Abbazia di Mozac
Abbazia di San Pietro di Mozac | |
---|---|
Bassorilievo romanico detto degli Omaggi XII secolo | |
Stato | Francia |
Regione | Alvernia |
Comune | Provincia di Puy-de-Dôme |
Diocesi | Arcidiocesi di Clermont |
Religione | Cattolica |
Sito web | |
Oggetto tipo | Abbazia |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. Clun. |
Stile architettonico | Architettura altomedievale, romanico, gotico |
Inizio della costruzione | XI secolo |
Completamento | XV secolo |
Note | divenuto Monumento storico francese nel 1840 per la chiesa e 1927 per gli edifici dell'abbazia. |
Coordinate geografiche | |
Francia |
L'abbazia San Pietro e Saint Caprais di Mozac (in Alvernia, Francia), quasi vicino a Riom è stata classificata Monumento storico di Francia[1] ed alto luogo romanico. Il comune di Mozac e l'associazione che ne fa la promozione, del club storico di Mozac, aderiscono alla Federazione unità cluniacense. L'abbazia di Mozac è considerata come un' unità emblematica nel grande itinerario culturale europeo, etichetta e decretata alla Federazione delle unità cluniacensi dal Consiglio d'Europa.
La sua grande notorietà è dovuta alla qualità della fattura dei suoi capitelli romanici, la bara di Sant Calmin, (fondatore dell'abbazia) è il più grande reliquiario medievale in smalto di Limoges conservato al mondo.
L'abbazia possiede anche, dal VIII secolo o il IX secolo, le reliquie di Sant'Austremonio di Clermont, primo vescovo di Clermont e evangelista di Auvergne. Le reliquie sono conservate in una bara in legno dipinta nel XVI secolo.
Storia
Le origini
- 533 o 680: l'abbazia è stata fondata da Calminius (Sant Calmin) e la sua coniuge Namadia (Sant Namadie). Calmin avrebbe arricchito la Comunità, che aveva appena creato, delle prestigiose reliquie (di San Pietro apostolo e di San Caprais di Agen) che aveva portato da Roma, dell'isola di Lerino e di Agen.
- 764 o 848: Il Re Pipino il Breve o Pipino II di Aquitania, donò le reliquie di San Austremoine di Clermont, primo vescovo e evangelista di Auvergne. L'abbazia così diventa reale. Più tardi, si vedrà questa protezione reale con la presenza del Giglio araldico, sul blasone del Monastero.
- 1095: il Papa Urbano II lancia la prima crociata al Concilio di Clermont, ne approfitta per affiliare l'abbazia di Mozac all'Ordine di Cluny. Mozac ha potuto conservare la sua importanza poiché conservò il suo titolo d'abbazia.
- 1165: il Papa Alessandro III dona una bolla di conferma dei beni e i privilegi che enumera tutte le dipendenze (priori, nomine, ecc.) dell'abbazia di Mozac.(Vedere su Wikisource)
La chiesa dell'abbazia romanica
- Inizio XII secolo: Costruzione dell'abbazzia romanica.
- 1477 e 1490: L'abbazia è in gran parte distrutta da una serie di terremoti. Della chiesa romanica e altomedievale, esiste solamente la navata centrale con i suoi quarantasette capitelli famosi, la parte nord (facciata visibile dalla via), e la base ed il primo piano del portico carolingio (Ovest). Il resto (il Coro, il transetto, la base Sud, il chiostro e gli edifici conventuali), viene restaurato dall'abbate Raimond di Marcenat. Allora viene utilizzato un nuovo stile architettonico il gotico. La pietra di Volvic (pietra vulcanica) viene utilizzata in sostituzione del calcare. Le parti romaniche crollate, compresi i capitelli, vengono riempite dalle nuove pareti gotiche. Ciò spiega perché il Club storico mozaichese ha scoperto dal 1980 trentadue capitelli romanici che sono esposti al museo lapidario.
Epoca moderna
- 1516: L'abbazia è messa in regime di commenda. L'abate veniva direttamente designato dal re.
- 27 giugno 1783: Un torrente di fango dopo una violenta tempesta attraversa il recinto dell'abbazia e fa crollare parzialmente un laminatoio a sud della proprietà e molti posti del recinto murale. In seguito alle intemperie, una grande parte del territorio di Mozac è innondata e pure i raccolti (vigneti, campi di grano, ecc..) sono distrutti. (Vedere su Wikisource).[2]
- 1790: Gli ultimi sei monaci devono lasciare il monastero che diventerà presto la chiesa parrocchiale unica del comune di Mozac.
