Orazione a San Michele Arcangelo
L'Orazione a San Michele Arcangelo è una preghiera composta in latino nel 1886 da papa Leone XIII; era recitata dopo la celebrazione della Messa fino alla riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II.
Testo
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« | Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen. » |
« | San Michele Arcangelo, difendici in battaglia; sii presidio contro il male e le insidie del diavolo. Che Dio imperi su di lui, preghiamo supplici: e tu, Principe della milizia celeste, con virtù divina, ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per causare la perdizione delle anime. Amen. (traduzione conoscitiva) » |
Storia
Si narra che durante la celebrazione di una Messa mattutina, papa Leone XIII, assistendo ad essa dal trono, ebbe una visione di demoni che si aggiravano liberamente per Roma e per il mondo.
Scrisse allora questa orazione di liberazione a san Michele, comandante dell'esercito divino, colui che cacciò Satana nell'inferno (cfr. Ap 12,7-10 ), e la spedì immediatamente a tutti gli ordinari con la raccomandazione di farla recitare in ginocchio alla fine di ogni Messa.
L'obbligo posto da Leone XIII fu sciolto solo con la riforma liturgica che seguì il Concilio Vaticano II.
La preghiera fu inserita, in forma estesa, in un potente esorcismo che lo stesso pontefice fece inserire nel Rituale Romanum.
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