Esodo (evento)
L'Esodo (traslitterazione del greco Ἔξοδος, Éxodos = uscita; in ebraico יציאת מצרים = uscita dall'Egitto) è il principale evento descritto nel biblico Libro dell'Esodo.
Secondo tale racconto il popolo ebraico, che si trovava in schiavitù nel paese d'Egitto, uscì verso la Palestina attraverso la penisola del Sinai sotto la guida di Mosè, inviato da Dio. Questa liberazione è ricordata nel rito del Pesach (=passaggio), la Pasqua ebraica.
Tra gli studiosi moderni vi è sostanziale accordo sulla veridicità storica del nucleo fondamentale del racconto dell'Esodo, cioè l'emigrazione dall'Egitto di una popolazione semita verso la Palestina. Secondo l'interpretazione tradizionale e attualmente più diffusa, nota come "Teoria dell'Esodo tardo", l'evento è collocato verso la seconda metà del XIII secolo a.C (circa 1250-1200 a.C.), durante il regno del faraone Ramses II o del suo successore Merenptah.
La cosiddetta "Teoria dell'Esodo antico" propone una datazione più antica ed è riconducibile a due diversi eventi storici:
- ipotesi degli Hyksos: gli Ebrei, coincidenti con gli Hyksos, furono scacciati dall'Egitto da Ahmose (circa 1550-1525 a.C.).
- ipotesi vulcanica: gli Ebrei uscirono dall'Egitto al tempo degli sconvolgimenti causati dall'eruzione del vulcano Thera o Santorini (circa 1630 a.C.).
Il recente documentario The Exodus Decoded (2006) unisce l'ipotesi degli Hyksos a quella vulcanica, datando dell'eruzione del Thera-Santorini attorno al 1500 a.C., sotto il regno di Ahmose. L'ipotesi non ha trovato particolare credito tra gli studiosi.
Infine, secondo la cosiddetta "ipotesi migratoria" gli Ebrei migrarono pacificamente dal delta del Nilo alla Palestina.
Fonti storiche
La principale e pressoché unica fonte storica relativa all'evento dell'Esodo è il biblico Libro dell'Esodo.
Secondo la tradizionale ipotesi documentale il testo è stato definitivamente redatto, al pari degli altri libri della Torah o Pentateuco, all'epoca del ritorno in Giudea dei deportati dell'esilio di Babilonia nel V secolo a.C., sulla base di fonti più antiche: la fonte yahwista (J) risale a circa il 1000 a.C., mentre quella elohista (E) è più recente, datata verso la fine dell'VIII secolo a.C.. La cosiddetta fonte sacerdotale (P, dal tedesco Priestercodex, "codice sacerdotale) risale all'epoca della redazione definitiva, verso il V secolo a.C.. Le varie fonti, parzialmente armonizzate nell'attuale Libro dell'Esodo, mostrano alcune significative discordanze (v. più avanti).
Le informazioni contenute nel Libro dell'Esodo però non possono essere considerate come un fedele e preciso resoconto storico per due motivi:
- le varie fonti sono successive di secoli agli eventi dell'Esodo. In questo lasso di tempo la memoria degli eventi è stata tramandata principalmente dalla tradizione orale con facili distorsioni, ampliamenti, esagerazioni.
- al pari degli altri libri biblici, i racconti storici narrati hanno un chiaro e preciso intento teologico, e non propriamente storico, volto a evidenziare il potere salvifico di Dio sulla storia a favore del popolo eletto.
Dalle fonti storiche extra-bibliche non sono deducibili elementi che possano direttamente verificare o falsificare le informazioni contenute nel Libro dell'Esodo. Tuttavia alcune testimonianze risultano particolarmente preziose per delineare un quadro storico dell'evento dell'Esodo:
- il dato secondo il quale il faraone Ramses II (XIII secolo a.C.) fece costruire la città di Pi-Ramses e ampliare Pitom, nominate nel Libro dell'Esodo;
- la stele di Merenptah (fine XIII secolo a.C.), che testimonia la presenza nei dintorni della terra di Canaan di un popolo nomade di nome ysrỉr, comunemente interpretato da storici e biblisti come 'Israele';
- il papiro di Ipuwer, variamente datato tra il XIX e il XIII secolo a.C., che riferisce di cataclismi naturali e sociali simili alle piaghe narrate nel Libro dell'Esodo.
- scavi archeologici[1] hanno portato alla luce tracce di distruzione violenta di alcune città cananite databili approssimativamente tra il 1250 e il 1150 a.C., compatibili con i racconti delle conquiste di Giusuè narrate nell'omonimo libro biblico: Betel, Debir (Tell Beit Mirsim), Eglon (Tell el-Hesi), Hazor, Lachis, Meghiddo.
