Chiesa di Santa Maria Immacolata in Via Veneto (Roma)
Chiesa di Santa Maria Immacolata in Via Veneto | |
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Roma, Chiesa di Santa Maria Immacolata in Via Veneto (1626-1631) | |
Altre denominazioni | Chiesa di Santa Maria della Concezione, Chiesa di Nostra Signora della Concezione, Chiesa dei Cappuccini |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Via Vittorio Veneto, 27 00187 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 88803675 |
Fax | +39 06 88803672 |
Posta elettronica | pr.romana@ofmcap.org segreteria@cappucciniviaveneto.it |
Sito web | |
Proprietà | Ordine dei Frati Minori Cappuccini; Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano) |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | rettoria |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.F.M. Cap. |
Fondatore | Ordine dei Frati Minori Cappuccini, Antonio Marcello Barberini |
Data fondazione | 1626 |
Architetto | |
Stile architettonico | Barocco |
Inizio della costruzione | 1626 |
Completamento | 1630 |
Data di consacrazione | 8 settembre 1630 |
Consacrato da | papa Urbano VIII |
Pianta | rettangolare |
Materiali | laterizi |
Marcatura | stemma dell'Ordine francescano |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa di Santa Maria Immacolata (detta anche Chiesa di Santa Maria della Concezione, Nostra Signora della Concezione o semplicemente dei Cappuccini) è un edificio di culto di Roma, situata nel centro storico della città, nel rione Ludovisi, all'inizio della celebre Via Vittorio Veneto, nelle vicinanze di Piazza Barberini.
Storia
Dalla fondazione al Settecento
Nel 1626 i frati dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini ottennero dal papa Urbano VIII (1623-1644) il permesso di acquistare un terreno ai limiti della platea Barberini, dove realizzarono un grande convento articolato attorno ad un chiostro, con annessa una chiesa.
L’imponente complesso fu edificato anche per volontà del cardinale Antonio Marcello Barberini (1569-1646), religioso cappuccino e fratello del pontefice, il quale ne benedisse la prima pietra, in occasione della festa di san Francesco d'Assisi, il 4 ottobre 1626 e la consacrò l'8 settembre 1630. Il disegno del complesso conventuale è dell'architetto pontificio Michele da Bergamo (†1641), frate cappuccino, che ne diresse anche i lavori e ne lasciò una Memoria dettagliata.[1]
Originariamente la chiesa aveva un aspetto più suburbano, affiancata a sinistra dalle spoglie pareti del convento e dalla torre campanaria, affacciata su una piazza trapezoidale in leggera pendenza, a fondo cieco e circondata in parte da olmi, oltre la quale si trovavano gli orti del cenobio e la villa Ludovisi.
Dall'Ottocento ad oggi
Nel 1813, un devastante incendio nel presbiterio della chiesa, distrusse la pala d'altare originaria di Giovanni Lanfranco.
Dopo l'unità d'Italia, nel 1873 la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio del Regno d'Italia,[2] successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).
Nel 1898, in conseguenza delle vicende urbanistiche della zona e per la costruzione di Via Vittorio Veneto, venne demolito il campanile ed eliminata la piazza. Mentre, tra il 1928 e il 1932, fu abbattuto il convento e modificata la scala d'accesso alla chiesa per creare lo spazio necessario all'edificazione della sede del nuovo Ministero delle Corporazioni,[3] secondo un progetto degli architetti Marcello Piacentini (1881-1960) ed Eugenio Montuori (1907–1982) .
La chiesa, attualmente, è luogo sussidiario di culto della parrocchia di San Camillo de Lellis.
Descrizione
Esterno
La chiesa, posta su un alto podio, è accessibile attraverso una scalinata a doppia rampa, costruita nel 1890 per allineare l'ingresso al nuovo livello stradale.
La facciata, in laterizi, presenta due ordini, raccordati da volute, segnati da una fascia mistilinea: l'inferiore, scandito da sei lesene in travertino, presenta al centro un portale con un timpano triangolare sormontato dallo stemma dell'Ordine francescano; il superiore, tra due coppie di lesene e volute, è aperto da un finestrone incorniciato con un timpano centinato; un grande timpano triangolare sormontato da una croce conclude il prospetto.
Interno
L'interno si presenta a pianta rettangolare a una sola navata, con cinque cappelle per lato rialzate e intercommunicanti, terminante in un profondo abside quadrangolare e coperta da una volta a botte, decorata al centro con un dipinto murale raffigurante:
- Assunzione di Maria Vergine (1796), affresco di Liborio Coccetti.
Lato sinistro
Lungo il lato sinistro si aprono cinque pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata a san Paolo, si nota:
- Anania battezza san Paolo ridonandogli la vista (1631 ca.), olio su tela, di Pietro da Cortona.
- nella seconda cappella, dedicata a san Felice da Cantalice, sono collocati:
- all'altare, Madonna in gloria tra angeli con san Felice da Cantalice in adorazione di Gesù Bambino (secondo quarto del XVII secolo), olio su tela di Alessandro Turchi, detto l'Orbetto;
- sotto la mensa dell'altare, Sarcofago strigilato (III secolo), in marmo, di ambito romano: l'opera venne riutilizzata come sepoltura per le spoglie di san Felice da Cantalice (1515 ca.-1587): il religioso è stato il primo cappuccino canonizzato.
