Arcidiocesi di Ravenna-Cervia

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Arcidiocesi di Ravenna-Cervia
Archidioecesis Ravennatensis-Cerviensis
Chiesa latina

Esterno del Duomo di Ravenna.JPG
Arcivescovo Metropolita Lorenzo Ghizzoni
Sede Ravenna

sede vacante
Ravenna

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Suffraganea
Regione ecclesiastica Emilia-Romagna
Provincia italiana di Ravenna
Collocazione geografica della diocesi
Nazione bandiera Italia
diocesi suffraganee
Cesena-Sarsina, Forlì-Bertinoro, Rimini,
San Marino-Montefeltro
Coadiutore
Vicario Alberto Brunelli
Provicario
generale
Ausiliari

Cariche emerite:

Giuseppe Verucchi
Parrocchie 89
Sacerdoti

97 di cui 74 secolari e 23 regolari
2.180 battezzati per sacerdote

26 religiosi 114 religiose 10 diaconi
234.500 abitanti in 1.185 km²
211.500 battezzati (90,2% del totale)
Eretta I secolo
Rito Romano
Cattedrale {{{cattedrale}}}
Concattedrale {{{concattedrale}}}
Santi patroni Sant'Apollinare
(23 luglio)
San Paterniano
(13 novembre)
San Pietro Crisologo
(30 luglio)[1]
Indirizzo
Piazza Arcivescovado 1, 48100 Ravenna, Italia
tel. +390544541611 fax. 0544.54.16.99 @
Coordinate geografiche
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Collegamenti esterni

Sito ufficiale

Dati online 2018 (gc ch )

Dati dal sito web della CEI
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica
Soffitto cappella della basilica ursiana, cattedrale di Ravenna

L'Arcidiocesi di Ravenna-Cervia è una sede metropolitana della Chiesa cattolica appartenente alla Regione ecclesiastica Emilia-Romagna. Nel 2017 contava 211.500 battezzati su 234.500 abitanti. È attualmente retta dall'Arcivescovo Lorenzo Ghizzoni.

I patroni sono Sant'Apollinare e San Paterniano.

Territorio

L'Arcidiocesi comprende parte della provincia di Ravenna.

Sede arcivescovile è la città di Ravenna, dove si trova la Cattedrale della Resurrezione del Signore. A Cervia sorge la Concattedrale di Santa Maria Assunta.

Il territorio è suddiviso in 89 parrocchie.

Provincia ecclesiastica

La provincia ecclesiastica di Ravenna-Cervia comprende le seguenti Diocesi suffraganee:

Storia

Sede di Ravenna

L'origine della Diocesi di Ravenna è verosimilmente molto antica. Una tradizione storicamente non attendibile risalente al VII secolo attribuisce l'erezione della sede di Ravenna a San Pietro apostolo: il primo Vescovo Sant'Apollinare sarebbe stato martire sotto Nerone. I riscontri archeologici di alcune iscrizioni cimiteriali forniscono evidenza della comunità cristiana ravennate nel II secolo, epoca alla quale si data anche l'episcopato di Apollinare, martire probabilmente sotto Settimio Severo.

I nomi dei primi Vescovi di Ravenna provengono da una cronotassi redatta dall'arcivescovo Agnello nel IX secolo, sulla base di un elenco del Vescovo Mariano (VI secolo). Il Vescovo Severo, il dodicesimo della serie, prese parte al Concilio di Sardica nel 343.

Negli anni tra il 430 e il 440, Giovanni, detto Angelopte perché avrebbe avuto il privilegio di poter vedere il proprio Angelo custode, ottenne da Galla Placidia l'elevazione a sede metropolitana con giurisdizione su quattordici città. Sappiamo anche che l'Arcivescovo riceveva la consacrazione direttamente dal Vescovo di Roma.

