Trasfigurazione di Gesù Cristo (Giovanni Bellini, Venezia)
Giovanni Bellini, Trasfigurazione di Gesù Cristo (1455 - 1460), tempera su tavola | |
Trasfigurazione di Gesù Cristo | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Veneto |
Regione ecclesiastica | Triveneto |
Provincia | Venezia |
Comune | |
Diocesi | Venezia |
Ubicazione specifica | Museo Correr di Venezia |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Trasfigurazione di Gesù Cristo |
Datazione | 1455 - 1460 |
Ambito culturale | scuola veneta |
Autore |
Giovanni Bellini |
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | h. 133 cm; l. 90,3 cm |
Iscrizioni | MISEREMINI MEI SALTEM / VOS AMICI MEI |
Note opera con firma apocrifa di Andrea Mantegna | |
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La Trasfigurazione di Gesù Cristo è un dipinto, eseguito tra il 1455 ed il 1460, a tempera su tavola da Giovanni Bellini (1433 - 1516), conservato nel Museo Correr di Venezia.
Descrizione
Soggetto
Il dipinto raffigura l'episodio evangelico, ambientato sul monte Tabor, dove compaiono:
- Gesù Cristo trasfigurato, rivela la sua natura divina alla presenza di tre apostoli: egli indossa delle vesti bianche, che hanno il nitore, la trasparenza e la bellezza delle nuvole. Gesù è il centro di tutta la struttura compositiva, l'inizio e la fine di questa creazione sfolgorante in lui ed in lui ricreata. L'inquadratura di Cristo è frontale: il suo volto ha i tratti dell'innocenza, dell'eterna giovinezza di Dio, della sapienza, della bontà, della regalità, dell'autorevolezza e dell'amore.
- Profeti si sono materializzati accanto a Gesù e "conversano" con lui della sua imminente passione e morte; essi riassumono il suo esser venuto a completare la Legge e sono il simbolo dell'avverarsi delle profezie dell'Antico Testamento. I due profeti sono posti ai lati di Cristo:
- San Giovanni, san Pietro e san Giacomo, storditi dall'evento, sono atterrati come folgorati dalla splendida visione.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Tutta la composizione è concepita secondo un moto ascensionale, diviso dagli strati rocciosi, che culmina nella figura di Gesù Cristo. Le figure dei profeti sono incurvate sulle proprie spalle, con le teste forzate in scorci arditi, dettati probabilmente da un desiderio di ricalcare le splendide illusioni prospettiche di Andrea Mantegna. La scansione dei piani, infatti, è enfatizzata da una visione "da sott'in su" del gruppo superiore di Gesù Cristo tra i profeti.
- Spiccano le linee spezzate e il segno asciutto e incisivo, nelle rocce come nei panneggi, con un'espressività cruda che andrà progressivamente attenuandosi nelle opere successive di Giovanni Bellini. N'è un esempio il paesaggio che, soprattutto a sinistra, è già impostato ad una maggiore dolcezza e ad un realismo nuovo che qui s'incontra forse per la prima volta in un'opera dell'artista. Grazie, infatti, alla nuova enfasi posta sulla luce e il colore, la veduta è intenerita e riesce ad immergere la scena in una dolce atmosfera vespertina, derivata dalla pittura fiamminga.
Iscrizione
Nel dipinto figura un'iscrizione collocata nel piccolo cartiglio, in basso al centro, dove si legge:
« | MISEREMINI MEI SALTEM / VOS AMICI MEI » |
Notizie storico-critiche
Il dipinto fa parte del nucleo d'opere giovanili di Giovanni Bellini, dove sono evidenti le influenze del cognato Andrea Mantegna, per questo secondo gli studiosi è databile al 1455 - 1460.
L'opera era originariamente cuspidata, ma in un secondo momento fu tagliata, dandogli la forma rettangolare: questo avvenne certamente prima del 1780, anno in cui fu pubblicato il testo, la "Venezia pittrice" di G. M. Sasso, recante la riproduzione del dipinto già allo stato attuale. Sin da quel periodo la Trasfigurazione apparteneva alla raccolta dei Correr, ma con l'attribuzione ad Andrea Mantegna.
Nel 1871, l'opera fu assegnata a Giovanni Bellini dallo storico dell'arte Giovanni Battista Cavalcaselle (1819 – 1897), trovando in questo il pieno accordo del resto della critica.
Bibliografia | |
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