Statuto dell'embrione

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L'uomo e la donna sono chiamati ad accogliere sempre e comunque la vita umana nascente
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L'embrione, poiché fin dal concepimento deve essere trattato come una persona, dovrà essere difeso nella sua integrità, curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano.
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L'espressione statuto dell'embrione si riferisce allo statuto di persona umana dell'embrione e, per estensione, del feto. Il dibattito riguardo ad esso, e la risposta che vi si dà, è fondamentale in bioetica, soprattutto riguardo all'aborto e alla sua liceità morale, nonché alle sperimentazioni sugli embrioni stessi o comunque al loro trattamento ed uso.

L'affermazione dello statuto di persona dell'embrione

La Chiesa Cattolica afferma chiaramente lo statuto personale dell'embrione, non come un dato dogmatico o teologico, ma come la conseguenza filosofica dei dati della biologia, della genetica, dell'embriologia e della medicina. Tutte queste scienze concordano nel dire che nel momento del concepimento viene dato vita a un individuo umano dotato di struttura particolare e di predisposizioni particolari[1]: nella fecondazione l'unione dei geni forniti dall'uomo e dalla donna fà sì che vi sia da subito un patrimonio genetico individuale e diverso da quello dei genitori. L'ovulo fecondato è fin dall'inizio un essere umano autonomo, e non una semplice escrescenza dell'organismo materno, seppur dipendente in tutto dalla madre. Quello che segue alla fecondazione è uno sviluppo, non un cambiamento. Dalla fecondazione al parto non si danno salti qualitativi che possano far teorizzare la trasformazione di un essere pre-umano in un essere umano.

Al riguardo è particolarmente significativa la dichiarazione del professor Jérôme Lejeune, professore di genetica fondamentale, fatta il 23 aprile 1981 davanti a una speciale Commissione degli Stati Uniti, e riportata anche su organi di informazione; il professore conclude:

« Accettare il fatto che dopo la fecondazione un nuovo essere umano è venuto ad esistere non è più una questione di gusto o di opinione. (..) Non è un'ipotesi metafisica, ma un'evidenza sperimentale. »
(Cit. in Lino Ciccone, 1988, p. 149)

È profondamente errato affermare che il bambino nel seno materno diventi uomo solo per il fatto che viene riconosciuto e accettato dalla madre e dagli altri. Questo comporterebbe una dipendenza servile da altri uomini, dipendenza incompatibile con la dignità di un essere umano.

Nella storia

Il diritto romano era retto dal principio partus nondum editus homo non recte fuisse dicitur ("Il bambino non ancora nato non è propriamente un uomo"; tale principio è conosciuto come aforisma di Papiniano[2]).

La società romana, così come quella greca, era molto tollerante in materia di aborto. La stessa tolleranza si dava in tema di infanticidio. Fu solo per l'insistenza della Chiesa sul fatto che anche un bambino è pienamente un essere umano e ha tutti i diritti relativi che si arrivò, non senza resistenze, all'epoca di Giustiniano, alla parificazione giuridica tra il delitto di infanticidio e quello di omicidio. Tale precedente getta luce anche sull'attuale dibattito sullo statuto dell'embrione[3].

Nella Bibbia

Gli scritti della Bibbia non si interessano direttamente alla questione, ma affermano la chiamata di Dio "fin dal grembo materno" (Ger 1,5 ; Is 49,1 ; Sal 139,13-16 ; Gal 1,15-17 ; cfr. Lc 1,15.44 )

Nella Chiesa antica

Gli insegnamenti della Chiesa dei primi secoli affermano indirettamente il carattere personale dell'embrione attraverso l'affermazione perentoria dell'inviolabilità della vita umana: "Tu non ucciderai con l'aborto il frutto del grembo" (Didaché, V, 2[4])

Riguardo al momento dell'infusione dell'anima, cioè dell'inizio della condizione di persona, San Gregorio di Nissa, San Basilio Magno affermano l'animazione immediata. Tertulliano, che esprime una posizione simile, si chiede: "La sostanza del corpo e dell'anima sono prodotte insieme, oppure l'una precede l'altra? Diciamo senz'altro che entrambe sono insieme accolte, elaborate, perfezionate" (De anima, 27,1).

