / di numerosi santi e li ha posti sotto queste mura / fiducioso che il suo servizio gli abbia meritato di venire alla soglia del cielo. »

Il presbiterio (10), ristrutturato per volontà del cardinale Ludovico Pico della Mirandola tra il 1728 e il 1734 da Francesco Ferrari, presenta tre rampe di scale: una centrale di accesso alla cripta, mentre le laterali conducono alla zona presbiterale rialzata di alcuni gradini, dove sono collocati:

I - Grand'Organo II - Espressivo Pedale Unioni e accoppiamenti
Ripieno 6 file Voce Corale 8' Subbasso 16' I-P
XV 2' Oboe 8' Contrabbasso 16' Ottava Acuta I-P
XII 2.2/3' Concerto di Viole 8' Bordone 8' II-I
Ottava 4' Voce Celeste 8' Basso 8' Ottava Acuta I
Principale Dolce 8' Salicionale 8' Ottava 4' Ottava Acuta II-I
Principale Forte 8' Gamba 8' Ottava Grave II-I
Principale 16' Eufonio 8' II-P
Dulciana 8' Bordone 8' Ottava Acuta II-P
Flauto 8' Flauto Armonico 4' Ottava Acuta II
Flauto Ottavinante 4' Flauto in XII 2.2/3' Ottava Grave II
Tromba 8' Tremolo
Cripta

Per la scala centrale del presbiterio, si scende alla cripta (11), completamente ristrutturata tra il 1728 e il 1734 da Francesco Ferrari che originariamente era semianulare con due ingressi laterali dal transetto. L'apertura di questa camera portò alla luce due sarcofagi contenenti, secondo l'iscrizione, le spoglie di santa Prassede e santa Pudenziana. L'importanza di tale ritrovamento impose la creazione di una cappella, a metà di un corridoio che unisce la parte semianulare con la navata centrale, in fondo al quale è stato collocato un altare decorato con un paliotto cosmatesco, proveniente dall'altare maggiore originario, al di sopra del quale è collocato un dipinto murale raffigurante:

Una seconda scala-porta collega la cripta con la Cappella del Crocifisso.

Cappella del Crocifisso

La cappella, dedicata al Santissimo Crocifisso (12), che occupa il braccio destro del transetto, edificata nel XIII secolo e restaurata nel 1927 da Antonio Muñoz (18841960), presenta una raccolta dei reperti paleocristiani e medievali rinvenuti durante i lavori del 1918. All'interno si notano:

Ingresso laterale

In fondo alla navata destra, dopo la Cappella del Crocifisso, si apre l'ingresso laterale (13) alla basilica dove è collocato un dipinto murale raffigurante:

Navata destra

Lungo la navata destra si aprono quattro pregevoli cappelle.

Cappella della Madonna del Rosario

Nella prima cappella, originariamente dedicata a san Bernardo degli Uberti, oggi dopo la nuova sistemazione effettuata nel 1886 alla Madonna del Rosario (19), si nota:

Cappella di San Pio X

Nella seconda cappella, dedicata a san Pio X, detta anche Cappella Cesi (18), edificata nel 1595 per volontà dal barone Federico Cesi e intitolata alla Madonna Addolorata, si conservano:

Cappella di San Zenone
Maestranze romane, Gesù Cristo in clipeo sorretto da quattro angeli (817-824), mosaico
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Sacello di San Zenone

La cappella, dedicata a san Zenone (16), fu eretta nel primo quarto del IX secolo da papa Pasquale I come mausoleo della madre Theodora: questa costituisce un raro esempio altomedioevale di oratorio annesso ad una basilica di Roma.

Si entra nell'ambiente attraverso un portale costituito da materiale di spoglio, al di sopra del quale è posto un lunettone, che circoscrive una finestra centinata con un'urna marmorea di età classica, decorato a mosaico, databile tra l'817 e l'824, opera di maestranze romane, formato da un doppio giro di medaglioni, raffigurante:[20]

L'interno della cappella s'ispira ai mausolei classici nella pianta cruciforme con colonne angolari e volta a crociera: le colonne di granito, i capitelli dorati e i pulvini sono di spoglio, tre basi risalgono al IX secolo; il pavimento è uno dei più antichi esempi di opus sectile a marmi policromi. I mosaici, eseguiti tra l'817 e l'824 da maestranze romane, rappresentano:

Colonna della flagellazione

Dalla cappella di san Zenone si entra, a destra, in un piccolo ambiente, dove entro una nicchia è custodita:

