Crociate

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Crociati all'Assedio di Antiochia

Le Crociate furono una serie di guerre, combattute tra l'XI e il XIII secolo fra eserciti raccolti da regni cristiani europei ed eserciti musulmani prevalentemente sul terreno dell'Asia minore e nel Mar Mediterraneo orientale. Non furono causate da semplici differenze religiose, ma dalle denunce, sostenute anche da una lettera-appello dell'imperatore di Bisanzio Alessio Comneno, delle violenze a cui erano sottoposti i pellegrini cristiani diretti in Terrasanta, pellegrini a cui occorreva garantire la vita e la sicurezza. Le Crociate, pertanto, non sono propriamente delle "guerre di religione" (come quelle che devasteranno l'Europa durante l'età moderna), dato che il loro scopo non era la conversione forzata delle popolazioni.

Nell'ambito di quello che può essere definito il diritto internazionale dell'epoca, ius gentium, le Crociate sono quindi giustificate secondo le dimensioni giuridiche della recuperatio ("recupero", della Terra Santa) e della tuitio ("protezione"), dei cristiani. A esse si aggiungerà la dilatatio christianitatis ("dilatazione della cristianità").

Esse furono benedette[1] e spesso invocate dal Papato e motivate da un sentimento eminentemente religioso che intendeva liberare dall'occupazione musulmana la terra ove nacque, predicò e morì Gesù Cristo[2]. Esse ebbero come fine concreto la difesa del Cristianesimo in Terra Santa contro i musulmani. Sono altresì considerate da molti, storici e non, come la risposta della Cristianità al jihad islamico del VII secolo, dal momento che la Palestina (come anche il Nord Africa) erano state terre cristiane dal II - III secolo fino alla vittoriosa avanzata islamica[3]. A questo proposito, molti storici oggi stanno cercando di correggere le visioni distorte e denigratorie del fenomeno crociato ancora alquanto diffuse[4].

In epoca contemporanea, anche se il termine crociata viene a volte utilizzato con una connotazione negativa, quando ad esempio si voglia sottolineare un conflitto i cui moventi siano più ideologici che ideali, la parola conserva invece la sua originaria valenza semantica positiva, quando viene usata per indicare attività e lotte caratterizzate da un forte afflato culturale o sociale (crociata contro il fumo, contro le droghe o contro l'alcool). Ad esempio, una mazziniana come Giorgina Craufurd Saffi, acattolica di origine e moglie del triumviro della Repubblica Romana del 1849 Aurelio Saffi, a proposito di una campagna, laica, contro la prostituzione e per il riscatto delle donne che vi erano coinvolte, parla di una santa Crociata, che oggi si combatte contro il Vizio eretto a sistema - contro il Male, accettato prima come ineluttabile "necessità", quindi, organizzato, protetto, sanzionato da legge di Stato (1881)[5].

La prima Crociata fu quella che ottenne i maggiori successi e portò alla nascita degli stati crociati d'Oltremare che sopravvissero fino al 1303. Alla prima Crociata seguirono altre spedizioni (8 Crociate ufficiali) nel corso del XII e XIII secolo che però quasi mai raggiunsero gli obiettivi che si erano prefissate.

Etimologia

Un mantello da crociato esposto a una rievocazione al Ricetto di Candelo

La parola spagnola Cruzada risale alla metà del XIII secolo, allorché l'epoca di quelle che oggi chiamiamo Crociate era praticamente conclusa. L'uso storiografico della parola "crociata" entrò in uso verso la fine del XVIII secolo. Il nome deriva dalla Croce che i partecipanti alla crociata avevano cucita sulle vesti, che simboleggiava il loro pellegrinaggio e i voti contratti. Nelle fonti antiche si può semmai trovare l'espressione Cruce signati riguardo ai crociati anche se i soldati bizantini chiamarono loro stessi "Soldati della Croce" già all'epoca di Eraclio. Per indicare le Crociate veniva usata anche l'espressione negotium Crucis.

Crociate in Terra Santa

Contesto storico

Espansione musulmana (Jihad)

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Espansione musulmana

██ Espansione sotto il profeta Maometto, 622-632

██ Espansione durante il califfato elettivo, 632-661

██ Espansione durante il califfato omayyade, 661-750

Negli ultimi anni di vita di Maometto, dopo aver sottomesso le vicine tribù pagane, i musulmani si volsero verso la vicina provincia bizantina di Tabuk. Il loro scopo era la conquista di nuove terre e il dominio sugli infedeli[6]. Lo stesso Maometto, secondo una tradizione, quasi certamente priva di fondamenta storiche, avrebbe scritto all'imperatore bizantino Eraclio. "Il Profeta di Allah ha scritto a Cosroe (Re di Persia), a Cesare (Imperatore di Roma, cioè Eraclio), al Negus (Re di Abissinia) e a tutti gli altri sovrani per invitarli a convertirsi ad Allah il Magnifico"[7]. Li esortò quindi ad abbracciare l'Islam, se volevano essere risparmiati[8]. Ovviamente nessuno accettò la proposta e poco tempo dopo la morte di Maometto i musulmani attaccarono l'Impero Bizantino infervorati dalle parole del Profeta che prometteva il perdono di qualsiasi loro peccato a quanti avrebbero conquistato Costantinopoli[9].

