Evangelista
Evangelista è il nome attribuito dalla Bibbia ai primi annunciatori del Vangelo insieme con gli apostoli, passato in seguito a indicare gli autori dei quattro Vangeli canonici:
Il termine evangelista, che deriva dal verbo greco εὺαγγελίζομαι, eùanghelízomai (ossia, annunciare lieti eventi), significa "colui che annuncia la buona novella".
Nel Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento il termine è utilizzato tre volte, riferito a seguaci di Cristo:
- San Filippo, uno dei sette diaconi di Gerusalemme (At 6, 2-6 );
- Timoteo, il compagno di san Paolo (2Tim 4, 5 );
- al plurale in senso generico (Ef 4, 11 ).
Nelle fonti cristiane
I primi autori cristiani hanno usato il termine a partire dal II secolo, [1] ma la prima fonte che fa riferimento agli evangelisti, quali autori dei Vangeli, è sant'Ireneo di Lione (130-202), che nel suo Adversus Haereses, molto concisamente, così descrive questi personaggi:
« | Così Matteo scrisse nella lingua degli ebrei il primo Vangelo, al tempo in cui Pietro e Paolo evangelizzavano Roma e vi fondarono la Chiesa. Dopo la partenza di questi ultimi, Marco, discepolo e interprete di Pietro, mise per scritto quello che Pietro predicava. Dal canto suo Luca, il compagno di Paolo, consegnava in un libro il Vangelo che il suo maestro predicava. Poi Giovanni, il discepolo del Signore, quello che si era addormentato sul suo petto, pubblicò anche lui un Vangelo quando si trovava a Efeso in Asia » | |
(Adv. Hae., III, Preliminare)
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Iconografia
Per approfondire, vedi la voce Tetramorfo |
L'arte cristiana, fin dalle origini, influenzata dalla visione di san Giovanni, riportata dall'Apocalisse (4, 6-7) e ispirata dal libro di Ezechiele (1, 4-11), ha dato origine a un ricco patrimonio figurativo, che seguendo i padri della Chiesa, ha legato l'immagine dei quattro esseri viventi a quella degli evangelisti.
Nelle opere d'arte più antiche gli evangelisti sono paragonati ai quattro fiumi del Paradiso terrestre e rappresentati come corsi d'acqua che sgorgano da una roccia, interpretata come la roccia che Mosè aveva percosso con la verga per farne sgorgare l'acqua con cui ristorare il popolo assetato. Questa iconografia è individuabile in alcuni sarcofagi e sculture altomedievali.
Già dal II secolo i quattro esseri viventi della visione di Ezechiele e di san Giovanni a vengono identificati come i simboli degli evangelisti, secondo le diverse interpretazioni dei padri della Chiesa. La spiegazione e distribuzione degli attributi deriva da san Girolamo e viene stabilita definitivamente da san Gregorio Magno; nella tradizione e nell'arte figurativa cristiana, quindi, vengono attribuite ai quattro evangelisti le immagini simboliche in relazione agli incipit dei rispettivi Vangeli:
- Matteo è raffigurato come uomo (o angelo), perché il suo Vangelo esordisce con la genealogia di Gesù e, in seguito, narra l'infanzia del "Figlio dell'Uomo", sottolineandone quindi la dimensione umana.
- Marco è raffigurato come leone, poiché il suo Vangelo inizia con la predicazione di san Giovanni Battista, la cui "Voce di uno che grida nel deserto" (1, 3) si eleva simile a un ruggito di leone.
- Luca è raffigurato come vitello (o toro o bue), perché il suo Vangelo inizia con il sacerdote Zaccaria e il suo rito sacrificatore.
- Giovanni è raffigurato come un'aquila, perché il suo Vangelo parla della divinità del Logos ed egli si eleva nelle regioni più alte e sublimi della conoscenza, come l'aquila si innalza in volo verso il sole, unico animale che può guardare direttamente la sua luce.
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La raffigurazione di questa simbologia non comincia prima del IV secolo; infatti, nei dipinti murali delle catacombe, sui rilievi dei sarcofagi e sui vetri con fondo dorato non ritroviamo mai questo motivo iconografico.
La prima opera, però, dove i simboli sono esplicitamente associati a ciascun evangelista è nel mosaico presbiteriale della Basilica di San Vitale a Ravenna, realizzato nel VI secolo:
- Decorazione musiva parietale con Evangelisti e simboli (540 - 547 ca.): questi hanno tra le mani il testo che li identifica e, sopra il loro capo, appaiono i quattro simboli, secondo l'interpretazione di san Girolamo.[2][3][4][5]
Maestranze ravennati, Evangelisti e simboli (540 - 547 ca.), mosaico; Ravenna, Basilica di San Vitale
Molto più raramente gli evangelisti sono raffigurati da entità ibride, con corpo umano e testa animale, come si può vedere ad Aquileia, dove la loro testa è quella dell'animale del tetramorfo e in molti Evangeliari.
Gli evangelisti, oltre che con le immagini simboliche, sono stati raffigurati con sembianze umane. San Matteo e san Giovanni, che fanno parte dei dodici apostoli, sono rappresentati come degli uomini anziani e saggi, mentre Luca e Marco, che erano discepoli, vengono presentati con un aspetto giovanile. Sono numerosi, inoltre, le opere in cui sono ritratti come scribi intenti a redigere il proprio vangelo appoggiati su cattedre o seduti in sontuosi troni entro studioli. Nel tardo Medioevo si moltiplicano questi esempi, che hanno origine dal dipinto murale con gli Evangelisti e simboli (1275-1290), affresco, di Cimabue ubicato nella volta centrale del transetto della Basilica superiore di San Francesco di Assisi, [6] in cui sono distribuiti nelle quattro vele ed hanno un carattere decisamente più umano rispetto agli esempi più antichi: san Matteo e san Giovanni sono rappresentati più anziani di san Luca e san Marco, mentre i loro simboli assumono un aspetto quasi domestico.
L'arte medievale collega spesso le figure degli evangelisti con quelle dei profeti e dei dottori della Chiesa; nel primo caso sono associati ai quattro profeti maggiori (Isaia, Geremia, Daniele ed Ezechiele) che rappresentano i loro precursori nell'Antico Testamento; nel secondo caso, i quattro dottori della Chiesa (sant'Agostino, sant'Ambrogio, san Girolamo e san Gregorio Magno) siedono in cattedra variamente abbinati agli evangelisti.
Oltre, ai diversi modi di rappresentare gli evangelisti, va posta l'attenzione anche dove questi sono stati e continuano a essere rappresentati: li ritroviamo, infatti, sui calici e reliquiari, sulle legature degli evangeliari e su molti altri oggetti liturgici e arredi sacri. All'interno dell'edificio sacro sono raffigurati sui pennacchi e sulle vele, ma soprattutto li troviamo presenti sulla gran parte degli amboni esistenti nelle chiese, sia antiche che moderne, in riferimento al loro essere annunciatori della parola di Dio.
Note | |
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Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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