Adorazione dei pastori (Correggio)
Correggio, Adorazione dei pastori (1529 - 1530), olio su tavola | |
La Notte | |
Opera d'arte | |
Stato | Germania |
Regione | Sassonia |
Regione ecclesiastica | [[|]] |
Provincia | Dresda |
Comune | Dresda |
Diocesi | Dresda-Meissen |
Ubicazione specifica | Gemäldegalerie |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Reggio Emilia |
Luogo di provenienza | Basilica di San Prospero, Cappella della Natività |
Oggetto | pala d'altare |
Soggetto | Adorazione dei pastori |
Datazione | 1529 - 1530 |
Ambito culturale | |
Autore |
Antonio Allegri (Correggio) detto Correggio |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 256,5 cm; l. 188 cm |
|
L'Adorazione dei pastori, detta anche La Notte, è una pala d'altare, eseguita tra il 1529 ed il 1530, ad olio su tavola, da Antonio Allegri, detto Correggio (1489 - 1534), proveniente dalla Cappella della Natività nella Basilica di San Prospero a Reggio Emilia ed ora conservata presso la Gemäldegalerie di Dresda (Germania).
Descrizione
Soggetto
L’Adorazione dei pastori è ambientata, secondo la tradizione, in un ricovero d'animali, ricavato in quest'opera tra le rovine di un tempio romano, simbolo della fine dell'era romana, a cui succedeva la nuova era segnata dalla nascita di Gesù Cristo, dalla sua morte e resurrezione e dalla fondazione della nuova chiesa.
Nella scena compaiono:
- al centro:
- Gesù Bambino è adagiato nudo in una mangiatoia, dal suo corpo s'irradia una luce splendente, di purezza e potenza inaudite, che illumina ogni cosa. Questa immagine rievoca la locuzione presente nel Credo: "Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, dalla stessa sostanza del Padre". Il Bambino che nasce a Betlemme è Egli stesso divinità, lumen de lumine, gloria del Padre. La luce è venuta nel mondo, come proclama il Vangelo di Giovanni (Gv 3,19 ), ed è questa l'idea fondamentale che il pittore pone al centro della realizzazione fisica-semantica di un dipinto assolutamente unico il quale esprime al più alto grado tale Verità.
- Maria Vergine custodisce in modo affettuoso e toccante tra le sue braccia, il Bambino e lo contempla in atteggiamento di tenera adorazione. Maria è la sola che può guardare senza temere l'alone di luce che si diffonde dal neonato, anzi n'è lei stessa partecipe nella sua santità, e l'intimo gaudio fiorisce nel più dolce e indimenticabile sorriso di madre che mai si potrà vedere nell'arte.
- a destra:
- san Giuseppe, dal nobile volto, il quale sta cercando di contrastare l'asino, che è deciso ad affacciarsi sulla scena;
- bue e due fanciulli s'intravedono nell'oscurità della notte.
- a sinistra, astanti, vivificati dalla luce che si espande dal Bambino:
- donna con il cesto dei due anatroccoli, che si scherma gli occhi;
- pastore giovane, felice, che invita ad inginocchiarsi con sé l'amico più anziano, appena giunto con il suo bastone ed il cane.
- in alto, angeli in adorazione di Gesù Bambino.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- L'opera presenta un'interessante articolazione luministica, dove la luce non proviene da una sola fonte: la leggera, morbida e soffusa luce del tramonto, e quella ideologica, potente e calda, sprigionata dal Bambino che illumina in pieno la Madonna e gli altri personaggi in primo piano, secondo il grado della loro importanza divina.
- Il Bambino, adagiato nudo nella mangiatoia, è la fonte di luce della scena, elemento fondato sulle Rivelazioni Celesti di santa Brigida di Svezia[1] (1303 - 1373), la quale affermava che lo splendore di Gesù alla nascita oscurava ogni altro luce presente, particolare questo che si ritrova frequentemente nell'iconografia fiamminga offrendo agli artisti l'occasione per nuove soluzioni luministiche.
- L’Adorazione dei pastori simboleggia la promessa del Regno di Dio rivolta per primi ai poveri e agli emarginati della società. Lo spontaneo omaggio del popolo è vissuto in un rapporto dialettico quasi paritario con la Sacra Famiglia, con la quale pastori e contadini condividono la povertà dell'ambiente ed una precaria situazione sociale, ma ciò non fa vacillare la fede nel riconoscimento del Signore, ma n'esalta, come naturale, la scelta di manifestarsi proprio per primo fra gli umili e gli ultimi del mondo. Nell'arte occidentale i due momenti principali della Natività, l'Adorazione dei pastori e quella dei Magi, solo eccezionalmente sono riuniti in un'unica raffigurazione, anzi nel corso dei secoli le due rappresentazioni vengono sempre più distinte, attribuendo a ciascuna un significato specifico.
Notizie storico-critiche
Il dipinto fu commissionato nel 1522 da Alberto Pratonieri per la cappella di famiglia, intitolata alla Natività di Gesù, nella chiesa di San Prospero di Reggio Emilia; fu completato entro il 1530, anno d'inaugurazione della cappella.
Nello stesso periodo della Madonna di San Girolamo, oggi presso la Galleria Nazionale di Parma: a rivelarne la parentela stilistica e compositiva tra queste due opere, il dipinto di Parma è detto Il giorno, per la sua luminosità, mentre questo di Dresda è chiamato La notte, per sue le tinte crepuscolari.
La pala d'altare, tra le più celebri ed imitate del Correggio, rimase per oltre un secolo nella sua ubicazione originale, dove ebbe modo di vederla Giorgio Vasari, [2] che così la descrive:
« | È in Reggio medesimamente una tavola, drentovi una Natività di Cristo, ove partendosi da quello uno splendore, fa lume a' pastori e intorno alle figure che lo contemplano; e fra molte considerazioni avute in questo suggetto, vi è una femina che volendo fisamente guardare verso Cristo, e per non potere gli occhi mortali sofferire la luce della Sua divinità, che con i raggi par che percuota quella figura, si mette la mano dinanzi agl'occhi, tanto bene espressa che è una maraviglia. Èvvi un coro di Angeli sopra la capanna che cantano, che son tanto ben fatti che par che siano più tosto piovuti dal cielo che fatti dalla mano d'un pittore» » |
Nel 1640, l'opera venne acquisita dal duca Francesco I d'Este (1610 – 1658) ed inserita nelle raccolte ducali, conservate a Modena.
La fama di questo dipinto fu veramente enorme, tanto che molti pittori italiani e stranieri, come El Greco e Rubens, si recavano ad ammirarla e, sebbene non ne circolassero incisioni fino alla seconda metà del XVII secolo, la sua reputazione eccezionale contribuì a creare la celebrità del Correggio come pittore d'immagini notturne.
Nel corso dei secoli, nonostante furono numerosi tentativi di acquistarla, avanzati da importanti collezionisti, il dipinto rimase in Italia fino al 1746, quando il duca Francesco III d'Este (1698 – 1780) lo cedette ad Federico Augusto II (1696 – 1763), elettore di Sassonia: da allora è custodito presso la Gemäldegalerie di Dresda.
Note | |
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Bibliografia | |
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