Gli Arcivescovi ravennati ebbero nei secoli seguenti grande potere, non alieno da uno spirito di autonomia rispetto all'autorità romana, tanto che a più riprese i Papi intervennero per limitarne le prerogative: papa Simplicio minacciò Giovanni III della privazione del diritto di consacrare i vescovi suoi suffraganei, San Gregorio Magno richiese di ridurre lo sfarzo dell'Arcivescovo Giovanni V e del suo clero.

Alla fine del VI secolo tutta l'Arcidiocesi di Ravenna fu recuperata al dominio romano (d'Oriente), sottraendola al regno degli Ostrogoti. Da quel momento Ravenna cominciò a stringere rapporti sempre più stretti con l'Impero romano d'Oriente, rivendicando una larga autonomia da Roma. Alla metà del VII secolo l'Arcivescovo Mauro, appoggiato dall'Imperatore bizantino Costante II aderì all'eresia monotelita. Mauro predicò al suo clero di non sottomettersi all'autorità di Roma; il suo successore Reparato non si recò a Roma per la consacrazione. In seguito, forse lo stesso Reparato, forse il suo successore Teodoro ristabilirono rapporti formali con la Chiesa di Roma. Teodoro partecipò al Concilio romano indetto da papa Agatone e limitò molto i privilegi del suo clero.
In ogni caso Ravenna e Costantinopoli continuarono ad avere stretti rapporti e ad influenzarsi reciprocamente. Ravenna cercò anche di esercitare pressioni sulla sede imperiale. All'inizio dell'VIII secolo l'Arcivescovo Felice fu coinvolto in una congiura contro Giustiniano II che, tornato sul trono, lo fece accecare e deportare nel Ponto.

L'Esarcato bizantino tramontò nel 751 con la conquista longobarda. Successivamente papa Stefano II chiamò il re di Francia Pipino il Breve, che sconfisse i longobardi. Pipino donò i territori riconquistati alla "Sede dell'Apostolo Pietro" con la Promissio Carisiaca. L' ex Esarcato passò così alla Chiesa di Roma, insieme ai possedimenti bizantini nell'Italia settentrionale e centrale. Ma l'Arcivescovo di Ravenna non riconobbe il dominio dell'Urbe sul suo territorio e si proclamò erede del potere esarcale. I rapporti tra il pontefice ed il presule ravennate furono particolarmente tesi negli anni 774-775: l'Arcivescovo Leone, che si considerava il successore dell'esarca bizantino, non si sottomise al pontefice né riconobbe i diritti della Santa Sede sulla vicina Pentapoli.

Per tutto l'VIII secolo e fino alla metà del successivo, gli Arcivescovi cercarono appoggio presso gli Imperatori bizantini e successivamente anche in Francia, dove l'Arcivescovo Giorgio fu però imprigionato dall'esercito di Carlo Magno. Dopo l'850 l'Arcivescovo Giovanni inasprì ancor più la politica autocefala e giunse al punto di vessare le Diocesi suffraganee (Modena, Reggio, Parma e Piacenza), imponendo loro pesanti tributi e vietando loro di comunicare direttamente con la Chiesa di Roma. La disputa fu chiusa da papa Niccolò I (858-867), che convocò a Roma l'Arcivescovo e, visto il suo rifiuto, si recò a Ravenna dove constatò la generale avversione del clero e del popolo per Giovanni, che dovette comparire nell'861 davanti al Concilio che lo redarguì.

Fu un incidente di percorso: gli Arcivescovi proseguirono la politica di affermazione delle proprie prerogative, rispetto alle prerogative dei Papi, operando scelte autonome in fatto di alleanze con i detentori del potere temporale. Nel corso del IX-X secolo la Chiesa di Ravenna si avvicinò ai re germanici, divenendo la "capitale morale" del loro regno[2]. Nell'892, infatti, Lamberto da Spoleto fu incoronato a Ravenna Sacro Romano Imperatore da papa Formoso. Ma tra l'episcopato italiano il prestigio della Chiesa ravennate non venne meno: nel 910 l'Arcivescovo Giovanni da Tossignano venne eletto Papa con il nome di Giovanni X.

