Spoliazione di Gesù Cristo (El Greco)
El Greco, Spoliazione di Gesù Cristo (1577 - 1579), olio su tela | |
Spoliazione di Gesù Cristo | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Comunità | Castiglia-La Mancia |
Provincia | Toledo |
Comune | |
Diocesi | Toledo |
Ubicazione specifica | Cattedrale di Santa Maria, sacrestia |
Uso liturgico | quotidiano |
Comune di provenienza | Toledo |
Luogo di provenienza | ubicazione originaria |
Oggetto | pala d'altare |
Soggetto | Spoliazione di Gesù Cristo |
Datazione | 1577 - 1579 |
Autore |
El Greco (Dominikos Theotokopoulos) |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 285 cm; l. 173 cm |
Iscrizioni | Doménikos Theoto[Kópulos] Krès Ep[oíei] |
Note opera firmata | |
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La Spoliazione di Gesù Cristo è una pala d'altare, eseguita tra il 1577 ed il 1579, ad olio su tela, dal pittore cretese Dominikos Theotokopoulos detto El Greco (1541 – 1614), ubicata nella sacrestia della Cattedrale di Santa Maria di Toledo (Spagna).
Descrizione
Soggetto
Nel dipinto, che presenta la Spoliazione di Gesù Cristo, compaiono:
- Gesù Cristo, con lo sguardo rivolto al cielo ed un espressione serena, viene privato della veste rossa che gli era stata fatta indossare, nel momento della flagellazione, quale beffarda parodia dei manti purpurei degli imperatori romani.
- Soldati e aguzzini, attorniano Cristo, come una massa aggressiva quasi indistinta di astanti, violenti e brutali, che agitano lance, picche e alabarde. Tra questi si distinguono:
- a destra, due aguzzini, uno, vestito di verde che tiene Gesù per la corda, si accinge a spogliarlo e l'altro, ripiegato in avanti, sta preparando la trave della croce;
- a sinistra, soldato, accanto a Gesù, che indossa un'armatura contemporanea magnificamente resa, ha un atteggiamento severo, ma più dignitoso e nobiliare, rispetto agli altri: la figura, oltre a dare un'efficace immagine della piccola aristocrazia militare spagnola della Controriforma, può essere identificato con Longino, che al momento della morte di Gesù si convertirà esclamando: Davvero quest'uomo era Figlio di Dio! (Mc 15,39 )
- in basso a sinistra: santa Maria Maddalena, Maria Vergine e san Giovanni evangelista, i quali volgono il proprio sguardo alla croce alla cui preparazione è intento un inserviente (a destra in basso) ripiegato in avanti
Note stilistiche ed iconografiche
- Il tema iconografico della Spoliazione di Gesù Cristo era molto raro nella pittura cinquecentesca. Inoltre, i non molti precedenti noti sono per lo più costituiti da opere medievali o del primo Rinascimento, tra i quali si segnala un esempio del Beato Angelico.[1] È improbabile che El Greco ne avesse conoscenza e forse dedusse lo schema compositivo da altri momenti della Passione di Gesù, dall'iconografia più comune. Un possibile riferimento potrebbe essere l'episodio della Cattura, dove, in molti esempi pittorici sul tema, Cristo – come nella Spoliazione – è al centro della composizione circondato da crudeli e violenti aguzzini. probabilmente la scelta di un tema così insolito è connessa al luogo di collocazione del dipinto, ossia la parte della sacrestia adibita a spogliatoio, dove i sacerdoti indossavano i paramenti sacri prima delle funzioni liturgiche.
- La figura del carnefice al lavoro sulla croce è derivata dal cartone dell'arazzo con la Lapidazione di santo Stefano di Raffaello Sanzio (andato perduto, ma noto tramite la trasposizione sul panno[2]), opera certamente conosciuta da El Greco che da poco aveva lasciato Roma. Infatti, la sua immagine corrisponde in particolare alla figura che nell'arazzo è intenta a raccogliere il sasso da scagliare sul protomartire. L'esempio raffaellesco sarà citato più volte dal pittore ed in particolare nel ricamo della Dalmatica di santo Stefano nell'Entierro dove è riprodotta la stessa scena di martirio del santo.
- Il colorismo dell'opera rimanda invece a Venezia, dove El Greco soggiornò a lungo: splendido in particolare è il rosso della tunica di Cristo che guida l'occhio dell'osservatore verso il centro fisico e spirituale del dipinto.
- Nell'arte di El Greco, oltre ai forti legami con la pittura italiana del suo tempo, s'individua anche la sua radice bizantina, assimilata a Creta in gioventù: l'annullamento della spazialità dovuta all'affollamento di figure, molte delle quali visibili solo per la testa, la selva di lance che impedisce di dare profondità allo sfondo, la frontalità e l'impassibilità di Cristo, sono tutti elementi che sono stati associati alla pittura bizantina di qualche secolo prima, tanto da rinvenire significative similitudini compositive tra la Spoliazione e un mosaico con il Bacio di Giuda Iscariota (XII secolo) conservato ne Duomo di Monreale.
Iscrizione
Nel dipinto, in basso a sinistra, entro un cartiglio figura la firma del pittore:
« | Doménikos Theoto[Kópulos] Krès Ep[oíei] » |
Notizie storico-critiche
L'opera venne commissionata a El Greco dal Capitolo della Cattedrale per la sagrestia del Duomo di Toledo, come si evince da un documento relativo, datato 2 luglio 1577, che è anche la prima testimonianza pervenutaci dell'arrivo del pittore a Toledo, dove egli rimarrà fino alla morte (1614).
Benché, attualmente gli storici dell'arte considerano questo dipinto uno dei capolavori di El Greco, l'opera non venne apprezzata dai suoi committenti, tanto che né scaturì una dura controversia chiusa solo con l'accettazione da parte dell'artista di un compenso significativamente inferiore a quello pattuito. I committenti, infatti, rimproverarono al pittore di aver inserito le tre figure (santa Maria Maddalena, Maria Vergine e san Giovanni evangelista), nell'angolo inferiore sinistro, mentre i Vangeli non ne parlano affatto: questo è un classico esempio del clima instaurato dalla Controriforma che imponeva la fedeltà al testo biblico nella realizzazione di opere sacre.
Note | |
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Bibliografia | |
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