Cena in casa di Simone il fariseo (Paolo Veronese)
Paolo Veronese, Cena in casa di Simone il fariseo (part. Santa Maria Maddalena unge i piedi di Gesù), 1570 ca., olio su tela | |
Cena in casa di Simone il fariseo | |
Opera d'arte | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Regione ecclesiastica | Lombardia |
Provincia | Milano |
Comune | Milano |
Diocesi | Milano |
Ubicazione specifica | Pinacoteca di Brera, sala 9 |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Venezia |
Luogo di provenienza | Convento di San Sebastiano, refettorio |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Santa Maria Maddalena unge i piedi di Gesù Cristo, durante la cena in casa di Simone il fariseo |
Datazione | 1570 ca. |
Ambito culturale | |
Autore |
Paolo Veronese (Paolo Caliari) detto Paolo Veronese |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 275 cm; l. 710 cm |
|
Cena in casa di Simone il fariseo è un dipinto, eseguito nel 1570 circa, ad olio su tela, da Paolo Caliari, detto Paolo Veronese (1528 - 1588), proveniente dal refettorio del Convento di San Sebastiano a Venezia ed ora conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano.
Descrizione
Ambientazione
La scena, calata in un'ambientazione metaforica, all'epoca del pittore, si svolge all'interno di un banchetto mondano della Venezia del tempo, fedelmente rappresentato nella ricchezza dei costumi degli invitati, delle stoviglie e delle pietanze.
L'azione si svolge entro una monumentale scenografia architettonica che fa da cornice alla scena, di stampo classico, derivata dalle coeve architetture di Andrea Palladio, con il quale Paolo Veronese aveva collaborato alla decorazione di Villa Barbaro a Maser. La scena è, infatti, ambientata nella corte di una lussuosa villa di campagna, della quale s'intravede il giardino di là del portale che occupa il centro del dipinto. L'effetto d'imponenza è ottenuto anche grazie alla struttura compositiva rigidamente simmetrica delle architetture e dei tavoli disposti a "L".
Soggetto
Nel dipinto compaiono:
- a sinistra:
- Gesù Cristo, tranquillamente seduto, sulla quale convergono gli sguardi di vari commensali, risponde con pacatezza alle perplessità di Simone il fariseo;
- Maria Maddalena, prostrata ai piedi di Gesù, compie un atto di profonda umiltà; ella, con un olio profumato, conservato in un vasetto di alabastro gli unge i piedi, per poi asciugarli con i suoi stessi capelli, in atto di autentico pentimento;
- San Pietro apostolo seduto accanto a Gesù: il Vangelo non cita la presenza degli Apostoli, ma il pittore presume che alla cena siano stati invitati anche loro.
- Simone il fariseo, seduto di fronte a Gesù, deplora che Gesù si lasci accostare da una peccatrice, ponendosi domande interiori, intuite da Cristo.
- a destra:
- Giuda Iscariota che si alza velocemente dalla sedia, è scandalizzato per l'irruzione di Maria Maddalena. In realtà nell'episodio del Vangelo di Luca, non appare, mentre è presente nella cena iconografiamente simile a Betania (Gv 12,1-8 ): esplicita in tal senso è la borsa, la cui presenza allude sia alla sua attività di amministratore del piccolo patrimonio comune degli Apostoli, sia al sacchetto di trenta denari d'argento ricevuto per il tradimento. Qui affiora la sovrapposizione visiva fra le due scene.
Inoltre, nella scena sono presenti, resi con grande cura, numerosi personaggi di contorno e dettagli profani, che le conferiscono un notevole senso di movimento, quali la zuffa fra animali al centro del dipinto. Per questi particolari irriverenti il dipinto fu tra quelli citati nel processo dell'Inquisizione subito da Paolo Veronese nel 1573. Il pittore di difese dalle accuse affermando:
« | I pittori si prendono la licenza dei poeti e dei matti. » |
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- L'opera fu realizzata durante la fase matura dell'artista, quando era a capo di una delle più affermate botteghe pittoriche veneziane. Essa è parte della celebre serie delle monumentali "Cene", dipinte da Paolo Veronese per decorare i cenacoli dei conventi cittadini, tra le quali si ricordano:
- Nozze di Cana (1562 – 1563), olio su tela, realizzato per il Monastero benedettino di San Giorgio Maggiore a Venezia ed oggi conservato al Museo del Louvre di Parigi.
- Cena in casa di Levi (1573), olio su tela, esposta alle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
- Nelle "Cene" di Paolo Veronese emerge un grandioso spaccato di vita quotidiana della ricca Venezia che, pur sull'orlo del sisastro economico, continua a celebrarsi pomposamente in feste e banchetti, con una ritualità ed uno sfarzo che rimarranno insuperati fino al XVIII secolo.
- La scena è dipinta con una caratteristica visione da sotto in su, in considerazione dell'originaria collocazione dell'opera in posizione rialzata rispetto allo spettatore. Tale taglio compositivo conferisce imponenza e monumentalità a tutte le figure. La grande ricchezza cromatica che caratterizzava il dipinto, e che costituisce una delle maggiori peculiarità dell'arte di Paolo Veronese, è purtroppo offuscata dalle condizioni non ottimali del dipinto, sottoposto a puliture e ridipinture nel corso dei secoli.
Notizie storico-critiche
Il dipinto fu realizzato da Paolo Veronese, per il Convento di San Sebastiano a Venezia, che ospitava i frati della Congregazione di San Girolamo. L'opera fu eseguita nel 1570 circa, pochi anni dalla costruzione del convento avvenuta nella prima metà del XVI secolo.
Per la chiesa del monastero il pittore realizzò un importante ciclo d'opere, ancora in situ, e in essa fu sepolto alla sua morte a testimonianza della devozione che lo legava a questo luogo.
Nel 1817, il dipinto pervenne alla Pinacoteca di Brera, in seguito delle soppressioni dei conventi deliberate da Napoleone Bonaparte.
Bibliografia | |
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