Il 25 dicembre 983 l'erede al trono di Germania, Ottone III, ancora infante, fu consacrato ad Aquisgrana dall'Arcivescovo ravennate, a conferma del legame speciale che univa la sede di Ravenna alla dinastia degli Ottoni.
I titoli giuridici degli Arcivescovi di Ravenna ebbero origine alla fine del X secolo, regnanti l'Imperatore Ottone III e il cugino papa Gregorio V e furono confermati dai Papi e dagli Imperatori successivi. Nel 997 venne nominato a Ravenna il primo Vescovo straniero, il francese Gerberto di Aurillac, già precettore di Ottone III. Il papa conferì al presule la giurisdizione civile sulla città e sul portum Volanae usque ad locum qui dicitur Cervia, ovvero tutta la fascia litoranea dalla foce del Po di Primaro fino a Cervia, comprendente le contee (comitatus) di Ferrara, Comacchio, Cervia, Decimano e Trasversara. Le donazioni sarebbero diventate esecutive solo dopo la morte dell'imperatrice Adelaide (vedova di Ottone I).
Nel 999 Gerberto ricevette anche le contee di Forlì, Forlimpopoli, Cesena, Sarsina e Montefeltro, così il dominio dell'arcivescovo di Ravenna venne a comprendere tutto il territorio a mari usque ad Alpes, a fluvio Rheno usque ad Foliam (dal mare alle alture, dal fiume Reno al fiume Foglia), escludendo solo l'enclave di Bertinoro, ancora indipendente. Nello stesso anno Ottone III, in base al Privilegium imperiale, lo scelse come nuovo papa. Egli lasciò quindi Ravenna e salì al soglio pontificio con il nome di Silvestro II. A Ravenna si insediò Leone (aprile 999), al quale il sovrano confermò la giurisdizione sulle sedi episcopali suffraganee e sulle contee già possedute.

All'inizio dell'XI secolo l'Arcivescovo Arnoldo di Sassonia ottenne il potere temporale su Ravenna, Cervia, Faenza e Imola. Dopo la seconda metà del secolo l'Arcivescovo Enrico sostenne l'antipapa Onorio II che si oppose a papa Gregorio VII riportandone però la scomunica. Il suo successore Guiberto fu eletto antipapa con il nome di Clemente III.

A conferma del prestigio della sede ravennate, sta il fatto che il Vescovo Gualtiero († 1144) si firmasse con una formula simile a quella usata da papa Onorio II. Se il Vescovo di Roma compariva negli atti ufficiali come "Servo dei Servi di Dio, per grazia divina Papa di Santa Romana Chiesa", Gualtiero era identificato con la formula: "servo dei Servi di Dio, per grazia di Dio Arcivescovo della ravennate Chiesa".

Nel XII secolo la sede di Ravenna si avviò verso un lento declino, causato prima dalle incursioni saracene e che si aggravò in seguito con il progressivo insabbiamento del porto, ma continuò ad esercitare un ruolo politico importante, che la vide opporsi nuovamente al papato in occasione dello scisma di Federico Barbarossa. Nei secoli successivi l'orizzonte degli Arcivescovi ravennati si restrinse alle lotte fra i signori feudali della Romagna.

Nel 1357, con il passaggio della Romagna sotto la sovranità pontificia venne creata la Provincia Romandiolæ et Exarchatus Ravennæ. La capitale fu posta a Bologna, mentre Ravenna fu sede della seconda carica, quella di Presidente della Provincia. Il legato pontificio e il rettore assunsero le competenze e i diritti che fino ad allora erano stati esercitati dall'Arcivescovo di Ravenna.

