Diocesi di Piacenza-Bobbio

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Diocesi di Piacenza-Bobbio
Dioecesis Placentina-Bobiensis
Chiesa latina

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vescovo Adriano Cevolotto
Sede Piacenza

sede vacante
Piacenza

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Suffraganea dell'arcidiocesi di Modena-Nonantola
Regione ecclesiastica Emilia-Romagna
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Mappa della diocesi
Provincia italiana di Piacenza
Collocazione geografica della diocesi
Nazione bandiera Italia
diocesi suffraganee
Coadiutore
Vicario Luigi Chiesa
Provicario
generale
Ausiliari

Vescovi emeriti:

Gianni Ambrosio
Parrocchie 422 (7 vicariati )
Sacerdoti

287 di cui 245 secolari e 42 regolari
1.119 battezzati per sacerdote

50 religiosi 360 religiose 40 diaconi
335.250 abitanti in 3.715 km²
337.632 battezzati (96,3% del totale)
Eretta IV secolo
Rito romano
Cattedrale {{{cattedrale}}}
Concattedrale {{{concattedrale}}}
Santi patroni
Indirizzo
Piazza Duomo 33, 29100 Piacenza
tel. +390523308311 fax. 0523.30.83.25 @
Coordinate geografiche
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Collegamenti esterni

Sito ufficiale

Dati online 2017 (gc ch )

Dati dal sito web della CEI
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica
Chiesa di San Antonino, Piacenza
Chiesa di San Sisto, Piacenza

La diocesi di Piacenza-Bobbio (in latino: Dioecesis Placentina-Bobiensis) è una sede della Chiesa cattolica suffraganea dell'arcidiocesi di Modena-Nonantola appartenente alla regione ecclesiastica Emilia-Romagna. Nel 2016 contava 325.250 battezzati su 337.632 abitanti. È attualmente retta dal vescovo Adriano Cevolotto.

Territorio

La diocesi comprende buona parte della provincia di Piacenza e alcuni lembi delle province di Parma, Pavia e Genova.

Sede vescovile è la città di Piacenza, dove si trova la cattedrale di santa Giustina e santa Maria Assunta. A Bobbio si trova la concattedrale di santa Maria Assunta.

Il territorio si estende su 3.670 km² ed è suddiviso in 7 vicariati, articolati in 39 unità pastorali che riuniscono le 422 parrocchie.

Vicariati

I vicariati, guidati da un vicario episcopale territoriale, sono:

  1. Vicariato di Piacenza e Gossolengo: con 8 unità pastorali
  2. Vicariato della Val d'Arda: con 9 unità pastorali
  3. Vicariato di Val Nure: con 6 unità pastorali
  4. Vicariato Bassa e Media Val Trebbia e Val Luretta: con 5 unità pastorali
  5. Vicariato della Val Tidone: con 4 unità pastorali
  6. Vicariato di Bobbio, Alta Val Trebbia, Aveto e Oltre Penice: con 3 unità pastorali
  7. Vicariato di Val Taro e Val Ceno: con 3 unità pastorali

Le unità pastorali (in tutto 39) sono guidate da un moderatore.

Storia

La diocesi di Piacenza è stata eretta nel IV secolo e il 16 novembre 1989 venne aggregata per fusione anche la diocesi di Bobbio eretta nel febbraio 1014, che dal 30 settembre 1986 era unita all'arcidiocesi di Genova;

Il territorio si è modificato dopo che il vicariato Val d'Arda ha ceduto Salsomaggiore ed il territorio alla diocesi di Fidenza ed ultimamente 8 piccole parrocchie alla diocesi di Parma, dopo aver avuto da essa 2 parrocchie (Mercore e Bersano).

Storia della diocesi di Bobbio

L'origine della sede di Bobbio risale alla creazione di un monastero da parte del santo irlandese, Colombano, nell'autunno del 614.

