Utente:Padre Rodrigo Ramírez/Patronato spagnolo

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Il patronato regio di Spagna era un insieme di privilegi concessi dai Papi ai re della Spagna per cui potevano presentare i candidati a determinati benefici ecclesiastici dei territori scoperti durante i secoli XV-XVI. Il papa concedeva, se così si può parlare, la sovranità del re su questi posti ma il re era obbligato a finanziare lo stabilimento e crescita della Chiesa in quelle terre. Cioè, doveva "fondare" e "dotare" la chiesa di cui era patrono. Questa "dotazione" non era soltanto economica ma anche del personale necessario per poter evangelizzare.

Secondo quanto Filippo II, re della Spagna da 1556 fino a 1598, afferma il diritto di patronato (venir considerato "patrono" di determinate chiese e abbazie) e quello di presentazione era una "antica abitudine" (antigua costumbre)[1] che forse veniva dai tempi del re Recaredo.

Durante il tempo diverse sono state le concessioni dei Papi ai re della Spagna soprattutto in ragione della loro guerra contro i "moros" che occupavano la penisola iberica.

Antecedenti

Il diritto di elezione viene menzionato come pratica già in antichi documenti come negli atti del Concilio di Barcelona II, nelle lettere del vescovo san Braulio di Saragozza (590-651) e di san Isidoro di Siviglia (556c-636). E viene descritto nel canone VI del Concilio di Toleto XII (681).

Va detto che questo diritto di elezione significa la presentazione del candidato da parte del re ma che era il metropolita corrispondente chi procedeva all'ordinazione della persona proposta sempre che lo considerasse degno. Cioè non era una elezione canonica ma una presentazione e la responsabilità ricadeva non nel papa, come si farà più avanti, ma nel metropolita che aveva giurisdizione sul posto.

Un altro diritto legato con il patronato è quello di supplica: siccome da tempi di Gregorio VII il diritto di elezione è venuto a meno, si trova prima il diritto di assentimento e dopo, questo di supplica per cui la nomina di un beneficiario che veniva a occupare un posto vacante o la provvisione canonica di una sede la faceva, dopo la "supplica" del re, il papa. Così fu durante il regno di Fernando di Aragona con le diocesi di Siviglia, Cordova e Cartagena, ma la concessione già era in atto da tempi di Martino V (1368-1431) con la bolla Apostolicae Sedis data al re Juan II di Castiglia e ai suoi successori. Aldea considera questo come un passaggio al diritto di presentazione dovuto alla posizione debole dei Papi durante e dopo lo scisma di Occidente:

« La implantación de reservas beneficiales en virtud, sobre todo, de las Reglas de Cancillería, a pesar de su efímera derogación por el concilio de Constanza (1418), hizo cambiar de ubicación, pero no de intensidad, la intervención real en la provisión de los obispados. En vez de intervenir el rey en la elección capitular, conforme al Derecho común y a las leyes de las Partidas, intervendría en la colación papal del beneficio, dando así lugar a la introducción insensible del derecho de presentación. »
(Aldea, 1973:1945)

Ma a differenza del diritto di presentazione, questa formula di supplica non obbliga il papa a nominare alla persona raccomandata dal re.

Tanto il papa Calisto III (bolla Cum tibi Deus del 1456) come Pio II reiterano la concessione del diritto di supplica ai re di Castiglia, sebbene già quella Apostolicae Sedis concedeva al re Juan e ai suoi successori questo privilegio.

Negli anni immediatamente anteriori a Isabel de Castilla e Fernando de Aragón, i diversi conflitti tra i capitoli e la Santa Sede finirono per lasciare in mano a quest'ultima la provvisione di tutte le sedi. L'argomento più forte impiegato usato dai re era il non voler come vescovi o beneficiari a personaggi che fossero stranieri o apertamente contrari alla Corona e alla loro politica. Anche la "consuetudine immemoriale", almeno della corona di Castiglia, impiegata come movente giuridico permetteva la richiesta di fissazione del diritto di presentazione e patronato. E così viene richiesto dai re cattolici al Concilio di Siviglia.

Il patronato regio

Finalmente e attraverso Domingo Centurión da parte del papa Sisto IV si arrivò a un accordo che non era un concordato propriamente detto e neanche una concessione nuova ma il riconoscimento del diritto di supplica.

Le guerre che i re cattolici portarono avanti per la conquista degli ultimi territori in mano ai musulmani offrì al papa Innocenzo VIII la possibilità di nuove concessioni. Così con la bolla Ortodoxae fidei (1486) gli viene concesso il patronato perpetuo sul territorio di Granada, Puerto Real così come le isole Canarie. Il patronato consisteva nel potere di fondare, costruire e dotare le chiese che uscivano dalla Reconquista.

Papa Adriano VI concesse il diritto di patronato e di presentazione ai re della Spagna per tutto il loro territorio ma soltanto dei benefici concistoriali. Questa determinazione passò alla legislazione spagnola della Nueva Recopilación.