Sant'Agostino, invece, commentando Es 21,22-23 introduce una distinzione tra feto perfettamente formato e feto non ancora perfettamente formato[5], e si dichiara perciò per l'animazione successiva. Si tratta di un'evidente problema fisico-medico: il problema di Sant'Agostino è: come distinguere l'embrione di un uomo da quello di un altro animale? Oggi, con i progressi in campo scientifico, il problema non sussite più: fin dal primo momento, grazie alla genetica, l'embrione umano è distinguibile da ogni altro. La posizione agostiniana non ha quindi più senso oggi.

Il Medioevo

Nel medioevo continua l'opinione agostiniana che il feto non sia dotato di anima nelle prime settimane successive alla fecondazione[6]. Tale concezione, che in quest'epoca è sostenuta da San Tommaso d'Aquino, parte dall'idea secondo cui la creazione dell'anima spirituale da parte di Dio suppone un grado di preparazione della "materia" nell'embrione, di ricettività organica e di strutturazione biologica, chiamata "causa dispositiva"[7]: a causa dell'assenza dell'anima non si parla ancora di essere umano[8]. L'errore presente in tali affermazioni è dovuto alla mancata conoscenza dell'embriologia[9][10].

La filosofia scolastica, rifacendosi ad Aristotele, fissò l'inizio della forma umana al quarantesimo giorno per i maschi e all'ottantesimo per le femmine.

Il magistero non intervenne in tali discussioni teologiche. Nel 1679 Innocenzo XI riprovò l'opinione di chi ritiene "probabile" che l'anima sia infusa solamente alla nascita[11]. Di fatto i teologi che sostenevano l'animazione ritardata hanno formulato il giudizio di liceità dell'aborto durante le prime settimane al solo scopo di salvare la vita della madre. Erano comunque convinti che l'essere sorto con la concezione fosse in ogni caso destinato a diventare una creatura umana.

Il pensiero delle altre confessioni cristiane

La comunità protestante tedesca si è espressa a favore dello statuto personale dell'embrione: "Sulla base delle attuali acquisizioni scientifiche l'inizio della vita si instaura con la fecondazione. (..) Ogni intervento che distrugge la vita iniziata è uccisione di una vita in divenire"[12].

Il magistero recente

Magistero pontificio

Il magistero pontificio non si è espressamente pronunciato sul momento dell'animazione del singolo essere umano[13]. I pronunciamenti che abbiamo riguardano il dovere morale di accogliere l'essere umano fin dal principio.

Così Pio XII afferma chiaramente il diritto alla vita dell'embrione e del feto:

« Inoltre ogni essere umano, anche il bambino nel seno materno, ha il diritto alla vita "immediatamente" da Dio, non dai genitori, né da qualsiasi società o autorità umana. »
(Allocuzione ai partecipanti al congresso dell'Unione Cattolica Italiana Ostetriche, 29 ottobre 1951)

Ugualmente, il Concilio Vaticano II afferma altresì il dovere di proteggere la vita umana fin dal suo inizio:

« Dio padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita: missione che deve essere adempiuta in modo degno dell'uomo. Perciò la vita, una volta concepita (vita igitur inde a conceptione)[14], deve essere protetta con la massima cura; l'aborto e l'infanticidio sono delitti abominevoli. »

Congregazioni Romane

La Congregazione per la Dottrina della Fede precisa:

« Dal momento in qui l'ovulo è fecondato, si inaugura una vita che non è quella del padre e della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto. Non sarà mai reso umano se non lo è stato fin da allora. »

È interessante la nota che lo stesso documento riporta in calce al n. 13, nota 19; essa vuole rispondere alla domanda se questa vita umana è già una persona animata:

