Polittico di Sant'Antonio (Piero della Francesca)
Piero della Francesca, Polittico di Sant'Antonio (1467 - 1469), olio e tempera su tavola | |
Polittico di Sant'Antonio | |
Opera d'arte | |
Stato | Italia |
Regione | Umbria |
Regione ecclesiastica | Umbria |
Provincia | Perugia |
Comune | Perugia |
Diocesi | Perugia-Città della Pieve |
Parrocchia o Ente ecclesiastico | Stato Italiano |
Ubicazione specifica | Galleria Nazionale dell'Umbria, sala 11 |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Perugia |
Luogo di provenienza | Chiesa di Sant'Antonio di Padova, altare maggiore |
Oggetto | polittico |
Soggetto | Madonna con Gesù Bambino tra sant'Antonio da Padova, san Giovanni Battista, san Francesco d'Assisi e sant'Elisabetta d'Ungheria; Annunciazione; Stimmate di san Francesco d'Assisi; Miracoli di sant'Antonio di Padova e di sant'Elisabetta d'Ungheria |
Datazione | 1467 - 1469 |
Ambito culturale | |
Autore |
Piero della Francesca (Piero di Benedetto de' Franceschi) detto della Francesca |
Materia e tecnica | olio e tempera su tavola |
Misure | h. 338; l. 230 cm |
Il Polittico di Sant'Antonio è un dipinto, eseguito tra il 1467 e il 1469, ad olio e tempera su tavola, da Piero di Benedetto de' Franceschi, detto Piero della Francesca (1416 ca. - 1492), proveniente dall'altare maggiore della Chiesa di Sant'Antonio di Padova a Perugia ed ora conservato presso la Galleria Nazionale dell'Umbria di questa città.
Descrizione
Il polittico è composto di nove scomparti organizzati su tre registri ed impostato su una predella.
Registro centrale
Il registro centrale composto di tre scomparti, dove sono presenti i seguenti soggetti:
- al centro, Madonna con Gesù Bambino in trono[1], posta sotto ad una nicchia marmorea con una piccola cupola a cassettoni. Il Bambino è benedicente e tiene in mano un fiore rosso, che allude alla Passione.
- a sinistra, Sant'Antonio da Padova e san Giovanni Battista [2], il primo indossa un saio francescano e tiene in mano un libro, il secondo vestito da eremita, porta un bastone ed indica Gesù Bambino.
- a destra, San Francesco d'Assisi e sant'Elisabetta d'Ungheria[3]: il primo mostra le stimmate e tiene in mano una croce; la seconda mostra alcune rose contenute nel grembiule.
Registro superiore
Il registro superiore è costituito dalla sola cimasa con la scena dell'Annunciazione[4],ambientata in una complessa scenografia architettonica, una splendida scatola prospettica.
Nella scena compaiono:
- a destra: Maria Vergine annunciata, raffigurata in piedi, è colta di sorpresa per l'apparizione improvvisa dell'Arcangelo, mentre sta leggendo la Parola di Dio. La Madonna piega il capo in segno di devota ed umile accettazione del progetto salvifico. La sua collocazione nello spazio è molto complicata: guardando la sua testa essa sembra di fronte all'arco che la inquadra, guardando ai piedi invece si scopre come in realtà sia sotto la loggia; inoltre, una ricostruzione in pianta dell'ambiente architettonico della scena ha dimostrato come sulla linea visuale tra l'Arcangelo e Maria si trovi una colonna (basta notare la griglia del pavimento e la sua corrispondenza con le colonne).
- a sinistra: San Gabriele arcangelo annunciante, inginocchiato al suo cospetto, ha un atteggiamento di preghiera e devozione, del tutto simile a quello di Maria: entrambi s'inchinano davanti alla manifestazione della volontà divina.
- in alto, a sinistra: Colomba dello Spirito Santo, circondata da raggio di luce, sta scendendo verso Maria.
Registro inferiore
Il registro inferiore composto di tre scomparti è decorato con altrettanti riquadri con medaglioni al centro, di cui solo quelli laterali sono provvisti di soggetti pittorici:
- a sinistra, Santa Chiara d'Assisi[5], con l'abito delle clarisse, il libro e il giglio della purezza;
- a destra, Sant'Agata, con in mano un piatto con i seni che le furono amputati durante il martirio, simboleggiato dal ramo di palma che tiene nell'altra mano.
Predella
Il polittico è completato da una predella, composta di tre scomparti, che raffigurano:
- Sant'Antonio di Padova resuscita un bambino[6]: la scena è ambientata in un interno di una casa, dove sant'Antonio, accompagnato da un altro frate, resuscita con la sua preghiera un bambino morto nel lettino, alla presenza della madre in lacrime. L'ambiente chiuso e finito richiama schemi tipici dell'arte italiana già utilizzati, anche se in questo caso l'uso della luce è più articolato, con un'invisibile apertura che illumina solo metà del dipinto da sinistra verso destra. Notevole è poi la piccola, ma cura natura morta dell'armadio a muro, con due pilastrini con capitelli scolpiti, un orciolo e una bottiglia panciuta di vetro.