L'11 giugno 628 per le istanze dell'abate san Bertulfo recatosi in pellegrinaggio a Roma, papa Onorio I dichiarò l'abbazia di San Colombano di Bobbio, fondata nel secolo precedente, immediatamente soggetta alla Santa Sede (nullius dioecesis) ed esente da ogni giurisdizione vescovile; il primo esempio di esenzione della storia[senza fonte]. L'abbazia dal periodo longobado al periodo dei sovrani carolingi ebbe numerose donazioni territoriali con la contemporanea creazione del feudo monastico di Bobbio che crebbe fino alla metà del X secolo.

Si è anche affermato[senza fonte] che, già nel VII secolo, Bobbio avesse un vescovo chiamato Pietro Aldo, ma, secondo vari studiosi, tra cui Ferdinando Ughelli e Pius Bonifacius Gams[senza fonte], la sede di Bobbio non fu fondata prima di altri quattro secoli.

Dopo la metà del X secolo il monastero ed il suo feudo iniziarono a decadere. La protezione imperiale e quella pontificia iniziarono ad affievolirsi, mentre l'assegnazione della carica di abate a personalità che non la esercitavano effettivamente, considerandola soltanto una fonte di reddito, portò problemi amministrativi. Una ripresa si ebbe quando ne divenne abate Gerberto di Aurillac, futuro papa Silvestro II, nominato nel 982 da Ottone II. Gerberto rimase a Bobbio pochi mesi, tornando a Reims dopo la morte dell'Imperatore per contrasti ma rimanendo abate fino al 999 quando fu nominato papa.

La sede vescovile di Bobbio nacque nel febbraio del 1014 per opera dell'abate e poi vescovo Pietroaldo (999-1017), designato da Silvestro II come suo successore. A lui si deve la trasformazione in sede vescovile, per scongiurare i tentativi di usurpazione da parte dei vicini vescovi di Piacenza e Tortona. L'unione delle due cariche venne scissa dopo la morte di Pietroaldo. Il territorio fu ricavato in parte assommando i feudi del monastero rimasti indipendenti e in parte dalla parziale restituzione sia da parte della diocesi di Tortona (Oltrepò) che dalla diocesi di Piacenza, con l'autorizzazione dell'imperatore Enrico II e di papa Benedetto VIII. Nel 1017, Il nuovo vescovo, Attone, decise di spostarsi nell'antica basilica di San Pietro (dove ora sorge il castello Malaspiniano), sede del vecchio monastero di San Colombano e da lui costruita, ma poi abbandonata dall'abate Agilulfo nel IX secolo, per la costruzione della nuova abbazia. Nominò come abate Bosone, separando il vescovato dell'abbazia. Successivamente il prestigio del vescovo di Bobbio aumentò grazie ad importanti donazioni che fecero espandere la diocesi su tutta la val Trebbia verso Genova, in val Tidone ed in val Nure verso Pavia, in Val d'Aveto ed in Val Fontanabuona fino in Lunigiana.

Successivamente il prestigio del vescovo di Bobbio aumentò grazie ad importanti donazioni che fecero espandere la diocesi a tutta la val Trebbia verso Genova, in val Tidone ed in val Nure verso Pavia, in Val d'Aveto ed in Val Fontanabuona fino in Lunigiana.

Sigifredo fu dal 1028 il primo vescovo-conte di Bobbio per concessione dell'imperatore Corrado II nel diploma del 23 dicembre 1027.

Nel 1075, però, il vescovo conte Guarnerio (1073-1095) spostò la sede della diocesi nel nuovo duomo di Bobbio e costruì la prima chiesa del santuario della Madonna del Penice; nel 1081 tradì papa Gregorio VII per l'imperatore Enrico IV subendo la scomunica. Venne nominato come suo successore il vescovo Ugone, che poté insediarsi solo dopo la fuga di Guarnerio nel 1095. Da questo avvenimento iniziò il declino della diocesi e di Bobbio.

Gli immediati successori di Guarnerio riusciranno a malapena a mantenere in vita il potere comitale, ma intorno al 1125 si ritorna alla formula vescovo-abate, con l'elezione del vescovo Simone Malvicino.

