Ducato di Castro

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Ducato di Castro
Ducato di Castro - Stemma
Motto: Castrum civitas fidelis
Ducato di Castro - Localizzazione
Dati amministrativi
Lingue parlate Latino, italiano
Capitale Castro
Dipendente da Stato Pontificio
Dipendenze Contea di Ronciglione
Politica
Forma di governo Monarchia assoluta
(ducato)
Nascita 1537 con Pier Luigi Farnese
Causa Bolla Videlicet immeriti di papa Paolo III
Fine 1649 con Ranuccio II Farnese
Causa Unito dal papa Innocenzo X alla provincia pontificia del Patrimonio di San Pietro
Territorio e popolazione
Bacino geografico Odierno Lazio nordoccidentale
Massima estensione 650 km2 circa
nel secolo XVI
Popolazione 6000 abitanti circa
nel secolo XVI
Economia
Valuta 1537-1548: paolo (unicorn), scudo, grosso (castrone), baiocchetto, quattrino
Risorse Agricoltura, allevamento
Commerci con Stato Pontificio
Religione e società
Religione di Stato Cattolicesimo
Religioni minoritarie Ebraismo
Classi sociali Nobili, clero,
contadini, operai
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Confini del ducato
Evoluzione storica
Preceduto da Flag of the Papal States (pre 1808).svg Stato Pontificio
Succeduto da Flag of the Papal States (pre 1808).svg Stato Pontificio

Il ducato di Castro e Ronciglione fu un feudo dell'Italia centrale, sorto come vassallo dello Stato Pontificio (di fatto indipendente) e retto dai Farnese. Costituito nel 1537, rientrò nel patrimonio di san Pietro nel 1649. Comprendeva una piccola fascia territoriale dell'attuale Lazio a ridosso della Toscana. Si estendeva dal mar Tirreno al lago di Bolsena, in quella striscia di terra delimitata dal fiume Marta e dal Fiora, risalendo fino all'affluente Olpeta e al lago di Mezzano, di cui è un emissario. Dipendeva da esso la contea di Ronciglione, mentre il ducato di Latera, che gli sopravvisse per diciannove anni, godeva di maggiore autonomia.[1] Attualmente le rovine della città di Castro fanno parte del comune di Ischia di Castro.

Cenni storici

Il ducato di Castro e Ronciglione fu creato da papa Paolo III Farnese, con la bolla Videlicet immeriti del 31 ottobre 1537, in favore del figlio Pier Luigi e della sua primogenitura maschile. Essa conferiva il pieno possesso e il dominio degli antichi possedimenti compresi fra il mare e il lago di Bolsena (Castro, Montalto, Musignano, Ponte della Badia, Canino, Cellere, Pianiano, Arlena, Tessennano, Piansano, Valentano, Ischia, Gradoli, Grotte, Borghetto, Bisenzio, Capodimonte, Marta, le Isole Bisentina e Martana) e della Contea di Ronciglione (Ronciglione stesso, Caprarola, Nepi, Carbognano, Fabrica di Roma, Canepina, Vallerano, Vignanello, Corchiano, Castel Sant'Elia). L'anno dopo Pier Luigi Farnese, cedeva Frascati alla Camera apostolica in cambio della città di Castro, che divenne capitale del piccolo ducato.

Il suo territorio era composto in parte di paesi già appartenenti ai Farnese, e in parte da paesi aggregati dalla Camera apostolica. Paolo III vi aggiunse anche Ronciglione e altre terre contigue, col titolo di contea. Il ducato di Castro diventò così il feudo più importante dello Stato pontificio, sia per l'estensione, sia per le vistose rendite. Era molto fertile e chiamato il "granaio di Roma" ed era di notevole importanza politica e strategica. Le due principali arterie di collegamento della città eterna con il nord Italica, la Cassia, nell'attraversamento di Ronciglione, e l'Aurelia, nell'attraversamento di Montalto, erano soggette al controllo della famiglia Farnese.

Dopo la creazione del ducato di Parma e Piacenza nel 1545, divenuto duca di Parma, Pier Luigi, questi cedette Castro al figlio Ottavio, che dopo la tragica morte del padre nel 1547 trasmise il ducato al fratello Orazio. Morto Orazio senza prole, il ducato tornò ad Ottavio.

