Virtù teologali
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Per virtù teologali si intendono le seguenti tre classiche disposizioni[1] positive: fede, speranza, carità.
Prendono questo nome perché derivano da Dio: il termine "teologale" proviene dal greco Τεός Λόγος, Teós Lógos, "parola di Dio"; riguardano la vita divina stessa su questa terra, avendo anche Dio per fine ultimo.
Infuse nell'uomo in virtù di una grazia speciale, aiutano il cristiano a vivere la stessa dimensione della Trinità, imitando su questa terra l'amore che intercorre fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e a realizzare così il Regno di Dio in questo mondo.
La vita teologale è possibile concretamente nell'imitazione piena di Gesù Cristo, Rivelatore di Dio Padre, che ci porta al Padre nello Spirito.
Le virtù teologali si richiamano a vicenda ed i loro atti non possono essere esercitati separatamente. Nella Scrittura esse appaiono in tutte le loro reciproche armoniche relazioni: la fede produce speranza e muove alla carità; la speranza fomenta la carità e, a sua volta, è rafforzata dalla carità nel desiderio di un'unione non ancora realizzata; la fede, per essere vera, deve unirsi alle opere della carità.
L'oggetto delle virtù teologali, è Dio, infinito ed eterno. Il Catechismo di San Pio X spiega al riguardo:
« | Le virtù teologali hanno Dio per oggetto immediato, perché con la Fede noi crediamo in Dio, e crediamo tutto ciò che Egli ha rivelato; con la Speranza speriamo di possedere Dio; con la Carità amiamo Dio e in Lui amiamo noi stessi e il prossimo. » | |
(n. 860)
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