Il 20 marzo 1133, il vescovo abate Simone decise di aggregare la diocesi alla nuova sede metropolitana di Genova come sede suffraganea di Bobbio-San Colombano; inoltre il papa Onorio II ingiunse al vescovo di Tortona di restituire al vescovo di Bobbio i territori di 5 parrocchie occupate ed annesse. Nel 1143 cedette la carica di abate ad Oglerio Malvicino.

Il Savio, per la prima volta, trovò menzione di questa subordinazione in una bolla di papa Alessandro III datata 19 aprile 1161. Di tanto in tanto sorsero controversie sorte tra il vescovo ed i monaci, perciò, nel 1199, papa Innocenzo III pubblicò due bolle in cui restituiva all'abbazia poteri spirituali e temporali, ma, al contempo, autorizzava il vescovo a deporre un abate se questi non gli avesse obbedito.

Nel 1152 i ghibellini riuscirono ad impadronirsi del palazzo episcopale ed il vescovo Oberto Malvicino venne trucidato causando l'intervento dell'imperatore Federico Barbarossa, che nominò come amministratore apostolico temporaneo il vescovo Guglielmo da Oneto. Tuttavia, nel 1173, Piacenza espugnò Bobbio che entrò nella Lega Lombarda; con il recupero della città l'abate e vescovo titolare Oglero Malvicino recuperò la piena carica.

Nel 1184 venne nominato vescovo sant'Alberto Avogadro: resse la carica un solo anno e poi fu trasferito prima a Vercelli e poi divenne Patriarca di Gerusalemme dove morì assassinato il 14 settembre 1214.

Il vescovo Oberto Rocca, dopo aver avuto fiere controversie con i monaci dell'abbazia, rispettò l'arbitrato di papa Innocenzo III che pose fine alle discordie nel 1218. Successivamente dovette però affrontare il malcontento popolare circa la sua amministrazione temporale, tantoché nel 1230 rimise al comune di Piacenza ogni potere temporale per cinquant'anni, in cambio di una pensione annua.

Sotto il vescovo Alberto de Andito iniziò a Bobbio la costruzione della chiesa e monastero di San Francesco, sopra il terreno donato allo stesso frate venuto in città a derimere una delle solite controversie fra abate e vescovo. Nel 1273 abdicò sotto papa Gregorio X. Sotto il vescovo Giovanni Gobbi iniziò invece la costruzione del convento di Santa Chiara. Il vescovo domenicano Giordano Montecucco riformerà il monastero e farà deporre l'abate Alberto. Sotto il vescovo Alessio Seregno venne edificata la chiesa di San Lorenzo e fu istituita l'omonima confraternita. Il vescovo Marziano Buccarini riedificò il Palazzo Vescovile devastato da un incendio e il 30 settembre 1448 eseguì la bolla di papa Niccolò V che soppresse l'ordine colombaniano e assegnò il monastero alla congragazione benedettina di Santa Giustina di Padova. Inoltre nel 1458 impose la clausura per le monache di Santa Chiara. Nel 1565 il cardinale Francesco Abbondio Castiglioni celebrò il primo Sinodo diocesano, il primo di una lunga serie che continuò fino al vescovo Antonio Maria Gianelli. Il vescovo Camillo Aulari decise la fondazione del Seminario diocesano e pose, inoltre, gli Eremitani di Sant'Agostino provenienti da Montebruno nella chiesa di San Nicola nel 1604. Sotto il vescovo Marco Antonio Bellini vi fu il restauro della chiesa di San Lorenzo ed avvennero le manifestazioni miracolose della Madonna dell'Aiuto, ma la costruzione del Santuario della Madonna dell'Aiuto iniziò con il successore Francesco Maria Abbiati, che restaurerà il Palazzo Vescovile ed il santuario del Penice. Il vescovo Alessandro Porro terminò il restauro del Palazzo Vescovile, la costruzione del santuario dell'Aiuto e consegnò al Seminario la chiesa di San Nicola; il successore Bartolomeo Capra costruì la nuova sede del Seminario. Il vescovo Ildefonso Manara fece affrescare da Francesco Porro la cattedrale ed il Palazzo Vescovile. Il vescovo Carlo Cornaccioli terminò i lavori della cattedrale e fece costruire l'archivio-biblioteca vescovile, nel 1729 stabilì una cronotassi dei presuli bobbiesi facendo decorare il salone d'onore del Palazzo Vescovile con le immagini di tutti i vescovi dallo stesso Porro; la serie verrà in seguito ridefinita dai successori. Il vescovo Gaspare Lancellotto Birago fu l'unico vescovo a farsi seppellire nel santuario della Madonna dell'Aiuto di cui era molto devoto. Il vescovo Ludovico Terin Bonesio iniziò la costruzione del nuovo ospedale vescovile di fronte al santuario dell'Aiuto.

