Non Indecens Videtur
Non Indecens Videtur Bolla pontificia di Paolo III | |
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Data | 19 giugno 1538 (IV di pontificato) |
Traduzione del titolo | Non sia visto come indecente |
Argomenti trattati | Sulla schiavitù |
Tutti i documenti di Paolo III Tutte le Bolle pontificie |
Non Indecens Videtur (Non sia visto come indecente ) è una bolla di Papa Paolo III datata 19 giugno 1538.
Dietro pressione del re Carlo I,[1] ritira la scomunica per gli schiavisti che era stata comminata con la Pastorale Officium (1537). Il papa lamenta una conoscenza distorta della questione, dato che nel documento precedente aveva scritto di un divieto emanato da Carlo I contro la schiavitù degli indios, che nel frattempo però era già stato abrogato dallo stesso re.
Nel documento comunque non viene legittimata la schiavitù.
Testo
Testo latino[2] | Traduzione italiana[3] |
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Paulus Papa III. Ad futuram rei memoriam. Non indecens videtur si Romanus Pontifex, qui in specula constitutus existit, quae aliquando ab eo, variis negotiis implicito, in alicuius praeiudicium per circumventionem extorquentur, revocet, corrigat ac mutet, et alia faciat pro ut in Domino conspicit salubriter expedire. Sane Charissimus in Christo filius noster Carolus Romanorum Imperator semper Augustus ac Hispaniarum Catholicus Rex nobis nuper exponi fecit quasdam a nobis in forma Brevis litteras extortas fuisse, per quas Indiarum occidentalium ac meridionalium Insularum prosper et felix status ac regimen interturbantur; maiestatique suae et eius subditis valde praeiudicatur. Quare nobis humiliter supplicavit ut in praemissis opportune providere de benignitate apostolica dignaremur. Nos igitur quorum mentis nunquam fuit alicui praeiudicare, attendentes ex ipsius Caroli Imperatoris industria christianam religionem non parum in partibus illis auctam fuisse volentesque omnia obstacula tollere per quae tam sanctum opus impediri possit. Ipsius Caroli Imperatoris et Regis in hac parte supplicationis inclinati, litteras praedictas, quarum tenores, continentias et formas ac si praesentibus de verbo ad verbum insererentur, pro expressis haberi volumus et in eis contenta quaecumque auctoritate apostolica per easdem praesentes cassamus, irritamus et annullamus ac pro cassis, irritis et nullis haberi volumus. Decernentes processus quos per quoscumque iudices dictarum litterarum vigore futurum haberi, agitari et promulgari contigerit, et si de censuris agatur, ac quaecumque pro tempore inde secuta, nulla et irrita, nulliusque roboris vel momenti. Sicque per quoscumque iudices et commissarios etiam Sanctae Romanae Ecclesiae aut sacri Palatii apostolici causarum Auditores, sublata eis et eorum cuilibet aliter iudicandi et interpretandi facultate iudicari, sententiari et diffiniri debere ac irritum et inane, si secus super his a quoque quavis auctoritate scienter vel ignoranter contigerit attemptari. Quodque praesentibus litteris manu alicuius publici Notarii subscriptis et sigillo alicuius Praelati seu personae in dignitate ecclesiastica constitutae munitis eadem prorsus fides in iudicio et extra illud adhibeatur quae originalibus adhiberetur si essent exhibitae vel ostensae. Non obstantibus constitutionibus et ordinationibus apostolicis caeterisque contrariis quibuscumque. Dati in Domo Sanctae Crucis extra muros Nicienses sub Annulo Piscatoris Die XIX iunii MDXXXVIII, Pontificatus Nostri Anno quarto. |
Papa Paolo III. A memoria futura della cosa. Non sia visto come indecente se il Romano Pontefice, che è costituito come osservatore, spesso implicato in vari problemi lontani da lui, se è distorto con circonvenzione da qualche pregiudizio, revoca, corregge e muta, e fa altre cose che considera più salutari per conseguire il Signore. Giustamente il nostro carissimo figlio in Cristo, Carlo imperatore dei romani, sempre augusto, e re cattolico degli spagnoli, di recente fece un esposto per cui fosse distorta una lettera in forma di breve, secondo la quale sono turbati lo stato e il regime prospero e felice degli indiani delle isole occidentali e meridionali; ed è stata stata molto pregiudicata la sua maestà e i suoi sudditi. Poiché ci ha supplicato umilmente, ci degnamo di provvedere opportunamente in suddette cose, con benevolenza apostolica. Noi dunque, dei quali la mente mai fu da alcuno pregiudicata, consideranti che per lo sforzo dello stesso Carlo imperatore la religione cristiana è aumentata non poco in quelle parti, volenti togliere ogni ostacolo che possa impedire tanto santa opera, rivolti alla supplica dello stesso Carlo imperatore e re in quella parte, la suddetta lettera, della quale il tenore, il contenuto e la forma e l’inserimento di parola dopo parola, come vogliamo espressamente per la presente (lettera), e qualunque cosa in essa contenuta, con autorità apostolica per la presente lettera cassiamo, invalidiamo e annulliamo, e vogliamo sia cassata, invalida e nulla per i processi stabiliti e per qualunque giudice, in vigore o che in futuro si avranno, condurranno e promulgheranno, e anche se si tratta di censure che in qualunque tempo ne seguiranno, siano nulle e invalide, con nessuna forza e conseguenza. E così sia anche per qualunque giudice e commissario di santa romana Chiesa, o uditore delle cause del sacro palazzo apostolico, loro e i loro sottoposti e chiunque altro che giudica e interpreta, con la facoltà di giudicare, sentenziare e definire, sia invalido e vano se si attenta in contrario a queste cose, con qualunque autorità, scientemente o ignorantemente. E la presente lettera sia sottoscritta per mano di qualche notaio pubblico e munita del sigillo di qualche prelato o persona costituita in dignità ecclesiastica, e abbia la stessa fede, in giudizio o fuori, che ha l’originale, se fosse esibita o mostrata. Nonostante qualunque costituzione e ordinazione apostolica e altre in contrario. Dato in casa Santa Croce fuori dalle mura di Nizza, sotto l’anello del pescatore, il giorno 19 giugno 1538, anno quarto del nostro pontificato.
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Note | |
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