I re posteriori tentarono di farsi con il patronato universale di diritto (di fatto veniva esercitato dal anno 1735) ma non riuscirono fino al Concordato del 1737 dove viene sospesa la pratica. Nel 1753 il papa Benedetto XIV concesse al re della Spagna il patronato universale attraverso un nuovo concordato. E questo fu sancito ancora con il seguente concordato di 1851 che rimase in vigore fino alla Seconda Repubblica Spagnola.

Patronato real de Indias

A maggio di 1493, il papa Alessandro VI scriveva al re Fernando di Aragona con la bolla Inter caetera e chiedeva l'invio di missionari alle terre appena scoperte. Nel 1501 con la bolla Eximiae devotionis permette che la corona spagnola si prenda le decime già che doveva sostenere le spese del lavoro missionario, ma non concede il diritto di presentazione.

Con Giulio II sebbene si sosteneva ancora l'autorità del re nei territori scoperti appartenenti alla corona spagnola, si chiede ai vescovi la organizzazione delle nuove diocesi organizzate dal monarca. E crea le prime diocesi con la bolla Illius fulciti praesidio ma non menzionando già il tema delle decime e il diritto di presentazione. Allora, il re Fernando si rifiuta di far effettiva la bolla e da istruzioni al suo ambasciatore per chiedere il diritto di patronato al papa, diritto che secondo Fernando de Aragón supponeva il diritto di presentazione, il diritto a prendersi le decime e il diritto a indicare i limiti per le diocesi che creerebbero.

Nel 1508, con la bolla Universalis Ecclesiae si istituiva propriamente il patronato di Indias poiché il papa concedeva il diritto di presentazione per tutti i possessori di benefici concistoriali e anche dei benefici chiamati minori sempre che gli ordinari non si piegassero alla volontà regia tra dieci giorni della vacante. Si concedeva anche le decime delle intrate in oro lasciando il resto per l'amministrazione delle stesse diocesi, ma questo con la bolla Eximiae devotionis (1510). Ma non venica ancora concesso il diritto a fissare i limiti delle diocesi.

Comunque Giulio II accese anche alla volontà del re cattolico ricreando le prime diocesi, non come aveva previsto prima, ma altre, cioè, Santo Domingo, Concepción e San Juan.

Durante il secolo XVI, i re della Spagna ottennero altri privilegi anche "suprapatronali" nel senso che gli si riconosceva la capacità per dividere le diocesi ma non in generale ma per ogni caso già che la geografia del luogo rimaneva sconosciuta per i papi.

Nel 1574 il re Felipe II con una Cédula Real sancisce tutti i titoli e diritti concernenti il patronato regio indiano che si applicarà alla scoperta, acquisizione, costruzione e dotazione degli edifici ecclesiastici: diritto di provvisione di tutti i benefici ecclesiastici e diritto di erezione. Ma considera che questi diritti gli vengono riconosciuti in parte dal papa ma che anche sono inerenti per quanto il monarca spagnolo ha fatto cristiana a questa parte del mondo.

Grandi giuristi come Juan de Solórzano Pereira, Pedro Frasso, José Álvarez de Abreu, Antonio Joaquín de Ribadeneira svilupparono la teoria del patronato e i suoi diritti inerenti come quello di difesa, di presentazione, di veto ai non spagnoli che venivano nominati a qualsiasi beneficio, protezione della vita religiosa nei conventi e monasteri, ecc.

Note

  1. Cf. Legge 1, titolo VI del Libro I della Nueva recopilación:
    (ES) (IT)
    « Por derecho y antigua costumbre y justos títulos y concesiones apostólicas, somos patronos de todas las iglesias catedrales destos Reinos, y nos pertenece la presentación de los arzobispados y obispados y prelacías y abadías consistoriales destos Reinos, aunque vaquen en Corte de Roma. » « Per diritto e antico costume e giusti titoli e concessioni apostoliche, siamo patroni di tutte le chiese cattedrali di questi Regni, e ci appartiene la presentazione degli arcivescovadi e vescovadi e prelazie e abbazie concistoriali di questi Regni, anche se sono vacanti nella Corte di Roma»

Bibliografia

  • (ES) Quintin Aldea, Patronato real de España, in Quintin Aldea, Tomás Marín, José Vives, Diccionario de historia eclesiástica de España, CSIC, Madrid 1973, p. 1944-1948
  • Antonio de Egaña, Patronato real de Indias, in Quintin Aldea, Tomás Marín, José Vives, Diccionario de historia eclesiástica de España, CSIC, Madrid 1973, p. 1948-1949
  • Alberto de la Hera, El patronato y el vicariato regio en Indias, in Pedro Borges (cur.), Historia de la Iglesia en Hispanoamérica y Filipinas, vol. I, BAC, Madrid 1992
  • M. Lasso de la Vega, El Patronato de Castilla y la presentación de diócesis en tiempo de Felipe II (1573-1598), in Boletín de la Real Academia de la Historia 123 (1948), p. 419-522
  • Quintin Aldea, Iglesia y Estado en la España del s. XVII, Santander 1961