Testimonium Flavianum

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Dal Codice Ambrosiano F.128
Giuseppe Flavio (immagine tradizionale)

Il termine Testimonium Flavianum indica un passo contenuto nelle Antichità giudaiche[1], scritte dallo storico ebreo Flavio Giuseppe, particolarmente rilevante per il dibattito sulla storicità di Gesù in quanto, assieme ad un altro passo più sintetico delle stesse Antichità giudaiche[2], costituisce uno tra i primi documenti storici di origine non cristiana a menzionare Gesù: l'opera fu infatti pubblicata nel 93-94 d.C. Il brano ci è pervenuto in due versioni: la versione greca e la versione araba. La presenza, nella versione greca, di espressioni favorevoli alla divinità e messianicità di Gesù, impossibili da attribuire ad un ebreo osservante come Flavio Giuseppe, hanno fatto sorgere un ampio dibattito tra gli studiosi sull'autenticità del brano. Dopo la scoperta, nel 1971, della versione araba, sostanzialmente priva degli elementi elogiativi presenti nella versione greca, la maggior parte degli studiosi è orientata a considerare il Testimonium Flavianum un brano presente nel testo originale delle Antichità giudaiche, pervenutoci, almeno nella versione greca, con alcune modifiche e interpolazioni, facilmente identificabili, introdotte da mano cristiana. Dette modifiche non inficiano in alcun modo l'importanza del Testimonium nel confermare l'esistenza storica di Gesù Cristo.

Antichità giudaiche e Testimonium flavianum (versione greca)

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Giuseppe Flavio


Giuseppe Flavio fu uno scrittore e storico ebreo. Discendente dai nobili Asmonei e imparentato con la classe sacerdotale di Ioarib, fu avviato alla carriera politica, divenendo legato del Sinedrio, e successivamente governatore della Galilea e generale delle truppe che combatterono contro i Romani durante la prima guerra giudaica (66-74). Sconfitto dopo il lungo assedio di Iotapa e unico superstite, fu catturato e divenne collaborazionista del generale e successivamente imperatore Tito Flavio Vespasiano. Trasferitosi a Roma alla corte imperiale, scrisse due opere storiche in lingua greca, la Guerra giudaica (75), in cui racconta la rivolta ebraica e la sua soppressione da parte di Vespasiano, e le Antichità giudaiche (93-94 d.C), in cui narra la storia del suo popolo da Abramo ai suoi tempi.

Il primo brano delle Antichità giudaiche in cui viene menzionato Gesù, quello propriamente noto come testimonium flavianum, recita:

« Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani. »
(Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XVIII.63-64)

In un brano successivo, Giuseppe Flavio racconta della condanna a morte per lapidazione di Giacomo il Minore, avvenuta nel 62 in questi termini:

« Anano [...] convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse il fratello di Gesù, detto il Cristo, di nome Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della legge e condannandoli alla lapidazione. »
( Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XX.200)

Questo secondo brano è sempre stato considerato autentico dalla maggioranza dei studiosi. Il testo del Testimonium Flavianum sopra riportato costituisce la versione greca, ed è presente in tutti manoscritti greci e latini conosciuti delle Antichità giudaiche, a partire dal documento più antico in assoluto in nostro possesso, databile all'XI secolo d.C., il Codice Ambrosiano gr. 370, conservato a Milano presso la Biblioteca Ambrosiana, con la segnatura F 128 sup. Esso inoltre è già citato da Eusebio di Cesarea (265-340 d.C. circa) nel IV secolo, nella Dimostrazione Evangelica III, 3, 105-106, nella Storia Ecclesiastica I, 11 e nella Teofania.

La disputa sulla versione greca del "Testimonium Flavianum"

La versione greca del Testimonium Flavianum contiene alcune espressioni elogiative finalizzate a rimarcare la soprannaturalità di Gesù Cristo, le quali non possono essere attribuite alla penna originale di Giuseppe Flavio. Modifiche ed interpolazioni del testo originale, anche involontarie (per esempio mediante l'incorporazione di glosse nel testo) sono possibili, in quanto, per lo meno nei manoscritti recanti la versione greca, essa ci è pervenuta tramite copisti cristiani. In base alla valutazione dell'entità di queste modifiche nel complesso del brano, gli studiosi si sono divisi su tre posizioni:

  1. il Testimonium Flavianum è completamente autentico
  2. il Testimonium Flavianum è completamente falso
  3. il Testimonium Flavianum è presente nel testo originale delle Antichità giudaiche, ma ci è pervenuto inquinato da aggiunte e modifiche, il cui peso è da valutarsi.

