Gesù Cristo guarisce la figlia della Cananea (Ludovico Carracci)
| Gesù Cristo guarisce la figlia della Cananea | |
| Ludovico Carracci, Gesù Cristo guarisce la figlia della Cananea (1595 - 1596), olio su tela | |
| Gesù Cristo guarisce la figlia della Cananea | |
| Opera d'arte | |
| Stato |
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| Regione |
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| Regione ecclesiastica | Lombardia |
| Provincia | Milano |
| Comune |
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| Diocesi | Milano |
| Ubicazione specifica | Pinacoteca di Brera, sala 28 |
| Uso liturgico | nessuno |
| Comune di provenienza | Bologna |
| Luogo di provenienza | Palazzo Sampieri |
| Oggetto | dipinto |
| Soggetto | Gesù Cristo guarisce la figlia della Cananea |
| Datazione | 1595 - 1596 |
| Ambito culturale | |
| scuola emiliana | |
| Autore | Ludovico Carracci |
| Materia e tecnica | olio su tela |
| Misure | h. 170 cm; l. 225 cm |
| ||||||
Gesù Cristo guarisce la figlia della Cananea è un dipinto, eseguito tra il 1595 ed il 1596, ad olio su tela da Ludovico Carracci (1555 - 1619), proveniente da Palazzo Sampieri a Bologna ed ora conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano.
Descrizione
La scena si svolge in un paesaggio naturale, dove compaiono:
- la Cananea raffigurata come una giovane donna, che inginocchiata implora Gesù per attirrare l'attenzione ed ottenere da lui la guarigione della figlia indemoniata;
- Gesù Cristo, in piedi, il quale si gira bruscamente verso la donna per elogiare la sua fede e compiere il miracolo;
- Apostoli, accanto a Gesù, osservano la scena stupiti.
Da notare:
- Il dipinto, così come il brano evangelico, si sofferma sul dialogo tra Gesù e la donna, non sul miracolo della guarigione della fanciulla indemoniata.
Notizie storico-critiche
Il dipinto di Ludovico Carracci è entrato nella Pinacoteca di Brera nel 1811, con altre due opere, con il quale costituiva una sorta di trittico, che raffigura episodi evangelici in cui Cristo incontra personaggi femminili:
- Gesù Cristo e l'adultera (fine del XVI secolo), olio su tela, del cugino Agostino Carracci;
- Gesù Cristo e la Samaritana al pozzo (1593 - 1594), olio su tela, del cugino Annibale Carracci.[1]
I tre dipinti erano, infatti, collocati in successione nella galleria di Palazzo Sampieri a Bologna, sormontando l'accesso ad altrettanti ambienti, anch'essi decorati dai tre artisti. Insieme arrivarono alla Pinacoteca di Brera, le opere della stessa provenienza di Guercino, Guido Reni e Francesco Albani: nello stesso anno i marchesi Sampieri saldarono, infatti, i lori debiti con l'erario, cedendo una parte della loro celebre collezione, che era stata formata dalla fine del XVI secolo, quando la famiglia fu elevata dal pontefice alla dignità senatoria e il giovane abate Astorre Sampieri, avviato ad un'importante carriera ecclesiastica, si fece protettore di vari artisti: fu lui, con ogni probabilità, intorno al 1593 a commissionare i tre dipinti. Proprio perché concepiti insieme e perché sono l'ultimo frutto del lavoro congiunto dei tre Carracci, prima della partenza per Roma di Annibale (1595) e di Agostino (1598), per entrare al servizio del cardinale Odoardo Farnese (1573 – 1626). [2]
| Note | |
| Bibliografia | |
| Voci correlate | |
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