« Non c'è su tale punto (sull'animazione del singolo essere, ndr) tradizione unanime e gli autori sono ancora divisi. Per alcuni essa avviene sin dal primo istante; per altri non può precedere almeno l'annidamento Non spetta alla scienza di prendere posizione, perché l'esistenza di un'anima immortale non appartiene al suo campo. È una discussione filosofica, da cui la nostar affermazione morale rimane indipendente per due ragioni:
  1. pur supponendo un'animazione tardiva, esiste già una vita umana (..) che prepara e richiede quest'anima, nella quale si completa con la natura ricevuta dai genitori;
  2. d'altronde basta che questa presenza dell'anima sia probabile (e non si proverà mai il contrario) perché toglierle la vita significhi accettare il rischio di uccidere un uomo, non soltanto in attesa, ma già provvisto della sua anima. »

Un insegnamento simile riporta la successiva Istruzione della medesima Congregazione su Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione, del 22 febbraio 1987, che afferma:

« L'essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento. »
(I, 1)

Magistero episcopale

Alcuni documenti episcopali affermano la presenza della persona umana fin dall'inizio. Un documento della Conferenza Episcopale Francese afferma:

« Fin dalla fecondazione dell'ovulo (..) viene costituito un individuo in un'unità pienamente strutturata (..); la scienza non conosce soglie quantitative che facciano passare l'embrione dal non umano all'umano. »
(Commissione Episcopale Francese per la Famiglia, documento su L'interruzione della maternità, 13 dicembre 1971)

Anche la Conferenza Episcopale Italiana ha un'affermazione simile:

« Dal concepimento non può trarre origine che un concreto essere umano. »

Obiezioni all'affermazione della personalità dell'embrione

Stante il fatto che la Chiesa Cattolica afferma senza esitazione che l'embrione è persona umana, e non solo essere umano, dal primo istante del concepimento, sono varie le obiezioni a tale posizione[16]:

  • Si obietta che l'umanizzazione dell'essere umano si caratterizza per le relazioni interpersonali, che iniziano con la nascita.
    • Tale tesi, se vera, porterebbe a concludere che l'inizio dell'essere umano non dipende dalla nascita, ma dal riconoscimento che ottiene.
    • Bisogna rispondere, inoltre, che la relazione interpersonale è manifestativa, e non costitutiva dell'esistenza umana.
    • Le recenti acquisizioni sulla sensibilità fisiologica e psicologica prenatale, poi, spostano all'indietro il momento in cui inizia la vita relazionale dell'embrione e del feto.
    • In ogni caso l'inizio della persona umana non è la stessa cosa del progressivo processo di umanizzazione.
  • Basandosi su considerazioni di natura biologica, alcuni vorrebbero datare l'inizio della persona in corrispondenza del formarsi del sistema nervoso[17].
    • Si deve rispondere che la vitalità non inizia con il sistema nervoso: precedentemente, la funzionalità di coordinare le funzioni vitali, tipica del sistema nervoso, era svolta dall'insieme della potenzialità embrionale. La vitalità è il risultato di un processo dinamico iniziato dalla fecondazione.
  • Per altri, la persona ci sarebbe dal momento dell'annidamento, che di fatto è un momento fondamentale per lo sviluppo dell'embrione.
    • L'annidamento, tuttavia, lungi dal dar vita all'embrione, costituisce la condizione per la sua sopravvivenza e per il suo ulteriore sviluppo.
    • In ogni caso non si vede quale fondamento possa avere l'affermazione che prima dell'annidamento non c'è persona umana.
  • Un'obiezione più consistente è quella secondo cui l'embrione, nelle sue primissime fasi, è carente nella sua individualità biologica, dal momento che all'inizio l'embrione stesso è totipotente: è cioè in grado di dar vita a tanti embrioni biologici quante sono le parti che per natura (è il caso dei gemelli mono-ovulari) o per intervento umano si separano. Tale constatazione fa sorgere il dubbio che l'individualità biologica abbia origine al momento della fecondazione.
    • La condizione di totipotenza non contraddice però il fatto che nell'ovulo fecondato siano già presenti in germe le caratteristiche individuali. La scissione di una parte, del tutto eccezionale, non compromette l'evoluzione integrale dell'embrione secondo il programma prefissato.

