Gesù Cristo alla colonna (Donato Bramante)
Donato Bramante, Gesù Cristo alla colonna (1490 ca.), tempera su tavola | |
Gesù Cristo alla colonna | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Lombardia |
Regione ecclesiastica | Lombardia |
Comune | |
Diocesi | Milano |
Ubicazione specifica | Pinacoteca di Brera, sala 24 |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Milano |
Luogo di provenienza | Abbazia di Chiaravalle |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Gesù Cristo alla colonna |
Datazione | 1490 ca. |
Autore |
Donato Bramante |
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | h. 93,7 cm; l. 62,5 cm |
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Gesù Cristo alla colonna è un dipinto, eseguito nel 1490 ca., a tempera su tavola da Donato Bramante (1444 - 1514), proveniente dall'Abbazia di Chiaravalle di Milano ed attualmente conservato presso la Pinacoteca di Brera nella medesima città.
Descrizione
Soggetto
Nella scena, ambientata in un interno classicheggiante caratterizzato da un pilastro (non una colonna) decorato con motivi vegetali dorati, compare:
- Gesù Cristo è mostrato a mezzo busto e legato ad un pilastro con delle funi, in attesa della flagellazione con una corda che penzola dal collo. Il corpo del Redentore è presentato perfetto e classico nelle proporzioni, e trattato in modo puntuale alla maniera fiamminga nei vari elementi: dal colorito, alle vene rilevate ed alle carni del braccio sinistro strette dalla corda. I capelli biondi inanellati e luminosi, che ricevono i riflessi del sole, il viso è tagliato in due da luce e ombra che colpiscono violentemente e mettono in evidenza l'espressione sofferente. Lo sguardo è particolarmente vivo, rivolto a qualcosa o qualcuno che si trova alla sua sinistra, con una direzione precisa. La bocca è socchiusa come se stesse per parlare rivolto allo spettatore, che fa parte della folla che assiste immobile e passiva alla flagellazione, o, addirittura, come se fosse che lo stesso aguzzino che sta per torturarlo.
Inoltre, si nota oltre il vano della finestra sulla sinistra:
- un parapetto, dove è appoggiato una pisside dorata, un richiamo all'Eucarestia, che palesa il senso del sacrificio di Cristo;
- un paesaggio, descritto minutamente, con mare, colline, montagne, barche e personaggi in lontananza che svolgono diverse attività.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Il corpo di Cristo, monumentale e dilatato nello spazio, occupa quasi tutto il campo pittorico e balza prepotentemente in avanti provocando nell'osservatore, come in un contatto quasi diretto, un sentimento di commossa ed intensa partecipazione e accentuando la già struggente scena creando, nel complesso, un'atmosfera di forte tensione psicologica. In effetti, nonostante il pittore abbia eliminato dalla composizione le figure degli aguzzini con le fruste, l'opera risulta di grande spessore emotivo. Sul largo, atletico torso di Gesù, certamente memore di un busto antico, è innestata una testa dall'espressione dolce e patetica, che stimola il fedele alla pietà.
- Il dipinto è indicativo delle ricerche di Bramante sulla prospettiva e sulla costruzione volumetrica del corpo umano. Inoltre, alcuni dettagli rimandano all'influenza di Leonardo, quali la costruzione del paesaggio, lo studio delle potenzialità espressive del volto, oppure alcuni particolari di estremo realismo come le carni strette dalle corde, le lacrime trasparenti o le lumeggiature sui capelli.
- Per comprende la concezione di spazio e di prospettiva che ha Bramante, e che caratterizza anche i suoi dipinti, è fondamentale prendere in considerazione il progetto architettonico della Chiesa di Santa Maria presso San Satiro, dove costruisce un finto coro, creando, grazie ad artifici prospettici e architettonici, l'illusione della profondità di questo, che nello spazio reale è profondo solo un metro. Questo fa capire come Bramante usava la prospettiva, non per riprodurre uno spazio reale, ma al fine di creare uno spazio illusorio, in cui le misure reali risultano distorte, realizzando in questo modo una scenografia. La grande conoscenza e padronanza dei principi e delle leggi prospettiche, acquisita probabilmente nella corte urbinate, viene usata da Bramante anche per collocare le figure nei suoi dipinti, quali il Gesù Cristo alla colonna. L'ambiente in cui inserisce il Cristo, in questo caso, occupa poco spazio nella composizione, ma si riesce comunque bene ad intendere, dagli elementi che Bramante mostra, che è un luogo ampio, con un colonnato che si apre sull'esterno attraverso una finestra, la quale lascia intravedere, dietro il davanzale, un fiume o un lago, oltre il quale si distende il paesaggio, che sbiadisce, allontanandosi, sempre di più.
Notizie storico-critiche
L'opera, che è considerata il miglior saggio di Donato Bramante in pittura, venne commissionata dal cardinale Ascanio Maria Sforza Visconti (1455 - 1505), fratello di Ludovico il Moro, per l'Abbazia di Chiaravalle di Milano. L'architetto in quegli anni assume una posizione privilegiata nella corte di Ludovico il Moro, il quale lo coinvolge nella costruzione di importanti cantieri, come per esempio la progettazione della Chiesa di Santa Maria presso San Satiro (1482 - 1486).
Nel cenobio, il dipinto era ubicato sull'altare della seconda cappella del transetto destro della chiesa abbaziale.
Il dipinto venne collocato nella Pinacoteca dal 1915, su deposito della stessa Abbazia.
Bibliografia | |
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