- scavi archeologici[2] hanno rilevato l'esistenza di circa 250 piccole comunità rurali non fortificate sorte nella regione montuosa della terra di Canaan attorno al 1200 a.C.
La narrazione biblica
La narrazione della Bibbia circa gli eventi relativi all'Esodo può essere così sintetizzata:
- Giuseppe, diventato viceré d'Egitto, invita suo padre Giacobbe-Israele e i suoi fratelli a stabilirsi nella terra di Gosen, all'interno del dominio egiziano (v. Gen 45,9-10 ).
- I discendenti di Giacobbe, i figli d'Israele, dimorano in Egitto e prosperano in pace per 400 anni (v. At 7,6 , dove la cifra non ha valore storico-cronologico ma indica un generico lungo periodo, come avviene altrove anche per il numero 40).
- Un faraone riduce in schiavitù gli Ebrei temendo per il loro numero, obbligandoli a costruire le città di Pitom e Ramses (v. Es 1,8-11 ). Continuando a crescere di numero, ordina l'uccisione dei maschi (v. Es 1,15-17 ).
- Nasce un bambino ebreo, Mosè, e viene abbandonato dalla madre sul fiume Nilo per salvargli la vita. Viene trovato e adottato dalla figlia del faraone e cresciuto alla corte. Una volta cresciuto uccide un egiziano che colpiva un ebreo e fugge dall'Egitto verso Madian. Qui Dio gli parla dal roveto ardente ordinandogli di liberare gli Ebrei (v. Es 2,1-4,28 ).
- Mosè, accompagnato dal fratello Aronne, si reca più volte dal faraone (diverso da quello dell'oppressione, v. Es 2,23 ), chiedendo la liberazione del popolo ebraico. Il faraone rifiuta più volte e Dio colpisce l'Egitto con le dieci piaghe (Es 2,5-11 ).
- Terminata l'ultima piaga, il faraone permette agli ebrei di lasciare l'Egitto. Mosè e i figli d'Israele partono e si accampano presso il Mare dei Giunchi (tradizionalmente tradotto con Mar Rosso). Il faraone però ci ripensa immediatamente e li insegue con tutto il suo esercito (v. Es 13,17-14,14 ).
- Dio tramite Mosè apre miracolosamente il mare, e il popolo ebraico lo attraversa passando sul fondo asciutto. Al termine del passaggio il mare si richiude uccidendo tutti i soldati egiziani (v. Es 14,15-31 ).
- Il popolo ebraico vaga nel deserto dove è sostenuto miracolosamente da Dio che fornisce occasionalmente acqua sgorgante dalla roccia, stormi di quaglie, e soprattutto la manna quotidiana.
- Dopo 40 anni (cifra simbolica) dall'uscita dall'Egitto attraversano il fiume Giordano, entrando in Palestina.
Datazione e identificazione dei faraoni
La datazione degli eventi relativi all'Esodo e la connessa identificazione dei faraoni coinvolti sono ipotetiche, in quanto il Libro dell'Esodo non fornisce riferimenti storici espliciti e precisi.
Il Libro dell'Esodo presenta due distinti faraoni, entrambi anonimi:
- il primo ("che non aveva conosciuto Giuseppe", Es 1,9 ) è responsabile della riduzione in schiavitù degli ebrei e dell'ordine dell'uccisione dei neonati maschi, la cui figlia trovò ed allevò Mosè. Viene solitamente indicato come "il faraone dell'oppressione";
- il secondo, distinto dal primo (v. Es 2,23 ) è quello con cui si scontra Mosè adulto, che con il suo rifiuto di lasciar partire gli Ebrei attira sull'Egitto le dieci piaghe. Viene solitamente indicato come "il faraone dell'Esodo".
Fin dall'antichità sono state proposte diverse identificazioni per i faraoni, e l'attenzione è stata rivolta principalmente al faraone dell'Esodo antagonista di Mosè:
Scrittore | Ebrei = Hyksos | Faraone dell'Esodo |
---|---|---|
Erodoto | sì | Ahmose (XVI sec. a.C.) |
Giuseppe Flavio[4] | sì | Ahmose (XVI sec. a.C.) |
Tacito | no | Wahkara (Bocchoris in greco) (VIII sec. a.C.) |
Diodoro Siculo | sì | Hatshepsut (XV sec. a.C.) |
Eusebio di Cesarea | no | Chencheres (Akhenaton?) (XIV sec. a.C.?) |
Complessivamente tra i Padri della Chiesa dei primi secoli dell'era cristiana, con l'eccezione di Eusebio di Cesarea, prevalse l'idea già presente in Erodoto e Giuseppe Flavio secondo la quale gli Ebrei erano identificati con gli Hyksos scacciati dall'Egitto dal faraone Ahmose (regno circa 1550–1525 a.C.). Attualmente questa ipotesi è sostenuta dai sostenitori delle teorie dell'Esodo antico.