Nessuna di tali obiezioni è dunque significativa ai fini di una posizione diversa da quella secondo cui all'embrione va riconosciuto lo statuto di persona fin dal primo istante della sua fecondazione.

Note
  1. Anselm Günthör (1984), p. 585-586.
  2. Emilio Paolo Papiniano (Siria, 177 - Roma, 211/213) fu un giureconsulto romano. Quando Caracalla uccise suo fratello Geta per regnare solo, ordinò al Papiniano di comporre un discorso per giustificare il fratricidio presso il Senato romano. Papiniano si rifiutò e rispose che era cosa assai più facile commettere un parricidio che scusarlo, e che era un secondo parricidio l'accusare un innocente ucciso. Caracalla sdegnato lo fece decapitare. San Girolamo dà a Papiniano nel diritto civile l'autorità che riconosce a san Paolo nelle dottrina cristiana.
  3. "Interessante è l'equiparazione, da parte di Giustiniano, dell'infanticidio con l'omicidio. È noto che l’antico paterfamilias romano aveva diritto di vita e di morte sul neonato. In ogni caso, l'uccisione di un infante era considerata meno grave di quella di un adulto: possiamo immaginare argomenti come 'Io gli ho dato la vita, perché non potrei togliergliela?', ovvero 'È un esserino totalmente dipendente: che diritti vuoi che abbia?', ecc. La Chiesa è riuscita, e l'insistenza sul battesimo dei bambini vi ha avuto un peso, a sottolineare il valore di essere umano in senso pieno anche dei bambini, nonostante le resistenze della società. Oggi non abbiamo più dubbi su questo punto. Eventualmente, il problema è sull'embrione, di cui la Chiesa difende la dignità ed il diritto... La Chiesa allarga la platea dei portatori di diritto" (Marcello Landi, La politica nella Chiesa e la Chiesa nella politica).
  4. Ed. Funk, Patres Apostolici, I, 17.
  5. Quaestiones in Heptateucum, PL 34,326.
  6. Guido Davanzo (1990), p. 611.
  7. Summa Theologiae, I, 118, 2 ad 2.
  8. Jean-Marie Aubert (1989), p. 289
  9. Per un avviamento allo studio dell'embriologia tardo-medioevale, si veda: Romana Martorelli Vico, Per una storia dell'embriologia medievale del XIII e XIV secolo, Guerini e Associati, Napoli 2002.
  10. Come si è rilevato nel caso di Sant'Agostino, i progressi scientifici successivi, rendendo possibile capire che fin dall'inizio l'embrione è umano, tolgono il terreno all'intera disputa: se è fin da subito uomo, non c'è motivo per immaginare un'animazione ritardata.
  11. DS 2135.
  12. Memoriale del 14 gennaio 1971.
  13. Guido Davanzo (1990), p. 613.
  14. Nota Anselm Günthör (1984), p. 589, che la bozza del documento riportava l'espressione vita in utero iam concepta, "la vita già concepita nell'utero"; diciannove padri conciliari fecero notare che in tal modo si dava luogo a un possibile malinteso, in quanto non sarebbe risultato l'obbligo di proteggere l'ovulo fecondato prima del suo annidamento nell'utero. Si provvedette perciò al cambio.
  15. Enchiridion Vaticanum, 5, 673.
  16. Vedi Guido Davanzo (1990), p. 612-613.
  17. Il sistema nervoso dell'embrione inizia il suo sviluppo verso il 15º-18º giorno dalla fecondazione, e poco a poco diviene il centro di coordinamento della vita del nuovo individuo.
Bibliografia
Voci correlate