Esaminiamo le argomentazioni favorevoli e contrarie a ciascuna delle tre ipotesi.

IPOTESI NUMERO 1

IPOTESI NUMERO 2

IPOTESI NUMERO 3

Versione araba

Nel 1971 il professor Shlomo Pinés dell'Università Ebraica di Gerusalemme pubblicò la traduzione di una diversa versione del testimonium, come citato in un manoscritto arabo del X secolo. Il brano compare ne Il libro del Titolo dello storico arabo cristiano, nonché vescovo melchita di Hierapolis Bambyce, Agapio, morto nel 941. Agapio riporta solo approssimativamente il titolo dell'opera di Giuseppe ed afferma chiaramente che il suo lavoro è basato su una più antica cronaca in siriaco di Teofilo di Edessa (morto nel 785), andata persa; ciò suggerisce che il testimonium di Agapio sia una parafrasi di quello presente nella cronaca perduta di Teofilo. La versione del testimonium di Agapio è:

« Egli afferma nei trattati che ha scritto sul governo dei Giudei: «In questo tempo viveva un uomo saggio che si chiamava Gesù, e la sua condotta era irreprensibile, ed era conosciuto come un uomo virtuoso. E molti fra i Giudei e le altre nazioni divennero suoi discepoli. Pilato lo condannò a essere crocifisso e morire. E quelli che erano divenuti suoi discepoli non abbandonarono la propria lealtà per lui. Essi raccontarono che egli era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione, e che egli era vivo. Di conseguenza essi credevano che egli fosse il Messia, di cui i Profeti avevano raccontato le meraviglie». »
(Traduzione di Shlomo Pines, citata da J.D. Crossan.)

Il testo fornito da Pines deriva principalmente dalla citazione di questo brano di Agapio fatta dal successivo storico arabo-cristiano Al-Makin, che contiene materiale ulteriore rispetto al manoscritto Firenze che, unico, contiene la seconda metà dell'opera di Agapio. Pines afferma che questa potrebbe essere una registrazione più accurata di quanto scritto da Giuseppe, in quanto manca di quelle parti che spesso sono state considerate interpolazioni di copisti cristiani.

Il testo di Agapio è particolarmente importante in quanto non solo è privo di quelle affermazioni cristiane contestate dai critici nella versione greca (risultando quindi perfettamente compatibile con quello che doveva essere il pensiero di Giuseppe Flavio), ma anche di tutte le espressioni contestate dalla critica in quanto ritenute incompatibili con lo stile di Giuseppe. Compare anche chiaramente il collegamento tra l'appellativo Cristo e Gesù, pur non essendo riportata la frase finale che precisa la derivazione del termine cristiani (ma è semplicemente possibile che Agapio non l'abbia ricopiata).

L'apparizione di Gesù vivo tre giorni dopo la crocifissione e la conclusione che ne deriva, secondo la quale egli doveva essere il Cristo annunciato dai profeti, risultano in questo brano l'oggetto del racconto dei discepoli, e non l'opinione di Giuseppe. In pratica, in un colpo solo, vengono spazzate via tutte le obiezioni sollevate dalla critica in trecento anni di esegesi.. Dato che è impensabile che il vescovo Agapio abbia volutamente modificato in senso minimizzante il brano di Giuseppe nei confronti di Gesù, non possiamo che dedurne che egli disponesse di una versione del Testimonium più simile all’originale e ancora priva delle interpolazioni che Olson attribuisce ad Eusebio.

Charlesworth, dopo aver evidenziato che "le palesi interpolazioni cristiane sono manifestamente assenti nella versione araba." (Charlesworth, 1988), ammette la possibilità che lievi modifiche siano state introdotte da copisti cristiani anche nel testo di Agapio. Tuttavia l'esempio che porta, ovvero l'affermazione attribuita a Giuseppe che Gesù potesse essere il Messia, non è calzante, in quanto la traduzione sembrerebbe riferire tale affermazione alla predicazione dei discepoli di Gesù più che al pensiero di Giuseppe.