La maggior parte degli studiosi ed esegeti moderni[5] sono invece orientati a identificare nel faraone dell'oppressione Ramses II (circa 1279-1212 a.C). Infatti le città menzionate nel Libro dell'Esodo (v. Es 1,11 ) costruite dagli Ebrei durante la schiavitù, Pitom e Ramses, sono verosimilmente da identificare con Pitom ("casa di Atum" in egiziano) e Pi-Ramses ("casa di Ramses" in egiziano). Entrambe le città, secondo le cronache egiziane, sono state edificate appunto dal faraone Ramses II utilizzando mano d'opera costretta ai lavori forzati.
Assumendo come valido il dato biblico (v. Es 2,23 ) secondo il quale il faraone dell'oppressione va distinto dal faraone dell'Esodo, suo successore, ne deriva che il faraone antagonista di Mosè era Merenptah (circa 1213-1203 a.C.), figlio di Ramses. Una testimonianza storica relativa a quest'ultimo faraone è la cosiddetta stele di Merenptah, che riferisce dell'esistenza presso la terra di Canaan di un popolo nomade di nome ysrỉr, da molti studiosi identificato con 'Israele'.
Una possibile datazione può essere ricavata da 1Re 6,1 , nel quale è riferito che la costruzione del tempio di Salomone, iniziata nel quarto anno del suo regno (cioè attorno al 968 a.C.), avvenne 480 anni dopo l'uscita degli Israeliti dall'Egitto. Questo collocherebbe l'Esodo attorno al 1448 a.C., sotto il regno del faraone Thutmose III, avallando la teoria dell'Esodo antico. Tuttavia la cifra di 480 non va intesa come un attendibile dato storico, ma come un calcolo erudito e tardivo che si basa sul numero dei sacerdoti in carica da Aronne a Zadok moltiplicato per 40 anni, la durata tradizionale di una generazione.[6]
Motivo del viaggio
Fuga dall'oppressione
Secondo il Libro dell'Esodo il motivo che spinse il popolo ebraico a uscire dall'Egitto fu la fuga dalla dura servitù imposta loro dal faraone.
Scacciata dagli Egizi
Per approfondire, vedi la voce Hyksos |
Secondo la cosiddetta "ipotesi degli Hyksos", l'uscita descritta dal Libro dell'Esodo non sarebbe una fuga dall'oppressione ma una scacciata da parte degli egiziani degli Ebrei, che sarebbero coincidenti con gli Hyksos.
Gli Hyksos erano un popolo semitico, come gli Ebrei, che aveva invaso l'Egitto attorno al 1700 a.C. instaurando la loro capitale ad Avaris, nel basso Egitto. Attorno al 1550-1525 a.C. Ahmose riuscì a conquistare la loro capitale e scacciò gli Hyksos dall'Egitto.
L'ipotesi degli Hyksos ha origini antiche: il primo che identificò gli Hyksos con gli Ebrei fu Erodoto, nel V secolo a.C., ripreso poi da Giuseppe Flavio e da molti Padri della Chiesa. John J. Bimson è il principale sostenitore contemporaneo di questa teoria, che non gode comunque di particolare diffusione tra biblisti e storici antichi: il racconto biblico descrive gli Ebrei come ridotti in schiavitù e non come classe dominante dell'Egitto. Una possibile coincidenza tra il racconto biblico e la teoria degli Hyksos vi può essere per il caso di Giuseppe, che secondo il racconto del Libro della Genesi divenne viceré d'Egitto e condusse a sé il suo clan, ma questo è un evento distinto e precedente dall'Esodo.
Pacifica migrazione
Secondo alcuni studiosi l'Esodo non è storicamente avvenuto nel senso tradizionalmente inteso, vale a dire come fuoriuscita dall'Egitto di una massa di persone identificabili come Ebrei. Secondo l'orientalista Mario Liverani[7], infatti, l'espressione "esodo" (shē't e altre forme di yāshā' "uscire") in realtà farebbe parte di quello che è stato chiamato "codice motorio", cioè una serie di metafore legate all'idea del movimento e usate per indicare il mutamento di appartenenza politica di una regione, di una città o di un gruppo etnico ad una formazione statale più grande rispetto ad un'altra o a nessuna. Spostamento dei confini politici, quindi, anziché di masse di persone (o di terre, come in alcuni testi).
