Loci theologici

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Con loci theologici (letteralmente "luoghi della teologia"), italianizzato in loci teologici, si intendono le sorgenti del sapere teologico e dottrinale, in particolare secondo l'enunciazione e la catalogazione del teologo cattolico spagnolo Melchior Cano (1509-1560) nella sua opera De Locis theologicis, pubblicata postuma nel 1562.

Questa la sua elencazione:[1]

« Così noi consegniamo in dieci il numero dei luoghi teologici, dando conto del fatto che ci sono alcuni che riducono il loro numero e altri lo ampliano [...]:
  • Il primo luogo è l'autorità della Sacra Scrittura che contiene i libri canonici.
  • Il secondo è l'autorità della tradizione di Cristo e degli Apostoli le quali anche se non furono scritte sono arrivate fino a noi come da udito a udito, in modo che con tutta verità si possono chiamare come oracoli di viva voce.
  • Il terzo è l'autorità della Chiesa cattolica [intendendo con essa la "Grande Chiesa" fino allo scisma d'oriente].
  • Il quarto è l'autorità dei Concili, in modo speciale i Concili Generali, nei quali risiede l'autorità della Chiesa cattolica.
  • Il quinto è l'autorità della Chiesa romana, che per privilegio divino è e si chiama apostolica.
  • Il sesto è l'autorità dei santi padri.
  • Il settimo è l'autorità dei teologi scolastici, ai quali possiamo aggiungere i canonisti (periti in diritto pontificio), tanto che la dottrina di questo diritto la si considera quasi come altra parte della teologia scolastica.
  • L'ottavo è la ragione naturale, molto conosciuta in tutte le scienze che si studiano attraverso la luce naturale.
  • Il nono è l'autorità dei filosofi che seguono come guida la natura. Tra questi senza dubbio si trovano i Giuristi (giureconsulti dell'autorità civile), i quali professano anche la vera filosofia (come dice il Giureconsulto).
  • Il decimo e ultimo è l'autorità della storia umana, tanto quella scritta dagli autori degni di credito, come quella trasmessa di generazione in generazione, non superstiziosamente o come racconti da vecchiette, ma in modo serio e coerente. »

Successivamente attribuisce il primato fra i luoghi teologici alla Tradizione Apostolica, per quattro ragioni:

  1. la Chiesa è più antica della Scrittura e dunque la fede e la religione possono esistere senza la Scrittura;
  2. non tutta la dottrina cristiana, compresa quella contenuta nella Sacra Scrittura, è stata formulata con chiarezza;
  3. molte cose che appartengono alla dottrina cristiana non si trovano né in maniera chiara né oscura nella Sacra Scrittura[2];
  4. gli Apostoli trasmisero alcune cose per scritto e altre a voce.[3]
Note
  1. Melchior Cano, De Locis theologicis 1,3, online.
  2. Ad esempio fra i dogmi che non si trovano nella Sacra Scrittura il fatto che Gesù abbia istituito tutti e sette i Sacramenti o che il Papa sia il vescovo di Roma.
  3. Melchor Cano, De locis theologicis, a cura di Juan Belda Plans, Madrid 2006, pp. 184-186, citato da Roberto de Mattei, Apologia della Tradizione, Torino, Lindau, 2011, p. 91.
Voci correlate
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