Reliquiario di san Calmino
La châsse de saint Calmin è un reliquiario contenente i corpi dei fondatori dell'abbazia, san Calmino e la moglie santa Namadia. È una delle più grandi ed importanti opere di arte orafa a smalti del XII secolo. E visibile nel braccio sud del transetto dell'abbaziale di San Pietro di Mozac. Si salvò dalle distruzioni della rivoluzione francese grazie a un abitante della regione Jean Ozenne che la nascose in casa.
Il cofano contenente le reliquie dei fondatori misura 0,81 m × 0,24 × 0,45. è ricoperto da quattordici placche di cuoio smaltato. La cassa è a forma di chiesa senza transetto e coro. Nella parte anteriore presenta sei placche con figure sbalzate e dorate. Ai lati i dodici apostoli a gruppi di tre, richiamo della trinità, al centro in basso si trova una crocifissione ed in alto un Cristo in gloria tra i tetramorfi degli evangelisti. Sui lati due placche in rilievo una con la Vergine con Bambino e sull'altra Sant'Austremonio primo vescovo della regione le cui reliquie sono pure custodite nel monastero a partire dal IX secolo. Sul retro si trovano cinque placche in cuoio smaltato non in rilievo che mostrano i due santi mentre fondano tre abbazie nei tre riquadri in basso mentre nei due superiori vi sono raffigurati i due santi.
I Capitelli
Pure il coro romanico, è stato distrutto dai terremoti del XV secolo. Viene ricostruito in stile gotico ma due volte più piccolo, senza il Deambulatorio e le volte della Cappella. Gli otto grandi capitelli dell'inizio del XII secolo, (4 facce, 600 kg circa) che decoravano il coro sono dunque scomparse.
Due sono stati trovati nel 1849 in occasione della scoperta della cripta, dall'architetto Mallay poiché il santuario era crollato su di essa e l'aveva riempita: il capitello della Risurrezione (il più famoso a Mozac) è quello dei Telamone ormai esposto a terra in fondo alla navata della chiesa.
Un terzo grande capitello è stato estratto della parete del coro gotico dal curato Luzuy prima del 1914, poiché come molte sculture romane, riempite con materiale di ricostruzione. Rappresenta sempre Telamone, ma è molto danneggiato. È esposto nel museo lapidario.
Il quarto non è visibile a Mozac poiché è stato venduto al Victoria and Albert Museum di Londra nel 1937, da parte dei proprietari della parte privata dell'abbazia. Non si sa come e quando fu portato alla luce. Mostra un tema molto classico: i quattro evangelisti che tengono in diagonale sul loro corpo filatterio dove sono scritte in latino le prime parole di ogni vangelo. Di solito, nell'arte romanica, ci si accontentava di iscrivere sui filatteri il loro nome: Matteo, Giovanni, Marco, Luca.
L'ultimo capitello è stato estratto della parete sud del coro nel settembre 1983 dall'associazione club storico di Mozac, dopo essere stato fatto mettere dal curato Jean Granet. La sua iconografia è unica nell'occidente cristiano: il capitolo 7 versetto 1 dell'Apocalisse secondo Giovanni, dove quattro angeli in quattro angoli della Terra, impediscono ai quattro venti di soffiare. Lo chiamano dunque i quattro angeli e quattro venti o capitello detto dell'Apocalisse. È stato depositato a terra al centro del santuario.
Ne rimangono tre di quest'importanza da scoprire, forse nelle pareti gotiche della chiesa dell'abbazia, se non sono stati rotti o dispersi altrove.
Museo
È stato creato nel 1950 dal curato Douissard ed il sig. Sabatier, conservatore dei musei di Riom. È stato ripreso e migliorato dal 1967 dall'Associazione club storico di Mozac. Si tratta di un'importante raccolta di sculture romane e di vestigia archeologiche che provengono dall'abbazia. Dal 1980, il club storico di Mozac, lo ha arricchito di 32 capitelli romani scoperti nelle pareti della chiesa dell'abbazia principalmente; anche molte pietre usate per ricostruire l'abbazia dopo i terremoti del XV secolo.
Note | |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|