Questo codice motorio era abitualmente usato nei testi del Tardo Bronzo e lo si trova, ad esempio, in un testo del re ittita Suppiluliuma I a proposito di una sua conquista nella Siria centrale[8]. Un altro esempio ci viene da una lettera di el-Amarna (antica capitale del faraone Akhenaton), proveniente da Biblo[9].
Nel caso dell'Esodo, l'espressione "uscire dall'Egitto", significava "fine della dominazione egiziana sulla Palestina", evento storico avvenuto nel momento di passaggio fra Tardo Bronzo (quando la Palestina era un dominio egiziano) e prima età del ferro (quando la Palestina raggiunse l'autonomia, dopo le invasioni dei Popoli del Mare e la crisi dei grandi imperi).
Lentamente, però, si perse il reale significato della metafora e le si attribuì quello tradizionale verso la fine del'VIII secolo a. C., quando si diffuse la pratica assira di deportare intere popolazioni da una regione dell'impero all'altra, e quando sotto la spinta delle invasioni gruppi di profughi uscirono realmente dal regno di Israele (nel nord) per rifugiarsi nel regno di Giuda (nel sud). Non è casuale che le prime attestazioni del nuovo significato siano collocate proprio nel regno di Israele, sottoposto alla pressione assira.
La nuova formula era poi stata collegata retroattivamente a vecchie storie di transumanza pastorale tra il Sinai e il Delta del Nilo, alle storie sul lavoro coatto di gruppi di Habiru al servizio di sovrani egizi della dinasta ramesside (vedi la summenzionata lettera di Ramesse II) e agli avvenimenti più recenti con i rifugiati che si muovevano fra la Giudea e l'Egitto. In questa forma, la formula dell'esodo entrò a far parte della storiografia proto-deuteronomistica nel VII secolo a. C..
Le ultime scoperte archeologiche tendono ad avvalorare la verità storica dell'Esodo. In particolare la scoperta dei siti delle città perdute ricordate nei primi versi (1-11) dell'Esodo come le città deposito di Pitom e Ramses, identificabili una con un porto su un canale per il Mar Rosso, e l'altra con la capitale dei faraoni ramessidi posta su un antico ramo del Nilo. In particolare la città di Ramses come sede del palazzo del faraone esistette solo per un breve periodo della storia egizia, tra il 1300 e il 1150 a.C., il che fa supporre la nascità di Mosè intorno al 1300 a.C.
Persone coinvolte
In Es 12,37 il testo biblico parla di 600 'mila' (ebraico 'elef) uomini maschi, senza contare donne e bambini. A questo numero va assommata "una grande massa di gente promiscua" (Es 12,38 ), che vanno identificati con persone non ebree (probabilmente egiziani e immigrati stranieri in Egitto).
La cifra biblica lascia supporre una popolazione di alcuni milioni di individui (tra i 3 e 6), decisamente inverosimile tenendo conto della popolazione complessiva dell'Egitto e del successivo soggiorno nel deserto.
Volendo mantenere il dato fornito dal testo biblico possono essere fornite interpretazioni diverse:
- può significare il censimento complessivo del popolo ebraico all'epoca della stesura scritta del racconto in epoca salomonica, verso il 1000 a.C.[10], non applicabile all'epoca dell'Esodo;
- il termine ebraico 'elef può essere tradotto con 'mila', significato che solitamente riveste, ma può anche indicare 'famiglia', 'clan', designando così 600 clan familiari, per un totale di alcune migliaia di persone.[11]
Alcuni studiosi moderni[12] ipotizzano cifre tra i 50-100 mila individui complessivi.
Le piaghe
Per approfondire, vedi la voce Piaghe d'Egitto |
Secondo il racconto del Libro dell'Esodo il faraone si rifiutò di lasciare partire il popolo ebraico. Dio allora mandò sull'intero Egitto alcune calamità, le cosiddette 'piaghe d'Egitto'.
- Tramutazione dell'acqua in sangue (Es 7,14-25 ). La tradizione yahwista, più antica, parla di tramutazione delle sole acque del Nilo (v. Es 7,17 ), mentre la tradizione sacerdotale, più recente, amplifica l'effetto della piaga a tutte le acque dell'Egitto, incluse quelle dei recipienti (v. Es 7,19 ).