La diocesi fu soppressa dal 1803 al 1817, assieme a tutti i monasteri e conventi, periodo durante il quale fu annessa prima alla Alessandria e poi nel 1805 a quella Casale Monferrato. La diocesi fu retta quindi dal vescovo di Casale Giovanni Crisostomo Villaret. Nel 1817 il re di Sardegna Vittorio Emanuele I propose a papa Pio VII la restaurazione della diocesi bobbiese. Il 23 novembre 1817 il vicario apostolico Francesco Carnevale lesse nella Cattedrale di Bobbio le lettere apostoliche della nuova erezione, che fu definitivamente ristabilita da papa Pio VII nel 1818, con la nomina del nuovo vescovo Isaia Volpi.

Dal 1838 al 1846 vescovo di Bobbio fu Sant'Antonio Maria Gianelli, secondo patrono della città e fondatore dell'ordine delle Figlie di Maria Santissima dell'Orto, note come suore gianelline, che collocò nella chiesa di San Nicola e nell'ospedale vescovile.

Il vescovo Pasquale Morganti nel 1903 fonderà il settimanale cattolico diocesano La Trebbia.

Il 4 agosto 1923 anche il territorio ancora amministrato dall'abbazia di San Colombano venne unito alla diocesi che prese il nome di diocesi di Bobbio-San Colombano.

Il vescovo Pietro Zuccarino fu l'ultimo vescovo titolare della diocesi, a lui si deve la costruzione del nuovo seminario e la trasformazione del vecchio seminario in archivio storico diocesano, dove recentemente vennero scoperti alcuni Codici pergamenacei miniati del monastero di San Colombano soppresso nel 1803. Alla sua morte si fece seppellire in cattedrale con una grande lapide accanto alla sacrestia.

Dopo la morte dell'ultimo vescovo Pietro Zuccarino, avvenuta nel 1973, venne nominato amministratore apostolico della diocesi il cardinale Giuseppe Siri, a cui, il 16 maggio 1974, venne affiancato in qualità di vescovo ausiliare per questa diocesi monsignor Giacomo Barabino rimasto fino al 1989 e poi trasferito alla diocesi di Ventimiglia-Sanremo. Il 30 settembre 1986 la diocesi venne unita a quella di Genova, nelle nuova arcidiocesi di Genova-Bobbio. Il 16 settembre 1989 l'antica diocesi venne nuovamente staccata da Genova e aggregata a Piacenza formando, il 16 novembre 1989, la nuova diocesi di Piacenza-Bobbio.

Attualmente, su ciò che rimane del territorio della diocesi di Bobbio, è stato costituito il vicariato di Bobbio.

La zona di San Colombano Certenoli passò invece alla diocesi di Chiavari.

Feste patronali e religiose principali

Feste locali religiose

La diocesi di Bobbio ha le sue feste locali religiose (alcune sono anche festività pubblica o vi si tengono sagre e fiere locali il giorno della festa religiosa o nei fine settimana oppure nel periodo estivo), tra le quali le più importanti sono:

Storia della diocesi di Piacenza

La diocesi di Piacenza fu eretta nel IV secolo. Il primo vescovo fu san Vittore, la cui presenza è certa verso il 322: edificò la prima chiesa vescovile chiamata dapprima vittoriana e successivamente sant'Antonino. Fu dichiarato santo dal suo successore, san Savino, che era amico di sant'Ambrogio e partecipò a vari concilii combattendo strenuamente l'eresia di Ario. Rinvenne il corpo di sant'Antonino, fondò l'antica basilica di san Pietro a Bobbio assieme ad un missionario, futura prima sede della successiva abbazia di San Colombano fondata da San Colombano abate nel 614.

