Martire

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Christus in martyre est
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Il termine martire (dal greco μάρτυς, mártys - testimone) indica colui che ha testimoniato la propria fede in Cristo fino all'effusione del sangue. Si tratta in genere di cristiani vissuti in un contesto sociale ostile, che furono messi a morte in odio alla fede cristiana dalle autorità, dai tribunali, o uccisi da persone private. Il "martire" è il "santo" per eccellenza nella concezione della Chiesa antica e solo in seguito altre categorie di santi si sono aggiunte ai martiri. La lista dei martiri cattolici è riportata nel Martirologio.

Secondo il catechismo cattolico la figura del martire è antitetica a quella dell'apostata, cioè di colui che ha tradito la fede nel Vangelo.

I martiri sono onorati come santi o beati e venerati nella liturgia; alcuni di essi sono ricordati nella celebrazioni eucaristiche (Canone Romano); se ne commemora il dies natalis (giorno della morte).

Il martirio nel Nuovo Testamento

Santo Stefano

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Santo Stefano protomartire

Nel Nuovo Testamento la figura principale di martire è Stefano, detto appunto Protomartire perché fu il primo a morire per amore a Cristo e per la fede in lui[1]. È anche l'unico martire la cui passio sia stata narrata dettagliatamente in un libro canonico, gli Atti degli Apostoli[2].

Il martirio di Stefano fa iniziare una persecuzione più ampia della quale furono vittime i cristiani di lingua greca (ellenisti), che provocò una dispersione degli stessi[3] e che fu provvidenziale perché i cristiani dispersi iniziarono a predicare la parola di Dio fuori da Gerusalemme.

San Giacomo

Sempre secondo gli Atti, il potere romano insediatosi in Palestina, cercando il consenso dei sacerdoti ebrei, attuò una serie di politiche volte a condannare e perseguitare i discepoli di Gesù: gli Atti degli Apostoli riportano quindi il martirio di Giacomo di Zebedeo, uno degli apostoli, fratello di san Giovanni evangelista. È la prima testimonianza di una contrapposizione fra potere costituito e cristiani e questi ultimi risultano vittime.

Nelle Lettere apostoliche

Per l'apostolo Giovanni il martirio è una eventualità da considerare all'interno della propria fede. Nella sua prima lettera dice infatti:

« Dio ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. »

Nell'Apocalisse

Il libro dell'Apocalisse di San Giovanni ci presenta una situazione generalizzata di persecuzione nei confronti dei cristiani. Si parla infatti di persecuzioni da parte di pubblici ufficiali,[4], si dice che ci sono stati già dei martiri della fede[5] e che tutta la cristianità corre un tremendo pericolo[6].

In epoca romana

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Persecuzione dei cristiani nell'Impero romano

Dopo le prime persecuzioni, gli imperatori, al fine di contrastare la dilagante diffusione della fede cristiana, emanarono una serie di provvedimenti volti a perseguitare e punire le espressioni delle prime chiese. Così, i culti pagani venivano per la prima volta imposti e combattute le sette giudaizzanti dell'Impero: il Vangelo diveniva testimonianza di fede anche contro la tradizione romana. Le prime comunità identificarono la lotta ai soprusi pagani come espressione di fede e si raccolsero attorno al ricordo dei martiri con celebrazioni eucaristiche.

Nel caso in cui durante un processo i cristiani rinunciassero alla propria appartenenza alla Chiesa, venivano definiti lapsi, in contrapposizione ai martiri che, al contrario, non si riconvertivano al paganesimo nemmeno in punto di morte.

Dal concetto di martire, in epoca successiva alle persecuzioni, si è evoluto il concetto di santo. Ancora adesso l'elenco di tutti i santi canonizzati è detto martirologio[7].

La riflessione dei Padri della Chiesa

Sant'Ignazio di Antiochia arriva a implorare gli altri cristiani a non intercedere presso l'imperatore per salvargli la vita, ma a consentire che egli venisse messo a morte.

In molte passio il martire va spontaneamente al sacrificio anche avendo la possibilità di evitarlo.

Col termine delle persecuzioni, la ricerca del martirio come dimostrazione di fede tende a diminuire, sostituita dalla ricerca della santità. San Martino di Tours (IV secolo) è il primo non martire a essere considerato santo[8].

Nel calendario liturgico, il cristianesimo fa rivivere le storie dei martiri ai propri fedeli. Il martirologio cristiano è pieno di figure di santi martiri di tutte le epoche: sono considerati martiri San Giovanni de Brebeuf, i cosiddetti martiri canadesi, gesuiti uccisi dagli Irochesi nel XVII secolo, sant'Andrea Dung-Lac e i vietnamiti (XIX secolo), san Paolo Miki, santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) e San Massimiliano Kolbe (morti nei lager nazisti). Esiste quindi a fianco della storia del cristianesimo una professione di fede espressa dai fedeli mediante il sacrificio.