Nel 636 i musulmani Arabi ottennero una schiacciante vittoria sull'esercito bizantino nella battaglia del Yarmuk e completarono in tal modo la conquista dell'intera Siria. Lo stesso Umar ibn al-Khattab, successore di Maometto, ricordò le istruzioni relative alle alternative poste agli infedeli: la conversione, la sottomissione (dimmitudine concessa solo ad ebrei e cristiani ma poi estesa anche a induisti e buddisti) o la morte per i pagani[10]. Caddero poi in breve tempo Antiochia, Gerusalemme (che fu saccheggiata) e tutta la Mesopotamia bizantina. Da qui gli Arabi si diressero in Armenia mentre contemporaneamente cominciava l'avanzata in Egitto. Alla flebile resistenza bizantina i musulmani, guidati da Amr ibn al-As, risposero con feroce efficienza. Durante l'occupazione dell'isola di Nikiou le donne e i bambini stessi, rifugiati nelle chiese, furono uccisi[11].

L'Armenia cristiana non sfuggì alla conquista e si parla della riduzione in schiavitù di circa 35.000 persone)[12]. Le armate islamiche giunsero poi in Cilicia e Cappadocia:

« Essi invasero la Cilicia e si procurarono molti prigionieri e quando arrivò Muʿāwiya ordinò che tutti gli abitanti fossero passati a fil di spada; [...] Quindi, dopo aver raccolto tutte le ricchezze della città presero a torturare i capi affinché mostrassero i tesori nascosti. In quel disgraziato paese essi ridussero in schiavitù l'intera popolazione[13]»

In breve tempo le armate arabe conquistarono ampie regioni e arrivarono alle porte dell'Europa cristiana, assediandola sia da est sia da ovest: occuparono infatti Cipro, Rodi e Creta, portandosi via ricchi bottini e migliaia di schiavi; invasero quindi la Spagna e organizzarono più spedizioni volte al saccheggio della Francia meridionale, come successe nel 792 quando Hisham II ibn al-Hakam, emiro di Andalusia, chiamò tutti i musulmani al jihad.

Nell'827 ai combattenti del jihād fu presentato una nuovo obiettivo: la Sicilia. Gli arabi la invasero depredando e saccheggiando i villaggi, accanendosi in particolare contro le chiese. La loro dominazione sull'isola durò fino al 1091 quando essa venne riconquistata al Cristianesimo dai normanni. Contemporaneamente l'esercito bizantino fu annientato dai turchi selgiuchidi a Manzicerta, spianando la strada all'occupazione musulmana dell'Asia Minore.

L'obiettivo ultimo delle guerre di conquista arabe (jihad) venne illustrato dallo stesso Profeta che incitava i suoi seguaci

« a combattere contro gli infedeli finché essi non avessero ammesso che non vi era altro Dio al di fuori di Allah e che Maometto era il suo messaggero[14]»
(Al-Bukhari, Sahih al-Bukari, cit., vol. 1, libro 2, n. 25.)

Situazione nel Vicino Oriente

Sagrato, ingresso principale e facciata della Basilica del Santo Sepolcro

Con la conquista islamica di Gerusalemme (638) la situazione dei cristiani conobbe alcune obiettive difficoltà, anche se non si verificarono vere e proprie persecuzioni iniziarono le violenze ai danni dei sudditi non-musulmani (i cristiani in particolare, ma anche gli ebrei) costretti allo stato di dimmitudine.

Infatti, mentre i pagani subirono dall'Islam politico una conversione forzata, agli ebrei e ai cristiani, chiamati dal Corano Gente del Libro, fu concesso di rimanere a vivere nelle loro terre, continuando a professare liberamente la propria fede, malgrado conoscessero alcune discriminazioni rispetto ai sudditi musulmani e fossero costretti a sottostare ad alcune condizioni socialmente restrittive. Non era loro concesso infatti costruire, ma solo restaurare, luoghi di culto. Dovevano vestire in modo particolare (era teoricamente obbligatorio il zunnār - una fascia di tessuto stretta alla vita - che nei fatti non fu però quasi mai indossato). Non potevano avere armi né cavalli, non potevano vendere alcolici o mangiare carne di maiale, non potevano esporre le Croci in pubblico o recitare a voce alta la Torah e il Vangelo; infine era loro imposta una tassa sulla persona (gizya) che veniva inizialmente riscossa mediante un cerimoniale particolare: l'esattore colpiva il dhimmi sul capo e sulla nuca affinché ricordasse di essere un cittadino di grado inferiore[15]. Ovviamente non era concesso ai dhimmi fare opera di proselitismo tra i musulmani, pena la condanna a morte, né testimoniare contro un musulmano in un procedimento giudiziario, venendo quindi a essere potenzialmente assoggettati agli eventuali abusi di qualche prepotente musulmano.

