Transverberazione

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Transverberazione di Santa Veronica Giuliani

La transverberazione (dal verbo latino transverberare, "trafiggere", "trapassare da parte a parte") è un fenomeno mistico che consiste nella sensazione di una ferita che penetra nell'intimo, fino alle radici dell'essere e delle facoltà spirituali; ciò è provocato da un'eccezionale comunicazione di amore da parte di Dio, che è amore eterno ed infinito[1]. In termini mistici si parla di ferita d'amore, di unione totale con il Signore.

In Santa Teresa di Gesù

Nell'esperienza della transverberazione da parte di Santa Teresa di Gesù († 1582) predomina l'effusione e l'azione dell'amore; non manca però componente della sofferenza, di un desiderio struggente di unirsi all'Amato. Tale unione avviene nella profondità dell'anima.

A tale profondità nessun essere può penetrare: "Così, in questo tempio di Dio, Dio e l'anima si godono in altissimo silenzio"[2] La transverberazione è così l'irruzione potente dell'amore, una ferita da cui non si desidera guarire, ma anche una pena assai intensa, pur se deliziosa e soave[3].

In San Giovanni della Croce

Così descrive la transverberazione San Giovanni della Croce († 1591)[1]:

« Essendo l'anima infiammata di amore di Dio [..], essa si sentirà investita da un Serafino con un dardo o con una freccia. Questa trafigge l'anima [..] già accesa, come [..] fiamma che cauterizza in modo sublime. »

San Giovanni della Croce precisa che l'anima gusta la piaga con diletto sovrano ed è invasa da uno struggimento d'amore. Nella sua descrizione della transverberazione c'è solo luce, pace, amore, gioia grande e profonda, una felicità che sa di vita eterna; non c'è invece traccia di dolore o di tormento, anche fisico.

In Santa Veronica Giuliani

Santa Veronica Giuliani visse l'esperienza della transverberazione la notte di Natale del 1696: Gesù Bambino le ferì il cuore con una freccia d'oro.

In San Pio da Pietrelcina

La transverberazione di San Pio da Pietrelcina († 1968) è uno dei tanti fenomeni che formano il tessuto della sua vita spirituale, e, più specificatamente, del suo itinerario mistico.

In padre Pio la transverberazione è preceduta da un periodo di grande sofferenza morale, di abbandono: egli dispera di tutto, eppure rimane legato al Signore, ed al Signore chiede ogni cosa "perché Egli fu ed è tutto per me"[4]. Parla di "luce sinistra" che si proietta nel suo spirito, a generare come un altalenare tra disperazione e brama di Dio. In queste circostanze padre Pio scrive a padre Benedetto da San Marco in Lamis, suo direttore spirituale, dicendo di non avere quasi più forza di sostenere la lotta. "La luce mi acceca prima di inebriarmi. [..] Sono stanco e solo l'ubbidienza a voi evita di abbandonarmi completamente"[5].

San Pio così descrive l'evento della transverberazione, che in lui riguarda spirito e corpo:

« Io non valgo a dirvi ciò che avvenne in questo periodo. Me ne stavo confessando i nostri ragazzi la sera del cinque (agosto), quando tutto di un tratto fui riempito di un estremo terrore alla vista di un personaggio celeste che mi si presenta dinanzi all'occhio della intelligenza. Teneva in mano una specie di arnese, simile ad una lunghissima lamina di ferro, con una punta ben affilata, e che sembrava da essa punta che uscisse il fuoco. Vedere tutto questo ed osservare detto personaggio scagliare con tutta violenza il suddetto arnese nell'anima, fu tutto una cosa sola. A stento emisi un lamento, mi sentivo morire. [..] Questo martirio durò senza interruzioni fino al mattino del giorno sette. Cosa io soffrii in questo periodo sì luttuoso, io no so dirlo. Persino le viscere vedevo che venivano strappate e stiracchiate dietro di quell'arnese, ed il tutto era messo a ferro e a fuoco. »
(Epist.I, pag. 1065)

Padre Pio pensa subito ad una nuova punizione inflitta a lui dalla giustizia divina, a lui, povero peccatore: "Io ho tutte le ragioni di temere e di essere in una estrema angoscia"[6]. Padre Benedetto lo consola, dicendogli che "Gesù, dalla sera del cinque sino alla mattina del sei agosto ti diede un'altra prova del suo amore speciale. La ferita spirituale di quel celeste personaggio è il segno dell'amore di Dio per te"[7], e gli ricorda che il sei agosto era la festa della trasfigurazione del Signore.

Spiega ancora padre Pio:

« Da quel giorno in qua io sono stato ferito a morte. Sento nel più intimo dell'anima una ferita che è sempre aperta, che mi fa spasimare assiduamente. »
(Epist. I, pag. 1065)

La transverberazione ebbe il suo culmine il 20 settembre dello stesso anno con la stigmatizzazione[8].

Note
  1. 1,0 1,1 Cfr. Antonio Del Gaudio (2008) 18.
  2. Castello interiore, mans. 7 c. 3, n. 11.
  3. Castello interiore, mans. 6, c. 2, n. 4.
  4. Cfr. Epist. I, pag. 1064.
  5. Epist. I, pag. 1065.
  6. Epist. I, ib.
  7. Epist. I, pag. 1067.
  8. Antonio Del Gaudio (2008) 21.
Bibliografia
Voci correlate