Candor Lucis aeternae
Candor Lucis aeternae Lettera apostolica di Francesco | |
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Data | 25 marzo 2021 (IX di pontificato) |
Traduzione del titolo | Splendore della Luce eterna |
Argomenti trattati | Nel VII centenario della morte di Dante Alighieri |
Lettera apostolica precedente | Un futuro sostenibile economicamente |
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Candor Lucis aeternae ("Splendore della Luce eterna") è una lettera apostolica di papa Francesco, pubblicata il 25 marzo 2021, in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna il 14 settembre 1321.
In apertura del suo documento, il Papa evidenzia che il 25 marzo, giorno in cui la Liturgia celebra il mistero dell'Incarnazione, "è anche particolarmente significativo per la vicenda storica e letteraria del sommo poeta"[1].
L'incipit e dunque il titolo della lettera derivano da Sap 7,26 (CEI 2008: "riflesso della luce perenne"), ripreso da Dante nella forma "candore de la etterna luce" (Convivio III XV 5).
Contenuto
Vengono dapprima ricordate le parole dei Pontefici dell'ultimo secolo su Dante, con particolare attenzione per l'enciclica In praeclara summorum di papa Benedetto XV (1914-1922) e per la lettera apostolica Altissimi cantus di san Paolo VI (1963-1978), che ribadirono l'appartenenza di Dante alla Chiesa cattolica (cfr. n. 1).
Il Papa riepiloga dapprima la vita di Dante Alighieri che, per via dell'esilio, assurse nella sua poesia a "paradigma della condizione umana, la quale si presenta come un cammino, interiore prima che esteriore" (n. 2).
Sviluppa quindi alcune riflessioni circa la perennità e l'attualità del messaggio di Dante, investito di una profetica missione di speranza (cfr. n. 3), cantore del desiderio umano di ritornare a Dio (cfr. n. 4), poeta della misericordia divina e della libertà dell'uomo, che può sempre scegliere quale via seguire e quale sorte meritare (cfr. n. 5).
Il documento evidenzia che, nella visione finale della Trinità, Dante scorge un volto umano, quello di Gesù, giacché Dio ha assunto la natura umana per mezzo dell'Incarnazione (cfr. n. 6). Vengono inoltre ricordate le figure delle tre donne della Commedia, cioè la Vergine Maria, Beatrice e Lucia (cfr. n. 7), nonché quella di San Francesco d'Assisi (cfr. n. 8).
Nella conclusione (cfr. n. 9) il Papa ricorda che Dante chiede di essere non soltanto studiato, ma anche imitato nel suo itinerario di conversione dalla "selva oscura" alla felicità eterna.
Note | |
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Bibliografia | |
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