La situazione dei pellegrini non era certo migliore. All'inizio dell'VIII secolo ne furono crocifissi 60 che provenivano da Amorium; altri furono giustiziati dal governatore musulmano di Cesarea con l'accusa di spionaggio mentre, con la minaccia di saccheggiare la Chiesa della Risurrezione, veniva estorto denaro ai viandanti[16]. Alla fine dello stesso secolo fu proibita l'esposizione della Croce all'interno di Gerusalemme, fu incrementata la tassa sulla persona (gizya) e fu impedito ai cristiani di impartire insegnamenti religiosi ad altri, anche ai figli stessi. Nel 789 furono saccheggiati diversi monasteri tra cui quello di San Teodosio a Betlemme mentre, all'inizio del IX secolo, le persecuzioni si fecero così dure che molti cristiani fuggirono a Costantinopoli e nei territori bizantini. Nel 937 toccò alle Chiese del Calvario e della Risurrezione essere saccheggiate e distrutte[17].

Con l'intento di riconquistare la Siria, perduta nel VII secolo, l'Impero bizantino decise di intervenire nella seconda metà del X secolo con un esercito affidato al domestikos bizantino Niceforo Foca, che condusse una serie di fortunate campagne contro i musulmani di Siria-Palestina, riassumendo il controllo della Cilicia e di parte della Siria. Nel 974 i Bizantini furono accusati di aver occupato le terre appartenenti all'Islam e il Califfo abbaside di Baghdad]invocò il jihad al quale risposero combattenti provenienti anche dall'Asia Centrale. Tuttavia i contrasti tra Sciiti e Sunniti portarono alla sconfitta dei musulmani e nel 1001 il basileus di Costantinopoli, Basilio II, concluse una tregua decennale con il califfo. Nel 1004 Abu 'Ali al-Mansur al-Hakim (985-1021) imam fatimide considerato pazzo da diversi storici[18], volendo convertire tutti i suoi sudditi all'Ismailismo, prese a perseguitare ebrei e cristiani e gli stessi musulmani sunniti. Stracciò quindi improvvisamente il trattato coi Bizantini, ordinando di devastare le chiese, bruciare le Croci e impossessarsi dei beni ecclesiastici. In seguito a ciò si disse che fossero rase al suolo 3000 chiese (un numero troppo alto per essere anche lontanamente verosimile, viste le restrizioni di cui s'è detto precedentemente), molti cristiani si convertirono all'Islam per avere salva la vita e le stesse chiese del Santo Sepolcro in Gerusalemme e della Risurrezione furono distrutte.

Tale evento fece così scalpore nel mondo cristiano che ancora ottanta anni dopo esso fu agitato come un casus belli da parte della Chiesa di Roma. Infine l'Imam fatimide ordinò a cristiani ed ebrei di convertirsi all'Islam o di lasciare i suoi domini[19].

In seguito il sovrano fatimide allentò la sua stretta sugli "infedeli", restituendo buona parte dei beni confiscati alla chiesa e concesse ai Bizantini la possibilità di ricostruire la Chiesa del Santo Sepolcro, in cambio della costruzione di una moschea a Bisanzio. Tale patto fu onorato da ambo le parti ma la situazione dei cristiani continuò a essere precaria, tanto che nel 1056 fu proibito loro di entrare nella Chiesa del Santo Sepolcro e, con l'arrivo dei turchi selgiuchidi dall'Asia ebbe inizio un nuovo periodo di terrore.

Nel 1077 Gerusalemme fu conquistata dai turcomanni e, nonostante il loro capo, l'avventuriero Atsız ibn Uvaq, avesse assicurato che avrebbe rispettato gli abitanti, furono uccise oltre 3000 persone[20].

Dopo la conquista di questi territori da parte dei Turchi selgiuchidi, in Occidente iniziarono a giungere notizie di rapine, sequestri, uccisioni, stupri a danno dei pellegrini diretti in Terra Santa e di come questi fossero costretti a viaggiare unicamente sotto scorta armata Certi storici sostengono che le vessazioni subite dai pellegrini siano state ingigantite con l'obiettivo di stimolare una convinta reazione armata dei cristiani latini e che fosse in realtà la montante potenza selgiuchide a spaventare il mondo cristiano che, dopo la disastrosa disfatta dell'Imperatore d'Oriente Romano IV Diogene a Manzicerta (conseguenza del grave periodo di crisi che stava attraversando l'impero bizantino), temeva che si stesse profilando un terribile cataclisma anche per la Cristianità latina e che il Sultanato selgiuchide avrebbe potuto realizzare la conquista islamica dell'Europa. Il nuovo Imperatore bizantino Alessio I, nonostante le divergenze tra la Chiesa di Costantinopoli e quella di Roma, mise da parte l'orgoglio e si decise a chiedere aiuto per la minacciata sorte della Cristianità d'Oriente. Fu così che, come risposta, nacque la Prima Crociata.

Situazione in Europa

Guglielmo Embriaco detto "testa di maglio" fu un crociato inviato in Terra Santa dalla Repubblica marinara di Genova. Così è raffigurato sul frontale di Palazzo San Giorgio (Genova)

Intanto la società europea dell'XI secolo era in piena crescita economica e demografica, secondo una tendenza iniziata tra il VIII e il IX secolo. Il mondo europeo aveva saputo riorganizzarsi di fronte agli attacchi subiti dalle invasioni di musulmani, ungari, normanni ecc. Esisteva tuttavia un certo disagio sociale dovuto all'organizzazione feudale che faceva sì che i figli cadetti delle famiglie nobili avessero come uniche scelte le carriere o ecclesiastica o militare; c'era quindi una forte fetta di nobili armati in cerca di fortuna che, soprattutto dalla Francia, aveva già risposto con zelo alle richieste di aiuto provenienti dai Regni cristiani di León, Castiglia,Navarra e Aragona impegnati nella Reconquista della Spagna.