- Invasione di rane (Es 7,26-8,11 )
- Invasione di zanzare (Es 7,26-8,11 )
- Invasione di mosconi (Es 8,12-15 )
- Malattia del bestiame (Es 8,16-28 )
- Ulcere su animali e uomini (Es 9,1-7 )
- Grandine (Es 9,13-35 )
- Invasione di cavallette (Es 10,1-20 )
- Tenebre (Es 10,21-29 )
- Morte dei primogeniti (Es 12,29-30 )
Le lamentazioni di Ipuwer
Per approfondire, vedi la voce Papiro di Ipuwer |
Diverse similitudini con le piaghe si possono trovare in un antico papiro, denominato Lamentazioni di Ipuwer, scritte da un sacerdote e narranti una serie di devastazioni che colpirono la terra del Nilo.
Il papiro fu esaminato per la prima volta da Sir Alan Gardiner nel 1909 che lo datò alla XII dinastia, cioè al primo perido intermedio (2200-2050 a.C.). La maggior parte degli studiosi concordò con Gardiner anche se alcuni lo datarono al secondo periodo intermedio (1790-1530 a.C.). Questa data si accorderebbe a quella dell'eruzione di Thera (1600 a.C.) secondo gli ultimi studi.
Il testo geroglifico dovrebbe descrivere i fatti del I periodo intermedio, segnato da frammentazione politica, periodi di carestia, anarchia e profanazioni dei templi. L'Esodo sembra riprendere gli stessi temi e adattarli al contesto storico e allo scopo del testo biblico.
Il passaggio del mare
Il racconto biblico
Il miracoloso passaggio del Mare dei Giunchi e l'uccisione degli egiziani inseguitori è descritto in Es 14,15-31 . Il brano allude sicuramente a un allegorico trionfo di Dio sul male e sul caos, che nel pensiero biblico sono raffigurati appunto dal mare[13]. Non è necessario tuttavia arrivare a demitizzare completamente l'accaduto, privando il racconto di fondamento storico.
Si notano significative differenze tra le varie fonti del racconto circa l'effettiva natura del 'miracolo':
- la tradizione yahwista (J), più antica, attribuisce l'accaduto a cause naturali. Il mare non viene improvvisamente 'diviso' e Mosè è ininfluente. Gli egiziani travolti, che si impantanano ma non rimangono uccisi, sono solo un limitato, per quanto numeroso, contingente.
- la tradizione sacerdotale (P), più recente, amplifica l'aspetto miracolistico dell'accaduto e sottolinea il ruolo chiave svolto da Mosè. Gli egiziani travolti e uccisi sono l'intero esercito del faraone.
versetti | fonte yahwista (antica) | aggiunte della fonte sacerdotale (recente) |
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Es 13,10-22 | Partirono da Succot e si accamparono a Etam, sul limite del deserto. Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte. | - |
Es 14,1-4 | - | Il Signore disse a Mosè: «Comanda agli Israeliti che tornino indietro e si accampino davanti a Pi-Achirot, tra Migdol e il mare, davanti a Baal-Zefon; di fronte ad esso vi accamperete presso il mare. Il faraone penserà degli Israeliti: Vanno errando per il paese; il deserto li ha bloccati! Io renderò ostinato il cuore del faraone ed egli li inseguirà; io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono il Signore!».
Essi fecero in tal modo. |
Es 14,5-7 | Quando fu riferito al re d'Egitto che il popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo. Dissero: «Che abbiamo fatto, lasciando partire Israele, così che più non ci serva!». Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi soldati. Prese poi seicento carri scelti e tutti i carri di Egitto con i combattenti sopra ciascuno di essi. | - |
Es 14,8-9 | - | Il Signore rese ostinato il cuore del faraone, re di Egitto, il quale inseguì gli Israeliti mentre gli Israeliti uscivano a mano alzata. Gli Egiziani li inseguirono e li raggiunsero, mentre essi stavano accampati presso il mare: tutti i cavalli e i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito si trovarono presso Pi-Achirot, davanti a Baal-Zefon. |
Es 14,10-14 | Quando il faraone fu vicino, gli Israeliti alzarono gli occhi: ecco, gli Egiziani muovevano il campo dietro di loro! Allora gli Israeliti ebbero grande paura e gridarono al Signore. Poi dissero a Mosè: «Forse perché non c'erano sepolcri in Egitto ci hai portati a morire nel deserto? Che hai fatto, portandoci fuori dall'Egitto? Non ti dicevamo in Egitto: Lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l'Egitto che morire nel deserto?». Mosè rispose: «Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli». | - |
Es 14,15-18 | - | Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all'asciutto. Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri». |
Es 14,19-20 | L'angelo di Dio, che precedeva l'accampamento d'Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. Venne così a trovarsi tra l'accampamento degli Egiziani e quello d'Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte. | - |
Es 14,21 | - | Allora Mosè stese la mano sul mare. |
Es 14,21 | E il Signore, durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d'oriente, rendendolo asciutto; | - |
Es 14,21-14,23 | - | le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono con tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri, entrando dietro di loro in mezzo al mare. |
Es 14,24-25 | Ma alla veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. 25 Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!». | - |
Es 14,26-14,27 | - | Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare |
Es 14,27 | e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. | - |
Es 14,28-29 | - | Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l'esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. |
Es 14,30-31 | In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l'Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè. | - |
La possibilità di un prosciugamento del "mare" a causa di un forte vento, come riportata dalla fonte yahwista, è stata recentemente confermata da una simulazione informatica che ha considerato gli aspetti geologici e atmosferici della regione.[14][15] In questa ricostruzione il "mare dei Giunchi" è ipotizzato essere il lago di Tanis, un'antica palude sita nella parte orientale del delta del Nilo, attualmente prosciugata.