- nella terza cappella, dedicata a Gesù Cristo Redentore, si conservano:
- all'altare, Compianto su Gesù Cristo deposto (1630 - 1631), olio su tela di Andrea Camassei: l'opera venne commissionata al pittore dal cardinale Antonio Marcello Barberini;
- alla parete sinistra, San Francesco d'Assisi riceve le stimmate (1570-1575), olio su tela di Girolamo Muziano;[4]
- alla parete destra, Monumento funebre del cardinale Gabriele Ferretti (1860).
- nella quarta cappella, dedicata alla Madre di Dio, era collocato il dipinto con Natività di Gesù (1632 ca.) di Giovanni Lanfranco, ora nella seconda cappella a destra;
- nella quinta cappella, dedicata a san Bonaventura da Bagnoregio, si nota:
- all'altare, pala con Apparizione di Maria Vergine a san Bonaventura da Bagnoregio (1645), olio su tela di Andrea Sacchi.
Presbiterio e altare maggiore
Nel presbiterio, rialzato di alcuni gradini, sono collocati:
- all'altare maggiore, entro mostra, pala con Immacolata Concezione (1578), olio su tela di Terenzio Terenzi.
- a sinistra del presbiterio,
- in alto, San Francesco d'Assisi (primo quarto del XVII secolo), olio su tela di Cosimo da Castelfranco.
- in basso, Monumento funebre del principe Aleksander Benedykt Sobieskie (1714), in marmo di Camillo Rusconi: il defunto, religioso cappuccino, era figlio del re Giovanni III di Polonia, che visse e mori nell'annesso convento il 19 novembre 1714.
- a destra del presbiterio, in alto, Santa Chiara d'Assisi (primo quarto del XVII secolo), olio su tela di Cosimo da Castelfranco.
- nel pavimento, davanti ai gradini d'accesso al presbiterio, Tomba del cardinale Antonio Marcello Barberini (1646), fondatore della chiesa e del convento, con la celebre iscrizione:
(LA) | (IT) | ||||
« | HIC / IACET / PVLVIS / CINIS / ET / NIHIL » | « | Qui giace polvere, cenere e nient'altro » |
Lato destro
Lungo il lato destro si aprono cinque pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata a san Michele arcangelo, si possono ammirare:
- all'altare, San Michele arcangelo combatte contro Satana (1635), olio su seta, di Guido Reni;[5]
- alla parete sinistra,
- in alto, Gesù Cristo deriso (1610 - 1620), olio su tela di Gherardo delle Notti;
- in basso, Tomba del venerabile Mariano da Torino (1972), in marmo verde.
- nella seconda cappella, dedicata alla Trasfigurazione, si notano:
- all'altare, Trasfigurazione di Gesù Cristo (secondo quarto del XVII secolo), olio su tela di Mario Balassi: il dipinto è ispirato alla celebre pala con il medesimo soggetto, eseguito nel 1511-1512 su tavola da Raffaello Sanzio;
- alla parete sinistra, Natività di Gesù (1632 ca.), olio su tela di Giovanni Lanfranco, proveniente dalla seconda cappella a sinistra;
- alla parete destra, Madonna con Gesù Bambino appare a san Bernardo da Corleone (1768), olio su tela, eseguita dal pittore cappuccino Felice da Sambuca su commissione di papa Clemente XIII in occasione della beatificazione del Santo.
- nella terza cappella, dedicata a San Francesco d'Assisi, si conservano
- San Francesco d'Assisi riceve le stimmate e Morte del Santo (secondo quarto del XVII secolo), olio su tela del Domenichino;
- nella quarta cappella, detta del Gethsemani, è collocata:
- all'altare, pala con Orazione di Gesù Cristo nell'orto di Gethsemani (1630-1632), olio su tela di Baccio Ciarpi.[6]
- nella quinta cappella, dedicata a sant'Antonio di Padova, si segnala:
- Sant'Antonio di Padova resuscita un morto (1653), olio su tela di Andrea Sacchi.
Convento
Attiguo alla chiesa è il convento, costruito nel 1925 su una piccola area donata ai religiosi dal Comune di Roma.
L'antico convento, più ampio e imponente, edificato nel 1631, venne abbattuto tra il 1928 e il 1932 per far posto alla nuova strutturazione urbanistica della zona che prevedeva l'apertura di Via Vittorio Veneto e la costruzione del Ministero delle Corporazioni.
Cripta dei Cappuccini
Per approfondire, vedi la voce Museo dei Cappuccini di Roma |
La cripta, ubicata sotto il lato destro la della chiesa,[7] custodisce i resti mortali di circa 3.700 frati cappuccini, morti tra il 1528 e il 1870, in parte traslati in questo luogo dall'antico cimitero dell'Ordine, che si trovava nella Chiesa di Santa Croce e Bonaventura dei Lucchesi, nei pressi del Quirinale.
Costituita da un lungo corridoio e articolata in sei ambienti, la cripta raccoglie i resti mortali (teschi, tibie, femori e interi scheletri) e alcuni corpi interi di religiosi mummificati con indosso il saio. All'ingresso della cripta è posta una lapide con un'iscrizione, nella quale si legge:
« | Noi eravamo quello che voi siete e quello che noi siamo voi sarete. » |
La scelta di decorare la cripta con le ossa, che potrebbe apparire lugubre e macabra, è in realtà un modo di esorcizzare la morte e di sottolineare come il corpo non sia che un contenitore dell'anima e in quanto tale una volta che essa l'ha abbandonato il contenitore si può riutilizzare in altro modo.
Note | |
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Bibliografia | |
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