Codice Piano Benedettino

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Papa Benedetto XV, sotto la cui autorità venne pubblicato il Codice Piano-Benedettino

Il Codice Piano-Benedettino (conosciuto anche come Codice Pio-benedettino) è il Codice di Diritto Canonico pubblicato nel 1917 da Papa Benedetto XV.

Storia

La situazione anteriore

Prima della promulgazione del Codice il diritto canonico era regolato dal Corpus Iuris Canonici, consistente nell'insieme dei provvedimenti canonici ufficiali della Chiesa.

In tale situazione vi era incertezza del diritto, a causa della molteplicità e dispersione delle fonti, dalle deroghe, abrogazioni e correzioni introdotte attraverso i secoli, nonché dall'inutilità di non poche disposizioni. Ciò fece nascere il desiderio di avere una sola legge organicamente strutturata[1].

Durante il Concilio Vaticano I (1869-1870) molti vescovi espressero la necessità di una riforma in tale ambito: alcuni chiesero una revisione, altri una nuova collezione o un nuovo codice sintetico, autentico e breve come quelli moderni. La sospensione del Concilio e i più urgenti problemi di carattere politico fecero si che la richiesta venisse accantonata.

Il progetto di Pio X

La questione fu ripresa da Papa Pio X, che pubblicò il Motu Proprio Arduum sane munus (19 marzo 1904): con esso il papa istituiva un'apposita commissione cardinalizia con l'incarico di stilare il nuovo Codice. La commissione fu affiancata da un collegio di consultori, e si avvalse della collaborazione dell'episcopato mondiale.

Il Codice doveva essere in lingua latina, ed essere costituito da canoni brevi e chiari; si sarebbe basato sul Corpus Iuris Canonicis, sul Concilio di Trento, sugli atti pontifici, sui decreti delle congregazioni romane e sugli atti dei tribunali ecclesiastici.

Nel 1912-14 fu inviato ai vescovi del mondo un primo progetto, per le dovute osservazioni.

Pio X morì senza vedere la conclusione dell'opera

La promulgazione

I lavori di preparazione del Codice si conclusero nel 1916.

Papa Benedetto XV (1914-1922) lo promulgò con la costituzione apostolica Providentissima Mater Ecclesia (27 maggio 1917), ed entrò in vigore il 19 maggio 1918.

I canoni sono a loro volta suddivisi in paragrafi o numeri. Vi sono premesse che enunciano sinteticamente l'argomento che si tratta.

Il Codice aveva carattere di universalità, ma solo riguardo alla Chiesa Latina. Non vincolava i fedeli di altro rito se non per disposizioni in materia di fede, morale e precetti di diritto divino.

Esso abrogava tutte le leggi particolari, a meno che non si affermasse il contrario; non abrogava però gli accordi con le nazioni né i privilegi acquisiti, a meno che essi non fossero espressamente revocati.

Con il Motu Proprio Benedetto XV diede vita anche al Pontificium Consilium Codicis Iuris Canonici Authentice Interpretando ("Pontificia Commissione per l'Interpretazione Autentica del Codice di Diritto Canonico"), con lo scopo di rispondere in maniera autorevole ai quesiti sul codice e di renderne chiara l'interpretazione autentica.

Il Codice rimase in vigore fino al 1983, anno della promulgazione del nuovo Codice di diritto canonico, a cui fece seguito poi il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

Struttura

Il Codice ha un totale di 2414 canoni organizzati in 5 libri:

I. Normae generales ("norme generali"): tratta delle leggi ecclesiastiche, della loro efficacia, della consuetudine, dei rescritti, dei privilegi, delle [[dispense;
II. De personis ("le persone"): tratta della disciplina riguardante chierici, religiosi e laici;
III. De rebus ("le cose"): riguarda i Sacramenti, i luoghi e tempi sacri, il culto divino, il magistero della Chiesa, i benefici e altri istituti non collegiali;
IV. De processibus ("i processi"): riguarda i giudizi, le cause di beatificazione e canonizzazione, i procedimenti speciali per i chierici;
V. De delictis et poenis ("i delitti e le pene"): tratta tutta la materia penale.
Note
  1. Il processo fu analogo a quello che portò in Francia alla genesi del Codice Napoleonico.
Fonti
Voci correlate
Collegamenti esterni