A metà del V secolo il vescovo Avito fu anche imperatore romano d'Occidente.

Verso il 616 il vescovo Catarasino fondò l'abbazia del Santissimo Salvatore in Val Tolla. Donnino, suo successore, lottò contro l'eresia ariana diffusa sotto re Rotari anche in Piacenza, dove era stato eletto anche un antivescovo.

Nell'VIII secolo il vescovo Desiderio secondo la leggenda fu eletto miracolosamente. Era chiamato Cancelliere della Vergine per la sua bravura nello scrivere lodi alla Madonna. Costruì la chiesa di san Giovanni Battista, detta de Domo, che sarà poi demolita nel 1544 per allargare piazza Duomo.

All'inizio del IX secolo il vescovo Podone eresse la chiesa di san Pietro in foro, nella quale fu poi sepolto; le sue due sorelle furono le promotrici della costruzione della chiesa di santa Maria in Caorso. Il suo successore Seufredo II diede principio alla costruzione di una nuova cattedrale entro le mura, dedicata a santa Giustina vergine e martire ed eresse la chiesa di santa Brigida con un convento di vergini. Nella nuova Cattedrale si trasferì nell'anno 887 il vescovo Paolo I con un capitolo di trenta canonici, lasciandone quattordici in sant'Antonino; durante il suo episcopato, nel 874, era stato fondato il monastero di San Sisto.

Il vescovo Everardo nel 903 fondò il monastero e la chiesa di San Savino, dove trasportò da Le Mose il corpo di san Savino.

Una controversia oppose il vescovo Guido I al monastero di Bobbio, in quanto il vescovo voleva annettere alla diocesi alcuni territori bobbiensi. I monaci colombaniani, per difendere i loro diritti, si recarono a Pavia, dal re Ugo, portando solennemente il corpo di San Colombano, attraverso la Val Luretta e la Val Tidone; ottennero soddisfazione e riportarono il corpo del santo a Bobbio.

Il vescovo benedettino Sigifredo ricostruì San Savino e anche Sant'Antonino che consacrò nel 1014 ed istituì la Congregazione dei Parroci urbani.

Fu il vescovo Dionigi che fondò il monastero e l'ospedale del Santo Sepolcro. Fu scomunicato nel 1061 per aver partecipato all'elezione di Cadolao di Parma ad antipapa, fu in seguito assolto e rimase sulla cattedra piacentina.

San Bonizzone fu osteggiato ed addirittura colpito per la severità da un gruppo di nobili piacentini durante una processione; trasportato a Cremona, nel 1089 morì in seguito alle ferite riportate. Fu poi canonizzato.

Il vescovo Aldo nel 1097 prese parte alla prima crociata, seguì più volte il papa in Francia e fu stretto collaboratore di 4 pontefici. Consacrò le chiese di san Savino e di sant'Eufemia e diede inizio alla costruzione dell'attuale cattedrale. Il suo successore fu l'abate Ardaino, che contribuì alla fondazione dell'abbazia di Chiaravalle della Colomba; introdusse a Piacenza i Templari ed eresse il monastero di Quartizzola.

Il vescovo Grimerio nel 1204 per le angherie dei consoli e del popolo piacentino riparò con il suo clero prima a Cremona e poi a Castell'Arquato. Nel 1206 papa Innocenzo II progettò di sopprimere la diocesi, ma il provvedimento non fu attuato. Nel 1208 Grimerio tenne a Piacenza un sinodo.

Vicedomino Alberico ottenne l'assoluzione dei piacentini dalla scomunica in cui erano incorsi per aver angariato il suo predecessore san Folco Scotti. Agevolò la costruzione dei monasteri di santa Chiara, di santa Franca a Pittolo e di quello dei domenicani in san Giovanni.