Per favorire il confronto tra la versione greca e la versione araba del Testimonium Flavianum, si consideri la seguente tabella sinottica:

Il rischio di errori di traduzione compiuti nel passaggio dal greco di Giuseppe Flavio al siriaco e da questo all'arabo, e gli analoghi rischi insiti nel passaggio dall'arabo alla versione in inglese di Charlesworth o in italiano di Maier, sono sempre da tener presenti e comportano il mantenimento di una certa cautela. Fatta salva questa precisazione, si può concludere con una certa sicurezza affermando che il testo di Agapio, unitamente alle altre considerazioni della critica testuale già presentate, conferma la fondatezza della tesi che il Testimonium flavianum sia un passo autentico di Giuseppe Flavio, modificato solo parzialmente da un copista cristiano.

Dal confronto tra la versione greca, emendata dalle interpolazioni più evidenti, e la versione araba si possono trarre le seguenti conclusioni:

  1. Il Testimonium Flavianum era presente nel testo originale delle Antichità giudaiche, sebbene in una forma diversa da quelle che ci sono state trasmesse. La versione greca risulta inquinata da alcune modifiche/interpolazioni facilmente identificabili, opera di un copista cristiano che voleva evidenziare la divinità di Gesù Cristo. La versione araba è molto più vicina a quello che doveva essere il testo originale di Giuseppe Flavio.
  2. La presenza di riferimenti espliciti a Gesù Cristo in Antichità giudaiche è molto importante per lo studio del Gesù storico, in quanto dimostra che, secondo uno storico non cristiano vissuto molto vicino agli eventi narrati (Giuseppe Flavio visse dal 37 al 103 d.C. circa):
  • Gesù Cristo non è un mito, né un personaggio di fantasia, ma una persona reale che visse all'epoca della prefettura di Ponzio Pilato, presumibilmente operando nei luoghi soggetti alla giurisdizione del magistrato romano.
  • Gesù non era un sobillatore di disordini o un fuorilegge, ma piuttosto un uomo saggio la cui predicazione si rivolgeva a temi spirituali
  • La predicazione di Gesù ebbe successo sia tra i Giudei, sia tra gli altri popoli (i Greci, ovvero i pagani ellenizzati)
  • Fu condannato da Pilato alla morte per crocifissione
  • Dopo la sua morte i suoi seguaci non si dispersero ma continuarono a professare la sua dottrina almeno fino al momento in cui Flavio Giuseppe scrive (93-94 d.C)
  • I discepoli di Gesù prendono da lui il nome di cristiani
  • Gesù aveva un fratello di nome Giacomo, fatto lapidare dal sommo sacerdote Anano (Antichità giudaiche XX, 200)
  • Gesù era soprannominato "il Cristo"(Antichità giudaiche XX, 200)

La posizione degli studiosi di fronte al Testimonium flavianum

Di fronte al Testimonium la comunità degli studiosi risulta tuttora essersi divisa in tre fazioni:

Il Testimonium sarebbe completamente autentico

All'interno di questo gruppo troviamo due categorie di studiosi:

  1. Studiosi per i quali il Testimonium è una colonna portante dell'esistenza storica di Gesù e una conferma della sua personalità così come traspare dagli scritti neotestamentari. (F. K. Burkitt, A. von Harnack, C. G. Bretschneider, R. H. J. Schutt, giuseppe Ricciotti).
  2. Studiosi per i quali l'autenticità del Testimonium è giustificata dalla presenza di espressioni denigratorie verso Gesù, derivanti da una diversa traduzione rispetto a quelle comunemente accettate (Étienne Nodet, Serge Badet, Lucio Troiani)

Il Testimonium sarebbe da rigettare completamente

In questa posizione si trovano solitamente studiosi storico critici appartenenti alla corrente mitologica, i quali negano la storicità di Gesù Cristo e di gran parte del nuovo testamento. Altri studiosi, pur rigettando nella sua interezza il Testimonium Flavianum, non dubitano dell'attendibilità dell'altro passo di antichità giudaiche in cui viene citato Gesù.[11]

Il Testimonium sarebbe da accettare parzialmente

Secondo questa posizione, interpolatori cristiani avrebbero modificato alcune affermazioni in esso contenute.