La stessa Chiesa romana, impegnata nella lotta per le investiture contro gli Imperatori germanici, incoraggiò la guerra come una giusta reazione all'invasione musulmana, sollecitando l'aiuto della cavalleria europea; tuttavia, a differenza degli islamici, all'inizio non erano garantiti benefici della guerra santa ai soldati morti in battaglia.

Anche al di fuori della penisola iberica si registrò un rinnovato slancio, da parte del mondo occidentale, per la riconquista dei territori occupati, come la Sicilia e le Baleari e nel contrastare le incursioni in Corsica e Sardegna. Spesso il motore di queste spedizioni erano le città portuali affacciate sulle coste tirreniche, adriatiche, provenzali e catalane, che accanto a un commercio col mondo bizantino e arabo (nonostante i divieti), affiancavano dall'XI secolo brevi spedizioni militari, come quella congiunta di Genova e Pisa nel 1015-1016, il sacco di Palermo da parte dei pisani nel 1067, o quello della città tunisina di al-Mahdiya, sempre a opera dei pisani nel 1087. Il successo di queste spedizioni venne preso a modello per le successive grandi imprese in Oriente.

L'esercito crociato

Goffredo di Buglione e alcuni cavalieri della prima crociata

All'appello del Papa Urbano risposero nella prima crociata 40.000 persone di cui solo una piccola minoranza erano cavalieri. Tuttavia, a differenza di quanto si pensa oggi, non partirono solamente avventurieri in cerca di fortuna o cadetti delle famiglie che non avevano diritto alla successione. La maggior parte dei cavalieri crociati erano infatti signori nobili che vendevano i propri possedimenti per permettersi l'armamento e il viaggio in Oriente per sé e per i propri cavalieri fedeli: a partire per la Croce non fu chi aveva meno da perdere ma chi possedeva di più. Anche se qualcuno sperava di fare bottino, il Papa aveva decretato che le conquiste sarebbero spettate al "principe" (Alessio Comneno nel caso della prima Crociata).

Per capire cosa spingeva migliaia di cavalieri a intraprendere una missione tanto onerosa e pericolosa non bisogna dimenticare che si trattava di uomini medioevali, i quali la pensavano in maniera molto differente dall'uomo moderno e soprattutto avevano un fortissimo senso religioso. Nell'XI la cultura dei nobili prevedeva la dimostrazione pubblica di pietà; inoltre essi erano apprezzati e benvoluti dal popolo sia per le imprese militari che per l'amore che dimostravano verso Dio: era dovere di un aristocratico rendere i frutti dei suoi servigi alla Chiesa e al popolo. La Crociata era un ulteriore mezzo per dimostrare la loro carità: difendendo la Chiesa, difendevano tutto quanto vi era di buono e giusto nel loro mondo. Si può quindi affermare che (secondo quello che sappiamo sulla mentalità medievale) la maggior parte dei Crociati era spinta dal sincero amore di Dio. Anche tra i ranghi inferiori è probabile che prevalessero i principi che muovevano i signori più ricchi, ma non vi è dubbio che chi aveva di meno sperava anche di guadagnarci qualcosa.

Lo stesso Pontefice pensava alla Crociata non come a una guerra santa, ma come a un dovere caritatevole nei confronti dei confratelli orientali, ed era giusto che i crociati si adoperassero per rivendicarne le terre e le proprietà. Non va comunque dimenticato che da circa mezzo secolo si era avuto il famoso scisma tra Chiesa d'Occidente e d'Oriente e che, avendovi il romano Pontefice notevolmente perso in influenza (in quanto il Patriarca di Costantinopoli aveva rivendicato l'indipendenza del clero bizantino) egli ebbe anche ragioni prettamente politiche per voler aiutare l'Imperatore Alessio I, sperando che ciò avrebbe agevolato un riavvicinamento (che, effettivamente, in un momento iniziale ci fu, prima che i bizantini si accorgessero che i crociati apportavano più danni che benefici).

Anche se la maggioranza dei crociati erano guerrieri pii e devoti, pur tuttavia fra essi vi era anche una piccola frangia di persone arroganti e brutali, che durante il viaggio si abbandonarono ad atti di violenza e azioni riprovevoli. Chi voleva intraprendere il viaggio doveva fare "il voto del pellegrino", "prendendo la Croce". Quindi con mezzi propri doveva raggiungere la Terra Santa; il suo giuramento non era vincolato né al Papa né a nessun altro uomo, ma direttamente al Signore. La massa di pellegrini quindi erano tutt'altro che un esercito; l'unico aspetto che la teneva coesa erano i legami feudali e familiari al suo interno anche perché, il titolo di "comandante in capo", era solamente onorario. Ciò rese estremamente difficile mantenere il controllo della spedizione: un esercito crociato era in realtà una massa relativamente organizzata di soldati, sacerdoti, monaci, servi e altri individui al seguito, che si dirigevano più o meno nello stesso posto per scopi analoghi. Una volta partito, non lo si poteva più controllare.

