Ultramontanismo

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Jean-Baptiste Henri Lacordaire, esponente dell'Ultramontanismo francese

L'Ultramontanismo (dal latino ultra montes, "al di là dei monti") è stato un fenomeno dei paesi europei, soprattutto Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Austria, e che è consistito in un atteggiamento di adesione, supporto verso colui che era "al di là delle Alpi", cioè il Papa, sia sul piano dottrinale sia su quello giurisdizionale.

Lo spazio temporale in cui si manifesta va dalla Riforma Protestante fino a tutto il XIX secolo.

In teologia l'ultramontanismo indicava quella dottrina che proclamava il primato del papa sulle Chiese nazionali.

Storia

La vera origine del termine risale al linguaggio ecclesiastico medioevale; quando veniva eletto un papa non italiano, questi veniva detto papa ultramontano.

La parola venne riesumata dopo la Riforma Protestante. Tra i governi e i popoli nord-europei, si sviluppò gradualmente una tendenza a considerare il papato come una potenza straniera, in particolare quando questo interferiva nelle questioni temporali, favorendo qualche regnante o qualche nazione rispetto ad altri. Il nome ultramontain venne applicato in Francia ai sostenitori delle dottrine romane e della superiorità papale, in contrapposizione alle "libertà gallicane". Il termine era inteso come un insulto, e implicava la mancanza di attaccamento alla propria nazione.

A partire dal XVII secolo, l'Ultramontanismo divenne strettamente associato alla Compagnia di Gesù, che affermava dichiaratamente la superiorità dei papi sui re e sui Concili, anche in questioni temporali.

Nel XVIII secolo la parola passò in Germania (cfr. il Febronianesimo e il Giuseppinismo), dove acquisì un significato più ampio: in tutti i conflitti tra Chiesa e Stato i sostenitori della Chiesa venivano chiamati ultramontani.

La parola "ultramontanismo" venne rivitalizzata poi nel contesto della Terza Repubblica francese (a partire dal 1870, come termine offensivo generico per le politiche che sostenevano il coinvolgimento della Chiesa cattolica nelle politiche del governo francese, in opposizione alla cosiddetta laïcité. In questo contesto le posizioni ultramontane erano un controbilanciamento al crescente potere degli stati europei. I cattolici sostenevano che il papa dovesse (come deve) avere potere sulle chiese nazionali, in modo da proteggerle dall'influenza dei governi. Di fatto, gli stati che avevano chiese nazionali divennero sempre più secolari; il loro rapporto con la Chiesa portò a volte a statuti garantiti di libertà religiosa, altre volte a privare la Chiesa del suo status.

Il Concilio Vaticano I e l'affermazione della suprema autorità del Papa

Il Concilio Vaticano I espresse praticamente la posizione ultramontana con la dichiarazione dell'infallibilità papale e con l'affermazione della suprema e universale giurisdizione del Papa. Alcuni cattolici che non accettarono il Concilio definirono la sua dottrina l'"eresia dell'ultramontanesimo". L'affermazione della suprema potestà del papa venne specificatamente rigettata nella Dichiarazione del Congresso Cattolico di Monaco, nelle Tesi di Bonn e nella Dichiarazione di Utrecht, che divennero i documenti fondanti del Vetero-cattolicesimo (Altkatholische). I Vetero-Cattolici, con atto scismatico, si separarono da Roma respingendo la dichiarazione dell'infallibilità e della supremazia papale.

Con il Vaticano I il movimento ultramontano e quello avverso, conciliarista, divennero in gran parte obsoleti. Alcune tendenze estreme di una piccola parte di ultramontanisti, in particolare quelle che attribuivano al Pontefice romano autorità assoluta anche nelle sue opinioni private e virtuale impeccabilità, sopravvissero, e vennero usate strumentalmente dagli oppositori della Chiesa prima del Concilio Vaticano II.

Esponenti

Tra i più noti rappresentanti dell'ultramontanismo si annoverano:

Bibliografia


Voci correlate
Collegamenti esterni