Guerre di Castro

Salito al trono pontificio nel 1623 Urbano VIII, della casa Barberini, i cardinali nipoti Francesco e Antonio fecero proporre la vendita del feudo al duca Odoardo, che si trovava in difficoltà finanziarie. Questi in prese in considerazione la proposta e si preparò a difenderne i diritti, erigendo nel feudo nuove fortificazioni e stringendo alleanze. La disputa territoriale sfociò nel 1641 nella prima guerra di Castro. Il ducato, assalito da Taddeo Barberini, fu facilmente occupato dalle truppe pontificie, ma poi recuperato da Odoardo Farnese con l'appoggio di Venezia, Firenze e Modena. Il trattato di Roma del 31 marzo 1643, grazie all'aiuto diplomatico francese, restituiva il ducato al Farnese.

Divenuto papa Innocenzo X, questi nel 1648, senza consultare il duca Ranuccio II, nominò vescovo di Castro monsignor Cristoforo Giarda. Ranuccio II gli vietò l'ingresso in città. Il pontefice ordinò al vescovo di prendere comunque possesso della sua diocesi. Il 18 marzo dell'anno seguente, diretto da Roma a Castro, vicino Monterosi il prelato perse la vita in un attentato. Innocenzo X attribuì immediatamente la responsabilità a Ranuccio II. Dopo l'istruzione di un processo da parte del governatore di Viterbo, Giulio Spinola, il papa ordinò di attaccare il feudo. Le truppe papali invasero il ducato e rasero al suolo la città (seconda guerra di Castro, 1649) e i Farnese dovettero cedere il feudo di cui inutilmente continuarono a reclamare la restituzione.

Bilancio del suo regno

Il Tempo mostra il ritratto di Ranuccio II alle figure allegoriche di Parma, Piacenza e Castro; Parma, Galleria Nazionale. Il giudizio dei contemporanei fu benevolo, perché il duca fece molte opere per migliorare la situazione dei suoi sudditi, come ad esempio inserire famiglie facoltose e di intelletto nell'albo dei suoi nobili, famiglie come i Nicelli o i Pilla di San Protaso e Gerrechiozzo.

Per combattere la disoccupazione operaia, vietò l'esportazione di sete non lavorate; nel 1648 trasformò l'ufficio comunitativo in Congregazione, per poter procedere all'ammasso ed alla distribuzione di grano e farina; creò l'ufficio del Visitatore generale, una sorta di giudice d'appello e fece in modo che i processi non andassero troppo per le lunghe, prevedendo, al contempo, pene severissime per ladri, vagabondi e falsari.

Tra le altre cose, riformò l'estimo rurale di Piacenza (1647); provvide alla riparazione dei danni provocati dall'esondazione del Po del 1654; istituì gli archivi pubblici a Parma e Piacenza (1678) dispose la misurazione del territorio del ducato ed incrementò la bonifica dei terreni (1691).

Concesse in oltre titoli nobiliari a famiglie importanti di Piacenza, come l'asseverazione del titolo marchionale dei Nicelli, il titolo comitale degli Scotti, e il titolo comitale dei Pilla di San Protaso e Gerrechiozzo.

In ambito culturale, si occupò del miglioramento dell'università e del Collegio dei Nobili, in cui fondò l'Accademia degli Scelti. Nell'abbazia benedettina formò l'Accademia degli Elevati. Il duca era anche appassionatissimo di musica e si circondò di celebri cantanti, ballerini e strumentisti: da ricordare il compositore Marco Uccellini, giunto, in qualità di maestro di cappella ducale, a Parma da Modena dopo il matrimonio di Ranuccio con Isabella d'Este. Nel 1688 inaugurò il nuovo Teatro Ducale. Durante tutto il suo regno acquistò dipinti e volumi preziosi e trasferì a Parma la maggior parte delle opere appartenenti alle collezioni di famiglia conservate nelle residenze romane.

Cronotassi dei duchi di Castro

Note
  1. Rossi, p. 89.
Bibliografia
  • Omero Masnovo, Enciclopedia Italiana Treccani, (1931), online