Laudes Regiae

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Esempio di graduale con le Laudes Papales

Le Laudes Regiae ("Litanie per il Re") sono un particolare canto litanico liturgico, usato principalmente in Europa tra l'VIII ed il XIII secolo. Erano una sorta di litania cesarea, cantata in occasione delle incoronazioni degli imperatori e dei re, nelle principali solennità liturgiche e nelle festività più importanti, nelle quali si faceva una particolare menzione del sovrano regnante.

Sono invocazioni che, partendo da Cristo, esaltano i suoi Vicari terreni per eccellenza e quindi gli Imperatori del Sacro Romano Impero e tutti coloro che se ne consideravano gli eredi, per diritto di discendenza o per la forza delle armi. Le invocazioni riguardavano i titolari dei poteri secolari ed ecclesiastici, ed erano accompagnate dalle invocazioni dei santi.

Furono il grido di battaglia dei Crociati in Terra Santa. Furono riprese dai Normanni nel XII Secolo.

Uno dei più antichi esempi di Laus Regia è dato dal celebre Christus vincit, tuttora usato nella liturgia.

Dal tardo Medioevo le Laudes Regiae sono state utilizzate, con gli opportuni adattamenti, anche nelle liturgie papali più importanti ('Laudes Papales).

Le origini

Lo studio dei cambiamenti della struttura o dei termini adottati all'interno dei testi delle laudes mette in evidenza importanti trasformazioni della concezione dei poteri secolari e spirituali in periodi e luoghi diversi dell'Europa medievale.

Le origini del formulario medievale delle Laudes si fanno risalire alla redazione prodotta nella Gallia della metà dell'VIII secolo. Esse, comunque erano già usate, con formule diverse nell'antichità romana e pagana fino all'impero cristiano tardo-antico e bizantino e nonché nell'Oriente mediterraneo, come in Irlanda e nell'Inghilterra anglosassoni. La prima versione nota è del 785, in pieno dominio carolingio.

Le Laudes regiae di ambiente gallicano subirono l'influenza delle antiche acclamazioni militari imperiali romane, poi cristianizzate ed incorporate, senza perdere la loro connotazione marziale e cavalleresca, nella liturgia ecclesiastica.

Perdurarono in seguito alla caduta della parte occidentale dell'Impero, a Bisanzio e nelle Litanie dei Santi, che si diffusero, a partire dall'Irlanda e dall'Inghilterra protocristianizzate, in tutto il continente europeo.

Sono varie le versioni delle Laudes. Si passa da quelle gallo-franche (prodotte in Gallia dalla metà dell'VIII secolo per i sovrani carolingi) a quelle franco-romane (adoperate a Roma tra il IX e il XII secolo per le incoronazioni imperiali), continuando con quelle episcopali, papali ed imperiali (create successivamente al XII secolo) e concludendo con quelle normanne (in uso in tempi e con modalità diverse in Inghilterra, Sicilia e Normandia), dalmate e veneziane (utilizzate fino ai primi anni dell'età moderna).

Dalle Laudes carolingie alle Laudes Papales

Nelle Laudes Regiae di ambito gallicano emerge il concetto di regalità che si ritrova all'interno del regno franco di Pipino il Breve e Carlomagno; in esse, grazie ad una liturgizzazione della sfera secolare e alla propensione ad istituire un potere politico di natura teocratica, la regalità viene basata sulla regalità biblica di Davide. Il regno franco si trasforma, così, in un Regnum Davidicum, dove l'autorità regia deriva direttamente da Dio, dove il sovrano incarna una tipologia di monarca plasmata su quella di Davide e si presenta come un rex et sacerdos ("re e sacerdote") di ascendenza biblica (ovvero come il detentore del potere sia temporale che spirituale) e dove il popolo franco è con sempre maggiore insistenza paragonato a quello d'Israele.

La versione gallo-franca delle Laudes sembra indicare ed enfatizzare il carattere angelico dei re carolingi elevati, in virtù del rito dell'unzione, a veri e propri christi Domini ("unti del Signore") e ad autentici capi della Chiesa.

La situazione cambia completamente in seguito alla riforma della Chiesa ed alla lotta per le investiture: il pontefice tende ad assumere su di sé un potere sempre più monarchico-imperiale di natura universale, che lo configura come l'unico vicarius Dei ("vicario di Dio") sulla terra e come un vero e proprio sacerdos et imperator ("sacerdote e imperatore") in contrapposizione alla pretesa autorità spirituale dei re. Tutto ciò comporta uno svilimento degli elementi clericali e sacerdotali attribuiti, in precedenza, soprattutto in età ottoniana, all'imperatore romano. Agli occhi del papato riformato l'imperatore non è altro che un subalterno del pontefice, e la nozione di regalità sacramentale si secolarizza insieme alla natura sacerdotale dell'imperatore.

Questo snodo fondamentale per l'evoluzione del pensiero politico medievale emerge dai riferimenti al cerimoniale, ai simboli del potere ed all'iconografia papale. Nascono così le nuove versioni delle Laudes, approntate tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo per l'intronizzazione papale e per l'incoronazione imperiale.

Le Laudes Papales inaugurate poco prima dell'ascesa al soglio pontificio di Innocenzo III si configurano come il pendant antitetico delle acclamazioni in onore dell'imperatore. La concentrazione dei poteri spirituali e temporali nelle mani del solo papa comporta necessariamente l'esclusione di tutti gli altri poteri dall'acclamazione e l'invocazione dell'intercessione di tutte le categorie dei santi nei confronti del solo summus pontifex, che incarna in sé tutta la Chiesa.

Di conseguenza le Laudes imperiales, probabilmente utilizzate per la prima volta in occasione dell'incoronazione di Ottone IV nel 1209, celebrano l'imperatore nella sua qualità di semplice monarca, ormai subalterno al potere papale, secondo la metafora del sole e della luna. L'imperatore viene privato della sua proiezione escatologica e della sua relazione diretta con Dio: non viene più qualificato né come rex pacificus ("re di pace") né come a Deo coronatus ("incoronato da Dio"), ma come colui che sanctus Petrus elegit ("San Pietro elesse"; la figura di San Pietro sta per il papa). Ormai egli è semplicemente classificato come il braccio secolare armato al servizio della Chiesa, ed è definito unicamente come Invictissimus Romanorum Imperator ("Invitto Imperatore dei Romani").

Bibliografia
  • Ernst Kantorowicz, I misteri dello Stato, Marietti, Genova 1820 (ristampa 2005)
  • Mirko Vagnoni (a cura di), Ernst Kantorowicz, Laudes Regiae, Uno studio sulle acclamazioni liturgiche e sul culto del sovrano nel Medioevo , con un saggio di M. F. Bukofzer sulla musica delle laudes con le loro trascrizioni musicali, cura ed intr. di A. Pasquetti, ed. it., Milano, Medusa, 2006, online
  • Francesca Fulco, Le Laudes Regiae (Le Litanie Cesaree), online
Voci correlate