Prima Crociata

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Prima crociata e Guerra tra Crociati e Selgiuchidi
I quattro comandanti della prima crociata, tra cui Goffredo di Buglione

La richiesta di aiuto che l'imperatore bizantino Alessio Comneno aveva inviato tramite una lettera al conte di Fiandra, incontrò il favore di Papa Urbano II, il quale, secondo il cronista Bernoldo di Costanza, avrebbe fatto riferimento esplicito all'aiuto da portare ai Cristiani d'Oriente già nel Concilio di Piacenza (1095), precedente l'accorato appello finale di Clermont. Quindi, anche se fu l'imperatore bizantino a domandare aiuto, l'appello alle Crociate fu fatto ufficialmente dal Papa per salvare i cristiani d'Oriente dalla loro situazione drammatica[21].

Quando Papa Urbano II indisse un pellegrinaggio armato al concilio di Clermont (1095) al grido di Deus vult ("Dio lo vuole"), nessuno pronunciò la parola "Crociata", si pensava infatti a una sorta di pellegrinaggio di massa a Gerusalemme[21][22]. La Croce rossa che i pellegrini portavano sul mantello infatti stava a significare che erano pronti a versare il loro sangue per un viaggio di redenzione. Ma di certo nessuno si aspettava una risposta così massiccia da parte dei fedeli. Papa Urbano II sperava, una volta aiutato l'Imperatore d'Oriente, di ristabilire la sua autorità in una nuova riconciliazione e riunificazione tra la Chiesa d'Occidente e quella d'Oriente, unite nel contenere l'eccessivo espansionismo dell'Islam, che rischiava di cancellare completamente ogni traccia di Cristianesimo dall'Europa e dal mondo.

La reazione del popolo fu incontrollata e molti partirono immediatamente, male armati e poco equipaggiati. Tale spedizione, che sarà poi chiamata "Crociata dei Pezzenti", fu guidata da Pietro l'Eremita e si concluse con il massacro delle forze cristiane a opera dei musulmani presso Nicea. Oltre a mancare completamente l'obiettivo della Terra Santa, degenerò nei primi pogrom contro gli Ebrei.

La prima vera Crociata, detta "dei nobili", avvenne solo due anni dopo e fu guidata fra gli altri da Goffredo di Buglione. Essa portò i maggiori successi dal punto di vista territoriale, i terreni conquistati però non furono tutti restituiti a Bisanzio, come pattuito prima delle spedizioni, ma alcuni portarono alla nascita degli stati latini d'Oltremare. Data la mancanza di una reale unità di comando, le azioni dei crociati si rivelarono spesso poco controllate, cosicché dopo la conquista di Gerusalemme del 15 luglio 1099, si dovette assistere al massacro degli abitanti della città, (cosa tuttavia che non differiva dalle abitudini dell'epoca), gli storici parlano di soprusi non solo nei confronti dei musulmani e degli ebrei, ma anche nei confronti degli ortodossi. Ma dopo qualche tempo dalla conquista, grazie soprattutto a Goffredo di Buglione, a Gerusalemme fu ristabilito l'ordine, favorito anche dall'istituzione degli Ordini cavallereschi religiosi, cui furono affidati i Luoghi Santi con il compito di custodirli, di garantirvi il culto Cristiano e di garantire l'incolumità dei pellegrini durante il pellegrinaggio e di ospitarli. Nacquero così l'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, l'Ordine Ospitaliero di San Giovanni, oggi Sovrano Militare Ordine di Malta e l'Ordine dei Templari.

Sul rapporto tra la popolazione locale e il nuovo Regno di Gerusalemme, Rodney Stark scrive:[23]

« La maggior parte dei musulmani del regno era costituita da contadini che, a quanto sembra, erano abbastanza soddisfatti del dominio cristiano. Da un lato, infatti, non vi erano cristiani avidi di terre e pronti a confiscare campi o animali, dall'altro, le tasse erano più basse nel regno che nei vicini paesi musulmani. Inoltre, fatto di estrema importanza, i governanti cristiani tolleravano la religione islamica e non si sforzavano in nessun modo di convertire la popolazione. »

E lo storico prosegue dicendo che la giustizia era amministrata con imparzialità e che anche un viaggiatore musulmano, di passaggio nel regno, ebbe a scrivere che lì e in tutti i territori governati dai franchi, gli abitanti di religione islamica godevano di grande benessere, vedevano rispettate le loro proprietà e vivevano liberamente.

Questo è probabilmente uno dei motivi che spiegano perché le conquiste non siano immediatamente andate perdute, nonostante l'esiguo numero di cavalieri rimasti in Oriente dopo la prima crociata.

Crociata del 1101

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce [[Crociata del 1101]]

[[File:Croisés.jpg|thumb|Soldati crociati in una illustrazione di Pierre Larousse del 1922

La cosiddetta "[[crociata del 1101" fu in realtà l'insieme di tre diverse imprese, organizzate in seguito al successo della prima crociata, alla fine della quale si era levata la richiesta di rafforzare il neonato Regno di Gerusalemme, cosicché papa Urbano II lanciò l'appello per una nuova crociata.

