Beato Angelo da Gualdo Tadino
Beato Angelo da Gualdo Tadino Religioso | |
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Beato | |
Età alla morte | circa 55 anni |
Nascita | Gualdo Tadino 1270 ca. |
Morte | ibid 15 gennaio 1325 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 1633, da Urbano VIII |
Ricorrenza | 15 gennaio |
Santuario principale | Concattedrale di San Benedetto di Gualdo Tadino |
Attributi | bordone, ramo di biancospino |
Patrono di | compatrono della città di Gualdo Tadino insieme a San Michele Arcangelo |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 15 gennaio, n. 14:
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Beato Angelo da Gualdo Tadino (Gualdo Tadino, 1270 ca.; † ibid, 15 gennaio 1325) è stato un religioso ed eremita italiano.
Biografia
Nato a Casale, una piccola frazione di Gualdo Tadino (Perugia), verso il 1270 da Ventura e Chiara, umili pastori e contadini; trascorse la fanciullezza nella custodia del gregge paterno.
Angelo rimase molto presto orfano di padre e quindi la madre era costretta a lavorare molto per mandare avanti il piccolo nucleo familiare. Il giovane ragazzo, già di animo dolce e altruista, si preoccupava delle persone più povere di lui, per i quali rinunciava al suo pane per sfamarli. La leggenda racconta che un giorno, dopo un acceso diverbio con la madre, perché il ragazzo sottraeva il pane da casa per darlo ai poveri, Angelo la maledisse e uscì di casa per andare a lavorare nei campi. La sera, di ritorno dalla campagna, sentì le campane della chiesa suonare a morto, corse in casa e trovò la madre che giaceva morta sul letto. Questo episodio cambiò la sua vita, tanto che, sopraffatto dal rimorso, si sentì responsabile di ciò che era capitato alla madre. Decise, per cui, di partire come pellegrino verso Santiago di Compostela, in Spagna.
Di ritorno dal lungo viaggio, all'età di sedici anni, decise di entrare nel monastero della Congregazione Camaldolese dell'Ordine di San Benedetto a Gualdo, in qualità di converso. Presto però, verso il 1300, sentì l'esigenza di vivere in stretto contatto con Dio e ottenne il permesso dal suo abate, di condurre una vita eremitica presso l'eremo detto di Capodacqua, una località non lontana dal monastero, dove resterà fino alla morte. Nella solitudine la via della perfezione evangelica attraverso il digiuno, la preghiera e la meditazione. Illetterato e senza cultura ebbe però da Dio una profonda conoscenza delle cose spirituali.
Il 15 gennaio 1325, mentre le campane dell'Abbazia di San Benedetto suonavano da sole, Angelo venne trovato morto.
Il corpo, con grande concorso di popolo, fu trasportato in città e collocato nella Concattedrale di San Benedetto. Al passaggio della salma di Angelo, lungo la strada che conduceva al monastero di San Benedetto, si vide fiorire il biancospino nelle siepi e il lino nei campi. Nacque così e si perpetuò da allora lo straordinario evento della fioritura del "biancospino d'inverno".
Culto
La diffusione del culto risale gìa al XIV secolo. Infatti, nel 1343 il beato Alessandro Vincioli (O.F.M.), vescovo di Nocera (1327-1363), fece collocare le reliquie in una nuova urna di pietra rossa e dedicò al beato una cappella della chiesa abbaziale.
Il 16 aprile 1443 mons. Antonio Bolognini, vescovo di Nocera (1438-1444), gli dedicò un nuovo altare in San Benedetto, esponendo il corpo, chiuso in un'altra urna di legno, alla pubblica venerazione; in quell'occasione i lati dell'altare furono affrescati con dipinti che ricordano alcuni miracoli operati dal beato. Nel 1450, a sua volta il suo successore mons. Giovanni Marcolini O.F.M. (vescovo di Nocera, 1444 - 1465), consacrò l'oratorio unito alla cella abitata dal santo eremita.
Il culto di Angelo fu approvato dalla Sacra Congregazione dei Riti il 17 dicembre 1633 e confermato nuovamente nel 1825. La sua festa liturgica si celebra il 15 gennaio.
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