Beato Pietro Berno da Ascona

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Beato Pietro Berno da Ascona, S.J.
Presbitero · Martire
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I cinque martiri gesuiti in india beato Rodolfo Acquaviva, beato Alfonso Pacheco, beato Pietro Berno, beato Antonio Francesco, beato Francesco Aranha
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte circa 31 anni
Nascita Ascona
1552 ca.
Morte Cuncolim
25 luglio 1583
Sepoltura
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale Roma, 2 luglio 1577
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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pontificato
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(per causa incerta o sconosciuta)
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pontificato
34 anni
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Successore {{{successore}}}
Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione 30 aprile 1893, da Leone XIII
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 25 luglio
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di
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Incoronazione
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Erede
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 25 luglio, n. 12:
« A Salsette in India, beati martiri Rodolfo Acquaviva, Alfonso Pacheco, Pietro Berno, Antonio Francesco, sacerdoti e Francesco Aranha, religioso, della Compagnia di Gesù, uccisi dagli infedeli per aver esaltato la croce. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

Beato Pietro Berno da Ascona (Ascona, 1552 ca.; † Cuncolim, 25 luglio 1583) è stato un presbitero, missionario e martire svizzero.

Biografia

Figlio di Giovanni ed Anastasia Nicolini, secondogenito dopo il fratello Guglielmo, Dopo le scuole dell'obbligo, col fratello seguì il padre a Roma dove gestirono un negozio di frutta. Morto il padre, entrò nel Collegio Germanico. Fu ordinato sacerdote il 2 luglio 1577 nel noviziato di Sant'Andrea al Quirinale diretto dai Gesuiti.

A quest'ordine religioso erano affidate le missioni all'estero in particolare nell'estremo Oriente, dove il Portogallo stava consolidando il suo impero coloniale. Qui San Francesco Saverio durante i dieci anni della sua missione dalle coste dell'India fino al Giappone aveva aperto la strada e la presenza dei Gesuiti era tale che Sant'Ignazio di Loyola già nel 1552 aveva istituito una nuova provincia della Compagnia di Gesù a Goa.

La Chiesa di Goa, eretta in arcidiocesi nel 1558 contava ottanta chiese e nel 1560 il viceré ordinò l'evangelizzazione dell'isola di Salsette che contava sessanta villaggi, malgrado che la regione fosse considerata sacra agli dei induisti di cui fece abbattere le statue suscitando una tenace resistenza nelle popolazioni locali. Malgrado il clima ostile i Gesuiti riuscirono ad insediarsi suddividendo il territorio in distretti, tra cui quello di Margan.

Il giovane asconese sbarcò a Goa l'8 ottobre 1579 e gli venne affidata la rettoria della chiesa di Margan, con la cura del villaggio di Coulàn, nella ostile penisola di Salsete, perciò dovette imparare in fretta la lingua locale, il canarese. La nomina a superiore della missione di padre Rodolfo Acquaviva, giunto nella penisola l'8 luglio 1583, fu l'occasione del battesimo di tutti i catecumeni e il 14 luglio, domenica, i missionari celebrarono messa nei rispettivi villaggi invitando i cristiani a recarsi a Cuncolim, ma la notizia della visita non fu affatto gradita e lo stregone del villaggio convinse la popolazione che gli dei avrebbero gradito il sangue dei nemici della religione degli avi.

Il giorno successivo, Il 15 luglio secondo il calendario orientale (corrispondente al nostro 25), mentre assieme ai suoi compagni pregava, attendendo l'accoglienza dei maggiorenti del villaggio, fu assalito proditoriamente da un gruppo di fanatici e ferito a morte assieme ai suoi quattro compagni. I loro cadaveri furono occultati in un canale, ma presto le autorità portoghesi li rinvennero e i Gesuiti portarono in trionfo i corpi a Raciòl per i funerali solenni nella chiesa dedicata alla Madonna della Neve.

Solo dopo 14 anni i Gesuiti riuscirono a traslare le reliquie nel loro collegio di San Paolo apostolo di Goa; poi più tardi alcune vennero portate a Roma in occasione del Concilio Vaticano I e depositate nella chiesa del Gesù[1].

Note
  1. Vaccaro, Chiesi, Panzera, 2003, 404, 407.
Bibliografia
  • Luciano Vaccaro, Giuseppe Chiesi, Fabrizio Panzera, Terre del Ticino. Diocesi di Lugano, Editore: La Scuola, Brescia 2003
Voci correlate
Collegamenti esterni