António de Andrade

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Antonio de Andrade, S.J.
Presbitero
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al secolo
battezzato
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Titolo
Incarichi attuali
Fondatore, nel 1625, della missione dei gesuiti in Tibet
Età alla morte 54 anni
Nascita Oleiros Portogallo
1580
Morte Goa India
19 marzo 1634
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale Goa, 1608
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
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al pontificato
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Antonio de Andrade (Oleiros Portogallo, 1580; † Goa India, 19 marzo 1634) è stato un presbitero, missionario e fondatore portoghese della missione dei gesuiti in Tibet nel 1625.

Biografia

António de Andrade nacque a Oleiros, in Portogallo, nel 1580. Il 16 dicembre 1596 entrò nella Compagnia di Gesù a Coimbra. Nel 1600 fu inviato in India. Studiò filosofia e teologia a Goa e nel 1608 fu ordinato sacerdote. Fu rettore del seminario di Rachol e quindi del Collegio di San Paolo, entrambi a Goa, prima che nel 1621 venisse nominato superiore delle missioni dell'Impero Moghul trasferendosi ad Agra.

I gesuiti dopo aver avuto notizia della presenza di cristiani al di là dell'Himalaya, decisero di inviare un gruppo di missionari in esplorazione. Il 30 marzo 1624 partirono quindi da Agra Antonio de Andrade e Manoel Marques accompagnati da due servi convertiti al cristianesimo.

All'inizio di agosto 1624 i quattro raggiunsero Tsaparang, la capitale del Regno di Guge, nel Tibet occidentale, dopo essere passati da Srinagar e aver superato il passo Mana-la, a 5500 metri di altitudine.

Dopo aver ricevuto una buona accoglienza dal re ripartirono dopo una ventina di giorni da Tsaparang e furono di ritorno ad Agra agli inizi di novembre del 1624.

Questo primo viaggio fu descritto da De Andrade in una lettera datata 8 novembre 1624 poi pubblicata nel 1626 in portoghese col titolo "Novo descobrimento do Gram Cathayo ou Reinos de Tibet pello Padre Antonio de Andrade, da Companhia de Jesu, Portuguez, no anno del 1624"[1].

Alcuni brani di questa lettera rivelano la grande difficoltà che ebbero i primi missionari che incontrarono la cultura e le religioni orientali. Un passaggio così descrive e commenta il pellegrinaggio degli indù alle sorgenti del Gange:

« Essi salivano camminando l'un dopo l'altro gridando continuamente grandi evviva al loro idolo con le parole Ye Badrynate ye ye (..). Noi udivamo con grande dolore queste voci dell'inferno, e poiché non potevamo prenderci altra vendetta del maledetto idolo, gli scagliavamo con la medesima frequenza altrettante maledizioni (..) Trovavamo delle pagode per lo più sontuosamente lavorate, illuminate con lampade e tutte di diversa forma, ma tutte abominevoli e ridicole. Addetti al loro servizio vi sono molti yoghi che dall'aspetto stesso mostrano di essere ministri del diavolo. (..) Con uno di questi avrei voluto fare ciò che due mesi prima il nostro re aveva fatto ad un altro yoghi. Il re diede ordine che gli fosse portato trascinato a terra pei capelli e, avutolo dinnanzi, gli disse che era il diavolo o una sua immagine viva (..). Poi ordinò vari castighi e frustate. Altrettanto, io pensavo, si doveva fare allo yoghi cui accennai sopra. »
(Antonio de Andrade, Relatione del novo scoprimento del gran Cataio, overo regno di Tibet. Fatto dal P. Antonio di Andrade portoghese della Compagnia di Giesù l'anno 1624, in Giuseppe Toscano, Alla scoperta del Tibet. Relazioni dei missionari del sec. XVII, Bologna 1977, 86-87.)

