Cattedrale di San Sabino (Bari)
Cattedrale di San Sabino o Duomo di Bari | |
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Bari, Cattedrale di San Sabino | |
Stato | Italia |
Regione | Puglia |
Provincia | Bari |
Comune | Bari |
Diocesi | Bari-Bitonto |
Religione | Cattolica |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | Cattedrale |
Dedicazione | San Sabino |
Stile architettonico | Romanico |
Inizio della costruzione | XII secolo, ultimo quarto |
Completamento | 1292 |
Data di consacrazione | 4 ottobre 1292 |
Strutture preesistenti | Duomo bizantino |
Coordinate geografiche | |
Italia |
La Cattedrale di San Sabino, detta anche Duomo di Bari, è la chiesa episcopale, dove ha sede la cattedra dell'arcivescovo di Bari-Bitonto, seconda per notorietà e prestigio alla Basilica di San Nicola, con la quale condivide lo stile romanico pugliese.
Storia
Sorta tra l'ultimo quarto del XII e il XIII secolo, su un più antico luogo di culto, ossia sulle rovine del Duomo bizantino distrutto da Gugliemo I detto il Malo (1156). A destra del transetto è possibile osservare tracce del pavimento originario che si estende sotto la navata centrale.
La sede della Cattedra vescovile in questa chiesa, risale al Vescovo Concordio, che fu presente al Concilio Romano del 465.
L'antica chiesa episcopale è databile perlomeno al VI secolo. Sotto la navata centrale si trovano i resti di una antica chiesa, risalente ad un periodo precedente al primo millennio. Questa è strutturata in un ambiente a tre navate, con pilastri quadrati, volte a crociera costruite con blocchi di pietra posti a spina di pesce. Inoltre sono state trovate fondazioni che indicano la presenza di un edificio absidato il cui asse doveva essere disposto leggermente obliquo rispetto a quello dell'attuale Cattedrale. Su uno dei mosaici pavimentali un'iscrizione in cui compare il nome del Vescovo Andrea (758 - 761), fa pensare che si trattasse della prima Cattedrale distrutta nell'IX - X secolo. Al posto di questa chiesa sorge la cripta della Cattedrale attuale, l'episcopio di Santa Maria, che probabilmente è l'edificio in questione. Nella prima metà dell'XI secolo l'Arcivescovo di Bisanzio (1025 - 1035) fece costruire una nuova chiesa terminata poi da Nicola I (1035 - 1061) e Andrea II (1061 - 1068), suoi successori. Questa chiesa fu poi distrutta da Guglielmo il Malo, durante la distuzione dell'intera città (fu risparmiata solo la Basilica di San Nicola) che egli compì nel 1156. L'Arcivescovo Rainaldo alla fine del XII secolo iniziò la ricostruzione dell'edificio. Nella cripta sotto l'altare maggiore sono conservate le reliquie di San Sabino, Vescovo di Canosa,. Trasportato il busto argenteo di San Sabino nell'archivio capitolare, oggi è venerata l'icona della Madonna Odigitria secondo la tradizione giunta dall'Oriente nel VIII secolo, ma in realtà più tarda e dal culto molto antico.
Nelle absidi minori vi sono due sarcofagi: uno contiene le reliquie di Santa Colomba, di recente restaurate, e l'altro reliquiari vari. Nella sagrestia di destra è collocato un altare con un dipinto raffigurante, probabilmente, San Mauro, ritenuto primo Vescovo d Bari. L'attuale Cattedrale è quindi il risultato di lavori iniziati subito dopo la distruzione operata da Guglielmo il Malo. Per l'opera furono usati materiali provenienti dalla chiesa precedente e da altri edifici distrutti. Consacrata il 4 ottobre 1292, la chiesa si rifà allo stile della Basilica di San Nicola.
L'edificio ha in seguito subito una serie di rifacimenti, demolizioni ed aggiunte a partire dal XVIII secolo. Durante il XVIII secolo la facciata, l'interno delle navate, l'interno della Trulla (l'antico battistero del XII secolo, oggi sacrestia) e la cripta furono rifatte in forme barocche su progetto di Domenico Antonio Vaccaro. L'arredo interno fu invece riportato alle antiche fattezze romaniche negli anni cinquanta del XX secolo.
Il 11 aprile 1954 papa Pio XII l'ha elevata alla dignità di Basilica minore.[1]
Descrizione
Esterno
Stilisticamente, si tratta di un importante esempio di stile romanico pugliese.
La semplice facciata è tripartita da lesene e coronata da archetti: nella parte inferiore si aprono tre portali dell' XI secolo, rimaneggiati nel XVIII. La parte superiore è ornata da monofore, una bifora e un rosone, la cui ghiera è affollata di mostri ed esseri fantastici.
Sui fianchi si aprono profonde arcate sulle quali corrono gallerie esafore (rifatte); all'incrocio dei bracci sorge la cupola, poligonale all'esterno, dal mirabile fregio. Degne di nota sono le due testate del transetto, ornate di rosoni e bifore, come la parte absidale a parete continua, nella quale si apre un superbo finestrone. Sul fianco sinistro sorgono la grande costruzione cilindrica della trulla (antico battistero trasformato in sacrestia nel XVII secolo) e appoggiato al transetto. Poco lontano si erge il campanile con finestre e un'alta cuspide, rifatto con pietre simili alle originali. Sotto un elaborato tiburio, la calotta della cupola presenta chiari motivi moreschi.
Interno
Internamente la chiesa, che è stata spogliata di tutte le strutture barocche, si presenta nella sua nuda solennità. Le tre navate sono separate da due teorie di otto colonne ciascuna. I finti matronei e le ampie trifore scandiscono armonicamente lo spazio, che si chiude con il transetto sopraelevato, l'alta cupola e tre absidi, di cui maestosa è quella centrale. Nella navata mediana il pulpito è ricomposto con frammenti originari del XI e XIII secolo, come lo sono pure il ciborio dell'altare e la cattedra episcopale nel presbiterio, cinto da plutei duecenteschi. Nell'abside sinistra esistono tracce di affreschi del Duecento.
Sotto il transetto si estende la cripta, trasformata nel Settecento. Vi si conserva una tavola bizantineggiante della Madonna, assai ridipinta. Oltre ad accogliere le spoglie di San Sabino, patrono della città insieme a San Nicola, la chiesa dà ospitalità alle reliquie di Santa Colomba, completamente restaurate nel 2005.
Nel palazzo della Curia, adiacente la Cattedrale, ha sede il Museo Diocesano, dove si può ammirare l'Exultet, ossia una preziosa pergamena d'ispirazione bizantina, finemente miniata, anteriore al 1050. Le immagini sono capovolte rispetto al testo e quindi rispetto al sacerdote che lo leggeva. In questo modo i fedeli, quando il celebrante srotolava la preghiera pasquale, potevano guardare i sacri disegni. Tra l'altro anche chi non conosceva il latino poteva avere un'idea immediata del racconto.
Note | |
Bibliografia | |
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