Seconda Crociata

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Seconda crociata e Guerra tra Zengidi e Crociati

Fu solo con la seconda Crociata (1147-1149), causata dalla caduta di Edessa (1144), che il fine bellico divenne esplicito.

Il teologo San Bernardo di Chiaravalle teorizzò, in risposta alla difficoltà per un cristiano di conciliare la guerra non difensiva con la parola di Dio, la teoria del malicidio: chi uccide un uomo intrinsecamente cattivo, quale è chi si oppone a Cristo, non uccide in realtà un uomo, ma il male che è in lui; dunque egli non è un omicida bensì un malicida.

Questa episodica giustificazione, in risposta a un espresso quesito dei Cavalieri templari, non assunse tuttavia il carattere di giustificazione generalizzata di quella che fu, in effetti, una campagna per la ripresa di Antiochia.

La seconda Crociata venne condotta con un'eccessiva spavalderia dal Re di Francia Luigi VII, alleato al solo Corrado III del Sacro Romano Impero, ignorando le possibili alleanze con alcuni potentati musulmani che avrebbero permesso di riprendere la contea di Edessa. Egli, ascoltando le perorazioni di alcuni cattivi consiglieri abbagliati dalle ricchezze di Damasco, cinse d'assedio la capitale siriana senza nemmeno cercare l'aiuto del re normanno di Sicilia né del basileus bizantino, riportando una disastrosa sconfitta nel 1148.

Gerusalemme, Chiesa di sant'Anna (1140 ca.): esempio di architettura crociata

Terza Crociata

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Terza crociata

La terza Crociata (1189-1192), detta anche la "Crociata dei Re", fu un tentativo, da parte di vari sovrani europei, di strappare Gerusalemme e quanto perduto della Terra Santa, al Saladino. Vi parteciparono Federico Barbarossa, che morì in Anatolia pare per un arresto cardiaco o annegò in un fiume in Cilicia, chiamato Salef, a causa della pesantezza della sua armatura, mentre lo guadava, Filippo II Augusto, Re di Francia e Riccardo Cuor di Leone, Re d'Inghilterra.

Grazie agli sforzi di Riccardo d'Inghilterra, fu ottenuto almeno un risultato positivo, la riconquista di San Giovanni d'Acri, che divenne la nuova capitale del Regno. Dopo la battaglia di Arsuf fu siglata col Saladino la pace di Ramla del 1192.

Quarta Crociata

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Quarta crociata

La quarta Crociata fu indetta da papa Innocenzo III all'indomani della propria elezione al soglio pontificio nel 1198 e fu diretta contro i musulmani in Terra Santa. Nella prima enciclica di Innocenzo III dell'agosto 1198 la liberazione di Gerusalemme era vista come necessaria.

I crociati in realtà non arrivarono mai in Terra Santa. Visto l'esiguo numero di soldati giunti a Venezia, il doge veneziano Enrico Dandolo partì alla riconquista di Zara. Conquistata poi la città ribelle, venne raggiunto dal figlio dell'imperatore deposto a Bisanzio.Giunto a Bisanzio reinstaurò il legittimo governo ma non ebbe la possibilità, come preventivamente accordato, di porre una base commerciale nella città, come cioè era nel 1190 circa, prima della rivolta anti-veneta e filo-genovese, ove si dice che Dandolo stesso avesse perso la vista da un occhio. Visto che il nuovo Cesare non sembrava voler accordare quanto pattuito per il suo ritorno al trono, i crociati presero nuovamente Costantinopoli. L'Impero bizantino venne spartito tra i crociati, con le principali piazzeforti commerciali in Morea e alcune isole adriatiche assegnate a Venezia stessa, dando poi inizio al cosiddetto Impero latino di Costantinopoli.

Quinta Crociata

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Quinta crociata

Sotto il pontificato di papa Innocenzo III il Concilio Lateranense IV aveva deciso d'indire di una nuova Crociata, la quinta (1217-1221). Federico II, in occasione della sua incoronazione a Rex romanorum, nel 1215, giurò solennemente di prendervi parte, ma poi rimandò più volte, il che provocò tensioni con il Papa. Papa Onorio III stabilì infine che la Crociata dovesse aver inizio il 1º giugno 1217. Dopo la defezione in Palestina di Andrea II d'Ungheria nel 1218[24], si tentò una nuova via, quella di prendere lo strategico porto in egiziano di Damietta, sulla parte orientale del delta del Nilo, ma la spedizione - che vide la presenza anche di San Francesco d'Assisi che inutilmente perorò davanti al Sultano ayyubide al-Malik al-Kamil la causa della fine delle ostilità - si rivelò un fallimento: dopo la conquista di Damietta nel novembre 1219, l'esercito crociato attese inutilmente l'arrivo della flotta di Federico II, che arrivò solo dopo la rovinosa sconfitta nell'agosto 1221[24]. Questa crociata, dal punto di vista religioso ebbe però come conseguenza che a seguito dell'amicizia stabilita tra San Francesco e il Sultano, da questi fu concessa all'Ordine francescano la custodia pacifica dei Luoghi Santi, che continua ancora oggi[25].

