San Vito

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San Vito
Laico · Martire
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Santo
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Lorenzo Lotto, San Pietro martire e san Vito (part. da Polittico di San Domenico), 1508, olio su tavola; Recanati, Pinacoteca Civica
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte {{{età}}} anni
Nascita Mazara del Vallo
III secolo
Morte Lucania
15 giugno 303
Sepoltura
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Appartenenza
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Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
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Extra San Vito
Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi
Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione [[]]
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 15 giugno
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi Gallo, palma
Devozioni particolari Invocato contro la letargia, il morso di bestie velenose o idrofobe
Patrono di Attori, ballerini, epilettici, lattonieri
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 15 giugno, n. 3:
« In Basilicata, san Vito, martire. »

San Vito, venerato localmente anche come san Vito martire o san Vito di Lucania (Mazara del Vallo, III secolo; † Lucania, 15 giugno 303), è stato un giovane e martire latino.

Non si hanno dati storicamente accertati sulla sua origine, anche se, secondo testimonianze, sarebbe nato in Sicilia da padre pagano. Sarebbe stato inoltre incarcerato sette anni a causa della sua fede cristiana.

Tradizione

« La città di Mazara per antichissima tradizione da nessun’altra contraddetta, passa per essere stata la patria del nostro Santo, il quale nato da Hila, idolatra e di nobile stirpe, ma allevato da Crescenzia ed educato da Modesto, ambedue ferventi cristiani, ancor fanciullo si distingueva per fervore nel praticare la fede e coraggio nel professarla[1] »

Secondo il Martirologio Geronimiano Vito sarebbe vissuto a lungo in Lucania presso il fiume Sele, tanto che ancora oggi è ricordato impropriamente dai fedeli del luogo come san Vito di Lucania. Sarebbe morto martire nell'anno 303, assieme alla nutrice santa Crescenzia e al precettore san Modesto, durante la persecuzione di Diocleziano.

Alcune reliquie sono custodite in un corpo cerato che raffigura il Santo, custodito presso la chiesa Collegiata di Sant'Ambrogio di Omegna (VB), racchiuso in un'urna e portato solennemente in processione l'ultimo sabato di agosto, giorno in cui il vescovo di Novara, Bascapè, portò devotamente le reliquie ad Omegna. Altre reliquie del Santo sono custodite nell'omonima chiesa di Marola: in entrambe i casi si tratta di "corpi santi" provenienti dalle catacombe romane.

Secondo una passio del VII secolo il fanciullo siciliano Vito, nato in Lucania, dopo aver operato molti miracoli sarebbe stato fatto arrestare dal preside Valeriano. Dopo aver subito torture ed essere stato gettato in carcere, senza però rinnegare la propria fede, sarebbe stato liberato miracolosamente da un angelo e si sarebbe recato, insieme al precettore Modesto e alla nutrice Crescenzia, in Lucania per continuare il suo apostolato. Acquistata sempre maggior fama presso il popolo dei fedeli, sarebbe stato perfino supplicato dall'imperatore Diocleziano di liberare il figlio dal demonio ma, ottenuto il miracolo, Diocleziano gli si sarebbe rivolto contro, facendolo imprigionare e torturare. Dopo essere stato nuovamente liberato da un angelo, ritornato presso il fiume Sele, Vito sarebbe morto ivi con Modesto e Crescenzia. Le salme dei tre sarebbero state in seguito sepolte dalla pia matrona Fiorenza in un luogo chiamato Marianus. Presso il fiume Sele sorge un'antica chiesa dedicata al santo, nel luogo dove fu sepolto.

Martirio dei santi Vito, Modesto e Crescenza, manoscritto francese del XIV secolo.

Nella città di Marigliano, in provincia di Napoli, identificata dagli studiosi come l'antica Marianus, presso la chiesa di San Vito, costruita su una basilica martiriale altomedievale e annessa, a partire dalla seconda metà del XV secolo, ad un convento francescano, è custodita la tomba del martire sigillata da un marmo, ricoperto un tempo da pietre preziose, sul quale è incisa la frase latina: HIC VITO MARTIRI SEPVLTVRA TRADITVR.