Benedetto Accolti nel XVI secolo fu l'ultimo Arcivescovo ad avere rapporti tormentati con i papi, tanto che papa Clemente VII lo fece imprigionare per la sua amministrazione della Marca d'Ancona. Il Cardinale Giulio della Rovere, istituì nel 1568 il seminario arcivescovile. Intanto il declino dell'Arcidiocesi di Ravenna fu accelerato dall'elevazione della sede di Bologna, fino ad allora suffraganea di Ravenna, al rango di Arcidiocesi metropolitana.

Nel 1779 l'Arcivescovo Cantoni trasferì il seminario in un nuovo edificio.

Nel 1860 il Cardinale Enrico Orfei fu impedito per due anni a prendere possesso della sua sede dalle autorità civili del nascente Regno d'Italia.

Sede di Cervia

La Diocesi di Cervia fu eretta all'inizio del VI secolo o forse negli ultimi anni del secolo precedente. Il primo Vescovo Geronzio secondo la tradizione avrebbe subito il martirio di ritorno dal Concilio romano del 501. Anticamente il nome di Cervia era Ficocle, la prima traccia del nome attuale risale al 997.

La chiesa di Santa Maria Assunta è il duomo di Cervia e concattedrale dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia. In particolare, è notevole l'altare del SS. Sacramento, che proviene dalla Chiesa di San Giacomo Apostolo dei Domenicani di Forlì[1].

L'unione tra Ravenna e Cervia

Il 7 gennaio 1909 le sedi di Ravenna e Cervia furono unite in persona episcopi.

Il 22 febbraio 1947 fu stabilita l'unione aeque principaliter.

Il 30 settembre 1986 l'unione divenne piena e la nuova circoscrizione ecclesiastica assunse l'attuale denominazione.

Cronotassi dei Vescovi

Sede di Ravenna

Sede di Cervia

Sedi unite di Ravenna e Cervia

Sede di Ravenna-Cervia

Statistiche

L'arcidiocesi al termine dell'anno 2016 su una popolazione di 234.500 persone contava 211.500 battezzati, corrispondenti al 90,2% del totale.

Note
  1. http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/pls/cci_dioc_new/consultazione.mostra_pagina?id_pagina=24435
  2. AA. VV., Storia di Ravenna, vol. II2 «Dall'Età bizantina all'Età ottoniana», Marsilio Editori, pag. 358.
  3. Vedi Giovanni (praefectus urbi Romae).
  4. Fu insediato da Mauricius, dux di Rimini, città rimasta fedele all'imperatore di Costantinopoli. Il magister militum impose sulla cattedra episcopale lo scriniarius Michaelius, sebbene questi fosse un laico. In A. Carile (a cura di), Storia di Ravenna, II, Dall’età bizantina all'età ottoniana. Ecclesiologia, cultura e arte, Venezia, 1992.
  5. Sostenuto dall'episcopato romagnolo ed emiliano, ma inviso all'imperatore, è considerato in molte cronotassi un vescovo intruso.
  6. Della stirpe dei Liudolfingi
  7. Della stirpe dei conti di Biandrate
  8. Nel 1240 si oppose all’assedio di Ravenna da parte dell’imperatore Federico II. Fu punito con l’esilio, che scontò fino alla morte nel Regno di Sicilia.
Fonti
  • Felix Ravenna, Dipartimento di archeologia, Università di Bologna, 1984–1985.
  • Gaspare Ribuffi, Guida di Ravenna, Ravenna 1835, p. 28 (breve cronologia del seminario)
  • Roberto Cessi, Miscellanea in onore di Roberto Cessi.
  • (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii ævi: sive, Summorum Pontificum, S[anctæ] R[omanæ] E[cclesiæ] Cardinalium, Ecclesiarum Antistitum Series. E Documentis Tabularii Præsertim Vaticani Collecta, Digesta, Edita, cap. Ab anno 1431 usque ad annum 1503 perducta, [vol. II], Patavii : Il Messaggero di S. Antonio, 1901, 1968
  • (EN) Scheda dell'Arcidiocesi su www.gcatholic.org
Voci correlate
Collegamenti esterni