Questo successo di San Francesco fu dovuto alla sua grande mitezza e alla sua lungimiranza nel capire che l'amicizia e il dialogo erano il modo migliore per conquistare i Luoghi Santi. Egli inserì nella sua prima Regola del 1221 questa prescrizione riguardo ai frati francescani che andavano a Gerusalemme:

« I frati che vanno in Terra Santa non facciano né liti né dispute, stiano al servizio di tutti e manifestino con la vita che sono cristiani. Se poi lo Spirito li illumina, predicheranno. »

Sesta Crociata

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Sesta crociata
L'incontro tra Federico e al-Kāmil durante la sesta crociata

Dopo il fallimento della quinta Crociata, l'Imperatore Federico II, con il trattato di San Germano (l'odierna Cassino), si era solennemente impegnato, nel 1225, a guidare la sesta Crociata in Terra Santa[26] di cui aveva più volte ritardato l'inizio, impegnato com'era alla prioritaria stabilizzazione politica e al consolidamento amministrativo del regno di Sicilia, attraversato allora da moti di rivolta[27]. Quando nel 1227, a causa di una malattia, fu costretto a rimandare la Crociata ancora una volta, fu scomunicato da papa Gregorio IX. Nonostante questo, l'anno successivo, Federico si recò a Gerusalemme, mentre il Papa lo definiva "Anticristo".

Questa Crociata fu l'unica combattuta pacificamente con gli strumenti della politica: Federico l'aveva preparata su un piano squisitamente diplomatico: nell'estate 1227, aveva inviato Berardo di Castagna, Arcivescovo di Palermo a lui fedelissimo, in missione diplomatica in Egitto, insieme a Tommaso I d'Aquino, conte di Acerra[28]: recando con sé ricchissimi doni, tra cui pietre preziose e un cavallo sellato d'oro[28] Berardo aveva il delicato compito di saggiare le interessanti prospettive di intesa appena apertesi con il sultano ayyubide, il curdo al-Malik al-Kāmil[29]. L'intesa con il sultano sarà decisiva per assicurare il grande successo alla Crociata di Federico, che portò grandi acquisizioni, ma per via pacifica e su un terreno esclusivamente diplomatico, dopo il totale fallimento militare della Crociata precedente, da cui Federico era rimasto indenne per non esservisi impegnato. Federico, avendo sposato l'erede alla corona di Gerusalemme Isabella di Brienne, Federico poteva presentarsi come valido successore al titolo regale: nonostante la scomunica ne indebolisse il potere contrattuale, egli ottenne dal Sultano, per via diplomatica, la cessione di Gerusalemme, che venne accordata a patto che le fortificazioni cittadine fossero demolite, in modo da non costituire fonte di preoccupazione militare per il Sultano.

Settima Crociata

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La settima Crociata si svolse fra il 1249 e il 1250. Fu diretta contro l'Egitto e guidata dal Re di Francia Luigi IX il Santo. È probabile che l'invasione di Napoli e Palermo da parte di Carlo d'Angiò, fratello di Luigi IX, fosse finalizzata a creare una "testa di ponte" franca per le Crociate.[21]

Ottava Crociata

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L'ottava Crociata fu anch'essa diretta contro i domini musulmani in Africa settentrionale e fu sempre guidata da San Luigi.

Nona Crociata

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La nona Crociata è solitamente considerata l'ultima Crociata medievale a essere stata condotta contro i musulmani in Terra Santa. La maggior parte degli storici, tuttavia, non la considera come una crociata a sé, ma come la seconda parte dell'ottava.