- San Francesco d'Assisi riceve le stimmate[7]: la scena è forse la più interessante delle tre per l'insolita ambientazione notturna. Se la struttura compositiva è, infatti, abbastanza convenzionale, essa si riscatta nel gioco di luci ed ombre notturne, molto raro nell'arte rinascimentale. La scena non sembra concentrarsi sulla ricezione della stimmate, ma sul paesaggio desertico alle spalle del frate; ancora una volta Piero della Francesca, esperto utilizzatore della prospettiva, rappresenta con particolare realismo il paesaggio, enfatizzando le zone d’ombra e gli sprazzi di luce. Quest’ultima scaturisce in modo innaturale da Gesù in croce che appare sopra il frate che assiste stupito davanti al miracolo delle stigmate. Il buio della notte è improvvisamente squarciato dalla luce emanata da Cristo. È una luce notturna, non diffusa ma proiettata a fascio conico: tutto ciò che essa non colpisce resta in ombra. La luce coincide con lo spazio, i cui limiti sono, sul fondo la parete rocciosa, e in primo piano il Santo e il frate, che chiudono anteriormente lo spazio, perché investite dalla luce solo dalla parte interna: le loro spalle determinano la linea di confine tra luce e ombra. Malgrado la sua origine divina, non razionale, questa luce illumina geometricamente e razionalmente lo spazio.
- Sant'Elisabetta d'Ungheria salva un ragazzo caduto in un pozzo[8]: la scena è ambientata al centro di una piazza tra alcune case, dove si trova un pozzo, al quale è crollato una parte di vera, facendovi cadere dentro un bambino, che probabilmente abita nella casa di fronte, come suggerirebbe la porta socchiusa. Due personaggi aiutano a contestualizzare la dinamica della scena: una donna che guarda giù nel pozzo ed un uomo che accorre con un corda munita di rampino. La madre inginocchiata prega sant'Elisabetta d'Ungheria, che appare in alto su una nuvola, facendo tornare in superficie il bambino sano e salvo, che emerge inginocchiato per ringraziare la Santa.
Piero della Francesca, Predella con Sant'Antonio di Padova resuscita un bambino, San Francesco d'Assisi riceve le stimmate, Sant'Elisabetta d'Ungheria salva un ragazzo caduto in un pozzo (1467 - 1469), olio e tempera su tavola
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Lo sfondo oro è probabilmente stato richiesto a Piero della Francesca dalla committenza; infatti, il pittore rifiutava l'uso dello sfondo aureo, perché lontano dal suo stile, mirato soprattutto alle rappresentazioni strutturali e paesaggistiche. Alle spalle della Madonna, Piero della Francesca inserisce un elemento architettonico, sostituendo lo schienale del trono con un catino absidale. Si noti lo studio accurato delle forme e delle proporzioni tipico di Piero della Francesca, che qui si cimenta nella rappresentazione di un complesso soffitto a cassettoni con rosette, la cui profondità e dimensioni sono rese con una perfezione geometrica. Inoltre, le zone d'ombra assumono in Piero della Francesca il significato d’aree che non si trovano esattamente in ombra, ma riflettono semplicemente meno luce, a causa della loro posizione nello spazio. Il chiaroscuro, infatti, è reso dall'artista stendendo sulla tavola colori via via più scuri. Il chiaroscuro è realizzato quindi per aree tonali di diverso contrasto.
- I santi hanno figure solide e volumetriche, e sebbene hanno dietro lo sfondo oro, hanno come base d'appoggio un solido pavimento, sul quale posano fermamente e statuariamente. Essi non sono veramente uomini ma statue, ferme ed altere nella loro posizione, gli occhi fissi in punti che solo loro vedono.
- La scena del registro centrale è racchiusa da tre archi, uno centrale (interamente dedicato alla Madonna con Gesù Bambino) e altri due ai lati (da notare il rapporto di 1:2 fra arco maggiore e quelli binati minori), nei quali trovano alloggio, a coppie, i quattro santi.
- Un piccolo particolare caratteristico del polittico è che le aureole d'oro dei santi riflettono una parte della loro testa.
- La mancanza d’unità compositiva fra l'Annunciazione e la parte centrale del polittico ha indotto alcuni studiosi ad ipotizzare che Piero della Francesca avesse semplicemente aggiunto questa parte più tardi. In realtà l'intero polittico possiede un'unità strutturale; il pittore semplicemente ha tagliato la parte superiore, che originariamente doveva essere rettangolare, trasformandola in una sorta di cornice a cuspide.
- La qualità della predella è straordinaria: i valori spaziali e prospettici, caratteristici di Piero della Francesca, sono tutti presenti, su piccola scala, enfatizzando i bianchi muri degli interni, gli sprazzi di luce e le ombre profonde della scena notturna all'esterno. In queste scene i corpi acquistano completa tridimensionalità.
Notizie storico-critiche
L'opera, descritta con grande ammirazione da Giorgio Vasari[9], fu commissionata a Piero della Francesca dalle suore terziarie francescane, di cui era badessa in quegli anni Ilaria, figlia di Braccio Baglioni, per l'altare maggiore della Chiesa di Sant'Antonio di Padova in porta sant'Angelo a Perugia.
La prima rimozione del polittico dal complesso monastico avvenne nel 1799 per volontà del Vermiglioli, che ne consigliò il trasferimento all'interno del palazzo dei Priori, tre anni più tardi, con la restaurazione del governo pontificio, il dipinto tornò nella sua ubicazione originale nella Chiesa di Sant'Antonio di Padova, per essere definitivamente rimosso nel 1810 e trasferito nella Pinacoteca Vannucci, situata all'interno del monastero olivetano di Montemorcino Nuovo.
Nel 1885 il polittico, completo in ogni sua parte (due scomparti della predella erano entrati nel mercato antiquario, ma furono recuperati nel 1871), veniva collocato nella nuova sede della Pinacoteca (oggi Galleria Nazionale dell'Umbria), all'interno del Palazzo dei Priori.
Il riassemblaggio del polittico avvenne nel primo quarto del XX secolo, i restauri successivi hanno mantenuto pressoché intatta la forma ipotizzata in quell'occasione, fino all'ultimo intervento che dopo aver eliminato le cornici ottocentesche, ha ricreato la struttura scatolare della predella inferiore, con funzione di sostegno, dove sono stati inseriti i tre miracoli.
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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