Identificazione del mare
Per approfondire, vedi la voce Mare dei Giunchi |
Il testo ebraico in Es 13,18 afferma che il popolo ebraico uscendo dall'Egitto si diresse verso il Yam-Suf, letteralmente Mare dei Giunchi. L'identificazione di questo mare non è certa: il giunco è presente in tutte le acque sia interne che esterne all'Egitto. Sono state proposte pertanto diverse alternative[16]:
- Golfo di Aqaba o Golfo di Elat. Nel testo ebraico della Bibbia l'unico passo che esplicita la natura geografica del Yam Suf è 1Re 9,26 , dove viene riferito che Re Salomone costruì un porto presso Elat sulla riva del Mar dei Giunchi. Nonostante questa chiara identificazione, la lontananza del Golfo di Aqaba sia dall'Egitto che dalla Palestina rende questa possibilità inverosimile. Alcuni studiosi ammettono tuttavia una deviazione dal tragitto verso l'Arabia, nella quale viene proposta la localizzazione del biblico Monte Sinai.
- Mar Rosso. La tradizione ha identificato il Yam-Suf nel ramo occidentale del Mar Rosso, l'attuale Golfo di Suez. Già la versione greca della Bibbia detta Settanta, realizzata nel III secolo a.C., traduce erithràn thàlassan, Mar Rosso, seguita dalle Vulgata e dalle principali versioni moderne della Bibbia. Data la posizione meridionale e fuori mano del golfo di Suez rispetto all'itinerario Egitto-Palestina anche questa possibilità, sebbene suffragata dalla tradizione secolare, appare inverosimile.
- Laghi Amari, presenti nei pressi dell'attuale Suez.
- Lago Sirbonico o Lago di Menzaleh, una specie di golfo nel Mediterraneo a nord del Sinai. Questo itinerario settentrionale trova attualmente concordi numerosi e autorevoli biblisti.[17]
- Lago di Tanis, cf. sopra.
Le prime due ipotesi, che identificano il Mare dei Giunchi con bracci del Mar Rosso, difficilmente sono compatibili col racconto della fonte yahwista per la quale il mare fu prosciugato da "un forte vento d'oriente" (Es 14,21 ). Le ultime tre ipotesi invece, relative a specchi d'acqua paludosi, possono essere compatibili.
La causa della divisione delle acque
Sulla divisione delle acque del mare dei Giunchi sono state formulate varie ipotesi:
Eruzione vulcanica
Un'interessante teoria venne proposta dal ricercatore inglese Philips Graham nel suo "I misteri della civiltà perduta". Questi narra che qualche tempo prima che Akhenaton, il faraone eretico, salisse sul trono, suo padre Amenhotep III fece erigere, come voto, centinaia di statue della dea Sekhmet, divinità distruttrice. Ciò voleva dire che la Terra del Nilo era stata appena colpita da una terribile catastrofe. Lo stesso Graham spiegò:
"Esistono prove convincenti che una gigantesca eruzione vulcanica abbia colpito il Mediterraneo all’epoca di Amenothep, presumibilmente l’esplosione di Thera Santorini, che alcuni vogliono essere l’isola di Atlantide. Recenti test con il radiocarbonio hanno dimostrato che Thera esplose nel 1360 a.C. (e non cent’anni prima), e dunque all’epoca di Amenhotep. Gli effetti del cataclisma sull’Egitto spiegherebbero l’erezione improvvisa di così tante statue dedicate a Sekhmet; l’oscuramento dei cieli, forse durato giorni e giorni, e le piogge di ceneri vulcaniche terrorizzarono gli egizi, che lessero in tutto ciò una punizione divina. Questo era già accaduto una volta, quando, secondo le credenze egizie, la dea aveva cercato di annientare la razza umana"
Il ricercatore inglese pensò dunque di collegare questi eventi catastrofici con le dieci piaghe d'Egitto, poiché, come accade per eruzioni vulcaniche di tale portata, molto spesso succedono al cataclisma eventi stravolgenti, quali tenebre ininterrotte per giorni (riconducibile quindi alla nona piaga), causate dal fumo del vulcano, pioggia di lapilli infuocati (secondo il Midrash infatti non cadde grandine comune dal cielo ma fuoco), fiumi che prendono uno strano colorito rossastro (in questo caso il sangue nel Nilo altro non era che l’ossidazione del ferro a contatto con l’aria, processo che produce macchie di ruggine rossa) causando la morte dei pesci e la fuga di rane dalle acque.
