San Francesco Saverio

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San Francesco Saverio, S.J.
Presbitero
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al secolo Francisco de Javier y Jaso
battezzato
Santo
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Bartolomé Esteban Murillo, San Francesco Saverio (1670 ca.), olio su tela; Hartford (USA), Wadsworth Atheneum
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 46 anni
Nascita Javier
7 aprile 1506
Morte Isola di Sancian
3 dicembre 1552
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Professione religiosa 15 agosto 1534
Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 1537
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
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Extra San Francesco Saverio
Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica e anglicana
Venerabile il [[]]
Beatificazione 21 ottobre 1619, da Paolo V
Canonizzazione 12 marzo 1622, da Gregorio XV
Ricorrenza 3 dicembre
Altre ricorrenze
Santuario principale Goa, Chiesa del Bom Jesus
Attributi crocifisso, ciotola battesimale, cuore, giglio, cappello, pellegrina
Devozioni particolari Invocato contro la peste
Patrono di Giappone, India, Pakistan, missioni, missionari, marinai, turisti
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 3 dicembre, n. 1:
« Memoria di san Francesco Saverio, sacerdote della Compagnia di Gesù, evangelizzatore delle Indie, che, nato in Navarra, fu tra i primi compagni di sant'Ignazio. Spinto dall'ardente desiderio di diffondere il Vangelo, annunciò con impegno Cristo a innumerevoli popolazioni in India, nelle isole Molucche e in altre ancora, in Giappone convertì poi molti alla fede e morì, infine, in Cina nell'isola di Sancian, stremato dalla malattia e dalle fatiche. »

San Francesco Saverio, al secolo Francisco de Javier y Jaso (Javier, 7 aprile 1506; † Isola di Sancian, 3 dicembre 1552) è stato un presbitero, missionario e gesuita spagnolo, proclamato santo nel 1622 da papa Gregorio XV; il suo culto è ammesso anche dalla Chiesa anglicana.

Biografia

Era nato in una famiglia nobile di Xavier (in Navarra) i cui beni erano stati confiscati da Ferdinando il Cattolico dopo la vittoria sugli autonomisti della Navarra filo francesi. Per sfuggire alla sconfitta e alla miseria si rifugiò quindi in Francia e andò a studiare teologia alla Sorbona di Parigi dove, dopo il primo triennio, divenne Magister. Il titolo abilitava a dare lezioni agli studenti del collegio e gli consentiva di sostentarsi.

Nel suo stesso collegio di Santa Barbara arrivò Ignazio di Loyola che ne riconobbe immediatamente il temperamento combattivo e ardente e decise di conquistarlo alla propria causa.

Nello stesso collegio studiava anche Pierre Favre (1506-1546), futuro teologo gesuita (beatificato nel 1872, da Pio IX).

Con Javier e Favre Ignazio fece i primi voti da cui sarebbe poi nata la Compagnia di Gesù, nella chiesa di Saint Pierre di Montmartre, il 15 agosto 1534. I voti erano: povertà, castità e pellegrinaggio in Terra Santa; se non fossero riusciti a partire sarebbero andati a Roma per mettersi a disposizione del Papa.

Non riuscendo a partire da Venezia, i nuovi gesuiti cominciarono con l'adempiere l'ultima parte dell'impegno e papa Paolo III finanziò il loro viaggio. Qui Francesco Saverio fu ordinato sacerdote nel 1537 e qui i primi gesuiti aggiunsero ai tre voti tradizionali di povertà castità e obbedienza, il quarto e distintivo: l'obbedienza al papa.

Date e itinerari dei viaggi si san Francesco Saverio in Estremo Oriente

Nel 1540, Giovanni III del Portogallo chiese a Paolo III di inviare missionari ad evangelizzare i popoli delle nuove colonie nelle Indie orientali.

Francisco Javier, indicato da Ignazio, partì nel marzo 1541. Per le Indie si partiva da Lisbona e il viaggio del nuovo missionario durò più di un anno: arrivò a Goa nel maggio dell'anno successivo, spingendosi poi fino a Taiwan. La tradizione (e la bolla di canonizzazione del 1623) vuole che egli abbia portato la propria attività missionaria fino alle Filippine, ma di questo viaggio mancano tracce documentali.