Al racconto originario della passio del martire, si aggiunsero con il passare degli anni racconti relativi alle translationes delle sue reliquie in varie città e monasteri, e notizie circa miracula che avrebbero avuto come protagonista Vito. Un racconto lo vede protagonista in Sicilia, a Regalbuto, dove, fermatosi per riposare nel luogo dove ora sorge la chiesa dei cappuccini, avrebbe incontrato dei pastori disperati perché alcuni cani avevano sbranato un bambino; allora il Santo, richiamati i cani, si sarebbe fatto restituire da essi i resti del corpo del bambino a cui avrebbe ridonato la vita.

Se è vero che per secoli la figura di san Vito ha alimentato la fede popolare (si pensi per esempio alla protezione per la quale veniva invocato, in modo particolare nella speranza di ottenere guarigione da patologie quali: la Corea di Sydenham, una forma di encefalite nota come ballo di San Vito in quanto può presentare postumi come tic, tremori, ecc., l'idrofobia, le malattie degli occhi (in slavo la parola Vid = vista fu associata al suo nome, e in quelle terre il culto di san Vito pare avesse sostituito l'antico culto di Svetovit) e la letargia, è altrettanto vero che la nascita del suo culto e la relativa tradizione agiografica non sono stati ancora studiati in maniera ampia e approfondita.

Culto

È venerato come santo martire dalla Chiesa cattolica ed è un santo molto importante anche per la Chiesa ortodossa serba e quella bulgara. La sua ricorrenza è fissata al 15 giugno del calendario gregoriano, che corrisponde al 28 giugno del calendario giuliano.

San Vito è il patrono ed il protettore dei danzatori. Era assai venerato nel medioevo e fu inserito nel gruppo dei santi ausiliatori, santi presso i quali veniva invocata un'intercessione in particolare occasioni e nella speranza di ottenere guarigione da particolari malattie. Il simbolo che lo rappresenta è la palma.

È il patrono della sua città, Mazara del Vallo, e della relativa diocesi .

Note
  1. Domenico Lancia. Storia della Chiesa in Sicilia, vol. I, pag. 156
Bibliografia
  • Edizione della passio BHL 8711 in AASS Junii, 3ed. III, pp. 499-504 (Venezia, 1742, pp. 1013-42)
  • Agostino Amore. Vito, Modesto e Crescenzia in Bibliotheca Sanctorum 12, Roma 1998 (1963), 1244 sg.
  • Antonio Esposito, Il complesso monumentale di San Vito a Marigliano. Storia, arte e devozione, Edizioni Ler, Marigliano, 2006.
  • Peter Manns, curatore, I Santi, pag. 137. Jaca Book, Piacenza, 1987
  • Erich Wenneker, Vitus (Veit), articolo in BBKL (Biographisch-Bibliographische Kirchenlexikon), band XII, 1997, Verlag, 1530-1533 [1]
  • Maria Rita Basta, L'iconografia di San Vito in alcuni esemplari di arti minori siciliane (in Congresso internazionale di studi su San Vito e il suo culto), Mazara del Vallo, 2002.
  • Maria Rita Basta, Il culto di S. Vito martire in Sicilia: agiografia, topografia ed iconografia tra IV e XV secolo, Tesi di diploma in Storia dell'arte, A.A. 2001-02.
  • Dario Ianneci, Il libro di San Vito. Storia, leggenda e culto di un santo medievale, Edizioni Gutenberg, Lancusi (SA), 2005
  • Remo d'Acierno, La leggenda di San Vito a Taverna - Commedia religiosa in due atti e due quadri, Edizioni La Collina, 2007
  • Rosa Giorgi, Santi, col. "Dizionari dell'Arte", Mondadori Electa Editore, Milano 2002, p. 78 ISBN 9788843596744
Collegamenti esterni