Sacello del cardinale Alain de Coëtivy

La quarta cappella, che ha la funzione di sacello del cardinale Alain de Coëtivy (14), presenta:

Controfacciata

Nella controfacciata, ai lati del portale d'ingresso, sono collocati due dipinti murali, ad affresco, eseguiti nell'ultimo quarto del XVI secolo da Stefano Pieri, raffiguranti:

Sacrestia e base del campanile

Dalla navata di sinistra si accede alla sacrestia (8), edificata tra il 1583 e il 1586 per volontà di san Carlo Borromeo (suo lo stemma al centro della volta), dove sono conservate alcuni interassanti dipinti raffiguranti:

Dalla sacrestia si entra in un ambiente posto alla base del campanile (9), dove nel 1808 sono stati ritrovati alcuni dipinti murali ad affresco di ambito romano (purtroppo oggi piuttosto deteriorati), eseguiti nel 817-824, raffiguranti:

Note
  1. Uno dei pozzi è visibile all'interno della vicina Basilica di Santa Pudenziana al Viminale.
  2. Legge 19 giugno 1873, n. 1402
  3. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 13.04.2020
  4. Ibidem . URL consultato il 11.04.2020
  5. Ibidem . URL consultato il 11.04.2020
  6. Ibidem . URL consultato il 12.04.2020
  7. Ibidem . URL consultato il 12.04.2020
  8. Il mosaico è simile a quello collocato - sempre sulla conca absidale - in Santa Cecilia in Trastevere, anch'esso commissionato da papa Pasquale I, che si basa sull'opera precedente posta nella Basilica dei Santi Cosma e Damiano a Roma.
  9. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 12.04.2020
  10. G. Fronzuto, Organi di Roma. Guida pratica orientativa agli organi storici e moderni, Leo S. Olschki, Firenze, 2007, pp. 313-316
  11. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 15.04.2020
  12. Ibidem . URL consultato il 13.04.2020
  13. Ibidem . URL consultato il 13.04.2020
  14. Ibidem . URL consultato il 13.04.2020
  15. Ibidem . URL consultato il 13.04.2020
  16. Ibidem . URL consultato il 13.04.2020
  17. Ibidem . URL consultato il 13.04.2020
  18. Ibidem . URL consultato il 13.04.2020
  19. Ibidem . URL consultato il 13.04.2020
  20. Ibidem . URL consultato il 14.04.2020
  21. Ibidem . URL consultato il 14.04.2020
  22. Ibidem . URL consultato il 14.04.2020
  23. Ibidem . URL consultato il 14.04.2020
  24. Ibidem . URL consultato il 14.04.2020
  25. Ibidem . URL consultato il 14.04.2020
  26. Ibidem . URL consultato il 14.04.2020
  27. Ibidem . URL consultato il 14.04.2020
  28. Ibidem . URL consultato il 14.04.2020
  29. Ibidem . URL consultato il 14.04.2020
  30. Ibidem . URL consultato il 13.04.2020
  31. Ibidem . URL consultato il 13.04.2020
  32. Ibidem . URL consultato il 15.04.2020
  33. Ibidem . URL consultato il 15.04.2020
  34. Ibidem . URL consultato il 15.04.2020
  35. Ibidem . URL consultato il 15.04.2020
  36. Ibidem . URL consultato il 15.04.2020
  37. Ibidem . URL consultato il 15.04.2020
  38. Ibidem . URL consultato il 15.04.2020
  39. Ibidem . URL consultato il 15.04.2020
Bibliografia
  • Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal IV secolo al XIX, Roma, 1891, pp. 238-243
  • Maurizio Caperna, La Basilica di Santa Prassede: il significato della vicenda architettonica, col. "Percorsi: città e architetture nel tempo", Quasar, Roma, 2014, ISBN 9788871405629
  • Paolo Di Re, Basilica di S. Prassede, Monastero S. Prassede, Roma, 1986
  • Ferruccio Lombardi, Roma. Chiese conventi chiostri. Progetto per un inventario, 313-1925, Edil Stampa, Roma, 1993, p. 44
  • Claudio Rendina, Le Chiese di Roma. Storia e segreti, col. "Tradizioni italiane", Newton & Compton, Roma, 2017, pp. 314-315, ISBN 9788854188358
  • Paola Gallio, La Basilica di Santa Prassede, Marconi, Genova, 2000
  • Touring Club Italiano (a cura di), Roma, col. "Guide Rosse", Touring, Milano, 2005, pp. 313-316, ISBN 9770390107016
Voci correlate
Collegamenti esterni
Firma documento.png

Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 17 novembre 2021 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.