Trittico di san Pietro martire (Beato Angelico)
Beato Angelico, Trittico di san Pietro martire (1428-1429), tempera su tavola | |
Trittico di san Pietro martire | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Museo Nazionale di San Marco |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | Convento di San Pietro Martire |
Oggetto | trittico |
Soggetto | Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Domenico di Guzman, san Giovanni Battista, san Pietro martire e san Tommaso d'Aquino; Storie di san Pietro martire |
Datazione | 1428 - 1429 |
Autore |
Beato Angelico (Guido di Pietro) |
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | h. 152.5 cm; l. 172 cm |
Il Trittico di san Pietro martire è un dipinto, eseguito nel 1428 - 1429, a tempera su tavola da Guido di Pietro, detto Beato Angelico, proveniente dal Convento di San Pietro Martire a Firenze e attualmente conservato nel Museo Nazionale di San Marco della stessa città toscana.
Descrizione
Registro centrale
Nel registro centrale compaiono:
- al centro, Madonna con Gesù Bambino benedicente in trono: Maria Vergine è seduta su seggio coperto da un broccato d'oro, con Gesù Bambino in piedi sulle ginocchia e con un'ampolla nell'altra, che richiama quella di santa Maria Maddalena e la Passione. Il manto è drappeggiato pesantemente, ed evoca le figure plastiche e volumetricamente semplificate di Masaccio. La posizione leggermente in tralice della Madonna richiama quella di Sant'Anna Metterza (1425), opera di Masolino da Panicale e Masaccio. Gesù Bambino è vestito con una tunica riccamente bordata d'oro con in mano il globo, simbolo del potere divino sulla terra.
- a sinistra, san Domenico di Guzman e san Giovanni Battista.
- a destra, san Pietro martire e Tommaso d'Aquino.
Cuspidi
Nelle cuspidi si trovano dei quadrilobi, dove sono raffigurati:
- al centro, Gesù Cristo benedicente;
- a sinistra, san Gabriele arcangelo annunciante;
- a destra, Madonna annunciata.
Nello spazio fra le cuspidi sono rappresentate:
- Scene della vita di san Pietro martire.
Insolita è anche la presenza di pitture tra gli spazi della carpenteria delle cuspidi, dove si trovano le Scene della vita di san Pietro martire, indicanti una mano abituata a lavorare su miniature, che ricorda le opere fiorentine coeve di Gentile da Fabriano.
Ai lati si trova una doppia curva d'alberi che unifica lo spazio di queste scenette, come se si svolgessero in un unico panorama. L'autografia di queste scenette è stata oggetto di molti pareri discordanti, arrivando a proporre anche il nome dell'allievo Benozzo Gozzoli.
L'unica cosa certa è che il restauro ha rivelato come la pittura di queste zone sia coeva al trittico, per cui parte integrante del dipinto fin dall'inizio. La ricchezza compositiva e la capacità con cui sono dipinti gli elementi in prospettiva, fanno di queste storie un'anticipazione dello stile degli scomparti di predelle del Beato Angelico dell'inizio degli anni Trenta.
Note stilistiche e iconografiche
Nel trittico si nota in particolare:
- La luce proviene uniformemente da sinistra. A parte il ricco broccato e le pieghe terminali del manto della Madonna, mancano concessioni alla decorazione, rivelando un'influenza da parte di Masaccio già presente, che allontana quest'opera dalla precedente Pala di san Domenico (1425 circa) ancora influenzata prevalentemente da Gentile da Fabriano.
- Il gradino sotto il trono della Madonna sconfina nei pannelli laterali, suggerendo, oltre che uno scorcio prospettico, l'unificazione spaziale dell'intera scena.
- I santi laterali hanno le teste sulla stessa linea laterale, come di tradizione, ma i loro piedi sono disposti in maniera innovativa, con l'arretramento dei due personaggi vicino alla Madonna in modo da dare l'idea di disporsi a semicerchio attorno al trono.
- L'opera è un trittico di transizione, poiché sebbene le cuspidi suggeriscano la presenza di tre scomparti, in realtà il dipinto è dispiegato su un unico piano, senza interruzioni e già si evidenziano alcune peculiarità dell'opera di Beato Angelico, come:
- le figure di geometrica purezza, allungate e con vesti semplici dalle pieghe pesanti;
- i colori accesi e luminosi;
- l'uso di uno spazio misurabile.
Notizie storico-critiche
L'opera è la prima documentata di Beato Angelico: questa proviene dal Convento di San Pietro Martire a Firenze e un documento del 30 marzo 1429 registra un credito verso il Convento di San Domenico di Fiesole per questo dipinto, convento dove viveva il pittore in quel periodo. La cifra ammonta a venti fiorini, che furono incassati direttamente dal convento, poiché l'artista avendo ricevuto l'investitura religiosa (1420-1422) aveva rinunciato ai beni personali e i proventi delle sue prestazioni professionali erano interamente cedute all'Ordine domenicano[1].
L'esecuzione del dipinto viene, quindi, convenzionalmente datata all'anno precedente (1428); altri studiosi lo ritengono anteriore, verso il 1424 - 1425, subito a ridosso della Sant'Anna Metterza di Masolino da Panicale e Masaccio, anche se la forma del polittico senza scomparti, per quegli anni, è sicuramente all'avanguardia per quei tempi.
Il trittico è ricordato anche da Giorgio Vasari:[2]
« | Alle monache di San Pietro martire, [...] fece in una tavola la Nostra Donna, San Giovanni Battista, San Domenico, San Tommaso e San Pietro martire, con figure piccole assai. » |
Note | |
Bibliografia | |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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