Tipologie di martirio

Nel cattolicesimo vengono individuati tre tipi di martirio:

  • il martirio bianco: consiste nell'abbandono di tutto ciò che un uomo ama a causa di Dio;
  • il martirio verde : consiste nel liberarsi per mezzo del digiuno e della fatica dai propri desideri malvagi, o nel soffrire angustie di penitenza e conversione;
  • il martirio rosso : consiste nel sopportare la Croce o la morte a causa di Gesù Cristo[9].

Il martirio rosso o di sangue è stato considerato in passato una forma battesimo, purificatore di ogni peccato: subendo il martirio la santità era assicurata, dal momento che il martire si identificava per questo con Cristo. Questa è la ragione per la quale il martirio nell'antichità era non solo accettato ma addirittura ricercato.

Scrive Eusebio di Cesarea descrivendo la condanna dei Martiri della Tebaide:

« Fu allora che noi osservammo una meravigliosa brama e un vero potere divino e zelo in coloro che avevano posto la loro fede nel Cristo di Dio. Appena emessa la sentenza contro il primo, alcuni da una parte e altri da un'altra si precipitarono in tribunale davanti al giudice per confessarsi cristiani, non facendo attenzione quando erano posti davanti ai terrori e alle varie forme di tortura, ma senza paura e parlando con franchezza della religione verso il Dio dell'universo e ricevendo la sentenza finale di morte con gioia, ilarità e contentezza, così che essi cantavano e innalzavano inni e ringraziamenti al Dio dell'universo, pur ormai all'ultimo respiro. »

Da questa certezza della santità dei martiri ha ben presto avuto origine il loro culto.

Epoche successive

Il martirio di Cristiani non si è concluso con l'età antica, ma è proseguito, in varie regioni del mondo a seconda delle epoche, fino ai giorni nostri.

Storiografia

Nella tradizione storiografia occidentale la questione dei martiri ha spesso acceso dibattiti mai risolti in posizioni univoche.

Dopo il Concilio di Trento alcune disposizioni pontificie promossero una revisione del martirologio romano, il libro con l'elenco di tutti i martiri e le passiones relative. In alcuni casi vi furono indagini sulle date, nonché l'epurazione di informazioni ritenute ambigue o spurie, fino alla rimozione delle evidenti tracce di culti pagani che il culto dei martiri conservava, per cui la storiografia moderna ha poi sostenuto la tesi della "cristianizzazione passiva" dei pagani, diretta a sovrapporre le posizioni cristiane a quelle pagane senza mutare tradizioni e festività[10][11].

Nell'arte

I martiri nella Chiesa cattolica sono sempre stati degli exempla fondamentali per i credenti. Seguendo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, gli artisti hanno realizzato delle opere che rappresentano la fede e il coraggio dei martiri, costituendo così un vasto repertorio di soggetti e ambientazioni a uso della comunità cristiana. Queste immagini, destinate agli altari o ai libri liturgici, servivano come elemento sussidiario alla predicazione, combinando la comprensibilità del racconto con la forza delle figurazioni. Infatti, il martirio è tanto più efficace quanto più evidente è la disparità delle forze tra il santo rispetto ai suoi aguzzini e il dolore fisico e pscologico patito, da cui deriva nelle opere l'abbondanza di sangue, ferite, mutilazioni, ecc.

Note
  1. In realtà anche san Giovanni Battista è spesso considerato martire, ma il fatto che la sua morte sia avvenuta prima della morte di Cristo, quindi prima del suo sacrificio e della sua risurrezione, dà vita a un dibattito teologico abbastanza ampio.
  2. At 6,1-8,2
  3. At 8,1.4
  4. Ap 2,10
  5. Ap 2,13;6,9
  6. Ap 3,10
  7. Il culto dei martiri nella tradizione romana.
  8. Nell'Ufficio composto per la sua festa si legge: Anima beata, se la spada non ti ha colpito non hai perso la gloria del martirio.
  9. Da un'Omelia irlandese del VII secolo.
  10. Correzioni al martirologio romano
  11. Henry Dodwell, De paucitate martyrum, in Dissertationes Cyprianiae, Londra 1684
Voci correlate
Bibliografia
  • Theofried Baumeister, La teologia del martirio nella Chiesa antica, 1995, ISBN 8805054437
  • Fabrizio Bisconti, Danilo Mazzoleni, Alle origini del culto dei martiri. Testimonianze nell'archeologia cristiana, 2004, ISBN 8879999230
  • Enrico de Pascale, Morte e Risurrezione, in Dizionari dell'Arte, Milano 2007, pp. 68 - 72
  • Rodolfo Casadei, Tribolati ma non schiacciati, Lindau 2012. Si tratta di un testo sui martiri della nostra epoca.
Collegamenti esterni