Per alcuni gli interpolatori cristiani avrebbero migliorato un resoconto negativo di Gesù, togliendo o modificando delle frasi. Il tenore originale sarebbe stato della forma:

« Ora, all'incirca nello stesso periodo, sorse una fonte di ulteriori disordini in un Gesù, un uomo saggio, che compì opere eclatanti e fu maestro di persone che accoglievano con piacere cose strane. Egli convinse a seguirlo molti Ebrei, e molti Gentili. Egli era il cosiddetto Cristo. Quando Pilato, sulla base delle informazioni fornitegli dai principali nostri uomini, lo condannò alla croce, coloro che si erano uniti a lui all'inizio non cessarono di provocare disordini. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani. »
(R.E.van Voorst, Gesù nelle fonti extrabibliche, pagg. 113-114.)

Altri sostengono che la narrazione originale sarebbe stata ampliata con concetti estranei al pensiero di Giuseppe, ritoccando un testo del tipo:

« Allo stesso tempo circa, visse Gesù, un uomo saggio, poiché egli compì opere straordinarie, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò sia molti Giudei che molti Greci. Quando Pilato udì che era accusato dai principali nostri uomini, lo condannò alla croce, [ma] coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani. »
(R.E.van Voorst, Gesù nelle fonti extrabibliche, pagg. 112.)

Tra gli altri ricordiamo almeno T. Reinach, E. Bammel, O. Betz, J.P. Meier.

Quest'ultimo caso, grazie ai nuovi contributi portati dalla scoperta della versione araba, è quello che riscuote il maggior successo tra i critici moderni:

« Alla luce di tutto ciò, i critici moderni sono ormai concordi nel ritenere il passo del Testimonium come sostanzialmente autentico nella sua testimonianza storica di Gesù, sebbene per molti esso possa aver subito prima del secolo IV delle interpolazioni cristiane. »
(A. Nicolotti, Testimonianze extracristiane sulla persona di Gesù di Nazareth e sulla chiesa primitiva.Giuseppe Flavio, 2001)
Note
  1. Antichità Giudaiche XVIII, 63-64 o, secondo un'altra numerazione, Antichità Giudaiche 18.3.3
  2. Antichità Giudaiche XX, 200, ovvero Antichità Giudaiche 20.9.1
  3. Confronta L. Troiani: "Ancora sul cosiddetto Testimonium Flavianum", 2007; http://www.christianismus.it/ modules.php?name=News&file=article&sid=96
  4. Confronta Antichità giudaiche XX, 200
  5. Confronta John P. Meier, Un ebreo marginale, Ripensare il Gesù storico, Queriniana, trad. it. di L. de Santis, Brescia, 2001, Vol. I, pp. 67-68.
  6. Confronta John P. Meier, Un ebreo marginale, Ripensare il Gesù storico, Queriniana, trad. it. di L. de Santis, Brescia, 2001, Vol. I, pag. 71, nota 38.
  7. Confronta Bastia G., "Storicità di Gesù Cristo dalle fonti extra cristiane - Giuseppe Flavio" , 2008.
  8. Vedi Guerra Giudaica, 2.247 e Ant. Giud., 20.137.
  9. Traduzione proposta da A.Nicolotti in Testimonianze extracristiane sulla persona di Gesù di Nazareth e sulla chiesa primitiva, 2001
  10. Traduzione tratta da J.Maier, Gesù Cristo e il cristianesimo nella tradizione giudaica antica, Brescia, 1994, p. 65; essa coincide con quella del libro di J.H. Charlesworth, Jesus Within Judaism: New Light from Exciting Archaeological Discoveries, Garden City, Dubleday, 1988, pag. 95
  11. Antichità giudaiche XX, 200
Bibliografia
  • Feldman, Louis H (1989), "A Selective Critical Bibliography of Josephus", in Feldman, Louis H & Hata, Gohei, Josephus, the Bible, and History, Leiden: E.J. Brill, ISBN 9004089314
  • Bastia G. , "Storicità di Gesù Cristo dalle fonti extra cristiane - Giuseppe Flavio" 2008
  • Nicolotti A. , Testimonianze extracristiane sulla persona di Gesù di Nazareth e sulla chiesa primitiva-Giuseppe Flavio, 2001
Voci correlate
Collegamenti esterni

Christianismus