Anche l'apertura del Mar Rosso, secondo Graham fu effetto del vulcano Thera. L'eruzione causò infatti diversi maremoti e tsunami, quindi ritiri delle acque marine e successive ondate violente. Durante uno di questi maremoti, probabilmente gli ebrei attraversarono le acque durante il deflusso, mentre gli egizi vennero travolti dalla gigantesca onda succeduta al ritiro. In seguito a questi terribili cataclismi, sempre secondo Graham, Akhenaton decise di adorare un dio unico, Aton, il disco solare.
Il ricercatore inoltre tentò di identificare una figura storica contemporanea agli avvenimenti, riconducibile a Mosè. Questi ricorda che, ai tempi di Amenhotep III vivevano nel palazzo reale, come principi, Akhenaton, definito spesso come "vero figlio del faraone", e Thutmosis, scacciato in seguito dall'Egitto per cause misteriose. Graham ipotizza infatti che Thutmosis, dopo l'esilio, probabilmente decise di abbandonare gli dei egiziani, cancellando dunque dal suo nome il suffisso "Thut" (cioè Thot, dio della scrittura) e lasciandosi così denominare semplicemente Mosis.
Bassa marea
Un'altra realistica ipotesi venne proposta da alcuni studiosi riguardo il miracoloso attraversamento del Mar Rosso.
Secondo questa teoria, il faraone non avrebbe concesso la libertà agli israeliti ma bensì la possibilità di offrire un sacrificio al loro Dio in una zona lontana dall'Egitto, portandosi dietro donne e bambini[18]. Dietro il popolo ebraico procedeva quindi l'esercito egiziano, armato e munito di carri da guerra. Questi ordinarono a Mosè di accendere un grosso braciere per guidare la sua gente anche durante la notte[19]. Il profeta biblico decise però di cambiare rotta, dirigendosi verso il mare, così da sbarazzarsi dei suoi guardiani e proseguire il cammino libero dalla morsa degli oppressori.
È del tutto verosimile infatti che, in occasione delle massime escursioni di marea, nel mar Rosso affiorasse infatti una linea di secche ancorate ad una serie di scogli affioranti (che ancora oggi, grazie a una cartina nautica possiamo vedere), che consentiva il passaggio da una sponda all'altra della baia anche con mezzi pesanti, essendo la sabbia di questo mare molto compatta. Il fenomeno si ripeteva soltanto in occasione delle maree sigiziali, quando luna e sole sono in congiunzione allo zenit, cioè nel novilunio più prossimo a solstizio d'estate; sempre di notte. Questo Mosè lo sapeva e infatti proprio durante la notte, come afferma anche la Bibbia[20], Dio divise in due le acque del mare, mostrando così una linea asciutta.
Quando arrivò l'alba gli egiziani si accorsero della fuga e decisero di inseguire gli israeliti. In meno di mezz'ora riuscirono probabilmente a percorrere, grazie alla velocità dei propri carri, già metà strada. Ma, secondo i calcoli di Mosè, quando spuntò il sole il mare tornò a risollevarsi per influsso dell'alta marea e i soldati del faraone, sia perché erano troppo lontani dalla riva, sia perché erano appesantiti dalle armature, non riuscirono a salvarsi.
Tutto ciò grazie alle osservazioni di Mosè che, secondo gli studiosi, notò il fenomeno durante la sua prima fuga dall'Egitto e, tornando spesso in quel luogo, riuscì a carpire i meccanisimi naturali che permettevano questo avvenimento prodigioso e a utilizzarlo quindi a proprio vantaggio
Possibile percorso
Il testo biblico riporta dettagliatamente le tappe del viaggio dall'Egitto alla Palestina. Molte però delle stazioni intermedie, sebbene ci siano noti i nomi, non sono identificabili con certezza in base alla toponomastica successiva ed attuale.