Una seconda spedizione formata da De Andrade, padre Gonzales de Souza e da due servi partì da Agra il 17 giugno 1625 arrivando a Tsaparang nell'agosto successivo. De Andrade fondò qui una missione. Dopo che De Souza era ripartito già nel settembre successivo al loro arrivo, raggiunsero De Andrade nella nuova missione nell'aprile 1626 i padri João de Oliveira, Francisco Godinho e Alano dos Anjos. Il padre Godinho ripartì nel 1627 ed arrivarono i padri Manoel Marques ed Antonio Pereira. Nel 1629 si aggiunse a loro il padre Antonio de Fonseca.

I gesuiti di Tsaparang studiarono la lingua e la cultura tibetana e nei dibattiti teologici con i Lama si mostrarono acuti e brillanti. Il re diede loro il permesso di predicare, di battezzare, e di costruire una chiesa che fu completata anche con l'aiuto del re e dei Lama nel 1626 e intitolata a "Nostra Signora della Speranza".

Nel 1626 e nel 1627 De Andrade scrisse altre due relazioni sulla sua missione, descrivendo il Tibet, la sua religione e la sua cultura[2].

Lasciato il Tibet nel 1629, dal 1630 al 1633 fu superiore della provincia di Goa che comprendeva l'India, la Persia e le coste orientali dell'Africa con circa 300 gesuiti che operavano in queste terre.

Nel 1631 inviò a Tsaparang padre Francisco de Azevedo come visitatore dopo che vi era stata l'invasione da parte del re del Ladakh e la cattura del re di Guge. De Azevedo riuscì ad incontrare il re di Ladakh e ad ottenere il permesso per la continuazione della missione.

Nel 1633 De Andrade divenne rettore del Collegio di San Paolo a Goa.

Agli inizi di gennaio del 1634 De Andrade fu nominato Visitatore della vice-provincia della Cina e della provincia del Giappone, ma non visse abbastanza per poter iniziare questo nuovo servizio. Morì, infatti, avvelenato il 19 marzo 1634[3].

Bibliografia
  • Cornelis Wessels, Early Jesuit Travellers in Central Asia (1603-1721), The Hague 1924.
  • Giuseppe Toscano, La prima missione cattolica nel Tibet, Parma 1951.
  • Giuseppe Toscano, Alla scoperta del Tibet. Relazioni dei missionari del sec. XVII, Bologna 1977.
  • Johannes Rommerskirchen, Tibet, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1948-1954 (12 voll.): Vol. XII, 1954, coll. 77-81, spec. III. Evangelizzazione, col. 80.
  • Edmonde Lamalle, Andrade (Antonio de'), in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1948-1954 (12 voll.): Vol. I, 1949, col. 1182.
  • Felix Alfred Plattner, L'antica via della seta, Torino–Bologna–Milano-Parma 1958.
Note
  1. La lettera fu tradotta anche in italiano col titolo "Relatione del novo scoprimento del gran Cataio, overo regno di Tibet. Fatto dal P. Antonio di Andrade portoghese della Compagnia di Giesù l'anno 1624" (due edizioni, a Roma e a Napoli, nel 1627). Cfr. per le recenti edizioni in italiano: Giuseppe Toscano, La prima missione cattolica nel Tibet, Parma 1951 e Giuseppe Toscano, Alla scoperta del Tibet. Relazioni dei missionari del sec. XVII, Bologna 1977.
  2. La relazione del 1626, dal titolo "Annua do Tibet do anno de 1626", è datata 14 agosto 1626; in italiano fu pubblicata in "Lettere annue del Tibet del MDCXXVI e della Cina del MDCXXIV scritte al M. R. P. Mutio Vitelleschi, Generale della Compagnia di Gesù", Roma 1628. Cfr. anche l'edizione più recente in Giuseppe Toscano, La prima missione cattolica nel Tibet, Parma 1951, 96-146. La relazione del 1627, dal titolo "Relaçam da Missam do Tibet", è datata 2 settembre 1627.
  3. A Goa De Andrade stava portando avanti un processo inquisitoriale contro il portoghese Joao Rodriguez accusato di eresia. Il secondo figlio di Rodriguez che lavorava nel Collegio dei Gesuiti sembra abbia avvelenato De Andrade. Sta di fatto che il giovane, accusato di omicidio, scappò a Manila.
Voci correlate
Collegamenti esterni