Altre crociate

Filmografia

Note
  1. Cfr. Steven Runciman, Storia delle Crociate, Einaudi, Torino, 1966, vol. I, p. 94: "Papa Urbano II... lanciò il suo grande appello: la cristianità occidentale si metta in marcia per soccorrere l'Oriente; ricchi e poveri dovrebbero ugualmente partire, dovrebbero smetterla di trucidarsi a vicenda e combattere invece una guerra giusta, compiendo l'opera di Dio; e Dio li avrebbe guidati. Chi fosse morto in battaglia avrebbe ricevuto l'assoluzione e la remissione dei peccati".
  2. Dal Dictatus Papae di Gregorio VII: "... I cavalieri di Cristo combattono invece le battaglie del loro Signore e non temono né di peccare uccidendo i nemici, né di dannarsi se sono essi a morire: poiché la morte, quando è data o ricevuta nel nome di Cristo, non comporta alcun peccato e fa guadagnare molta gloria. Nel primo caso infatti si vince per Cristo, nell'altro si vince Cristo stesso: il quale accoglie volentieri la morte del nemico come atto di giustizia e più volentieri ancora offre sé stesso come consolazione al Cavaliere caduto".
  3. Si ricorda Oriana Fallaci che nel suo La Forza della Ragione (Rizzoli, Milano, 2004, p. 41), affermava: "[Le Crociate] furono spedizioni per rientrare in possesso del Santo Sepolcro".
  4. Si veda, al proposito, un bell'articolo, in lingua spagnola: Cuatro mitos sobre las Cruzadas (Quattro miti sulle Crociate).
  5. Citato in: F. Bugani, Giorgina Saffi. Una gentile mazziniana di ferro, Cartacanta Editore, Forlì 2010, p. 60.
  6. Cfr. C. H. Becker, Vom Werden und Wesen der Islamischen Welt, I(1924)
  7. Il Sahih di Muslim ibn al-Hajjaj, Kitab Bhavan, New Delhi, 2000, libro 19, n. 4382
  8. Cfr. (a cura di Virginia Vacca, Sergio Noja e Michele Vallaro), Detti e fatti del profeta dell'Islam raccolti da al-Bukhari, Torino, UTET, 1982
  9. "... a quelli che tra i suoi seguaci che avrebbero invaso per primi la città di Cesare (Costantinopoli) sarebbe stata perdonata qualsiasi mancanza". Ivi, n. 2924
  10. "Chiamate gli uomini a Dio: chi risponderà alla vostra chiamata, accettatelo. Ma chi si rifiuterà dovrà pagare la tassa sulla persona in segno di subordinazione e inferiorità. E su coloro che opporranno un ulteriore rifiuto scenderà impietosamente la spada. Temete Dio e assolvete la missione che vi è stata affidata". Cfr. The History of al-Tabari, vol. XII, State University of New York, New York, 1992, p. 167
  11. "Essi occuparono la città e massacrarono chiunque incontrassero per le strade e nelle chiese - uomini, donne e bambini - senza risparmiare nessuno. Quindi raggiunsero altre località, saccheggiando e uccidendo tutti gli abitanti che trovavano". Cfr. Bat Ye'or, The Decline of Eastern Christianity Under Islam: From Jihad to Dhimmitude, pp. 271-272
  12. "L'esercito nemico entrò nel paese come una furia e sterminò a colpi di spada i suoi abitanti. Quindi, dopo qualche giorno di pausa, gli ismaeliti (Arabi) tornarono da dove erano venuti trascinandosi dietro una moltitudine di prigionieri, pari a 35.000 uomini". Ivi p. 275
  13. Ivi, pp. 276-277
  14. Tale imposizione riguardava soli i pagani politeisti.
  15. Tritton, Caliphs and Their Non-Muslim Subjects, p. 227
  16. Robert Spencer, The politically incorrect guide to Islam (and the Crusades), p. 122
  17. Mosche Gil, A History of Palestine. 634-1099, pp. 473-476
  18. Hugh Kennedy, The Age of the Caliphates; Yaḥyā b. Saʿīd al-Antākī, Cronache, a cura di B. Pirone, Milano, Jaca Book, 1998, pp. 217-312. Quest'ultima testimonianza di un cronista lodato dagli studiosi orientalisti per il suo "scrupolo" è particolarmente rilevante per avvalorare l'ipotesi di instabilità mentale dell'Imam/Califfo fatimide. L'autore (980-1066) - che mette in luce le deliberazioni spesso fortemente illogiche di al-Hākim - fu un alto prelato cristiano, contemporaneo e testimone diretto di quanto narrato
  19. Gil, A History of Palestine, p. 376
  20. Gil, A History of Palestine, p. 412
  21. 21,0 21,1 21,2 Marc Ferro. Histoire de France. Parigi, Odile Jacob, 2001, p. 67
  22. Franco Cardini, Marina Montesano. Storia medievale, Firenze, Le Monnier Università, 2006.
  23. Rodney Stark, Gli eserciti di Dio. Le vere ragioni delle crociate, Lindau, Torino 2010, p. 238.
  24. 24,0 24,1 Hubert Houben, Federico II. Imperatore, uomo, mito, il Mulino, 2009 ISBN 978-88-15-13338-0 (p. 35)
  25. http://www.nostreradici.it/custodia-terrasanta.htm
  26. Hubert Houben, Federico II. Imperatore, uomo, mito, il Mulino, 2009 ISBN 978-88-15-13338-0 (p. 31)
  27. Hubert Houben, Federico II. Imperatore, uomo, mito, il Mulino, 2009 ISBN 978-88-15-13338-0 (p. 29)
  28. 28,0 28,1 Giosuè Musca, Crociata, Enciclopedia Federiciana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani
  29. Hubert Houben, Federico II. Imperatore, uomo, mito, il Mulino, 2009 ISBN 978-88-15-13338-0 (p. 35)
Bibliografia
  • Roberto Gervaso (a cura di), Storia delle Crociate, Milano, Editoriale Domus, 1978
  • Franco Cardini, Marina Montesano, Storia medievale, Firenze, Le Monnier Università, 2006, ISBN 8800204740
  • Georg Ostrogorsky, Storia dell'Impero Bizantino, Einaudi, ISBN 9788806173623
  • Giosuè Musca, voce Crociata, in Enciclopedia Federiciana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani
  • Hubert Houben, Federico II. Imperatore, uomo, mito, Il Mulino], 2009, ISBN 9788815133380
  • Rodney Stark, Gli eserciti di Dio. Le vere cause delle crociate, Lindau, Milano 2010, ISBN 9788871808543
Voci correlate
Collegamenti esterni