Biblioteca Ambrosiana
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La Biblioteca Ambrosiana è una storica biblioteca milanese fondata nel 1607 dal cardinale Federico Borromeo. È ospitata all'interno del Palazzo dell'Ambrosiana nel quale si trova anche la Pinacoteca Ambrosiana, anch'essa fondata da Federico.
Fu la quarta biblioteca aperta al pubblico (dal 1609), preceduta dalla Biblioteca Malatestiana aperta a Cesena nel 1454[1][2], dalla Biblioteca Bodleiana, sorta a Oxford nel 1602, e dalla Biblioteca Angelica, aperta a Roma nel 1604.
Storia
Nel corso dei suoi soggiorni romani (dal 1585 al 1595 e poi dal 1597 al 1601) Federico Borromeo maturò l'idea di creare a Milano una biblioteca con lo scopo di costruire, tramite la raccolta e lo studio delle origini e delle tradizioni cattoliche, un baluardo contro l'avanzare della Riforma protestante.
Rientrato a Milano incaricò i suoi emissari di raccogliere manoscritti in tutta Europa e in Oriente; a questo periodo risale l'acquisizione dei manoscritti del monastero benedettino di Bobbio (1606), tra i quali il celebre Antifonario di Bangor e della biblioteca del bibliofilo padovano Gian Vincenzo Pinelli (1608), comprendente 70 casse di libri con oltre 800 manoscritti, tra i quali la celebre Ilias Picta.
La prima fase della costruzione dell'edificio destinato ad ospitare le raccolte, iniziata nel 1603, fu diretta da Lelio Buzzi e Francesco Maria Ricchino. Per prima fu realizzata la Sala Federiciana nella quale vennero ospitati i primi libri a stampa e circa 8.000 manoscritti.
L'8 dicembre 1609 fu aperta la sala di lettura, primo esempio di sala con i libri riposti entro scansie lungo le pareti e non incatenati ai tavoli di lettura come usuale in altre biblioteche dell'epoca. Facevano parte della Biblioteca anche una stamperia e una scuola per lo studio delle lingue classiche e orientali.
Le continue acquisizioni, anche tramite lasciti, resero necessaria l'espansione dell'edificio, i cui lavori iniziarono nel 1611.
Nel 1618 il cardinale donò alla biblioteca la sua raccolta di dipinti e disegni che costituirono il nucleo iniziale della Pinacoteca, e nel 1625 aprì l'Accademia; fra i primi insegnanti vi furono personalità come il Cerano e Giovanni Andrea Biffi.
Nonostante la morte del cardinale (1631) le acquisizioni e le donazioni rimasero costanti: nel XVII secolo furono donati 12 manoscritti leonardeschi fra i quali il celeberrimo Codice Atlantico, un album di disegni di Rubens, e altri preziosi manoscritti. Parte del patrimonio venne requisito durante la dominazione francese e solo in parte restituito in seguito. Fu reso il Codice Atlantico ma non gli altri manoscritti di Leonardo e solo due dei quattro dipinti degli Elementi di Jan Brueghel il Vecchio.
Tra il 1826 ed il 1836 l'architetto neoclassico Giacomo Moraglia, fra i più apprezzati della Milano della prima metà del XIX secolo, realizzò il chiostro che serve da sala di lettura, e rovesciò l'ingresso, non più da piazza San Sepolcro ma dalla attuale sede in piazza Pio XI, allora piazzetta della Rosa. Le nuove costruzioni occupavano circa due terzi della sede della preesistente chiesa di Santa Maria della Rosa, appositamente demolita nel 1831.
Nello stesso periodo venne costituita la raccolta di disegni - iniziata in epoca federiciana - e diverse donazioni portarono il patrimonio a migliaia di volumi di disegni e stampe. Al 1909 risale l'acquisto di circa 1600 codici arabi incrementati da un cospicuo lascito del 1926. L'edificio era nuovamente al limite della capienza e nel 1923 il cortile neoclassico venne quindi trasformato in sala di lettura.
I bombardamenti del 1943 causarono gravi danni all'edificio e al patrimonio; fra le altre andò persa l'intera raccolta dei libretti d'opera della Scala. I lavori di ripristino iniziarono solo nel 1952 su progetto di Luigi Caccia Dominioni.
Dal 1990 al 1997 l'edificio è stato nuovamente ristrutturato.
Nel 2009 si è celebrato il IV centenario della fondazione della Biblioteca.[3]
Patrimonio
Il patrimonio della Biblioteca Ambrosiana, costituito da oltre 30.000 manoscritti, 12.000 pergamene, 2.300 incunaboli, 10.000 disegni, 30.000 incisioni, oltre 1000 legature medievali e raccolte numismatiche e archeologiche, ne fa una delle più prestigiose biblioteche al mondo.
Fra gli innumerevoli capolavori spiccano i 51 frammenti con 58 miniature dell'Ilias Picta, risalente al V secolo, i 1119 fogli del Codice Atlantico, il De Divina Proportione di Luca Pacioli, il De Prospectiva Pingendi di Piero della Francesca e una serie immensa di manoscritti autografi da Petrarca al Boccaccio, Ariosto, Machiavelli, Galileo, Parini, Manzoni, Porta.
Opere principali
- Orosius D 23 sup., inizio del VII secolo
- Commento di Servio a Virgilio (Ms. S.P. 10/27), miniato da Simone Martini per Francesco Petrarca, 1340
Bibliotecari
Nel corso della sua storia la Biblioteca Ambrosiana ebbe bibliotecari illustri, chiamati Dottori. Ancora oggi è il Collegio dei Dottori che sovraintende le attività culturali della Biblioteca. Fra i Dottori si annoverano lo storico milanese Giuseppe Ripamonti, Ludovico Antonio Muratori, Giuseppe Antonio Sassi, il cardinale Angelo Mai, Antonio Maria Ceriani, il cardinale Giovanni Mercati, Achille Ratti divenuto in seguito papa Pio XI, il biblista Gianfranco Ravasi.
Dal settembre 2007 ne è prefetto Mons. Franco Buzzi.
Note | |
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Voci correlate | |
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