Nel 1545 partì per la Malacca, in Malaysia, dove incontrò dei giapponesi che gli diedero l'idea di estendere l'evangelizzazione al Giappone (agosto 1549). Qui conobbe un fuggiasco giapponese, Anjiro, desideroso di farsi cristiano per liberarsi dal rimorso cagionatogli da un delitto commesso in patria. Il Santo affascinato dalle informazioni su quel lontano paese e sui suoi abitanti decise di portarsi in Giappone per evangelizzare quel popolo. Dopo aver provveduto per il governo del Collegio di San Paolo a Goa e l'invio di missionari nelle località visitate, parti per il Giappone in compagnia di Anjiro. Sbarcò a Kagoshima, nell'isola di Kiu-Sciu, il 15 agosto 1548.

Qui fu accolto gentilmente dal principe Shimazu Takahisa. Saverio si mise a studiare la lingua mentre Anjíro convertiva al cattolicesimo oltre un centinaio di parenti e amici. In seguito sorsero le prime difficoltà, perché il principe proibì nuovi battesimi. Il missionario decise di chiedere udienza all'imperatore e alle università della capitale, Miyako (Kyoto), ma a causa della guerra civile endemica le università non vollero aprirgli le porte e l'imperatore in fuga non volle riceverlo (1551), perché sprovvisto di doni e poveramente vestito. Si presentò allora in splendidi abiti e con preziosi doni al principe di Yamaguchí che gli concesse piena libertà di predicazione. In breve tempo egli riuscì a creare una fiorente cristianità. Alla sua partenza nell'inverno del 1551 la comunità cristiana contava oltre 1000 battezzati.

Peter Paul Rubens, Miracoli di san Francesco Saverio (1617 - 1618 ca.), olio su tela

In Giappone Saverio sentì molto parlare del grande paese vicino, la Cina e decise di portare il Vangelo anche in quelle contrade. Poiché la prigione o la morte erano la sorte che toccava a tutti gli stranieri che cercavano di entrare illegalmente in quel paese, Saverio decise di chiedere il permesso all'imperatore cinese attraverso le vie diplomatiche. A Malacca però l'ammiraglio portoghese in carica, irritato perché non era stato scelto lui come ambasciatore, mandò a monte il progettato viaggio e denunciò il Santo come falsificatore di bolle papali e imperiali. Senza lasciarsi abbattere dal grave colpo, l'illuminato apostolo il 17 aprile 1552 approdò all'isola di Sanciano con un servo cinese convertito, Antonio di Santa Fe. Li trovò antichi amici che gli offrirono ospitalità e un contrabbandiere che per 200 ducati si dichiarò disposto a sbarcarli segretamente sulle coste cinesi alle porte di Canton. A un amico il Santo scrisse: "Pregate molto per noi, perché corriamo grande pericolo di essere imprigionati. Tuttavia, già ci consoliamo anticipatamente al pensiero che è meglio essere prigionieri per puro amor di Dio, che essere liberi per avere voluto fuggire il tormento e la pena della croce".

Durante il viaggio si ammalò di polmonite e privo com'era di ogni cura morì in una capanna il 3 dicembre 1552. Le sue ultime parole furono: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! O Vergine, Madre di Dio, ricordati di me!". Il suo corpo fu seppellito da Antonio nella parte settentrionale dell'isola, in una cassa ripiena di calce. Due anni dopo fu trasportato, integro e intatto, prima a Malacca e poi a Goa, dove si venera nella chiesa del Buon Gesù.

Culto

Goa, Chiesa del Buon Gesù, Tomba di san Francesco Saverio

Fu sepolto nella chiesa dei Gesuit di Goa, ma il suo braccio destro fu inviato a Roma, dove si conserva, dal 1614, in un reliquiario della Chiesa del Gesù, chiesa madre dell'ordine. Beatificato da papa Paolo V il 21 ottobre 1619 e canonizzato insieme con Ignazio di Loyola da papa Gregorio XV, il 12 marzo 1622. La morte del pontefice impedì che la bolla papale fosse promulgata prima del 1623.

La Chiesa cattolica ne celebra la festa liturgica il 3 dicembre e lo considera patrono delle missioni.

Alla sua figura si richiama la congregazione laicale dei Fratelli di San Francesco Saverio (Fratelli Saveriani)

A Mondovì, in provincia di Cuneo, è stata eretta una chiesa dedicata a San Francesco Saverio a metà del '700. È opera dell'architetto Giovenale Boetto ed è affrescata dal fratello gesuita Andrea Pozzo (opera prima). Gli affreschi sono uno splendido esempio di arte barocca. In questa chiesa si trova anche l'unico esemplare di macchina d'altare rimasto al mondo (opera di Andrea Pozzo). Attualmente la chiesa è in restauro.

Bibliografia
  • Rosa Giorgi, Santi, col. "Dizionari dell'Arte", Mondadori Electa Editore, Milano, 2002, pp. 139-141
Voci correlate
Collegamenti esterni