Salita di Gesù Cristo al monte Calvario (Tintoretto)
Tintoretto, Salita di Gesù Cristo al monte Calvario (1566 – 1567), olio su tela | |
Salita di Gesù Cristo al monte Calvario | |
Opera d'Arte | |
Stato | |
Regione | Veneto |
Regione ecclesiastica | Triveneto |
Provincia | Venezia |
Comune | |
Diocesi | Venezia |
Ubicazione specifica | Scuola Grande di San Rocco, Sala dell'Albergo, parete d’ingresso |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Venezia |
Luogo di provenienza | ubicazione originaria |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Salita di Gesù Cristo al monte Calvario |
Datazione | 1566 - 1567 |
Autore |
Tintoretto (Jacopo Robusti) |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 515 cm; l. 390 cm |
Iscrizioni | S.P.Q.R. |
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La Salita di Gesù Cristo al monte Calvario è un dipinto, realizzato tra il 1566 ed il 1567, ad olio su tela, da Jacopo Robusti, detto Tintoretto (1518 - 1594), ubicato nella Sala dell'Albergo[1] della Scuola Grande di San Rocco a Venezia.
Descrizione
Soggetto
Nel dipinto è raffigurata la tragica salita al Golgota, dove si avverte il senso del fatale procedere verso il luogo del martirio, il passo lento ma irreversibile dei condannati, reso dall'andamento obliquo, dalle linee angolate delle lunghe croci e, soprattutto, dalla contrapposizione delle direzioni (da sinistra a destra e, poi, con un angolo a gomito della via, da destra a sinistra) e con il contrasto drammatico dell'ombra della zona inferiore e della luce di quella superiore. Nella scena compaiono:
- Gesù Cristo schiacciato dal peso della croce, sembra quasi cadere, ha il volto rigato di sangue, rivolto a terra, ma illuminato di riflesso dalla luce. Egli sale la collina con grande fatica, profondamente umiliato dalla corda al collo con cui viene trascinato da un aguzzino.
- Due ladroni, in primo piano, iniziano il loro cammino verso il Golgota, caricati della croce, a cui sono legati da robuste corde.
- Soldati ed aguzzini, fra i quali si nota:
- Aguzzino, che conduce il corteo, trascina Gesù con una corda al collo, quasi fosse una bestia o uno schiavo.
- Due soldati con in mano rispettivamente uno stendardo ed una bandiera, che si è gonfiano al vento, aumentando il senso di inquietudine ed angoscia che pervade il dipinto.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
Nell'opera, dal basso verso l'alto, si snoda la cordata dei condannati a morte: questa è una tragica cordata di cui Gesù è il primo e, come nelle cordate di montagna, il capocordata sostiene e guida i suoi compagni. Infatti, Cristo aveva detto: Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt 16,24 ). Egli è colui che ha legato la sua vita a quella dei peccatori per portarli alla Salvezza e a quella dei sofferenti per condividere fino in fondo il dramma dell'umanità e condurli alla resurrezione.
Iscrizione
Nel dipinto figura un'iscrizione, a lettere capitali, collocata sullo stendardo, sotto la traversa della croce di Cristo, dove si legge:
(LA) | (IT) | ||||
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Notizie storico-critiche
La Confraternita di San Rocco, una delle maggiori congregazioni veneziane (chiamate appunto anche "Scuole"), volendo affrescare le sale, dove si svolgevano le varie attività, indisse un concorso aperto ai migliori artisti della città. Tintoretto con uno stratagemma, realizzando a tempo di record un'opera per il soffitto raffigurante San Rocco in gloria e donandola alla confraternita in segno di devozione, riuscì non senza provocare la collera di altri artisti ad assicurarsi la committenza dell'intero lavoro. Questa vicenda testimonia come il pittore teneva per sé e per la sua bottega il lavoro per la confraternita, divenendo anche membro della stessa.
La Salita di Gesù Cristo al monte Calvario fa parte del ciclo di quattro dipinti, che decorano le pareti della Sala dell'Albergo, raffiguranti Storie della Passione di Gesù Cristo, ispirati all'artista dal libro Monte Calvario (1530 ca.), una rievocazione appassionata ed emozionante degli ultimi giorni della vita di Gesù, scritto dal frate francescano e vescovo spagnolo Antonio de Guevara (1481 - 1545), che era stato pubblicato a Venezia nel 1555 e più volte ristampato negli anni successivi. Tintoretto lo aveva letto e qui, nei suoi quattro dipinti, ne interpreta alcuni episodi, colpito dall'insistenza descrittiva, dall'attenzione figurativa, dalla ricchezza delle citazioni e dall'ampiezza dell'interpretazione allegorica. Gli altri tre dipinti, che completano il ciclo delle Storie della Passione di Gesù Cristo raffigurano:
Note | |
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Bibliografia | |
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