Beata Osanna Andreasi da Mantova
Beata Osanna Andreasi Suora | |
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Beata | |
Età alla morte | 56 anni |
Nascita | Carbonarola 17 gennaio 1449 |
Morte | Mantova 18 giugno 1505 |
Vestizione | 1464 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 8 gennaio 1515, da Leone X |
Ricorrenza | 18 giugno |
Santuario principale | Duomo di Mantova |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 18 giugno, n. 7:
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Beata Osanna Andreasi, detta anche Osanna di Mantova (Carbonarola, 17 gennaio 1449; † Mantova, 18 giugno 1505), è stata una mistica italiana.
Biografia
Figlia primogenita del nobile Niccolò Andreasi, figlio di Giovanni Buono Cappa degli Andreasi da Carbonara e di Agnese Gonzaga. Nel 1477 le sue mani, il costato, i piedi e la fronte vennero segnati dalle stigmate. Nel 1480 si trasferì da Carbonara a Mantova, nella casa-palazzo di Via Contrada del Cervo[1] di fronte alla chiesa di Sant'Egidio. Nel palazzo la stanza di Osanna diventerà luogo di culto.
Nella sua biografia, redatta dal contemporaneo padre domenicano Francesco Silvestri da Ferrara, viene descritta come mistica della passione di Cristo,
« | che in mezzo alle innumerevoli preoccupazioni di un'amministrazione domestica tanto efficiente quanto intelligente, visse una vita devota ed illuminata, che era completamente dedicata alla penitenza, all'estasi e alle sofferenze della stigmatizzazione. Caratteristico fu l'elevato grado del sua spiritualità, tanto che all'età di 18 anni fu sposata in modo mistico con Gesù Cristo raggiungendo in tal modo, ancora così giovane; i gradini più alti dell'unione mistica divina. » |
Ebbe come padre spirituale e biografo il frate olivetano Beato Girolamo Scolari[2]. Osanna, a cui non solo furono conferite le stigmate, ma che godette anche di innumerevoli estasi e visioni, disse a padre Girolamo da Mantova:
« | Quale consolazione e quale gioia versa Dio nell'anima, quando Lui l'avvicina a sé, per unirsi a lei. In quei momenti tutte le forze del corpo sono debilitate ed inerti, mentre l'anima scende a magnifiche vedute di visioni, mai viste da occhio umano, e mai udite da orecchio umano. Nella dolcezza di quest'unione, l'anima non viene distratta né da destra né da sinistra, gioisce esclusivamente della visione e dell'eterna maestà divina. Poi il corpo non sente più niente, perché tutte le sue forze vengono legate e quasi risucchiate dalla forza superiore dell'anima. Quale mente potrebbe comprendere, quale lingua descrivere ciò che vede l'anima nell'immagine di una infinita luce della divina maestà! » |
A decine i pellegrini si recavano a farle visita e lei, benché fisicamente provata, non si sottrasse mai alla loro accoglienza. La trafittura del cuore, con cui e spesso rappresentata nell'iconografia, segnò il massimo segno di santità in vita.
Morì il 18 giugno 1505 al suo letto di morte furono presenti l'intera corte di Mantova, il principe con sua moglie, il cardinale di Gonzaga e suo fratello.
Culto
Il suo corpo, tuttora incorrotto, riposa nel duomo di Mantova. Papa Leone X prima, ed Innocenzo XII nel 1694, ne approvarono il culto.
Anche dopo la sua morte, si contarono numerosi miracoli di guarigioni.
Note | |
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