Gli unici punti identificati con relativa certezza sono la partenza dalle città di Pitom e Pi-Ramses, all'epoca capitale del regno, e l'arrivo a Kades-Barnea, in prossimità della Palestina.
Il Monte Sinai
Per approfondire, vedi la voce Monte Sinai biblico |
Tra le tappe del viaggio del popolo ebraico narrato nel Libro dell'Esodo fondamentale è il Monte Sinai, dove secondo il racconto biblico Mosè ricevette da Dio le tavole della legge del decalogo (Es 19,10 seguenti). Anche per il monte Sinai, come per molte delle località descritte nell'Esodo, si è persa la memoria toponomastica delle località descritte. Sono state proposte diverse identificazioni:
- Gebel Musa (letteralmente montagna di Mosè in arabo), nel sud della penisola del Sinai. Questa identificazione risale ai primi secoli dell'era cristiana.
- Monte Seir, nella regione storica di Edom, presso il confine tra l'attuale Stato d'Israele e Giordania.
- Har Karkom (ebraico) o Gebel Ideid (arabo), nel Negev.
- un monte vulcanico in Arabia: Gebel Baggir, oppure Gebel al-Nour, oppure Hala-'l Badr, oppure Al-Manifa, oppure Gebel al-Lawz.
L'Esodo nell'arte
Nelle versioni letterarie e cinematografiche relative all'Esodo i faraoni dell'oppressione e dell'Esodo sono stati solitamente identificati rispettivamente come Seti I e suo figlio Ramses II. Così accade per il colossal I dieci comandamenti del 1956 e per il film d'animazione Il principe d'Egitto (1998).
Questa identificazione, storicamente del tutto ipotetica se non errata (fu Ramses a far costruire le città di Pitom e Ramses), ha un proprio fascino in quanto permette di inscenare il conflitto tra Mosè e Ramses II, considerato spesso come il più grande e potente faraone dell'antico Egitto.
Letteratura
- Sigmund Freud, L'uomo Mosè e la religione monoteistica (Der Mann Moses und die monotheistische Religion) 1937-39, 3 saggi. Nella celebre opera il padre della psicanalisi sostiene che Mosè, egizio di nascita, durante il regno di Akhenaton (XIV secolo a.C.) aveva aderito alla fede monoteista. Quando questa fu abolita con la morte del sovrano e venne ripristinato il tradizionale politeismo egizio, Mosè 'convertì' gli Ebrei stanziati nel territorio egizio e li spinse verso la Palestina, la terra promessa del Dio Aton-Adonai.
- Thomas Mann, La Legge (titolo originale tedesco Das Gesetz), 1944. Mosè è il figlio bastardo della figlia del faraone e di un servo ebreo. Si sente chiamato da Dio a liberare il suo popolo, scontrandosi col faraone Ramessu. Le prime nove piaghe sono eventi naturali mentre l'ultima, l'uccisione dei primogeniti egizi, è attuata dagli Ebrei. Fuggono in 12-13.000 attraverso i Laghi Amari, parzialmente prosciugati da un forte vento.
- Christian Jacq, Ramses (1995-1997), 5 romanzi. Intercalata alla vita del faraone Ramses è narrata la storia dell'Esodo. Mosè, amico ebreo di Ramses, integrato nella società egizia, accetta il monoteismo di Akhenaton, ormai sradicato dall'Egitto. Diventato un visionario fanatico sobilla gli Ebrei, lavoratori ma non schiavizzati, contro il faraone e gli Egiziani. Attua e ordina alcuni trucchi e inganni per generare le piaghe, spingendo infine gli Ebrei ad abbandonare controvoglia l'Egitto.
Cinema
- I dieci comandamenti (The Ten Commandments, 1923), regia di Cecil B. De Mille
- I dieci comandamenti (1945), regia di Giorgio Walter Chili
- I dieci comandamenti (The Ten Commandments, 1956), regia di Cecil B. De Mille (remake dello stesso regista del film del 1923)
- Mosè (1976), regia di Gianfranco De Bosis
- Mosè e i dieci comandamenti (1978), regia di Charles Davis
- Mosè (1995), regia di Roger Young
- Il principe d'Egitto (1998), film d'animazione
Teatro
- I dieci comandamenti (2003), spettacolo musicale
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Note | |
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