Nella seconda metà del XVIII secolo la Chiesa piacentina ebbe a patire per la politica anticlericale dell'infante Filippo I di Parma e del suo ministro Guillaume du Tillot, che ponevano pesanti limitazioni nella capacità della Chiesa di acquisire e possedere beni immobili e di ereditare. Addirittura gli ecclesiastici furono esclusi della successione ereditaria delle loro famiglie. Ai vescovi furono proibiti impiegati che non fossero laici e fu loro sottratta la giurisdizione sugli ospedali e sulle opere pie. Con Ferdinando di Borbone non cessarono le vessazioni del clero e papa Clemente XIII fece affiggere un breve di protesta (Monitorium), che suscitò tali reazioni che in breve tempo quasi tutti gli stati d'Europa presero posizione contro il Papa.

Nel periodo napoleonico, l'Imperatore nominò il vescovo di Gand Fallot de Beaumont vescovo di Piacenza nel 1807. Dovette attendere le bolle di nomina della Santa Sede fino all'anno successivo. Questo vescovo si mantenne schierato sulle posizioni gallicane che Napoleone imponeva alla Chiesa, perseguitando e imprigionando coloro che vi si opponevano. Come compenso dei suoi servigi, ricevette dall'imperatore la promozione all'arcivescovato di Bourges il 14 aprile 1813. I canonici del capitolo di Bourges furono però irremovibili nel respingere un arcivescovo che non aveva mai ottenuto un trasferimento canonicamente valido. Quando nel 1814 il Fallot fece installare il trono vescovile per celebrare il giorno seguente il solenne pontificale pasquale, i canonici lo abbatterono. Intanto la sede di Piacenza restava abbandonata, finché nel 1817 finalmente il vescovo rinunciava alla sede, pretendendo però una pingue pensione da pagarsi con le rendite della mensa vescovile.

Nel luglio del 1860 il vescovo Antonio Ranza e dieci canonici furono condannati dal tribunale a quattordici mesi di reclusione per antipatriottismo. Si trattò di una condanna politica, perché il vescovo si era allontanato dalla città in occasione della visita del re e non aveva celebrato la festa dello Statuto. Durante il processo saranno testimoni contro il vescovo i sacerdoti liberali, parte di quei 63 sacerdoti (su circa 900) che avevano firmato la petizione di Carlo Passaglia a papa Pio IX, affinché rinunciasse al potere temporale. A un sacerdote che non aveva ritrattato la sua adesione al documento di Passaglia, il vescovo Ranza negò i sacramenti in punto di morte, il che gli costò un nuovo processo e una nuova condanna da parte del tribunale civile.[1]

Cronotassi dei vescovi

Vescovi di Bobbio

Vescovi di Piacenza

Vescovi di Piacenza-Bobbio

Statistiche

La diocesi al termine dell'anno 2016 su una popolazione di 325.250 persone contava 337.632 battezzati, corrispondenti al 96,3% del totale.

Mezzi di comunicazione

  • Il Nuovo giornale, dal 1909 settimanale della diocesi a Piacenza Il Nuovo Giornale
  • La Trebbia, dal 1903 settimanale della diocesi a Bobbio La Trebbia
  • PiacenzaDiocesi.Tv, dal 15 ottobre 2010 webtv della diocesi di Piacenza-Bobbio Piacenzadiocesi.tv
Note
  1. Maurilio Guasco, Storia del clero in Italia dall'Ottocento a oggi, Bari 1997, pp. 71-72
  2. 2,0 2,1 2,2 2,3 Non computato nella serie del vescovo Cornaccioli
  3. Scomunicato nel 1081, abbandonerà la sede vescovile nel 1095
  4. Persona e cronologia incerte, ma computato nella serie del vescovo Cornaccioli
  5. Era stato abate del monastero di San Colombano
  6. Non computato nella serie ufficiale dei vescovi di Bobbio
Fonti
Voci correlate
Collegamenti esterni