Madonna del Magnificat (Sandro Botticelli)
Sandro Botticelli, Madonna con Gesù Bambino e angeli (1483 ca.), tempera su tavola | |
Madonna del Magnificat | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Galleria degli Uffizi |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Madonna con Gesù Bambino e angeli |
Datazione | 1483 ca. |
Autore |
Sandro Botticelli (Alessandro Filipepi) |
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | d. 118 cm |
Iscrizioni | Magnificat anima / mea dominum |
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La Madonna del Magnificat è un dipinto tondo che raffigura la Madonna con Gesù Bambino e angeli, eseguito nel 1483 circa, a tempera su tavola, da Alessandro Filipepi detto Sandro Botticelli (1445–1510), conservato presso la Galleria degli Uffizi a Firenze.
Descrizione
Soggetto
Nel dipinto compaiono:
- Maria Vergine, seduta sulla sinistra e disposta di tre quarti, sta stringendo con la mano destra la penna per continuare la scrittura del cantico del Magnificat, con l'approvazione complice del Figlio, mentre con l'altra, insieme al Bambino, tiene una melagrana aperta, quale prefigurazione della Passione di Cristo. Essa è riccamente abbigliata, con la testa coperta da veli trasparenti e stoffe preziose, ed i suoi capelli biondi s'intrecciano con la sciarpa annodata sul petto.
- Gesù Bambino, seduto sulle ginocchia della Madonna, impone la sua mano destra guidando il braccio di Maria, testimoniando così il perfetto accordo tra Dio e la sua prescelta ed indicando il proprio consenso al testo che la Madre sta scrivendo.
- Cinque angeli, tutti riccamente abbigliati, due incoronano Maria, come Regina dei Cieli, altri due tengono il libro ed il calamaio, dove ella intinge la penna, mentre un terzo li abbraccia.
Lo sfondo è composto da una finestra ad arco in pietra serena, oltre la quale si scorge un sereno paesaggio fluviale.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- La composizione dei personaggi si adatta perfettamente alla forma circolare, a partire dalle morbide curve della schiena della Madonna, che si piega come a proteggere e inglobare nel su ventre il Bambino. Inoltre, le linee compositive fanno convergere l'occhio verso l'elegante incontro delle mani della Madre e del Figlio sul libro, che il punto centrale e spirituale dell'opera. Il punto più debole della composizione è nell'angelo di sinistra, che appare un po' troppo compresso nel ristretto spazio, richiedendo un braccio eccessivamente lungo.
- La cornice di pietra dipinta schiaccia le figure in primo piano, che assecondano il movimento circolare della tavola in modo da far emergere le figure dalla superficie del dipinto, come se l'immagine fosse riflessa in uno specchio convesso ed allo stesso tempo la composizione è resa ariosa grazie alla disposizione dei due angeli reggilibro in primo piano che conducono attraverso un'ideale diagonale verso il paesaggio sullo sfondo.
- L'artista ha applicato alle figure le proporzioni gerarchiche, dando alla Madonna e al Bambino dimensioni leggermente maggiori rispetto agli angeli, richiamando in questo modo la tradizione devozionale del Medioevo.
- I colori preziosi e brillanti, la linea di contorno nitida e chiara, l'eleganza lineare, il disegno impeccabile caratterizzano la tavola e sono tutte caratteristiche mutuate dall'esempio di Filippo Lippi (1406-1469), primo maestro di Botticelli. Dal Lippi deriva anche l'ideale della malinconica e perfetta bellezza della Vergine, come nella celebre Madonna con Gesù Bambino e angeli detta Lippina (1465 ca.), anche se Botticelli conferì alla sua Madonna un tono più aristocratico e irraggiungibile.
Iscrizioni
Nel dipinto figurano due iscrizioni, poste sulle pagine del libro aperto, sostenuto da due angeli, nelle quali si legge:
- a destra, si legge l'incipit del Magnificat, il cantico con cui Maria, durante la sua visita alla cugina Elisabetta, incinta di san Giovanni Battista, ringrazia il Signore ed esprime la sua gioia per essere stata scelta come veicolo dell'incarnazione (Lc 1,46 ):
(LA) | (IT) | ||||
« | Magnificat anima / mea Dominum. » | « | L'anima mia magnifica il Signore. » |
- a sinistra, s'intravedono alcune parole del cantico profetico del Benedictus di Zaccaria, marito di sant'Elisabetta, riguardo alla nascita del proprio figlio san Giovanni Battista (Lc 1,76-79 ).
Notizie storico-critiche
Provenienza
Non si conoscono le circostanze della commissione del dipinto, anche se le varie allusioni a san Giovanni Battista, patrono di Firenze, ne indicano un lavoro di ambito fiorentino, che può essere situato cronologicamente subito dopo il viaggio romano del pittore (1481). Inoltre, la forma tonda,[1] tipica delle opere appese nelle anticamere o nelle camere da letto, fa supporre che il dipinto venne realizzato per la devozione privata. Oppure, viste le considerevoli dimensioni del dipinto, alla sede di una magistratura della Repubblica fiorentina, fra i cui arredi non di rado comparivano immagini. In realtà queste sono solo ipotesi, perché la prima menzione certa dell'opera risale al 1784, quando Ottavio Magherini la vendette alla Galleria degli Uffizi.
Repliche
All'opera, caratterizzata da un elegante composizione e dal sottile gioco spaziale, venne assegnato già dai contemporanei il valore di topos, come testimoniano le numerose repliche di bottega che ci sono giunte, tra le quali si conoscono almeno cinque dipinti con lo stesso soggetto, conservati presso le seguenti raccolte museali o private:
- Musée Fabre di Montpellier (Francia);[2]
- Pierpoint Morgan Library & Museum di New York (USA);[3]
- Collezione Hahn di Francoforte (Germania);
- Kunstmuseum di Berna (Svizzera);[4]
- Art Museum di Seattle (USA).[5]
Note | |
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Bibliografia | |
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