Theotokos di Vladimir
Theotokos di Vladimir | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Distretto federale | Centrale |
Comune | |
Diocesi | Mosca |
Ubicazione specifica | Galleria Tretiakov |
Oggetto | Icona |
Soggetto | Beata Vergine |
Datazione | XII secolo |
Autore | |
Misure | h 78 x l. 55[2] |
La Theotokos di Vladimir, chiamata anche Madonna di Vladimir, Vergine di Vladimir o Vladimirskaja, in russo Владимирская Богоматерь, Vladimirskaja Bogomater‘, (Madre di Dio di Vladimir) dal nome della città russa di Vladimir, è una delle icone ortodosse più venerate in Russia. La Chiesa Ortodossa la festeggia il 3 giugno.
L'icona rappresenta la Madre di Dio, in greco Theotokos, con Gesù Bambino in braccio, nella tipologia iconografica detta Eleusa (della tenerezza). In questo tipo di effigi il Bambino si appoggia teneramente sulle guance della Madre, mentre Ella ha una espressione pensosa e mesta come se stesse meditando già la Passione del Figlio.
Attualmente la si può ammirare alla Galleria Tretiakov di Mosca.
Numerosissime sono le copie di questa icona eseguite durante i secoli, con alcuni veri capolavori.
Storia
Secondo la tradizione l'effigie sarebbe stata dipinta da San Luca Evangelista, ritenuto il primo pittore di icone. Egli avrebbe ritratto la Vergine mentre era ancora in vita; avrebbe anzi dipinto varie immagini della Madonna, secondo alcuni settanta, secondo altri sette o tre.
Gli studiosi fanno risalire l'icona all'inizio del XII secolo[3], creata a Costantinopoli, alla corte degli imperatori Comneni, da uno dei migliori artisti bizantini dell'epoca. Nello stesso XII secolo l'icona giunse nella Rus': Luca Chrysoberges, Patriarca di Costantinopoli, ne fece generoso dono nel 1155 a Jurij Dolgorukij, principe di Kiev e fondatore di Mosca. L'icona bizantina fu accolta a Kiev con tutti gli onori e collocata a Vishgorod.
Quando il trono di Kiev passò al figlio di Jurij, il principe Andrej, detto Bogoljubskij (innamorato di Dio) per la sua devozione e il suo amore a Dio, questi decise di spostare la capitale del regno più ad nord-est, con l'intenzione di portarla a Rostov. Il principe prese con sé la sacra icona bizantina della Madre di Dio. La tradizione vuole che i cavalli che trainavano il carro che custodiva l'icona, giunti a Vladimir, non vollero più muoversi; per questo il principe decise di porre la capitale in quella città. Essa portava il nome del suo antenato Vladimir, che fu colui che scelse come religione della Rus' l'Ortodossia.
Durante le invasioni tartare del XIV secolo, una scorreria guidata da Tamerlano depredò la cattedrale della Dormizione e minacciava Mosca e l'intera Russia. Per fermare l'invasore, l'icona, che aveva miracolosamente protetto la città di Vladimir, fu trasportata a Mosca con un viaggio di dieci giorni: per celebrare l'incontro solenne dei moscoviti con le porte vennero chiamate Sretenskie e fu fondato in memoria il monastero Sretensky. L'immagine fu posta nel Cremlino e davanti ad essa fu officiata una liturgia continua, giorno e notte, fatta di Te Deum e richieste di intercessione: da un giorno all'altro Tamerlano tolse l'assedio e la città fu liberata.
Terminate le invasioni, i moscoviti si rifiutarono di riportare l'immagine a Kiev: essa venne collocata nella Cattedrale della Dormizione del Cremlino.
La Vladimirskaja, come teneramente la chiamano i moscoviti, ha da allora sempre accompagnato tutti i momenti più importanti della loro storia, dalla incoronazione degli zar alle consacrazioni dei patriarchi della città, ed è sempre stata invocata nei momenti di pericolo. Si racconta che addirittura Stalin, nel 1941, mentre l'esercito tedesco si avvicinava alla città, ordinò che l'icona, caricata su di un aereo, sorvolasse la città. Alcuni giorni dopo le truppe tedesche iniziarono la ritirata.
Valore artistico
Come opera d'arte, la Theotokos di Vladimir è considerata la più alta espressione artistica bizantina del XII secolo; essa esprime una umanità e una emozione più profonde della maggior parte delle icone bizantine del tempo.
« | È di una importanza considerevole per la storia della pittura, non solo per l'alta qualità del lavoro, ma anche per il suo stile nuovo, più umano, che anticiperà lo stile bizantino dal 1204 al 1453. » | |
(Talbot Rice, in Enciclopedia Britannica)
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L'attuale icona è stata più volte ridipinta e solo il volto della Vergine e quello del Bambino sono da ritenersi originali.
Note | |
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Bibliografia | |
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