Museo di Storia Naturale "Mons. Silvio Ferrari" di Bedonia
Museo di Storia Naturale "Mons. Silvio Ferrari" di Bedonia | |
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Seminario Vescovile, sede del museo | |
Categoria | Musei di seminario |
Stato | Italia |
Regione ecclesiastica | Regione ecclesiastica Emilia Romagna |
Regione | Emilia Romagna |
Provincia | Parma |
Comune | Bedonia |
Diocesi | Diocesi di Piacenza-Bobbio |
Indirizzo | Via Don Stefano Raffi, 30 43041 Bedonia (PR) |
Telefono | +39 0525 824420, +39 0525 824621 |
Fax | +39 0525 820004 |
Posta elettronica | seminariobedonia@provincia.parma.it upaltavaltaroceno@gmail.com |
Sito web | [1] |
Proprietà | Seminario Vescovile |
Tipologia | naturalistico |
Contenuti | animali imbalsamati, diorami, reperti botanici, reperti zoologici |
Servizi | accoglienza al pubblico, archivio storico, biblioteca, biglietteria, bookshop, didattica, fototeca, ristorante, sale per eventi e mostre temporanee, visite guidate |
Sistema museale di appartenenza | Polo Museale del Seminario Vescovile di Bedonia |
Sede Museo | Seminario Vescovile, sottotetto |
Datazione sede | 1841 - 1846 |
Fondatori | mons. Silvio Ferrari |
Data di fondazione | 1939 |
Il Museo di Storia Naturale "Mons. Silvio Ferrari" di Bedonia (Parma) ha sede nel Seminario Vescovile (1841-1846), attiguo al Santuario della Madonna di San Marco, per conservare, valorizzare e promuovere in particolare sul piano didattico, il ricco e composito patrimonio naturalistico e zoologico, raccolto da seminaristi o donati da ex alunni a partire dagli anni 1915-1950 per iniziativa di monsignor Silvio Ferrari (1892-1968), docente di Scienze Naturali.
Il Museo e la Pinacoteca "Parmigiani" sono parte integrante del Polo Museale del Seminario Vescovile di Bedonia.
Storia
Il Museo è stato allestito inizialmente come gabinetto di scienze del vescovo Giovanni Battista Scalabrini (1875-1905), ma istituito solo nel 1939, quando mons. Silvio Ferrari, economo e docente di Scienze Naturali, dedicò una sala ai reperti raccolti sul territorio.
Nel 1981, il Seminario, come luogo di formazione ha cessato tale funzione, perciò da questo momento la struttura è stata adibita a finalità conservative e di valorizzazione, del ricco e composito patrimonio culturale e scientifico qui custodito si è quindi, avviato negli anni Novanta un lavoro di restauro della sede e riallestimento delle raccolte.
Percorso espositivo e opere
L'itinerario museale si sviluppa in due sezioni espositive, disposte lungo altrettanti corridoi del sottotetto del Seminario.
Sezione I
La sezione si configura come un percorso a ritroso sull'evoluzione della specie, attraverso un'esposizione comparativa che parte dall'homo sapiens per giungere attraverso i mammiferi, gli uccelli, i rettili e gli anfibi, ai primi invertebrati cui si contrappongono i minerali e le conchiglie.
Inoltre, in una nicchia è stato ricreato un gabinetto di scienze della fine XIX secolo in onore del naturalista Pierluigi Cerlesi, che nel 1942 donò le sue collezioni di animali tassodermizzati al Museo. Qui sono conservate alcune vecchie teche ed esemplari teratologici, una tipologia di mostri domestici, come i vitelli con due teste o i pulcini con quattro zampe.
Sezione II
La sezione è dedicata agli ambienti naturali dell'alta Valle del Taro. Gli esemplari esposti non sono presentati come soggetti, ma come elementi di un ecosistema, costituito dalla vegetazione, dai fiumi e dalle rocce.
L'itinerario alterna teche con plastici e reperti naturalistici a suggestivi diorami (in cui gli animali sono inseriti in una ricostruzione scenografica dell'ambiente naturale) che raffigurano scorci della vallata, in stagioni e ore del giorno differenti. In particolare:
- Plastico che ricostruisce la Valle del Taro, la sua origine geologica e gli ambienti che oggi si possono incontrare lungo un immaginario torrente: il crinale, la faggeta, le praterie, poi i querceti, i castagneti, le pinete per giungere nel fondovalle dove si trovano le zone più sfruttate dall'uomo, con i coltivi, i prati, i frutteti e in ultimo i greti dei fiumi.
Seguono quindi le vetrine e i diorami che rappresentano in modo più articolato questi ambienti dell'alta Val Taro con gli animali, soprattutto uccelli, che li popolano: tra questi:
- Diorama della Foresta del Monte Penna (in primavera) con il gatto selvatico;
- Diorama del fiume Taro (in inverno) con il germano reale, il merlo acquaiolo, l'airone cinerino e il cormorano.
Infine, alcune teche offrono al visitatore una riflessione su alcuni fenomeni ambientali che interessano le vallate:
- migrazioni,
- estinzioni e i ritorni,
- animali nocivi,
- animali domestici,
- tutela ambientale.
Galleria fotografica
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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Collegamenti esterni | |